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Ricordati di Noi.

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CAT_IMG Posted on 23/9/2010, 18:29
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...I drove for miles and miles...
........

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Perdona il ritardo. E' cominciata la scuola =)

Molto bello, come sempre =) brava!
 
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*BabyStella*
CAT_IMG Posted on 1/10/2010, 16:42




Grazie!! =)

Titolo: Ricordati Di Noi
Autore: *BabyStella*
Rating: PG13
Genere: AU, Romantica, Simpatica, Angst, Violence, Lemon



Questa storia è sotto licenza dalla Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia License,quindi:
Non puoi usare quest'opera per fini commerciali.
Non puoi alterare o trasformare quest'opera, ne' usarla per crearne un'altra
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Ricordati Di Noi




6. Il ritorno di Andreas.



Chiuse gli occhi per qualche secondo cercando di non farsi catturare dalla stanchezza, mentre al suo fianco il moro era caduto nel mondo più proibito dove nessuno poteva scrutare le sue insicurezze, le sue paure, quel mondo di sogni dove poteva essere davvero se stesso, posando sul comodino per qualche ora, la maschera che gli copriva il volto ogni santa volta che le telecamere gli andavano incontro. Sentiva il respiro del cantante farsi sempre più profondo e pesante, iniziò a pensare a quante cose stavano andando incontro, concerti, impegni. Avevano lasciato la loro vita da persone normali per dare vita al loro più grande desiderio.
Improvvisamente sentì qualcuno bussare alla porta, sospirò leggermente e lentamente si alzò dal letto cercando di non svegliare l’amico dormiglione accanto a sé. Attraversò la stanza scansando gli effetti personali di Bill e aprì la porta trovandosi davanti un enorme vassoio pieno di piatti, coperti da un coperchio in accaio luccicante.
“Grazie” lo prese tra le mani sorridendo al cameriere e con un colpo di piede richiuse la porta dietro le sue spalle. Adagiò tutto sulla scrivania e si mise seduta accanto al crestato ormai addormentato come un bambino.
“Bill? E’ arrivato da mangiare” sussurrò al suo orecchio.
“Mh..” un mugugno leggero uscì dalle labbra di Bill prima di schiudere lentamente gli occhi ricoperti da un trucco nero marcato.
“Hai fame?” chiese lei sorridendo.
“Non molta” disse lui senza voglia. Si alzò con la schiena mettendosi seduto, gli girava tremendamente la testa tanto da vederla doppia, strinse le dita affusolate ai lati della tempia dando una leggera pressione, sperando che quel piccolo sforzo potesse calmare quel dolore lancinante.
Daisy riprese il vassoio mettendo tutto per bene sulle lenzuola mal sistemate e sorridendo scoprì i coperchi dei piatti, lasciando uscire un delizioso odore di pasta al pomodoro sotto il naso del moro.
Rimasero qualche minuto in silenzio sotto lo sguardo attento della ragazza che si preoccupava di far andare tutto quello che c’èra nel piatto, giù nel piccolo stomaco del cantante.
Iniziarono a parlare, di tutto quello che in quegli anni si erano persi delle rispettive vite, Bill era stato invaso dal successo in così poco tempo che gli sembrava un sogno surreale dal quale non aveva intenzione di uscire, le fan continuavano a seguire la loro musica senza mai allontanarsi, i concerti stavano per avere inizio con l’uscita del nuovo cd e gli incassi aumentavano ogni giorno, Daisy invece stava finendo gli studi, seguendo le orme del padre, i corsi erano sempre più difficili ma non si perdeva d’animo, andava avanti sperando che un giorno avrebbe potuto esaudire il sogno della persona che l’aveva messa al mondo. Le relazioni per entrambi avevano una bassa percentuale, non erano mai stati fortunati in questo, eppure il moro era molto ricercato per il suo aspetto e per la fama ma il suo cuore cercava qualcosa che non aveva ancora trovato, sperava di riuscire a vederlo negli occhi, nel cuore di qualcuno che quando sarebbe stato al suo fianco gli avrebbe potuto dare un brivido, un battito nel cuore, mai sentito. Lei invece, era rimasta fedele ai suoi ideali, molti ragazzi la desideravano, ma non provavano amore, tutto si concentrava su obiettivo carnale, tutto quello per cui Daisy, cercava l’esatto contrario.
Subito dopo aver riempito per bene la pancia del cantante si gettarono entrambi sul letto iniziando a fissare il soffitto.
“Sono pienissimo!” esclamò lui.
“Era quello che volevo!” si voltò verso di lui, iniziò a ridere a perdi fiato, tutto quello che aveva mangiato le si bloccò in gola. Bill si voltò quasi spaventato verso di lei, pensando che qualcosa le si fosse rimasto nello stomaco bloccandole la giusta respirazione.
“Daisy! Perché ridi?”
“Pfffftt.. Bill hai tutto il mento sporco di sugo!” si rotolava tra le coperte con le braccia adagiate sul ventre cercando di non farsi da sola del male fisico mentre Bill arrossito si guardò al grande specchio alle spalle della scrivania.
“Non ridere! Daisyyy!” si pulì velocemente, il tempo necessario per sistemarsi sopra di lei e provocarle altre risate con le sue mani curate.
“No! Bill lo sai che soffro il solletico!” lo pregò.
“Oh lo so ma visto che ci tieni tanto a ridere di me!” riprese a solleticarle i fianchi iniziando a ridere anche lui, la risata della ragazza sotto di lui lo faceva sentire meglio, lo faceva ritornare indietro con la memoria fino ai giorni tranquilli e spensierati di qualche anno prima.
“Ok! Ok, basta non ti prendo in giro!” posò le mani attorno i polsi del cantante cercando di fargli allentare la presa. Alzò lo sguardo verso di lui iniziando ad asseverare quelle perle di cioccolato, così simili a quelle del fratello. I capelli crestati perfettamente tenuti sopra il viso angelico, solo qualche ciuffetto nero si adagiava sulla fronte bianca, il torace si allargava a scatti per le troppe risate e un sorriso leggero gli illuminava il viso, quasi un’ondata si sole ardente si fosse impadronito di lui.
Continuava a prendere fiato cercando di calmarsi, mente Bill le aveva sistemato le mani all’altezza della nuca, quasi stendendosi sopra di lei.
“Bill.. lo so cosa vuoi” disse lei quasi arrossendo. Un calore improvviso si era impadronito delle sue guancie, e il cuore aveva iniziato a battere in modo incontrollabile. Che cosa stava succedendo? Il sorriso sul viso di Bill era scomparso, dando spazio ad una espressione seria, forse troppo.
“Cosa voglio?” disse lui.
“Che venga via con voi” o forse no? Cosa voleva realmente? Quella giornata sembrava non passare più, un’attimo prima si trovava circondata da giornalisti e fotografi, un attimo dopo dal bacio improvviso di Tom e adesso, si trovava tra le braccia di Bill e di una nuova sensazione a cui non sapeva dare un nome preciso.
“Si.. lo vorrei, ma non voglio costringerti a fare la mia stessa scelta” si abbassò lentamente, il respiro calmo si stava mutando in un sussurro veloce e irregolare, fino a quando non poggiò le labbra calde sulla fronte di Daisy.
Presa da un attacco di cuore chiuse gli occhi, cosa sperava? Che quello diventasse un bacio vero? In fondo Bill era il suo migliore amico da troppo tempo. Scosse la testa più volte cercando di mandare via quel pensiero assurdo che le stava torturando il cuore, non poteva essere.
Bill si alzò in piedi sistemandosi la maglia un po’ stropicciata, sorrise verso la ragazza e le porse la mano invitandola ad alzarsi. L’afferrò alzandosi e con l’aiuto di Bill sistemarono i piatti nel vassoio cercando di dare almeno un minimo di ordine in quel caos tremendo.
Il telefono di Bill iniziò a squillare emanando nell’aria note dolci, la sua voce cantare parole nate dal suo cuore sensibile, sillabe che intonavano il ritornello di In Die Nacht.
“Pronto?” rispose Bill sorridendo.
“Bill! Ma dove siete? È tardi per il servizio, dai scendete!” disse Saki dall’altra parte del telefono. Tom e tutti gli altri erano già pronti e scattanti per far ritrarre i loro visi in altri pezzi di carta, dove nessuno di quelli poteva mettere in risalto il vero cuore di ognuno di loro.
“Scendiamo!” mise giù e saltando per la stanza si gettò con il torace sulla scrivania, afferrò la matita nera e in pochi secondi cercò di sistemare il trucco sbavato di poco prima. Daisy invece si era dedicata ai suoi capelli davanti lo specchio del bagno canticchiando le parole di Automatic.
“Daisy è tardiii! Tom mi ammazza!” saltellò qualche volta per trovare gli anfibi neri per il servizio, si gettò sul letto iniziando a trafficare con quelle scarpe troppo pesanti cercando di sbrigarsi in poco tempo.
“Ho finito!” si appoggiò allo stipite della porta iniziando a ridere. Bill aveva le dita ingarbugliate tra i lacci neri delle scarpe, si avvicinò a lui poggiando le ginocchia a terra e prese le sue mani fredde cercando di sistemare il nodo procurato da un cantante troppo nervoso.
“Ecco fatto” alzò lo sguardo verso di lui sorridendo e notò che le gote di Bill si erano leggermente arrossate, non ci fece troppo caso. Forse era meglio così. Entrambi iniziarono a correre per il lungo corridoio evitando l’ascensore, Daisy rischiò ben tre volte di schiantarsi a terra per la troppa velocità mente il moro aveva fatto cadere un intero carrello di lenzuola pulite.
Arrivarono a destinazione interi anche se entrambi respiravano a fatica per quella corsa contro il tempo. Saki sospirò alzando lo sguardo al cielo, era abituato a quei ritardi da parte del cantante che ormai, non ci faceva caso.
“Andiamo” uscirono tutti insieme fuori dalla hal, mentre Tom si era completamente incantato a guardare Daisy, che sorridente parlava con Georg sulla scorpacciata che aveva fatto insieme al moretto. Gustav lo scosse appena per riuscire a smuoverlo dal suo posto.
“Tom dai andiamo! Stai bene?” chiese preoccupato.
“Mh? Ah si.. andiamo” salirono sulla lussuosa limousine laccata di nero, sicuri di riuscire a trovare il famoso fotografo ancora lì, ad aspettarli nonostante il ritardo di Bill. Il cielo era privo di nuvole e il sole ardente sbatteva violentemente sulle lenti nere degli occhiali firmate del frontman, un vento freddo entrava dal finestrino accarezzando le treccioline nere di Tom, mentre Georg e Gustav si godevano la compagnia di Daisy al loro fianco.
Il viaggio terminò dopo quasi 15 minuti e tutto il gruppo più Daisy entrarono nel grande edificio grigio che avrebbe dovuto ospitarli per un servizio fotografico ambientato nel fango, questo non aveva convinto Bill dall’inzio, ma d’altronde doveva sottoporsi a questa tortura a tutti i costi.
“Eccoli le mie quattro stelle!” un uomo molto magro con l’aria femminile si avvicinò al gruppo mentre Daisy si era lasciata appoggiare alla parete per non interferire con il lavoro dei ragazzi. Indossava una camicia a manica corta colorata da un rosa elettrico, un jeans bianco latte attillato alle gambe così magre da sembrare trasparenti, una chioma di capelli biondo oro gli attornava il volto spezzato da occhi nero pece. Le scarpe erano targate “D&G”, Daisy le aveva riconosciute benissimo visto che qualche ora prima ci era perfettamente inciampata nella stanza di Bill.
“Entrate prego! Vi stavamo aspettando!” disse poggiando la mano sulla spalla di Georg. Bill si voltò appena solo per riuscire a scrutare lo sguardo della ragazza dietro di sé.
“Saki” chiamò.
“Dimmi Bill” disse lui avvicinandosi al cantante.
“Porta Daisy il più vicino possibile a noi, ok? Non voglio che resti da sola” disse. Saki sorrise annuendo e senza pronunciare una sola parola abbracciò la ragazza portandola con sé sulla parte opposta al set fotografico, cercando di tenerla sempre sotto controllo. Intanto il resto del gruppo si trovava in leggera difficoltà, soprattutto perché la quantità di fango era forse, industriale. Bill dovette cambiarsi tre volte per riuscire a trovare il colore d’abito che spiccava sotto il colore marrone pesante. Una volta trovati i vestiti adatti, tutto il gruppo si diede al divertimento assoluto buttandosi a capofitto in quella sostanza appiccicosa.
“Toooom! Mi fai male!” esclamò il gemello. Il treccinato gli aveva gentilmente dato una gomitata nello stomaco senza accorgersene mentre Georg e Gustav si divertivano a tirarsi il fango l’un l’altro senza preoccuparsi dello staff alle loro spalle, che venivano sporcati dagli schizzi della sostanza.
“Ok stelline! Basta così! Dedichiamoci agli scatti!” il fotografo si sistemò dietro l’obiettivo.
“Bill ti puoi avvicinare un po’ a quel bellissimo ragazzo?” chiese ridendo indicando Georg. Bill sorrise appena avvicinandosi al bassista, allungò il dito verso l’ obiettivo e lanciando uno dei suoi sguardi ammaliatori si lasciava trascinare dal successo. Diventava qualcuno che nessuno era stato in grado di conoscere.
Daisy osservava tutto con attenzione rimanendo impassibile agli sguardi che tutti e 4 i ragazzi lanciavano verso il fotografo per immortalare i loro volti su altre riviste. Altro denaro.
Il servizio durò almeno mezz’ora. L’uomo lasciò che il gruppo si potesse ripulire nei loro camerini mentre Daisy si era recata sulla terrazza dell’edificio rimanendo tutto il tempo a osservare il sole che moriva dietro le montagne, dipingendo il cielo di rosso sangue, con qualche nuvola soffice e bianca sparire sotto i suoi occhi di ghiaccio.
Alzò lo sguardo al cielo ascoltando il leggero fruscio del vento tra gli alberi, un delicato odore di vaniglia nell’aria, e come un lampo nel cielo due mani cingerla ai fianchi, ed una voce calda e profonda che diceva.

“Non voglio che rimani qui da sola”

Sobbalzò sul posto per un gesto improvviso, il cielo sembrò annuvolarsi e il colore acceso e colorato di pochi secondi prima si trasformò in grigio cupo, quasi nero. Il respiro caldo sul suo collo di qualcuno che conosceva bene, di qualcuno che le aveva rovinato la vita da quando l’aveva incontrato sul suo cammino, la stretta si fece più ferrea e il cuore della povera Daisy iniziò a palpitare troppo velocemente nel petto.
“Che ci fai qui?” disse lei.
“Mi preoccupo per te”
Ma in realtà non era così. Non lo era mai stato. Conosceva quella pelle ruvida e i capelli, che in quel momento le stavano solleticando le spalle, conosceva quel tono di voce profondo che era stato in grado di mandarla al manicomio in un sol secondo, senza che potesse impedirlo, era diventata la sua preda preferita. Si voltò lentamente fino a ritrovarsi tra le sue braccia forti, così serrate da impedirle ogni movimento, anche solo respirare era diventato impossibile.
Osservò due perle marroni negli occhi del ragazzo davanti a lei diventare rosso fuoco, diventava una persona diversa da quella che aveva conosciuto, da quella a ui era legata in modo indissolubile. La chioma dorata dei suoi capelli si rifletteva alla perfezione nel ghiaccio degli occhi della ragazza diventando quasi un mare immenso.
“Non dovresti essere a casa?” la sua voce iniziava a tremare, non sapeva più come controllarsi, come mettere a tacere la voglia di urlare aiuto alla massa di persone, che al piano di sotto si accalcavano per dare tutto l’appoggio al resto del gruppo.
“Ho preferito venire a trovare i miei amici, e poi.. sapevo dove trovarti”
“Avrei preferito evitare di vederti” poggiò le mani sulle braccia forti del ragazzo cercando di svincolarsi, ma ogni tentativo era vano.
“Per favore lasciami andare, sicuramente gli altri mi stanno cercando” inventò una scusa sul momento, sapendo benissimo che Bill e il resto della band erano troppo occupati a ripulirsi dal fango.
“Non inventare cazzate Daisy” il suo tono di voce sembrò diventare più serio, quasi arrabbiato. Deglutì a fatica poggiando la schiena al cornicione del palazzo, sentì una sensazione di freddo gelido toccarle la pelle e in un secondo congelarle l’intero esile corpo. Il ragazzo sorrise beffardamente riconoscendo a se stesso la facoltà di trovare il momento giusto per tornare da lei, per riuscire a sfiorare le sue labbra carnose anche per un sol secondo, anche per un istante.
Come quella sera.. alla festa di compleanno di Gustav. La madre del batterista aveva organizzato una semplice festicciola a casa, per poi lasciare l’intera serata in libertà agli avvenimenti adolescenziali, dove lei non poteva essere invitata. Tutto il gruppo si era recato allegramente nella discoteca più famosa della Germania, per divertirsi in tranquillità e festeggiare nei migliori dei modi il diciassettesimo compleanno del biondino. Daisy era elettrizzata all’idea di trascorrere quella serata insieme agli altri senza avere genitori nei paraggi, poter bere senza nessuno che potesse impedirglelo,certo.. aveva tralasciato Bill e la sua preoccupazione.
Il locale era pieno di gente quella sera, decorato da tavolini in cristallo ricoperti da tovaglie in seta rossa con una candela delicata su ognuno di loro,divanetti in velluto rosso a forma circolare così da racchiudere l’intero tavolino mentre La musica sparata a tutto volume copriva totalmente le voci dei ragazzi.
“Dove ci sistemiamo?” chiese Georg sistemando la sua chioma di capelli piastrati dietro l’orecchio. Bill si guardò intorno un paio di volte in cerca di un tavolino libero fin quando i suoi occhi s’illuminarono notando una parte riservata della sala dove non regnava nemmeno l’ombra di una mosca.
“Andiamo lì!” disse alzando la voce, puntando il dito smaltato.
Durante la serata tutto, era trascorso in modo tranquillo, Tom aveva già fatto conoscenza con un gruppo di ragazze, che in lontananza continuavano a guardarlo lanciandogli affascinanti sguardi maliziosi, cosa a cui il rasta non sapeva mettere freno. Georg si era appartato in un’ala della sala insieme ad una biondina scroccando senza problemi il suo numero di telefono, Gustav invece si godeva la musica house, stiracchiato beatamente sul divano con il suo drink in mano, accanto a lui Daisy e Bill parlavano nell’orecchio, l’uno all’altro cercando di rendere udibile tutto quello che dicevano.
Improvvisamente il batterista si alzò dal suo posto con un smagliante sorriso sul volto, abbandonando il suo alcolico sulla tovaglia imbandita di bicchieri ormai vuoti.
“Andreas! Ma che ci fai qui? Pensavo fossi a Parigi!” esclamò lui alzando al massimo il tono di voce.
Daisy si voltò verso di lui cercando di capire quello che Bill continuava a dirle, era ormai impossibile fermarlo, quando iniziava a parlare diventava un registratore senza il pulsante “Stop”.
“Ti ho fatto una sorpresa amico! Non ti fa piacere?” scoppiò a ridere abbracciandolo. Andreas era da sempre ormai, il migliore amico dell’intera band, solo quando fu costretto a trasferirsi a Parigi, i contatti con tutti loro si era leggermente scalfito a causa della distanza.
Bill notò l’assenza dell’amica, così si voltò verso la stessa direzione in cui la ragazza si era incantata, diventò quasi incontrollabile. Saltò in piedi correndo in contro al biondino urlando parole senza senso.
“Bill dai basta! Anche tu mi sei mancato” disse lui ricambiando alla presa a koala che il cantante aveva attuato. Si voltò verso l’ombra esile sul divanetto rimanendo immobile sul posto. Incontrò gli occhi di Daisy e tutto il resto del mondo si fermò in un sol secondo facendo passare gli amici in sottofondo, le sorrise maliziosamente senza contegno e le si avvicinò lasciando il povero Bill inerme davanti a sé.
“E tu chi sei?” le chiese porgendole la mano.
“Lei è Daisy” spiegò il moretto alle sue spalle “Comunque grazie per avermi calcolato Andrè!” disse in fine.
Gustav alzò lo sguardo al cielo poggiando una mano sulla spalla dell’amico.
“Coraggio Bill, non sempre possiamo concentrarci su di te” innocente battuta che aveva ferito nel profondo il moro, il sorriso che aveva dipinto il suo viso si cancellò in un istante, lasciando spazio ad una smorfia di disapprovo. Afferrò il suo drink e tornò al suo posto.
“Piacere Andreas” disse lui porgendole la mano.
“Piacere mio. Daisy” disse lei stringendola.
Da quel momento la presenza del biondo nella sua vita era diventata come un continuo temporale all’interno della sua normalità, era riuscito ad avere il suo numero di telefono e per notti intere, la tratteneva al telefono cercando d’instaurare un rapporto con lei, cosa quasi impossibile visto che la giovane dal primo momento, ebbe una brutta impressione di lui. Davanti i suoi occhi di ghiaccio, si presentava un ragazzo alto e dall’aspetto normale e semplice, un ragazzo come tanti altri, niente di più.
Tutto si ruppe quando la trovò solitaria nel parchetto di fronte la scuola, pochi giorni prima della sua partenza per la capitale francese.
Era riuscito a strapparle baci ripetuti senza che lei potesse fare qualcosa.
Era riuscito a rovinare il suo momento da piccola principessa che sognava da anni.
Il suo primo bacio.
Era riuscito a spezzare il suo piccolo e innocente sogno.
Era riuscito a scalfire la tranquillità del gruppo, Daisy iniziò a mancare alle prove della band chiudendosi nei suoi pensieri più segreti, senza sfogarsi con nessuno.
E adesso si trovava nella stessa situazione, le sembrò di tornare indietro nel tempo fino a ripercorrere i passi del suo passato, arrivò a quel parchetto bloccando le lancette dell’orologio. Andreas le si avvicinò pericolosamente fino a sfiorarle leggermente il labbro inferiore, in quel secondo la giovane spostò il volto dalla parte opposta cercando di trovare modi assurdi per andare incontro all’inevitabile.
“Perché gli altri non sapevano del tuo ritorno?”
“Volevo fargli una sorpresa, tu non sei felice?” chiese lui spingendola verso di se.
“No. Andrè ti prego.. lasciami andare” lo implorò ancora una volta, e per l’ennesimo tentativo si ritrovò a ricevere la stessa risposta.
“Non ne ho la minima intenzione. Sei bellissima” Daisy evitava in ogni modo il contatto visivo con il biondo, cercava di restare fredda, ma dentro di se la paura aveva preso il sopravvento. Il suo cuore aveva iniziato a battere in modo incontrollabile e le sue mani tremavano velocemente sulle braccia dell’amico, le gambe non rispondevano ai suoi comandi e il cornicione dietro di lei, le evitava ogni movimento del corpo.
“Un bacio Daisy, solo uno” disse lui poggiando le labbra sul collo nudo di lei.
“No. Andreas!” tutto sembrò avere un senso, trovò l’unico modo per fuggire da quella presa che ogni secondo di più diventava straziante. Alzò il ginocchio sinistro piantandolo in mezzo alle gambe del ragazzo causando finalmente un secondo per scappare. Si allontanò velocemente da lui, che piegato in due lanciava parolacce a raffica. Iniziò a correre verso il corridoio stretto che portava alle scale, percorrendole in modo così veloce da evitare per ben due volte una caduta mostruosa, i suoi occhi iniziarono a versare lacrime calde che le rigavano il volto di nero, i lunghi capelli si lasciavano trasportare dal vento leggero che le si posava sul volto e il suo cuore lentamente stava ritornando al suo battito normale.
Fin quando non si scontrò contro qualcosa. Qualcuno.
“Daisy! Ti stavo cercando dappertutto! Dove sei stata?!” due braccia esili la strinsero in un abbraccio forte e la voce leggera di Bill le toccò il cuore colpendola al centro. Si strinse nelle spalle poggiando la guancia destra sul petto del ragazzo, si aggrappò alla maglia nera ormai pulita iniziando a togliere tutto il dolore che nel suo cuore si era accumulato per troppo tempo.
“Ehi.. ma che è successo?” Bill abbassò lo sguardo incontrando una testolina castana.
Daisy non pronunciava una sola sillaba, le sue spalle continuavano a sobbalzare per le troppe lacrime, la voce le si era bloccata in gola impedendole di parlare. Bill chiuse gli occhi dolcemente stringendola il più possibile tra le sue braccia, arrivando a pensare che la giovane stesse avendo in nuovo sfogo per la morte del padre.
“Stai tranquilla..” disse sottovoce. Poggiò il mento sulla spalla dell’amica aspirando il dolce profumo di vaniglia che proveniva dai suoi capelli, iniziò a drogarsi di lei.

“Non posso stare più senza di te” pensò, mentre dietro l’angolo, un’alta figura dai capelli dorati osservava immobile la scena, pronunciando a se stesso, le stesse identiche parole.
 
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*BabyStella*
CAT_IMG Posted on 9/10/2010, 09:10




ç_ç
 
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¿wednesday´
CAT_IMG Posted on 9/10/2010, 13:14




Perdona anche il mio di ritardo!
La scuola mi sta assorbendo e non vedevo il topic .___.
Almeno come consolazione alle verifiche ho un nuovo capitolo da leggere xD
 
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*BabyStella*
CAT_IMG Posted on 11/10/2010, 10:22




Tranquilla =)
Aspetto commenti XD
 
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19 replies since 12/9/2010, 11:55   219 views
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