| E sembrerà strano ma...
HO IL NUOVO CAPITOLO *rotola*
Voilà...
[I was born to tell you I love you
and I am torn to do what I have to, to make you mine
Stay with me tonight
And I'm tired of being all alone, and this solitary moment makes me want to come back home
I know everything you wanted isn't anything you have
I was born to tell you I love you
and I am torn to do what I have to, to make you mine
Stay with me tonight
I know everything you wanted isn't anything you have
SECONDHAND SERENADE - YOUR CALL]
Ok, Bill.
Respira profondamente.
Fatto?
Si!
Bene. E ricordati: “ tu.sei.un.vincente.”
Ok, io sono un vincente.
…
Non me ne frega niente, voglio andare via!
E se mi facessi venire un improvviso mal di pancia?
Un mal di denti, una bronchite, una bella febbre, una tosse pazzesca…magari anche una messa in piega ai miei poveri capelli.
Ok, l’ultima no.
Faccio per girarmi e salire di nuovo in macchina, non voglio entrare in quel triste edificio grigio.
Purtroppo mentre sono qui che sperimento i miei piani di fuga e parlo –ahimè- con la mia coscienza –cosa che ultimamente capita abbastanza spesso- le forti mani di Saki, la bodyguard di papà, mi prendono saldamente per le spalle e mi buttano con poca grazia all’interno dell’ edificio scolastico.
Sospiro e mi giro verso la macchina dove Gordon mi saluta scuotendo la mano.
Oh, Dio voglio morire.
Entro completamente all’interno dell’edificio e mi dirigo verso una porta sulla quale troneggia un cartello di media grandezza con su scritto “segreteria”.
Apro la porta e mi guardo intorno.
E’ una stanza abbastanza grande, ci saranno almeno cinque scrivanie, e su di esse circa un trilione di fogli di vario genere.
Mi avvicino lentamente alla prima scrivania, dove una donna sulla cinquantina, dai capelli rossi e crespi legge un foglio.
Improvvisamente alza gli occhi e mi guarda.
-Oh, ciao caro. Hai bisogno?-
-Hem…si. Sono…sono Bill. Bill Trümper. Sono nuovo, questo è il mio primo giorno qui.-
I suoi occhi si sgranano e la vedo arrossire.
-Oh, quindi tu sei il figlio di Gordon Trümper! Ti aspettavamo!- dice porgendomi un pacco di fogli – ecco questi sono alcuni moduli che dovresti compilare e questa…- si gira, aprendo un cassetto e tirando fuori una specie di cartina – questa è la piantina della scuola!-
-Uh, okay. G-grazie.-
Lei mi sorride e mi dice di sedermi ad un tavolo e compilare i moduli.
In effetti, vicino alla parete ci sono alcuni tavolini con delle penne.
Mi siedo, sospiro e inizio a compilare questi maledetti moduli.
**
Alla fine come primo giorno di scuola non è stato poi così orribile.
Soprattutto perché –rullo di tamburi- Adrian non c’era e la sua assenza mi ha reso le cose più semplici.
Mi hanno parlato in molti.
Troppi forse.
E tutti mi hanno posto la stessa domanda:
“Ma sei il figlio di Gordon?”
A volte vorrei non avere un padre così famoso.
Mi da fastidio che la gente cerchi di essermi amica solamente perché mio papà suona in una band.
Mi siedo su una panchina, vicino al centro della città e compongo il numero di Saki.
Oggi ho voglia di fare due passi e tornare a casa da solo.
Una voce roca, ma dolce, mi risponde quasi subito.
-Bill? Perché chiami? E’ tutto ok?-Sorrido, quest uomo si preoccupa troppo.
-No,no Saki…è tutto ok. Volevo solo dirti di non venire a prendermi oggi. Torno a casa da solo, ho voglia di fare una passeggiata per Berlino.-
-Ma…la gente…-La sua voce risulta preoccupata e mi affretto a spiegare.
-Saki, davvero tranquillo. Torno io! La gente tanto non mi ha mai visto in copertina.-
Lo sento sospirare.
Evidentemente è indeciso.
-Eddai Sakiiii! Ti pregotipregotipregotiprego!-
Sbuffa e ridacchia.
-Oh, va bene per questa volta. Ma stai attento ok? E tieni il cellulare acceso!-
-Ok! Graziegraziegrazie! Ciao!-
Non gli lascio il tempo di rispondere, perché chiudo il cellulare e lo butto nello zaino.
Ho proprio voglia di restare un po’ da solo.
Berlino è una città così grande e bella… alla fine non mi dispiace essermi trasferito.
Certo, se ci fosse stato Andy sarebbe stato meglio, ma…
Inizio a girovagare per le vie del centro, entrando e uscendo da svariati negozi.
Uno in particolare attira la mia attenzione.
Non deve essere molto grande, ed è in una via minuscola.
Decido di entrare e, appena lo faccio, mi guardo intorno meravigliato.
Vende di tutto.
E le cose che vende…sono principalmente oggetti strani.
Inizio a girovagare, passando le dita su strumenti antichi e collane, per arrivare a uno scaffale, contenente candele di tutti i generi.
Io adoro le candele.
Sono degli oggetti che mi hanno sempre affascinato ed infatti, in camera ne ho molte.
Queste, però, sono strane… intagliate a mano e con varie forme.
Decido di comprarne un paio blu, a forma di stella.
Mi avvicino a quella che deve essere la proprietaria, una vecchia signora –davvero molto vecchia- dalla faccia simpatica.
Le porgo le candele e i soldi, mentre lei mi sorride, senza dire niente.
Mentre sto per uscire mi ferma.
Mi guarda negli occhi, sorridendo.
-Avrai l’amore nella tua vita ragazzo…-
Dice, per poi scomparire dietro il bancone.
Cosa?
L’amore?
Scuoto la testa sorridendo e esco velocemente dal negozio.
Quella vecchietta era decisamente strana.
Io l’amore?
Non credo proprio…
Non ho mai trovato nessuno da amare.
Sarà stata una di quelle vecchiette strampalate che si trovano in giro.
Sorrido, iniziando ad avviarmi verso casa.
Sto passando davanti alla fontana quando la sento.
Una melodia.
Una chitarra, decisamente.
E un suono fragile, dolce e bellissimo insieme.
Mi guardo intorno e, finalmente, lo vedo.
Un ragazzo con dei dread biondo cenere sta suonando seduto per terra, poche persone attorno.
Ha gli occhi chiusi e sembra non accorgersi delle altre persone.
Tempo due minuti e la canzone finisce.
La gente applaude un po’, e se ne và.
Alcuni gli lasciano delle monete.
Egoisti.
Lui si alza e guarda i pochi soldi che la gente ha lasciato nella custodia della chitarra borbottando.
Mi avvicino e sento che sta parlando da solo.
-Otto euro in una giornata…ma vaffa…-
Tossisco piano e lui si gira, puntando i suoi occhi nei miei.
E sono talmente belli che il cuore mi fa male.
Lui arrossisce all’inverosimile e si gratta una guancia, imbarazzato.
E’…tenero.
Io gli sorrido.
-Hey…era molto bella la melodia che stavi suonando, sai? Era…dolce.-
Lui mi guarda strabuzzando gli occhi e arrossendo –se possibile- ancora di più.
-Da…davvero?-
Io annuisco e tiro fuori dalla tasca dei jeans alcuni soldi.
-Tieni…sei davvero bravo, te li meriti.-
Gli porgo la mano coi soldi e lui la guarda titubante.
-Oh, no…davvero non serve…io…-
Io ridacchio e gli metto i soldi in mano e, sempre tenendo le nostre mani intrecciate, mi presento.
-Comunque io…sono Bill. Bill Trümper.-
Lui mi guarda e, per la prima volta in questi dieci minuti, mi sorride.
Dio, ha un sorriso stupendo.
-Io sono Tom. Tom Kaulitz-
E, questa volta, sorridiamo entrambi.
[sono nato per dirti che ti amo
e sono diviso nel fare quello che devo, per farti mio
stai con me stasera
sono stanco di essere tutto solo, e questo momento solitario mi fa voler tornare a casa
so che tutto ciò che vuoi non è quello che hai
sono nato per dirti che ti amo
e sono diviso nel fare quello che devo, per farti mio
stai con me stasera
sono nato per dirti che ti amo
e sono diviso nel fare quello che devo, per farti mia
stai con me stasera
So che tutto ciò ke vuoi non è ciò ke hai
SECONDHAND SERENADE - YOUR CALL]
Note dell’autrice esausta:
Ok, ho l’inizio di questo capitolo pronto da un po’, solo che non riuscivo ad andare avanti.
Ringraziamo i SECONDHAND SERENADE che con le loro parole stupende mi hanno aiutata xD
E hanno aiutato anche i due cricetini a conoscersi *Rotola*
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Prinzeschen_12