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| ragazze, mi sono leggermente accorta e leggermente auto-torturata (col generoso aiuto del torturatore (uuuuuuh)) per aver scritto twincest nella descrizione dei primi 2 chappy, mentre in 'sta storia i geme non non sono geme. vabbè, lo saranno per sempre nei nostri cuori... beh, ecco a voi il capitoluzzo. una sola parola: uuuuuuuuuuuuh!
In quel momento, fece la sua entrata trionfale proprio lui, il torturatore. Adam piangeva, abbracciando il figlioletto, che nel frattempo era corso da lui. -dio- sussurrò Dirk – ma è…stupendo!- Tom lo guardò e gli affibbiò una gomitata. -Dirk, è un uomo!- -lo so, ma è bello, no?- si giustificò quello. -date a quell’uomo un fucile!- esclamò il torturatore. Un kapò diede ad Adam la sua arma. -bene, ora uccidi tuo figlio e poi sparati!- ordinò il torturatore, con tono calmo e pacato. Adam lo fissò scioccato. –non posso, è mio figlio!- Il moro sorrise malignamente. – prendete dieci uomini e metteteli in fila – disse rivolto ai kapò – e tu, -parlando ad Adam – se non spari subito al bambino e poi a te stesso, li faccio fucilare tutti, uno per uno!- Dirk, Georg e Tom si guardarono sconvolti. Cinque guardie si dispersero tra i prigionieri e ne presero dieci, tra cui anche Tom. -oh no! Tom!- Georg sussultò. Il ragazzo venne posizionato al secondo posto della fila. -uccidilo!- ordinò il torturatore ad Adam. Quest’ultimo scoppiò in lacrime, sempre col fucile tra le mani. Il protagonista della scena fece cenno ad una guardia che, senza esitare, sparò al primo uomo della fila. -allora, ti muovi? O vuoi che faccia uccidere anche il secondo? E poi il terzo…e il quarto…- ammonì il torturatore, sempre sorridendo. Poco dopo, però, il sorriso gli morì sulle labbra. -no, lui no!- esclamò terrorizzato – sostituitelo con un altro!- ordinò, indicando Tom. Un kapò si avvicinò al gruppo dei deportati, per prelevarne un altro. In quel momento, Tom colse uno sguardo disperati di Adam, corse in fretta da lui, gli prese il fucile e sparò al bimbo. Adam gli sorrise riconoscente e gli fece segno di terminare l’opera. Il ragazzo puntò nuovamente e sparò anche all’amico. Tutte le guardie si voltarono fulminee verso il torturatore, per vedere come avrebbe reagito. Questi alzò il viso verso il cielo e, vedendo che si stava facendo notte, si girò e se ne tornò alla sua abitazione. Un kapò urlò ai prigionieri di entrare nelle rispettive baracche: quella sera, grazie al comportamento di Tom, avrebbero digiunato e lui sarebbe stato risparmiato solo per non togliere al torturatore il gusto di farlo fuori con le proprie mani. -potevi pur farci mangiare, no?- lo rimbeccarono i compagni. -ma povero Adam! Tom è stato bravissimo!- lo difese Franz. Per non pensare ai morsi della fame, tutti si recarono a letto presto, per poter riposare un po’ di più. Ben presto, però, la porta si spalancò, lasciando entrare il freddo della notte ottobrina. Un kapò entrò. –il torturatore vuole vederti!- esclamò, enunciando poi il numero di riconoscimento di Tom. -questa volta non torna!- disse qualcuno. -buona fortuna!- gli augurarono Georg, Dirk e Franz. Il ragazzo si alzò e seguì la guardia, che lo scortò davanti al portone dell’abitazione del temutissimo torturatore e poi se ne andò. Tom bussò alla porta, che venne subito aperta. Il biondino entrò e fu accolto da uno schiaffo in pieno volto. -ti rendi conto di quello che hai fatto? Avrei dovuto ucciderti! Adesso penseranno che ho perso la mia perfidia!- -beh, con quello che voleva fare oggi, non dubiteranno della sua cattiveria di certo!- rispose Tom – e poi, poteva ben uccidermi, no?- -non lo avrei mai fatto!- sussurrò con voce estremamente dolce il moro. Il biondino deglutì. -hai paura di me?- domandò il torturatore. -dovrei?- rispose l’altro. -beh, solitamente alla gente faccio…beh, un certo effetto…- Tom sorrise. Il moro si avvicinò all’altro. -Tom…-mormorò. -s..sì?- -stanotte, resti con me?- -eh?- fece Tom incredulo. -hai capito!- rispose il torturatore. Il ragazzo si stropicciò le mani, agitato. Il moro improvvisamente gli fu attaccato. -ti faccio così schifo?- -no….ma, cosa…cosa penserebbero gli altri se ci vedessero? Cioè io…lei, no…tu…il torturatore…- -shh!- sussurrò l’altro – a me non importa cosa pensano gli altri! Mi interessa solo cosa pensi tu!- e poggiò piano le labbra sulle sue.
uuuuuh!
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