| Buona lettura! ^^
CAPITOLO 5
La pioggia cadeva ancora dal cielo. Jo la osservava oltre il vetro della finestra, seduto all’ultimo banco della classe. Spostò il suo sguardo sul professore, un uomo alto e robusto, che spiegava gli eventi del Congresso di Vienna, annoiato dalla sua stessa lezione. Jo posò la penna. Quel giorno non riusciva proprio a prendere appunti. Come sempre ultimamente. Sbuffando appoggiò la testa alla mano. Il professore alzò lo sguardo e lo guardò. << E’ annoiato dalla mia lezione signor Halbig? >> chiese severo. << No professore,mi scusi … >> rispose Jo. << E allora perché sbuffa? >> continuò l’uomo. << Perché sono stanco >> inventò sul momento Jo. << Ah sì .. Forse dovrebbe concentrarsi di più sulla scuola che sulla musica,direi … >> << Mi concentro su entrambe, poi non è colpa mia se la sua lezione è altamente soporifera … >> << Sì? Bene,allora credo che una nota sul registro non le farà male … e se si concentra anche sulla scuola saprà certo dirmi la data del Congresso di Vienna! >> “Ti sei fregato da solo prof …” << 1814 - 1815 … sì,come vede mi concentro su entrambe le cose! >> rispose Jo sorridendo. Che colpo di fortuna,sapere quelle date era utile allora! La capanella suonò,lasciando il professore basito. Gli studenti si alzarono e uscirono dalla classe. Jo seguì la massa, camminando per i corridoi. Odiava essere al centro dell’attenzione,come in quel momento. Alcuni lo indicavano e lo guardavano sorpresi, altri lo deridevano per il suo look particolare, altri ancora sussurravano “emo” al suo passaggio. Cercando di autoescludersi da quel mondo,il ragazzo accellerò il passo e uscì all’aria aperta. Si strinse nella felpa, dirigendosi verso casa di Max. Sul marciapiede osservò l’autobus che fino a qualche giorno prima prendeva per tornare a casa. Non sapeva più cosa fare. Come mai i suoi genitori non avevano ancora chiamato la scuola per sapere dov’era? Non gliene fregava niente,ovvio … Attraversò la strada e scorse una figura familiare poco lontano da lui. Il cuore gli si bloccò. Continuò per la sua strada,facendo finta di niente e svoltando in un viicolo deserto. Lo stava seguendo,lo sapeva. All’improvviso si sentì sbattere al muro e si trovò il viso del padre a tre centimetri dal suo. << Lasciami … >> sibilò. << No. Dove ti sei rifugiato, eh? >> ruggì l’uomo. << Non sono affari tuoi! >> esclamò Jo,riuscendo a liberarsi. << Ah sì? E hai intenzione di tornare? >> << NO! >> L’uomo lo guardò per un attimo,meravigliato. << Bene >> disse poi << Stiamo meglio senza di te. Buona vita figliolo >>. Si voltò,negli occhi rabbia, umiliazione, forse … rimpianto. Che Jo non riuscì a scorgere. Rimase fermo,ad osservare la figura allontanarsi, quelle ultime parole impresse a fuoco nel cuore. “Stiamo meglio senza di te … “ Non riuscì a trattenere le lacrime. Alzò il viso,osservando una scritta sfocata davanti a se. Letzte minute. Prese un foglio e una penna dallo zaino,si sedette per terra e cominciò a scrivere.
“Heute ist der Tag Er ist so dunkel Ist so schwarz Und alles, was ich mir erhofft hab Zerstörst du ein letztes mal Leider ist es jetzt so weit Wir hatten eine schwere Zeit Und ich weiß, dir tut es wirklich Leid Doch deine letzte Chance ist vorbei
Bitte gib mir noch Eine letzte Minute 'ne schlechte oder gute Das wär mir jetzt egal Nimm meine Hand ein letztes mal! Eine letzte Minute 'ne schlechte oder gute Das wär mir jetzt egal Sprich nur mit mir ein letztes mal! Letztes mal
Nicht mal ein letzter Sonnenstrahl Die Welt mit einem Schlag total kahl Nur die Erinnerung ist noch da Doch nicht mal sie macht mich noch stark Ein leerer Platz ist nun besetzt Wie wichtig er war, merk ich jetzt Ein Loch in meine Welt gerissen Ich kann dir sagen: Mir geht's beschissen
Bitte gib mir...
Letzte Minute Letzte Minute Letzte Minute Letzte Minute Ein letztes mal”
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