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| ecco il capitolo 4! uuuuuuuuuuuuuuuuuh!
Il biondino rimase di sasso. Poi, istintivamente, portò le mani alla vita del moro e lo strinse, ricambiando il bacio. Senza staccarsi, il torturatore indietreggiò a aprì una porta dietro di lui. Tom rimase a bocca aperta. La stanza era spaziosa, dalle pareti candide. Nel mezzo c’era un letto a due piazze che, dopo un anno di brande dure e fredde, era molto meglio del paradiso. In un angolo c’era una stufa che diffondeva uno stupendo calore. Vi erano poi un comodino con sopra un’abat-jour e dei libri, una sedia, un armadio molto grande ed una cassettiera. Guardò per qualche istante la stufa con aria adorante, poi gettò uno sguardo al torturatore, che gli sorrise. Così Tom si sedette sul pavimento, accanto alla stufa, crogiolandosi nel calore. Poco dopo gli venne depositato davanti un piatto contenente una bistecca. Il biondino lo fissò come stata un’apparizione divina. -dovresti mangiarla- consigliò il moro. Tom lo fissò sconvolto. L’altro sorrise con estrema dolcezza. – non ci ho messo del veleno dentro! Sarebbe stata la mia cena…- -come mai non hai mangiato?- domandò il biondo. Il torturatore alzò le spalle. – non avevo semplicemente fame- Tom guardò di nuovo prima lui e poi la carne e infine ci si buttò letteralmente sopra. La afferrò con le mani ed in pochi minuti l’aveva già sbranata. Intanto l’altro uscì dalla stanza e tornò poco dopo con un cestinetto colmo di pagnotte. -tieni!- disse porgendoglielo. -grazie!mmh, come ti chiami?- domandò Tom. -Billiam- rispose il torturatore. -oh, quindi gli altri ti chiamano Bill?- chiese ancora il biondino, divorando una pagnotta. -beh, veramente sono due anni che gli altri mi chiamano sempre e solo…torturatore!- ammise Billiam. -oh! È…è triste!- commentò il ragazzo – io posso chiamarti Bill?- chiese poi, mangiando la seconda forma di pane. -tu puoi chiamarmi come vuoi- rispose il moro, con tono suadente. L’altro arrossì. –potrei ehm…lavarmi i capelli?- domandò imbarazzato. Bill lo guardò divertito. –cosa?- -sì, ci tengo ai miei “capelli”. Diciamo che non ho molte occasioni per lavarli….- -certo che puoi! Il bagno è di là- rispose il moro. Tom si diresse nella direzione indicatagli dall’altro, che lo seguì. Mentre si sciacquava la “chioma”, il ragazzo continuò a fare domande. -quanti anni hai?- -come te- rispose il torturatore. Il biondino rimase imbambolato a fissarlo. -tu…hai diciannove anni? È sei già così…- cominciò, ma si interruppe. -così cattivo?- rise Bill – ebbene sì!- Tom si frizionò i capelli con l’asciugamano, poi tornò nella camera da letto. -posso chiederti ancora una cosa?- domandò. Billiam annuì. -tu non sembri un prigioniero…- -infatti non lo sono!- -e cosa sei?- -una ss- -ma le ss vivono fuori dal campo…- -sì- E quindi, perché…tu vivi qui?- chiese stupito Tom. -per…scelta- ammise il moro. -oh! Deve piacerti proprio tanto il tuo lavoro…- Il torturatore fece una risatina. –beh, avevo il destino segnato…- disse. Il prigioniero lo guardò incuriosito dalle sue parole. -mio zio è piuttosto…potentoccio…- continuò l’altro. -chi è?- -beh, penso tu lo conosca…giurami che quando ti avrò detto chi è non te ne andrai!- pregò Bill. -va bene, ma chi è? Il capo delle ss?- chiese ironico il biondino- -no! si chiama…Adolf… - -non sarà mica quell’Adolf, vero?- domandò Tom, mentre un brutto presentimento gli si insinuava nella mente. Billiam lo guardò maliziosamente. -tu…sei il nipote di Hitler???- urlò il ragazzo dai capelli biondi. -shh, non deve saperlo nessuno!- sussurrò il torturatore, baciandogli le labbra. Tom si staccò infuriato. – tu sei il nipote del pazzoide che ci ha rinchiuso qui? Quello che ci sta sterminando tutti? Che ci sta facendo rimpiangere di essere nati? E te ne vanti? Tu…sei un mostro!- gridò. -Tom…no!-
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