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| ecco il chappy! domani dubito che riuscirò a postare, quindi, per la nc-17 dovrete aspettare venerdì.... un bacione
-adesso io devo uscire e tu resterai qui, intesi?- esclamò il moro. -assolutamente no! io torno dai miei amici! Non li abbandono in un momento del genere! Se moriranno, io sarò con loro!- Bill si parò davanti all’altro. -io ho detto che tu devi stare qui e tu lo farai!- -sennò? Mi torturi?- lo sfidò Tom. Billiam gli tirò uno schiaffo in pieno volto. - ti consiglio di non provocarmi! Anzi, te lo ordino!- disse con voce fredda, poi si spazzolò i capelli corvini, si truccò gli occhi, uscì e chiuse la porta a chiave. Tom tentò in tutti i modi di aprirla, ma invano. Nella casa non c’erano finestre, quindi non aveva alcuna possibilità di fuga. Così decise di curiosare ancora un po’. Aprì l’armadio, sperando di trovare qualcosa di interessante, ma scovò soltanto indumenti, lenzuola e coperte. Quindi passò alla cassettiera:biancheria, altri vestiti, asciugamani… Ma nell’ultimo cassetto soddisfò la sua sete di scoperte. Infatti trovò un album di fotografie e incominciò a sfogliarlo. Partiva dai giorni più recenti, difatti le prime foto erano state scattate nel campo. Poi ne trovò altre ambientate a Berlino, a Lipsia e altre addirittura in Austria, patria di zio Adolf. E una cosa lo sconvolse: più tornava indietro nel tempo, più notava una sospetta somiglianza tra se stesso e Bill! Infatti, prima dei su per giù dodici anni, Billiam aveva i capelli biondi! Sì, le foto erano in bianco e nero, ma lo si poteva benissimo dedurre. Dopo che ebbe guardato tutto l’album, mangiò quello che trovò e, verso sera, sentì la chiave girare nella toppa e la porta spalancarsi fulmineamente. Bill entrò col fiatone. -nasconditi! Subito!- ordinò. -perché?- chiese l’altro. -vengono mio zio e mio padre! Vai nell’armadio, che tanto ci entri…- spiegò il torturatore. Tom, preso dal panico, entrò nell’armadio e chiuse le ante. La porta si aprì nuovamente. -Billiam?- disse una voce maschile. -zio, papà!- esclamò Bill, con tono falsamente entusiasta. -come sta il mio torturatore?- scherzò Adolf Hitler. -come mai siete qui?- domandò Billiam. -tuo zio deve farti un discorso!- esordì Whilelm Frick. -sedetevi!- li incitò Bill, indicando loro le due sedie, mentre lui rimase in piedi, in attesa. -allora, Billiam, tu…non sei figlio unico!- esclamò Adolf, dopo qualche esitazione. Il diciannovenne lo fissò scioccato, -sai chi è il dottor Mengele, vero? Beh, lui, fa esperimenti sui gemelli. E quando tu sei nato, beh…avevi un gemello! I tuoi non volevano riconoscervi come figli legittimi, quindi se Mengele avesse trovato due “bastardi” non avrebbe esitato ad usarvi come cavie…quando nasceste, mia sorella Paula svenne subito e non fece tempo a vedere che eravate in due, quindi io e tuo padre decidemmo di dare via il primogenito…- narrò il dittatore. Bill era a dir poco ammutolito. -perché me lo avete detto…proprio adesso?- chiese. -beh- intervenne suo padre – abbiamo…ehm, scoperto che questo ragazzo è stato in questo campo…come prigioniero!- -oddio! Non ditemi che io…l’ho…torturato!- supplicò Billiam. I due uomini si lanciarono un’occhiatina. -oh no! e come si chiama? È ancora vivo? Lo sapete?- domandò il torturatore, in ansia. -non sappiamo il cognome, ma sappiamo che l’hanno mandato da te ieri. Penso si chiami…Tom!- rispose Hitler. Il ragazzo per poco non svenne. E dalla camera da letto si udì un tonfo. Whilelm scattò in piedi. -che era?- esclamò. -n…niente…l’armadio è rotto!- si giustificò il moretto. -sicuro di stare bene?- disse Adolf. Il diciannovenne annuì e nascose dietro la schiena le mani tremanti. -potreste…andare? Ho bisogno di riflettere un po’- mormorò il torturatore. I due uomini annuirono, salutarono e fecero per uscire, ma poi si bloccarono. –ah, Billiam! Eravamo venuti anche a farti gli auguri…domani è natale!- aggiunse Frick, prima di andarsene, seguito da Hitler.
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