Salve a tutte...
è il primo topic che apro in questo forum di geni.
wow che emozione
xD
scherzo...
allora, ho deciso di postare l'ultima one shot che ho scritto sta mattina.
l'ispirazione mi è venuta improvvisamente ieri notte nel letto, perchè non riuscivo a dormire.
mi sono alzata, ho acceso la luce e velocemente l'ho appuntata.
e adesso, eccola.
detto sinceramente, a me piace. è un po' triste ma.... amen.
ditemi voi...
un bacione.
Il mio angelo immortale
Ogni notte vedo il tuo viso nei miei sogni.
Le tue labbra, i tuoi occhi profondi come l’oceano, i tuoi capelli corvini.
Sei la creatura più bella che io abbia mai visto, e credo di essermi innamorato di te.
Non so se esisti veramente, non ti ho mai conosciuto, non ti ho mai visto in televisione, o appeso a qualche manifesto.
È come se tu non fossi mai esistito, tranne che nei miei sogni.
Senza averti mai conosciuto, appari tutte le notti da me. Mi rassicuri con i tuoi sorrisi così dolci, mi parli, mi dici che mi vuoi bene, che mi proteggerai per sempre, che sei
sempre con me.
Ma esisti davvero?
Come posso incontrarti?
Non so se sei un angelo, perché le ali non te le ho mai viste. Ma sei talmente bello, che l’unica cosa che potresti essere, è quello. Una creatura celeste.
Io, Tom Kaulitz, ragazzo di 21 anni, che conduce una vita normalissima, mi sono innamorato di un sogno, di una persona inesistente.
È questa la conclusione a cui sono arrivato, perché ti sogno da quando avevo sette anni.
Piccolo, gracile, sottile, ma rassicurante.
Ho visto la tua crescita con me, ogni notte, ho
vissuto la tua crescita.
E adesso sei al culmine della tua bellezza, anche se man mano, la tua presenza nei miei sogni diminuisce.
Questa notte ti ho visto ancora, ma erano settimane che non accadeva.
Inizio a sentirlo ancora questo vuoto. Sento che ti stai allontanando da me.
A parte te, io non ho nessuno.
Mia madre sta sempre con Gordon, quell’uomo orribile, che non ho mai sopportato.
I miei amici non so nemmeno se considerarli tali, poiché non fanno altro che bere, fumare e drogarsi, proponendomi sempre di fare come loro.
Lo ammetto, ho accettato più di una volta, ma perché mi sento terribilmente solo.
Non ho fratelli.
Non so cosa significa avere qualcuno che ti sostiene sempre, nei momenti più bui, che nonostante tutte le litigate, non permette mai che il rapporto si spezzi.
Non conosco tutto questo.
Non so nemmeno cosa sia l’amore.
Tutte le ragazze che vengono da me, cercano solo una cosa, e mi abbandonano sempre la mattina dopo.
Non ho mai avuto una ragazza seria.
Non ho mai avuto un legame stretto con qualcuno, che non sia mia madre.
Ho una vita vuota, priva di affetti.
Se sparissi, a chi importerebbe?
Ma ci sei tu, angelo nero, angelo immortale. Sei sempre lì, ad attendermi nel mondo dei sogni.
Dici che tieni a me, che faresti tutto per un mio sorriso, che non vuoi mai vedermi triste.
E io ti ascolto, incantato, non riesco mai a toglierti gli occhi di dosso.
Non so chi sei.
Non so perché vieni sempre da me.
Dovrei avere paura, ma non ne ho.
Non ho mai parlato a nessuno di te. Dovrei?
Cosa succederebbe se dicessi che un angelo bellissimo mi appare sempre in sogno da quando sono piccolo?
È inquietante, non riesco nemmeno io a capacitarmi di cosa significhi ciò.
Mi fai paura, ma quando poi ti vedo, ancora lì a sorridermi, tutto diventa più chiaro, e allora capisco.
Capisco che tu vuoi
davvero solo il mio bene, che non mi faresti
mai del male.
E che io, non potrei mai vivere senza vederti, senza sentire la tua presenza.
Ma non ne capisco il motivo.
Questa notte ti ho inseguito, prima che te ne andassi lasciandomi da solo.
Ti ho fatto una semplice domanda.
L’unica, in tutti questi anni.
La sola cosa che vorrei sapere.
“chi sei tu?”
Tu per un attimo ti sei messo a ridere. Poi mi hai guardato ancora con occhi deliziati dalla mia presenza, sorridendomi.
“mi chiamo Bill, ma questo non ha importanza. Addio, Tom.”
E ti ho visto sparire.
Questa volta per sempre.
Non so come, ma sento dentro di me che non ti rivedrò mai più.
Non mi avevi mai detto “addio” prima di questa notte.
E mi sento perso, vuoto, infinitamente
solo.
La tua presenza era essenziale per me.
Perché mi hai abbandonato? Eri il mio angelo, l’unica presenza che mi facesse stare bene, che mi facesse sentire
qualcuno.
***
Avevo ragione, quello era un “addio” vero.
Non sei più tornato da me.
E mi manchi.
Mi manchi
terribilmente.
Bill…
Il tuo nome è così buffo, simile al mio, azzarderei.
Non riesco a capire.
Chi sei veramente?
Perché mi sei stato accanto per così tanto tempo?
E perché proprio
a me?
Eri il mio unico amore, colui che non mi avrebbe mai deluso, mai tradito.
Non mi avresti mai fatto soffrire.
Ma mi hai abbandonato.
Sono un ragazzo senza sogni e desideri, ora.
Senza
sogni.
Sono vuoto.
Mi chiedo il motivo per cui sono ancora qui.
Perché sono ancora
vivo.
Ho deciso.
Questa storia deve finire. Io devo parlare con mia madre.
Se dicessi a qualcuno di Bill, forse lui sparirà davvero dai miei pensieri, come se non fosse mai esistito, come un sogno premonitore.
Forse, smetterò di stare male, e troverò la forza di compiere l’ultimo passo, quello fatale.
Forza che non ho mai trovato, perché qualcuno era sempre con me.
Quel qualcuno che adesso mi ha abbandonato.
***
22.30
Cena.
Finalmente la mamma è tornata, e io potrò parlarle. Senza quel Gordon.
“mamma…” inizio.
“dimmi, tesoro”. È sempre così dolce con me, mi deve voler davvero bene.
“chi è <bill>” le dico io duro.
Mia madre si blocca, nella posizione in cui si stava per sedere. Vedo il suo viso segnato da una smorfia d’orrore.
Perché le faccio così paura? Che ho detto?
“come fai a…saperlo?” mi chiede lei, impaurita e di colpo triste.
“lo so e basta. Io ho il diritto di sapere. Dimmi chi è lui.” non riesco a non essere duro con lei, ma la sua pazienza è infinita, e mi perdona sempre tutto, tornandomi a sorridere.
Ma questa volta no.
Il suo viso è ancora contratto in quell’espressione di terrore.
Quasi si mette a piangere.
Io non capisco.
Rimane ancora zitta, immobile. Chiude gli occhi, cercando di non far scendere le lacrime.
Ma io non mollerò.
Io saprò chi è, o chi
era lui.
“per favore, dimmelo. Io
devo saperlo” le dico un po’ più dolce, sfiorandole il braccio.
Lei cerca di ricomporsi. Si asciuga le lacrime e mi rivolge un sorriso. Falso. Straziato dalle lacrime.
“quando tu sei nato… non eri da solo” si ferma un attimo, giocando con la forchetta.
“non ero da solo, in che senso?”
“io ero incinta di due gemelli. Avevamo deciso di chiamare il primo che sarebbe nato <tom>, mentre il secondo…” si ferma, si asciuga le lacrime con il tovagliolo. Le è così difficile continuare… e a me piange il cuore vederla soffrire così per colpa mia. Ma
devo sapere.
“continua, per favore” le dico, con voce morbida, rassicurante.
“il secondo… lo avremmo chiamato… <bill>”.
Mi blocco.
Mi sento mancare.
La testa mi gira terribilmente e le gambe mi tremano.
Cerco di ignorare tutto questo, devo resistere.
“che è successo? Che è successo al secondo gemello?” mi sforzo di chiedere, appoggiando la testa sulle mani congiunte sul tavolo.
“Bill non ce l’ha fatta… non riusciva a respirare. Era denutrito, aveva un polmone più piccolo. I medici ci hanno detto che probabilmente lui è stato… succube… dell’altro gemello… che ha preso anche il suo nutrimento. Insomma… tu sei nato sano, perché lui… non lo era…” scoppiò a piangere, portandosi le mani al viso.
In quel momento capii ogni cosa.
Capii il vuoto presente dentro di me,
costantemente.
Capii perché avevo il bisogno di stare con qualcuno, sempre, ma quella persona non c’era mai.
Capii la mia solitudine, più sentita rispetto agli altri miei amici figli unici.
Capii il perché di tutto.
Dentro di lui, c’era una parte di me. Lui aveva un pezzo della mia anima.
Bill, il mio gemello mai nato, possedeva l’altra metà mancante di me.
Mi sentivo così incompleto per questo.
E sempre lui, aveva stregato il mio cuore.
Seduto lì, con mia madre, non capivo più niente.
La mia testa stava impazzendo, metteva insieme tutti quei particolari, tutte quelle verità nascoste che mi erano sempre state negate.
Tutto tornava al suo posto.
Ma non riuscivo a credere che io avevo condotto una vita normale, spensierata, perché qualcuno era morto al posto mio.
L’angelo dei miei sogni, era morto, non era mai vissuto, per colpa mia.
Era
solo colpa mia.
La testa quasi mi scoppiava.
Il cuore andava a mille, sanguinando in modo talmente doloroso, che avrei accettato qualunque mezzo per farlo cessare.
Non potevo più vivere.
Non con quella consapevolezza.
L’angelo bellissimo, dolce, rassicurante, non era mai nato perché io avevo vissuto.
E man mano che io acquistavo consapevolezza, era sparito anche dai miei sogni.
Come potevo portare avanti una vita, incurante di quella verità?
Come avrei fatto a seguitare a vivere con quella mancanza costante dentro di me?
Senza di lui?
Senza parte della mia anima?
Non potevo.
Io avevo ucciso la creatura più pura che potesse mai esistere, era morto al mio posto, e io,
solo io dovevo pagare.
E avrei dato la mia vita, per lui.
Mi alzai dal tavolo correndo, con il dolore che pervadeva ogni singola parte del mio corpo.
Senza smettere di piangere, di pensare a lui, andai in terrazza.
Non potevo più condurre quella vita.
Non dopo aver scoperto di essere stato
io l’assassino di lui, del
mio angelo custode.
Prima di saltare, urlai.
“Bill! Ti amo!”
Le ultime parole.
Poi sparii nell’oscurità della notte.
Stavo andando dal mio angelo
immortale.
Fine.