| ragasimpa |
| | Ok... Ho finito! Questo chap è molto lungo, ma scorre bene e... Cristo le cose che succedono xD Spero vi piaccia! Buona lettura a tutte ragazze <333 CHAPTER 9
12 Dicembre. Quella sera ci sarebbe stato il compleanno di Tim. Non sapevo perché, ma non vedevo l’ora che arrivasse la serata. Le vacanze natalizie si avvicinavano e finalmente avrei avuto almeno un po’ più di pace e la scuola non sarebbe stata un problema; come se lo fosse ancora per molto... In quel momento esatto mi trovavo a fissare il mio compito di matematica. Era come arabo per me. Non avevo avuto proprio tempo ultimamente di studiare o fare qualche esercizio, ero sempre stata assieme ai ragazzi o comunque loro avevano varcato la mia porta tante di quelle volte, che il sol pensare che io avessi potuto continuare i miei doveri, risultava estremamente patetico. Come potevo riuscire a concentrarmi quando Goll entrava nella mia stanza dicendo di essere solamente passato per un saluto? Oppure quando De Buhr e Müller, dopo un pomeriggio di passione e delirio, mi tiravano dei sassi alla finestra per farmi scendere? Non potevo concentrarmi con tutta quell’attenzione attorno a me. Tim era ormai di casa, le uniche volte in cui non era da me, eravamo in studio di registrazione, in tour o non so dove altro. Spesso avevo passato del tempo con Dirk e Seb nei Mc Donalds. Ebbene sì, mi avevano quasi convertita. Prima li odiavo. Mi godevo tutte quelle uscite e quella tranquillità che viveva ormai nel mio corpo finchè potevo: la fama sarebbe sopraggiunta molto presto e non avrei più potuto uscire così liberamente con loro: sarebbero stati assediati dai fans. << Geiser, qualche problema?>>. Ed ecco che arrivò il prof ad interrompere il mio viaggio mentale. Il mio orgoglio però era troppo alto per dare soddisfazioni. << No, affatto>>. Dissi con indifferenza. << È strano da dirsi per una ragazza che batte con una matita sul banco in frequenza un secondo>>, sparò lì d’un fiato. Ci fu una risatina generale e quello stronzo ordinò di non fare casino e incollare gli occhi al proprio foglio. << Ehy Hell, te lo passo io qualche esercizio...>>, bisbigliò Kristal. La ringraziai con lo sguardo e incominciò un passaggio di fogliacci interminabile. Lo stronzo non s’accorse di nulla e io riuscii, almeno per quanto credevo, a raggiungere la sufficienza. Suonò la campanella di ricreazione e io sbuffai consegnando al prof quelle quattro stronzate che ero riuscita a scrivere, o meglio, a copiare. Controvoglia gettai penne e matite dentro l’astuccio e non mi passò nemmeno per l’anticamera del cervello di alzare il culo dalla sedia. << Ehy che fai, non esci?>>. << Non ho voglia... Oggi è una giornata del cazzo>>. << Perché? Hai litigato con Tim?>>. << No eh... Con lui non è possibile litigare, è che... Non so, mi chiedo che ci sto fare qua a scuola mentre loro staranno facendo le prove...>>. << Sì, le prove di kamasutra!>>. << Kristal! Per favore, non sono così perversi...>>. << Ah no? E che ha fatto Seba quando è venuto a casa tua con gli altri? Non mi hai detto che ha preso i preservativi dalla camera dei tuoi? E chi giocava sul letto con le tue mutande? Quante volte ormai li hai visti nudi?!>>. << Kristal!!! Da quanto sei diventata così... Così...>>. << Così svelta?!>>. Entrambe ci perdemmo in una fragorosa risata. << Dov’è finita la ragazza timida che conoscevo quando sono arrivata qui?!>>. Chiesi con una punta di sarcasmo. Lei sorrise. Kristal aveva un sorriso fantastico e se non fosse stata la mia migliore amica, io... Beh diciamo soltanto che non volevo rovinare quell’amicizia favolosa che mi ero conquistata. << Probabilmente nell’istante in cui sono entrata in quel backstage! E poi anche tu sei parecchio cambiata...>>. << Sì certo, mi sono alzata di due centimetri! Ora sono 1.67! E poi... Sono diventata solo più maliziosa di prima>>. << Ma quando?! Tu sei sempre stata maliziosa!>>. Io e la bruna affianco a me iniziammo a ridere di brutto e io decisi di darle ascolto ed alzarmi. Avremmo fatto merenda fuori, assieme a quelle arpie di cui ancora non capivo il loro interessamento nei miei confronti. << Helly, Kristal! Venite qua!>>. << Dai andiamo da un’altra parte...>>, la supplicai a bassa voce. << Sta’ zitta e muoviti, poi avrai una ricompensa>>. << Se non è entrare in qualche letto o un bacio da parte di qualcuno, non mi interessa>>. << Helly non fare la bambina adesso, ti bacerò dopo>>. Risi con uno strano sorriso e Kristal quasi mi spinse verso le altre. Era incredibile il modo in cui scherzavamo tra noi. Da quando frequentavo i temuti “ Cinema Bizarre “ ogni cosa era cambiata. Il mio rapporto col mondo più che parte. Ero diventata una ragazza ancora più solare, spensierata, felice. Il mio intento era di vivere la vita così, come capitava. Secondo per secondo. I ragazzi, non so quante volte l’avrò già ripetuto, erano unici e inimitabili. Con loro io non mi sentivo più in imbarazzo da tempo ormai, tranne qualche colorito acceso ai complimenti di un certo bassista biondo, un tale chitarrista moro e un cantante dalla lingua lunga. Davvero lunga, Tim mi aveva detto qualcosa a riguardo! Dio, anche loro avevano un rapporto così diverso dal resto dell’umanità. Potevano sgusciare liberamente l’uno nella camera dell’altro, l’uno nella bocca dell’altro, l’uno fra le mani dell’altro... E nemmeno per un secondo il loro rapporto si deteriorava. Il mio migliore amico poteva, se ne aveva voglia, baciare un membro del gruppo e un’ora dopo dimenticarsi di quello che era accaduto, riprendere a fare le proprie cose come se niente fosse successo. Con ciò non intendevo affatto dire che quello che i ragazzi facevano era senza sentimento. Ma a volte nella vita, è più facile agire senza pensare. A volte si vorrebbe che le cose fossero semplici, quando siamo noi stessi a complicarle. Si vorrebbe fare qualcosa senza dover pensare alle conseguenze, ma alla fine non si fa mai perché... L’altra persona potrebbe non capire il tuo punto di vista. Sarebbe bello a volte fare le cose perché si ha voglia di farle senza pensare al dopo, quasi consapevoli che la persona che state sfruttando per il vostro piacere, sappia ciò e la pensa come voi. Dicono che non esistono persone così, perlomeno io prima di allora non le avevo mai conosciute. Ma quei ragazzi... Loro lo facevano e avevano un rapporto speciale. Loro potevano... Contare l’uno sull’altro e a vedere degli individui del genere pensavo soltanto a quanto tempo gli ci sarà voluto per creare un rapporto di quel tipo. Non era affatto cosa di tutti i giorni. Per questo loro potevano vivere davvero la vita. Si capivano fra loro perfettamente e niente e nessuno avrebbe mai potuto distruggere quell’equilibrio. Mai. All’inizio ero un po’ titubante a fare amicizia con loro e a deturpare quella perfezione. Non volevo che le cose cambiassero, per questo mi ero preoccupata quando avevo notato che cominciavo ad essere nel giro. Non volevo intralciare niente. Ma una volta dentro capii che ciò era impossibile, perché i loro comportamenti non sarebbero mutati con la presenza di nessuno. << Helly, non hai parlato per tutta la mattina. Le cose non vanno bene con Shin?>>, chiese Trina con un sorriso. Le sarebbe tanto piaciuto che fosse stato così. Era fottutamente gelosa di me. Ma no cara, mi dispiace. Ci amiamo perdutamente! Pensai. << Le cose vanno benissimo con Tim... E i ragazzi>>, aggiunsi calcando sulle ultime due parole. Come gli rodeva a quella puttana che io passassi così tanto tempo con loro; dunque perché non sfruttarne la fortuna? << Oh già... Ehm... Kristal?>>. << Che cosa?>>. << Ti va di uscire con noi oggi pomeriggio?>>. << Oggi?>>. Kristal mi guardò tirare fuori una sigaretta dalle tasche. << Helly quelle chi te le ha date?>>. << Mmh? Seb, mi ha detto che se volevo provarne una, potevo...>>. << Da quanto fumi?>>. Domandò Brenda. << Io non fumo. Volevo solo... Provare>>. L’accesi senza pensare se potessi o meno e feci un tiro. Quel comportamento un mese prima non l’avrei mai avuto, ma in quel momento mi sentivo di fare e dire ciò che mi pareva. Sentivo che andava bene così. Non volevo preoccuparmi di nient’altro e... Vivere le mie esperienze. << Comunque>>, disse Trina riprendendo il discorso. << Esci?>>. << Non lo so... Dovevo vedermi con un amico>>. << Già, adesso tu hai un altro giro>>. << Ma che dici... Non sai nemmeno con chi devo vedermi>>. << Sicuramente sarà un CB, non fai altro che passare il tempo con loro>>, la accusò lei. << E con me>>, aggiunsi io, gettando un mozzicone per terra con molta poco destrezza. << Sì già, con te>>. Trina mi rivolse uno sguardo d’odio e io buttai la sigaretta da qualche parte. << Che problemi hai?>>. Dissi in tono di sfida. Non sapevo che stessi facendo, ma ero particolarmente nervosa quel giorno. << Io non ho problemi! Forse tu ne hai! Magari dovresti smetterla di andare in giro per i corridoi con quella faccia>>. Mi avvicinai a lei pericolosamente. << Quella faccia, è la mia faccia biondina del cazzo e se ti girano di brutto perché sei gelosa che io me la faccio con quei ragazzi, fottiti>>, dissi scrollando le spalle con molta naturalezza. << Come ti permetti!>>. Trina mi venne addosso e fu questione di un secondo. Iniziammo a tirarci per i capelli e lei sparò frasi come “ Sei la puttana di Shin! “, al che io mi agitai e le voltai la faccia con uno schiaffo. Quella stronza si posò una mano sulla guancia e poi riprese. << Io non sono la puttana di nessuno, qui se c’è una puttana quella sei tu!>>. << Non ho dormito io con i Cinema Bizarre insieme!>>. << E tu che ne sai di quello che faccio io?>>. << I giornali parlano!>>. Rimasi congelata al momento: quali giornali potevano sapere di quello che facevo io? Si stavano avvicinando alla fama solo in quel momento, non potevano già esserci così tanti scoop. Le strattonai i capelli biondi tinti nuovamente e poi dei professori vennero a dividerci. << È stata lei a cominciare! Quella puttana del cazzo!>>. Sbottai. << Schubert! Geiser! Basta così, ora andrete dritte dal preside! E voi altri... È suonata, in classe!>>. E così anche quella mezza giornata scolastica fu un vero inferno. Io e Trina ci ritrovammo insieme nell’ufficio del preside e non concludemmo un cazzo di niente. Nessuna delle due confessò le sue colpe e quindi ci venne assegnata una punizione. Compiti extra scolatici e obblighi verso le matricole. Fanculo. Quello era stato il mio unico pensiero. Non avevo tempo per quelle cazzate, dovevo e volevo passare il tempo con i miei amici. Era molto più divertente. Durante le restanti ore scolastiche stetti lontana dalla bionda per evitare ulteriori zuffe e quando anche l’ultima campanella suonò, io e Kristal ci salutammo promettendoci di vederci nel pomeriggio e io cercai fra la folla il mio best friend. Lui non c’era, ma vidi Goll ad aspettarmi. Ammetto che ci misi un po’ per trovarlo, non era poi così tanto alto! << Kris!>>, dissi avvicinandomi a lui. Gettai tutto per terra, ai suoi piedi, e lo abbracciai. Lui mi strinse forte a sé e io domandai: << Dov’è Tim?>>. << È al locale a preparare cose per la festa. Ha ordinato a me di venirti a prendere e esige che nessuno lo disturbi prima delle 21 di stasera! Vuole che sia una sorpresa!>>. << Sono contenta che abbia mandato te, mi porti a casa?>>. Entrai nella sua macchina con disinvoltura e aspettai che si sedesse per rispondermi. << A casa? Non vuoi passare da noi?>>. << Con noi che intendi, e dove? Chi c’è?>>. << Saremo solo io, Dirk e Seb... Stiamo a casa mia e...>>. << Non abitavi a Berlino tu?!>>. << Noi tre abitiamo ancora a Berlino, ma... A Stoccarda passiamo la maggior parte del tempo tra una cosa e l’altra e...>>. << Kri che stai cercando di dirmi?>>. << Abbiamo preso un appartamento qua...>>. << Io pensavo che o dormiste tutti da Tim, o avevate l’hotel o c’era il tourbus...>>. << Ehy, siamo famosi, potremmo permetterci il lusso di uno schifoso appartamento in periferia, no?!>>. Amavo terribilmente il suo sorriso e la sua capacità di farmi ridere. Chissà, forse un giorno avrei amato pure lui. << Allora che fai, vieni o no?>>. << E mi perdo il gusto di vedervi litigare per il bagno? Ovvio che vengo!>>. Rise e mise in moto la macchina. Io sorrisi e sospirai felice, poggiando le gambe sul cruscotto. << Non ti chiedo di togliere quegli stecchi da lì solo perché non è la mia macchina!>>. << Non sono degli stecchi, e poi Seba ci fuma qua dentro... A proposito, devo ridargli il pacchetto. Ne ho fumata una oggi prima di fare a botte con Trina, ma...>>. << Hai fatto a botte con la biondina di cui mi parlarvi?>>. << È solo tinta, e chiamarla biondina non le farà perdere l’etichetta da troia che le ho affibbiato!>>. << Non dovresti fare a botte a scuola...>>. << È vero... Perché farlo a scuola quando potrei menare te?!>>. Entrambi ci mettemmo a ridere e io tirai fuori dal cruscotto un pacchetto di caramelle gommose. << Sapevo che Tim ne aveva... Ne vuoi?>>. << Sì mettimela in bocca, non stacco gli occhi dalla strada, sono un guidatore affidabile!>>. << Mettimela in bocca... Che porco che sei!>>. << Io? È Miss Malizia che parla?!>>. << Stronzo! Tienila! Mettila tutta in bocca e mastica così... Mmh... Che buona!>>. Ci fissammo un attimo e riprendemmo a ridere come idioti. Amavo fare quello sporco giochino con lui, era divertente. Prima di arrivare dagli altri gli raccontai della mia giornata scolastica e lui fece battute perverse continuamente: chi me l’aveva fatto fare di dargli corda in quel modo? Era un buon amico ed era appagante parlare con lui. Avrei continuato a farlo per molto, molto tempo. Quando arrivammo scesi dalla macchina e corsi come un’idiota su per le scale. Non appena entrata dissi di aver portato la pappa ( io e Kris c’eravamo fermati a prendere la pizza ) e abbracciai i due forte forte. << Che stavate facendo?!>>, chiesi allegra. << Ci divertivamo a nostro modo tesoro>>, disse Sebastian abbracciandomi ancora una volta. << Dai... Unisciti a noi!>>, mi propose Dirk con quell’aria da depravato in faccia. << Ciuffi rossi? Te l’ho detto un milione di volte! Niente. Menage. À. Trois.>>. << Uffa... Un giorno ce la farò a farti venire con me!>>. << Perché dovresti voler venire con me?!>>, chiesi a de Buhr con naturalezza. << Perché sei bellissima. E perché anche Seb vuole venire con te!>>. Mi girai a guadare quell’ultimo e gli chiesi se fosse vero. << Sei maledettamente arrapante, ma non dirlo a Reumann. È così geloso di te che... Sembra non ti si possa guardare>>. Mi feci spazio tra i due nel divano e mi sedetti, aspettando che anche Kristian arrivasse. << Non dire stupidaggini... Tim non è geloso di me>>. << Ma Kristian sì!>>, arrossii furiosamente alla battuta di Dirk e mi strinsi le ginocchia al petto. << Fatela finita, che se poi arriva fa troppo domande!>>. << Ciao ragazzi! Che cosa mi sono perso?!>>. Parli del diavolo. << Ci chiedevamo solo quando ti saresti mosso! Le pizze le ho pure portate su io!>>. << Baby dovevo svuotare altre cose...>>. << Non voglio saperne niente...>>, gli dissi accigliandomi. << Ora vieni qui e guardiamoci un film! Mangiamo la pizza e poi ci prepariamo per stasera!>>. << Tua madre non si incazza mai quando non ti vede girare nuda per casa?!>>. Domandò Müller ridendo e sgranocchiando un pezzo di pizza. << Io non giro nuda per casa! E poi sì, si incazza ogni volta, ma me ne frego! È bello stare con voi...>>. Io e Seb ci guardammo e scoppiammo a ridere senza motivo, gli tirai un cuscino in faccia e dissi: << Eddai scemo...>>, gli scoccai un bacio su quelle guanciotte tanto belle e riprendemmo a vedere il film. Oh sì. Ed era soltanto pomeriggio.
***
Quando furono le 20 mi feci portare a casa da Kristian&co che si erano vestiti da loro e passai da me per cambiarmi per la serata. Sì, era il compleanno del mio migliore amico, ma non avrei dovuto vestirmi in nessun modo particolare. Dissi ai ragazzi di aspettare fuori perché sapevo che se li avessi fatti entrare i miei vestiti sarebbero scomparsi prima che io me ne potessi rendere conto. Mi infilai una gonna corta a scacchi bianchi e neri, senza collant, e una maglietta nera liscia a V. Presi dal mio armadio la mia cravatta fondo scuro col teschio viola e la catena attaccata e la indossai. Converse nere di pelle, borsa a tracolla nera con le spille... Ok! Ero decisamente pronta ad uscire. Il regalo per Tim non era ancora pronto. Non era mai solita fargli un regalo prima di sapere cosa volesse, perciò avrei voluto aspettare. Scesi, salutai mia madre che si raccomandò, le dissi che non sarei tornata a dormire lì e me ne andai con gli altri. Non mi fregava di quanto fosse preoccupata per me, era la mia vita e volevo viverla. Non appena arrivammo al locale sbarrai gli occhi. Eravamo in ritardo e c’era già tantissima gente. Sembrava uno di quei locali a luci rosse: riflettori rossi, musica e DJ, ragazze formose intorno a pali da lap-dance. “ Tim, che diavolo hai combinato? “, mi chiesi. Quelle ragazze ballavano sul J-Rock ed erano vestite a mo’ di Visual. Una festa alquanto bizzarra dunque. Cercai un po’ tra la ressa che pogava qualcosa di indecifrabile, almeno per me, e lo vidi. << Amoooooooooreeeee! Auguri!!! Che bello qua dentro, hai fatto degli addobbi fenomenali e tu sei una favola! Ci sono poche ragazze però!>>. << Le migliori dovevano ancora arrivare, ma poi Kristal è sopraggiunta e tu sei qui davanti a me! Grazie Helly!>>. Lo abbracciai forte e gli diedi un bacio a stampo. << Ancora auguri! Cosa vuoi di regalo?>>. << Non lo so, ci penso e tra un mese te lo dico! Ti diverti?>>. << Tim sono appena arrivata, ma mi divertirò!>>. Gli altri ragazzi lo salutarono abbracciandolo e io mi feci un giro da sola. Il locale era pieno, all’entrata c’erano delle guardie del corpo che sbarravano l’ingresso a quelli “ non sulla lista “ e tante persone con un drink in mano. Ad un certo punto mi addentrai in bagno scorgendo la figura di Kristal sullo specchio. << Ehy! Che ci fai nel bagno degli uomini?!>>. Mi avvicinai un poco e vidi che non era sola e c’era Felix con lei. Felix, aggobbato su un cesso a vomitare. Lei aveva la mano sulla sua schiena e gli teneva i capelli. << Ma che ha fatto, quanto ha bevuto?>>. << Non ha bevuto. Si sente poco bene e non so che abbia, boh...>>. << Ehy Felix... Riesci a parlare?>>. Lui continuava a vomitare il nulla o a fissare il water. << Vuoi che chiami qualcuno?>>, chiesi a Kristal. << No guarda, sto io con lui... Se ci fosse qualcosa, chiamo Tim>>. << Ok... Dimmelo se hai bisogno d’aiuto!>>. Uscii dal bagno un po’ confusa e poi qualcuno mi afferrò per una mano. << Ehy che fai?!>>. << Ti porto a ballare!>>. Tim con un sorriso mi trascinò in pista e cominciammo a scatenarci. Rideva divertito e non aveva bevuto nulla. Era bello vederlo così felice. Rimasi tutta la sera a ballare, fare brindisi con amici di amici di amici di Tim che non conoscevo e risi come una scema, ma a breve un’altra parte della piccola Helly sarebbe mutata; forse troppo velocemente per rendermene conto. << Ehy Helly... C’è una torta enorme e mi mancano quei due scalmanati di Seb e Dirk, me li cerchi? Prima li ho visti sparire di sopra. Andavano a scopare o chissà cosa. Facci un salto, d’accordo?>>. << Spero di non trovare niente di strano!>>. Gli diedi un prolungato bacio sulle labbra, causa vodka, e salii di sopra a cercarli. Dove potevano essere se non c’erano nemmeno camere da letto? Perlomeno così credevo.
Non riuscivo a trovare quei due da nessuna parte, avevo cercato ovunque e dovevano muoversi, la vera festa stava per iniziare. Rimanendomi solo una stanza ci entrai dentro senza troppi pretesti e ciò non avrei mai dovuto farlo: il mio occhio cadde su una scena troppo surreale per sembrare anche un po’ vera. Davanti a me Dirk e Seby, entrambi senza maglia; la troia con i pantaloni slacciati poggiato ad un tavolino e il depravato con una mano dentro quei pantaloni. Loro si fermarono, ancora visibilmente eccitati, e si rinfilarono le magliette. Io rimasi sullo stipite della porta e dissi soltanto: << Oh...>>, realizzato quanto stava succedendo i due si staccarono, Sebastian si riallacciò i jeans bianchi e Dirk disse: << Chiudi la porta, per favore>>. Io lo feci e rimasi dentro con loro, solo noi tre in una stanza chiusa a chiave. << Che... Cosa... C’è?>>. << Dimmi... Ti piaccio?>>. Domandò senza troppi rigiri il ragazzo che poco prima aveva le mani sul cazzo del biondo. Si avvicinò non curandosi dei suoi jeans slacciati e io deglutii. << Molto>>, ammisi. Sì avevo bevuto, ma era la verità. Seb fissava la scena con un sorriso e Dirk si avvicinò pericolosamente al mio corpo. Io lo guardavo dal mio metro e sessantasette e lui mi scostò i capelli da davanti al viso. << Solitamente non sono così gentile, e non chiedo mai un cazzo. Ma tu sei l’amica di Reumann e bisogna comportarsi bene; posso baciarti?>>. Non risposi e mi limitai a sorridere. Gli presi il viso fra le mani e lo baciai. Nella mia testa ridevo a crepapelle, non avevo mai baciato un amico di Tim e nonostante il mio cuore volesse Goll, in quel momento il mio corpo voleva De Buhr. E non solo De Buhr. Dicevano spesso “ al cuor non si comanda “, ma del corpo nessuno aveva mai detto niente. Cominciai letteralmente a pomiciare con lui, fino a che entrambi ci ricordammo della presenza di Seb e ci distaccammo. Quei ragazzi mi avevano cambiata, sì. Andai incontro al biondo e lo tirai per la cravatta. << Ti piacevo, non è vero?>>. << Mi piaci ancora>>, mi corresse lui. << Bene, allora fingi che sia il tuo compleanno>>. Lo baciai e sussultai un poco a contatto col suo fenomenale piercing al labbro. Sì, aveva la lingua lunga. Ringraziai Tim per avermelo detto, ma lo stavo scoprendo a poco a poco. Senza rendermene conto i due ragazzi presenti in quella stanza cominciarono a diventare un tutt’uno con me. Dirk mi era dietro e mi teneva per i fianchi facendo pressione sul mio culo. Nel frattempo io continuavo a baciare il biondo tenendogli il viso con le mani. Non sapevo perché lo stessi facendo, sapevo solo che volevo farlo e mi sembrò come di entrare nel loro mondo perfetto dove tutto era concesso e niente era proibito. Piano piano sfilai la cravatta di Sebastian e vidi che la mano di Dirk che poco prima se ne stava poggiata sui miei fianchi, in quel momento era posta comodamente sulle chiappe di Seb. Ad un certo punto mi voltai verso Dirk e lo spinsi contro il muro. Le sue spalle erano davvero magnifiche e togliergli la maglia attillata per accarezzargliele fu una goduria. Nel frattempo Seb si era slacciato la camicia da solo e le sue mani erano passate da dietro sulle mie cosce. Sentivo gli uccelli dei ragazzi pulsare, sia davanti che dietro. Non credevo di essere mai stata così in intimità con nessuno prima di allora. Inclinai il collo all’indietro e ben due bocche lo assaporarono. Io ero lì mentre sotto c’era una festa; quello era il pensiero che rimbombava nella mia testa e riflettendoci mi eccitava ancora di più. Senza nemmeno avere il tempo di riflettere venni spogliata da ben quattro mani. Avevo ancora indosso la mia gonna a scacchi, ma c’aveva pensato Seb alle mie mutandine. Mentre io bramavo baci abbandonata contro un muro, i due avevano preso a toccarsi nelle parti più intime senza alcun pudore. Si infilarono la lingua l’uno nella bocca dell’altro davanti ai miei occhi e il mio cuore prese ad accelerare. In quel momento non pensai a dove mi trovassi, né al mio stato mentale, né alla mia nudità, ma pensai da quanto tempo desiderassi partecipare ad un momento come quello. Davanti a me c’erano due esemplari di maschio bellissimi che si stavano baciando. Gli occhi chiusi, i gemiti soffocati dal piacere, le mani che si intrecciavano per sentirsi ancora più vicini, il desiderio di aversi. Osservai estasiata quel bacio d’amore. I miei occhi erano socchiusi e la mia bocca aperta in una flebile A. Presto una lingua entrò lì dentro e io l’accolsi con piacere. Una scarica d’adrenalina, assieme al sudore, scivolò lungo il mio corpo e decisi di prendere il comando della situazione. << Vieni qui>>, ordinai a Dirk in un sussurro. Lo misi davanti a me e richiamai Seb alla mia attenzione. Dovevo essere totalmente impazzita o arrapata. Una delle due. O entrambe. << Ora tu lo fai a lui e io lo faccio a te>>. Il moro si distese sul tavolo dove poco prima aveva fatto fiky fiky con la sua puttana e Seb cominciò a fargli un lavoretto da in piedi. Io mi inginocchiai sul pavimento e mi ritrovai davanti il pene del biondo. << Dai prendilo, non è difficile>>, mi incoraggiò con un sorriso. Avevo visto il suo cazzo altre volte, ma mai ne aveva toccato uno. Cominciai a sfiorarlo coi polpastrelli delle dita e poi a dargli leggeri baci. Ma i movimenti decisi di Seba e gli ansimi frenetici di De Buhr non mi fecero dubitare un secondo e così lo presi in bocca. Era bello grosso! Ciò lo dovevo ammettere. Iniziai a fare avanti e indietro sul suo pisello e, nonostante non l’avessi mai fatto, sembravo andare bene. Lui sopra di me cominciò ad ansimare finendo di fare lo stesso servizio a Dirk e poi sentii qualcosa di strano arrivarmi in bocca. Non ingoiai quella robaccia dopo aver capito cosa fosse e la sputai in un angolo. Ero rimasta scioccata. Mi era venuto in bocca? << Scusa>>, gli dissi. Fu la cosa più stupida che mi venne in mente, ma non sapevo che dire. << All’inizio è così, ma poi ti ci abitui, non preoccuparti!>>. Il biondo mi diede entrambe le mani e mi sollevò. Cominciò a baciarmi e mi fece sedere sul tavolo, a gambe aperte. Dirk, ancora ansimante, lo scansò con una spinta e si mise pericolosamente davanti a me. << Sei vergine?>>, mi chiese. A quella domanda cominciai a spaventarmi, ma ero arrivata fin lì e non potevo tirarmi indietro. Abbassai lo sguardo. Seb si fece vicino e mi prese una mano. << Dai piccola, non succederà niente>>. << Se non lo vuoi fare, basta che lo dici. Nessuno ti obbliga a fare niente se non vuoi>>, mi rassicurò Dirk accarezzandomi una guancia. Fu allora che decisi, in quel preciso istante. Lo afferrai per le spalle e lo feci vicino a me. << Io lo voglio, davvero>>. Seb mi lasciò le mani e si mise dietro Dirk, cominciando a baciargli la schiena. Il moro che mi era davanti mi tirò verso di lui facendo combaciare i nostri bacini e, dopo essersi infilato un preservativo, mi entrò dentro. Ciò che sentii fu un senso di... Oltrepassarmi. Quasi come se mi sentissi.... Bucata. Tutti quei pensieri non avevano senso, ma ciò che mi stava facendo mi piaceva. Mi sentivo la testa leggera e un po’ là sotto bruciava. Ma non era un dolore spiacevole, sopportabile in confronto a tutto il resto. Entrambi quella sera furono dentro di me e ambedue le volte io sentii una sensazione diversa. Un piacere immenso, ma differente. Ciò che avevo fatto non era squallido. Entrambi erano stati molto gentili e premurosi con me. Ogni scelta quella sera era venuta da me e io non ero stata obbligata a niente. Inoltre potei vedere quei due farlo davanti ai miei occhi e quella fu forse la cosa più bella per me. Oh cazzo. Io avevo perso la verginità col moro. La mia verginità apparteneva a Dirk Hannes De Buhr. Santo Dio. Chitarrista dei Cinema Bizarre. Cazzo, la mia prima volta con non uno, ma ben due musicisti. Quello doveva essere un sogno, non poteva essere vero. << Dio...>>, dissi stesa sul tavolo e fissando il soffitto. << Non credevo ci saresti stata davvero, dopo tutte le volte che te l’abbiamo chiesto...>>, disse il chitarrista accucciato per terra contro il muro. << Neanche io, credimi>>, dissi sorridendo. << Sei stata fantastica, davvero. Magnifica>>, aggiunse Seb. << E questo cosa significa?>>. Il biondo si alzò in piedi e mi rispose dicendomi: << Che puoi farlo con noi ogni volta che ne avrai voglia. Ci saremo, vero tesoro?>>. Disse rivolgendosi a Dirk. Lui acconsentì col capo e finì di fumare la sigaretta che aveva in mano. Quanto tutti ci fummo rivestiti e fummo pronti per scendere, fermai i due ragazzi e li abbracciai. Rimasero stupefatti da tale gesto fin quando io dissi: << Anche io ci sarò, specialmente per attenuare lo stress che avrete dopo gli show! Siete grandi ragazzi, sarete famosi!>>. Ci sorridemmo nuovamente e ci addentrammo nella festa vera e propria. << Ragazzi, dov’eravate finiti?!>>. Ecco che ci imbattemmo in Kristian. Non ero preparata a quell’incontro. << Mmh... Sport!>>, rispose Seb ridendo a crepapelle e prese la mano di De Buhr trascinandolo verso Tim. Io rimasi lì con Kristian. Fortunatamente il locale era buio e c’erano già le luci rosse a sbattere sul viso delle persone, altrimenti il biondino avrebbe potuto notare il mio imbarazzo. Ogni volta che lo vedevo il cuore accelerava spropositatamente e mi sentito sudare tutta. << Ehy... Non avrete mica...>>. Io abbassai lo sguardo e dissi solo: << Certe tentazioni sono troppo grandi...>>. Al che lui fece una cosa che non avevo affatto previsto. Si avvicinò a me e mi prese entrambe le mani. Il resto della gente l’avevo ormai dimenticato e non sentivo niente se non il battito del mio cuore. << Hai ragione>>. Con molta lentezza si avvicinò al mio viso. Avevo già capito cosa avesse intenzione di fare, ma... Non mi pareva possibile. Perché avrebbe dovuto baciarmi? Io ero solo... Beh, non ero alla sua altezza. Lui era bellissimo, era stupendo, era... Meraviglioso. Le nostre bocce semiaperte vibravano ad ogni nostro avvicinamento e mi parve sublime quando Kristian incollò le sue labbra alle mie. Le nostre bocche combaciavano alla perfezione e mi dimenticai di respirare quando ciò accadde. Tutto era troppo bello e strano quella sera. Ogni cosa mi ero immaginata, ma niente che fosse un suo bacio. Sì, perché un suo bacio valeva più del sesso. Quando le mie vie respiratorie cominciarono a funzionare di nuovo, feci scivolare la mia lingua nella sua bocca e quel contatto un po’ ruvido e bagnato mi trasmise la pelle d’oca sulle braccia. Dopo quel bacio dolce e romantico Kristian si staccò da me e rimase a fissarmi. Potevo sentirlo anche se avevo gli occhi chiusi. Non volevo aprirli per paura di svegliarmi da un sogno. << Perché?>>, chiesi solamente dopo aver riacquistato i miei sensi. Il biondo mi fece un sorriso meraviglioso e, mordendosi il labbro inferiore, rispose: << Tu mi piaci. E non poco... E le tentazioni sì, con te sono troppo grandi>>. Gli occhi mi si illuminarono e inarcai le labbra fino al soffitto. Stetti per rispondere, ma fui interrotta da un richiamo di Tim e dovetti raggiungerlo.
Il compleanno fu davvero stupendo. Mi ero divertita un casino, mai nella mia vita mi ero tanto divertita. Furono le 5 di mattina quando la gente se ne andò definitivamente e io e Tim trovammo il tempo per parlare. << È stato un compleanno favoloso Tim! Mi sono divertita da morire!>>. Lui mi rivolse un sorrisino di circostanza e cominciò a sistemare delle cose. Mi accigliai e gli presi un braccio. << Ehy... Che succede?>>. << Sei stata con quei due, vero?>>. Non sapevo se la risposta giusta da dare fosse sì o no. << Come fai a saperlo?>>. << Erano molto felici, troppo felici... >>. << Ti dispiace?>>. << A te dispiace?>>. Rispose di rimando. << No, ma mi dispiacerà se dispiace a te>>. << A me non dispiace, sono contento per te! È che ho visto una cosa che... Non mi aspettavo>>. << Non sei arrabbiato perché ho fatto sesso con loro? E che hai altro hai visto?>>. << No che non sono arrabbiato. Con loro lo faccio anche io.... Lo facciamo tutti. È che non mi aspettavo che tu e Kristian vi baciaste stasera>>. Continuavo a non capire. << E questo che c’entra?>>. << Non ero preparato a questo>>. Si voltò nuovamente e io gli strattonai un braccio. Poi dolcemente gli diedi un bacino sulla guancia e mi incollai al suo collo. << Lo sapevi che mi piaceva... Non puoi essere arrabbiato per un bacio e non avercela per il sesso>>. << Senti... Lascia stare, ho bevuto troppo e... Boh non lo so>>. << Tu che hai fatto stasera? Quando io ero sotto, tu sei sparito>>. << Sono... Andato a divertirmi>>. << Con Kristian?>>. << Era il mio compleanno o no?!>>, disse scherzoso. Lo guardai di sottecchi e cominciai a ridere. << Scopone!!!>>, lo accusai. Poi cominciai a scompigliargli i capelli. Io e Tim ci ritrovammo a giocare e lui mi bloccò fra le sue braccia. A contatto col suo corpo mi sentivo costantemente al sicuro. Era una bella sensazione e lui mi proteggeva. << Ti voglio bene, sai?>>. Gli dissi poggiando il capo sul suo petto. << Anche io te ne voglio tanto... Sono troppo contento di averti ritrovata... Sei tutto per me Hell>>. << Più della musica?>>, chiesi io, speranzosa in una frase sdolcinata. Lui sapeva sempre come prendermi. << Averti è musica per me>>. Mi voltai guardandolo negli occhi e lo abbracciai strettamente. << Non sparire mai più, ok?>>. E congelammo tutte le nostre speranze e il nostro amore l’uno per l’altra in un abbraccio. Io sapevo che le cose con Tim non sarebbero mai cambiate. Sapevo che avrei sempre potuto contare su di lui. Non si sarebbe mai arrabbiato con me e se avessi avuto bisogno di aiuto, lui ci sarebbe stato per sempre. << Allora, raccontami della tua prima volta!>>. Un sorriso si dipinse sulle mie labbra e così mi ritrovai, per l’ennesima volta, a raccontargli delle mie esperienze e delle mie paure. Tim avrebbe sempre saputo ascoltarmi. Era il mio migliore amico e niente e nessuno poteva cambiare il nostro rapporto. Nessuno.
END OF CHAPTER 9 WAITING FOR CHAPTER 10...
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