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*_Der Rest geht von allein_*, Capitolo 6

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Memy_kaulitz
CAT_IMG Posted on 16/10/2008, 15:27




Comincio col scusarmi con tutte le persone che hanno seguito "Der Rest geh von allein".
Ribadisco che questa FanFiction NON è mia ma di una mia amica la stavo pubblicando qui e continuerò a pubblicarla (ho appena ritrovato la pass di ForumFree finalmente) con il suo consenso.
Grazie a suo nome per averla seguita fino al 5° capitolo
Detto questo vi lascio al Capitolo 6

CAPITOLO 6


Ignorare Tom si stava rivelando più difficile del previsto.
Certo, non era una mia libera scelta, potrei benissimo dire che mi era stato imposto…
Ma forse avrei mentito. In fondo neanche io avevo intenzione di parlare con Tom. Non avevo intenzione di sentirmi rivolgere altre parole dure come quelle di quella sera.
Non avrei potuto sopportarlo.
Ci incontravamo ogni qual volta uscivamo dalle nostre stanze, ma non ci rivolgevamo la parola.
Durante le prove parlavamo il minimo indispensabile. Lui evitava il mio sguardo, io evitavo il suo.
Ma lo sapevamo.
Era impossibile restare separati troppo a lungo.
La verità è che siamo viziati…


“Kaulitz, fuori dalle stanze!!!”
Georg si parò a metà tra le stanze dei gemelli, urlando a squarciagola. Possibile che riuscissero a dormire con tutto il casino che stava succedendo?
Bill e Tom aprirono le porte delle loro camere contemporaneamente, ma ignorandosi del tutto.
“Che succede?” chiese assonnato il primo, stropicciandosi gli occhi con le mani.
“Sono tre ore che sta suonando l’allarme antincendio! Forza, dobbiamo uscire!” esclamò il ragazzo agitando le mani.
In effetti, solo allora Tom e Bill si accorsero dell’enorme cappa di fumo che aleggiava per il corridoio.
“Ma che cavolo… potevi svegliarmi prima!” gridò Tom tornando nella stanza e infilandosi un paio di pantaloni e una maglietta così alla buona. Bill fece lo stesso, riuscendo dalla stanza qualche secondo dopo. Saltellava cercando di infilarsi una scarpa, mentre teneva il cellulare in bocca e si guardava intorno, agitato.
“E gli altri?!” domandò correndo verso le scale.
“Stanno scendendo giù, hanno già chiamato i pompieri!”
Bill e Georg scesero di corsa le scale e in pochi istanti si trovarono all’esterno dell’edificio. Da una delle finestre più alte usciva un’enorme quantità di fumo nero e si potevano scorgere delle fiamme che crescevano sempre di più. Bill rabbrividì, guardandosi intorno.
…Dov’era Tom?
“Dov’è Tom?!” chiese afferrando Georg per la spalla, mentre Gustav e David li raggiungevano.
“Non lo so, era dietro di noi…” rispose l’altro allarmato, muovendo la testa freneticamente alla ricerca dell’amico.
Ci fu una piccola esplosione al terzo piano e il vetro di una finestra andò in frantumi, infrangendosi sulla strada. Bill alzò uno sguardo verso il palazzo e mormorò il nome del fratello, sbiancando.
“…TOM!!” si precipitò verso l’interno della costruzione, ma David lo bloccò per un braccio.
“Dove credi di andare?!”
“Devo salvare Tom!” esclamò Bill scalciando e cercando di liberarsi, attirando l’attenzione degli altri ormai ex inquilini dell’hotel.
“Arriveranno i pompieri, ci penseranno loro!” ribatté David stringendo di più la presa sul braccio di Bill.
“NO, LASCIAMI!” il moro strattonò il manager e si liberò dalla sua stretta, spiccando un abile salto verso l’interno dell’albergo.
“BILL!” esclamarono Gustav e Georg muovendo un passo in avanti. David si fece spazio tra la folla che circondava l’edificio e si avvicinò a quello che doveva essere il direttore.
“Dove sono i pompieri?!” gridò indicando le fiamme.
“Stanno per arrivare” rispose l’uomo sudando freddo.
“…” David imprecò mentalmente e si voltò verso l’hotel.
Che fine avevano fatto Bill e Tom?
Bill salì in pochi secondi i due piani di scale che lo separavano da Tom. Arrivò al corridoio del secondo piano e si portò una mano alla bocca, cercando di non respirare il fumo che aveva ormai riempito ogni stanza della costruzione.
Tossì un paio di volte, sbattendo le palpebre. Non riusciva a vedere bene.
“…TOM!” gridò, camminando alla cieca lungo il corridoio. Poggiò le mani lungo la parete e tentò di arrivare fino alle porta della stanza 125. Mentre camminava, intruppò qualcosa con i piedi. Si chinò a terra, tossendo più forte.
Tom era steso sul pavimento. Aveva gli occhi chiusi.
“…TOM!!!”
Bill diede un paio di colpetti al viso del fratello, cercando di farlo riprendere, ma Tom non dava segno di voler reagire. Allarmato, Bill si alzò di scatto guardandosi intorno: non sarebbe riuscito a trasportarlo fino all’esterno…
Le lacrime iniziarono a punzecchiargli gli occhi e non solo per la quantità spropositata di fumo che lo circondava. Deglutì, chinandosi di nuovo.
“Tom, aprì gli occhi… Dai Tomi!” esclamò continuando a dargli dei piccoli schiaffetti sul volto. Tom non si mosse. Bill tossì di nuovo, poggiando una mano a terra. Tutto quel fumo era soffocante…
Si sentì mancare, mentre la vista diventava sempre più appannata.
Chiuse gli occhi.

“POTEVI MORIRE, BILL!!” esclamò David perdendo la pazienza. Troppe volte quel ragazzino aveva fatto di testa sua, ma adesso aveva veramente esagerato.
“…” il ragazzo non sapeva come rispondere a quelle accuse. Eppure David lo sapeva che Tom era la persona più importante per lui… Perché continuava a fargli quella predica infinita?
“Per fortuna non è successo niente, i pompieri sono arrivati giusto qualche secondo dopo che tu sei rientrato nell’hotel… Ma sarebbe potuto succedere di peggio!” rabbrividì al solo pensiero e scosse la testa, sedendosi su una delle tante sedie della sala d’attesta dell’ospedale. Gustav e Georg erano seduti accanto a Bill, che teneva la testa china. Era appena stato visitato dai medici che gli avevano assicurato di stare tranquillo. Tom era nella stanza di fronte a loro e un medico lo stava visitando… Lui era rimasto nell’hotel più tempo rispetto a Bill, quindi forse le sue condizioni erano meno stabili.
Questo era quello che pensava Bill… ed era preoccupato da morire. Si teneva la testa tra le mani, lottando contro il desiderio di scoppiare a piangere davanti a tutti. Quando aveva visto il corpo di Tom steso a terra, in quel dannato corridoio, aveva desiderato morire.
Aveva visto la sua vita passargli davanti in un secondo…
Gustav gli poggiò una mano sulla spalla, cercando di rassicurarlo.
“Tranquillo, vedrai che Tom starà bene… ha respirato solo un po’ di fumo…” mormorò sorridendo leggermente. Bill non rispose e rimase a fissare con vago interesse la punta delle sue scarpe.
Un rumore improvviso attirò l’attenzione di tutti e quattro. La porta di fronte a loro si aprì e ne uscì Tom accompagnato dal dottore.
David si alzò di scatto dalla sedia e si precipitò da lui.
“Allora?” chiese apprensivo.
“Non ha riportato alcun danno, ma ha respirato un bel po’ di fumo” lo tranquillizzò il medico battendo una mano sulla spalla del ragazzo.
“Ha un fisico molto robusto, anche se non sembra” commentò, mentre Tom sorrideva amaramente.
Il dottore poteva anche dire che lui stava bene, che non c’era nulla di cui preoccuparsi…
Ma perché lui sentiva che non andava poi tutto così bene?
Sospirò, voltandosi a guardare Bill, che teneva ancora la testa china. Gustav e Georg si alzarono e raggiunsero l’amico, contenti che stesse bene.
“Per un po’ dovranno riposarsi entrambi… mi raccomando” disse il dottore congedandosi. David annuì convinto, pensando che avrebbe costretto Bill e Tom a restare a letto per almeno una settimana.
“Entrambi?” domandò Tom fissando perplesso il manager.
“Sì. Tu e tuo fratello”
Tom si voltò di nuovo a guardare Bill che non dava alcun segno di voler ricambiare il suo sguardo.
“…Ma…”
Prima di svenire ho visto Bill uscire insieme a Georg…
Decise di tenere per sé quel commento. Non voleva parlarne davanti a Bill. Non ora.
“…Forza, andiamo. Ho prenotato tre stanze in un altro hotel” commentò acido spingendo i ragazzi fuori dall’ospedale.
“Tre?” chiese Gustav perplesso.
“Una per te e Georg, una per me e una per Bill e Tom. Per ora dovrete accontentarvi”
In quel preciso istante, un solo pensiero attraversò la testa dei gemelli Kaulitz.
…Bene, se prima era difficile evitarsi, ora sarà addirittura impossibile…

“Questa è la vostra stanza” David aprì la porta della camera 352 nella quale sarebbero stati ospiti i Kaulitz per le prossime settimane.
Bill si affacciò, poggiando nel piccolo ingresso la valigia che era stata recuperata dall’hotel precedente. Una delle tante valigie, ad essere precisi. Le altre avrebbe recuperate più tardi, una volta che la polizia avesse capito le cause dell’incendio.
“Bene, ora, come ha detto il medico, voi non uscirete da questa stanza se non per mangiare. Chiaro?!”
Bill annuì mestamente, facendo il suo ingresso nella stanza.
“Ma…” protestò Tom, aprendo la bocca. David alzò una mano per farlo tacere.
“Riuscirai a stare in astinenza dal sesso per una settimana, Tom. Cancellerò gli appuntamenti con le riviste così potrete riposarvi. Niente obiezioni”
Detto questo, porse la mano al gemello e uscì dalla stanza richiudendo la porta. Bill andò a sedersi sul letto, sbuffando. Eppure lui si sentiva benissimo, perché era costretto a stare rinchiuso in quella maledetta stanza con Tom?
Tom poggiò la chiave sulla piccola scrivania posta all’ingresso e trascinò la sua valigia fino all’armadio.
“Questo lo prendo io, tu prendi l’altro” commentò aprendo le ante e iniziando a impilare disordinatamente i vestiti sui ripiani.
Bill non rispose e si sdraiò sul letto, voltando le spalle al fratello.
Chiuse gli occhi, cercando di rilassarsi un po’, ma Tom stava facendo un po’ troppo casino per i suoi gusti. Infatti il rasta, scocciato, aveva finito di lanciare i vestiti alla rinfusa nell’armadio e aveva chiuso le ante sbattendole, poi aveva afferrato la valigia e con un calcio l’aveva mandata sotto il letto.
“Vuoi fare un po’ più piano?” chiese Bill voltando la testa verso di lui. Tom non rispose e andò a chiudersi in bagno, sbattendo la porta.
“Come non detto” si rassegnò Bill tornando a sdraiarsi e chiuse di nuovo gli occhi.
Tom sembrava davvero arrabbiato… Eppure prima si limitava a ignorarlo, ora invece sembrava che fosse proprio al limite della pazienza.
Forse dipendeva dal fatto che, anche se indirettamente, David gli aveva vietato il sesso per una settimana?
Sbuffò. Forse era davvero quello il motivo del suo malumore.
Rimase steso per dieci minuti buoni, rilassato come non mai, mentre sentiva Tom trafficare nel bagno… L’acqua della doccia aprirsi e chiudersi a intervalli irregolari. Affondò la testa nel cuscino cercando di non pensare a Tom… Non doveva pensare a Tom. Non voleva.
All’improvviso, sentì un tonfo proveniente dal bagno.
Forse è caduto uno dei bagnoschiuma dal ripiano...
Si ritrovò a pensare scioccamente a una cosa del genere… E quello stupido pensiero scomparve esattamente cinque minuti dopo. L’acqua della doccia continuava a scendere e non si sentiva più alcun rumore provenire dal bagno.
Bill, preoccupato, si alzò dal letto e si avvicinò cautamente alla porta, bussando.
“Tom…?” lo chiamò ma non ottenne risposta. Forse non l’aveva sentito.
Bussò una seconda volta, stavolta mettendoci più potenza.
“TOM!”
Niente.
Sempre più preoccupato, aprì la porta del bagno che fortunatamente non era chiusa a chiave, e fece irruzione nella piccola stanza.
“Tom, mi senti?” chiamò suo fratello avvicinandosi alla cabina della doccia, la cui porta era trasparente. Aguzzò la vista cercando di ignorare il vapore che aleggiava nella stanzetta e sgranò gli occhi.
“TOM!”
Velocemente, aprì la porta della doccia e afferrò suo fratello, seduto a terra con la schiena poggiata contro la parete. Aveva gli occhi chiusi.
“Tom, se è uno scherzo non è affatto divertente! Apri gli occhi!” gridò poggiando un piede nella doccia e chiudendo l’acqua con non poca fatica. Ormai bagnato quasi da capo a piedi, si chinò e afferrò Tom alla meno peggio, e riuscì chissà come a trascinarlo nella camera, per poi stenderlo sul letto.
Era completamente nudo, ma Bill non era interessato a quello in quel momento (Purtroppo, aggiungo io. -_- NdRanpyon). Afferrò una coperta e lo coprì fino al mento, sudando freddo.
Tom era svenuto… era già la seconda volta che succedeva, anche se la prima volta aveva perso i sensi a causa del fumo.
…Che ci fosse qualcosa che non sapeva?
Afferrò il telefono con le mani tremanti e compose il numero della stanza di David. Dopo un paio di squilli, la voce del manager rispose.
“Pronto?”
“David, sono Bill!” esclamò agitato il moro, continuando a lanciare occhiate preoccupate a Tom che, sul letto, non dava segno di voler riaprire gli occhi.
“Tom è svenuto! Di nuovo!”

“Dottore, è possibile che la causa sia ancora quel dannatissimo fumo respirato durante l’incendio?” domandò David apprensivo, mentre Bill stringeva la mano di suo fratello. Era ancora apparentemente addormentato… ed erano già passate più di due ore. Stava cominciando a preoccuparsi davvero.
Il medico fissò perplesso David, poi Bill e Tom.
Indicò la porta con la testa e uscì dalla stanza seguito dal manager. Bill sgranò gli occhi. Proprio mentre la porta si chiudeva, si avvicinò di soppiatto a essa e tese l’orecchio, sperando di sentire notizie positive.
“Vede, signor Jost… Come di certo saprà, non bastano pochi secondi a contatto con il fumo di un incendio per svenire… Il signor Kaulitz sarebbe svenuto lo stesso” spiegò calmo il medico.
“Cosa?!” domandò David sorpreso, non capendo dove l’uomo volesse andare a parare.
“Il signor Kaulitz mi aveva chiesto di non dire nulla a nessuno… ma non posso ignorare la cosa…”
Bill, dall’altro lato della porta, sgranò gli occhi.
“Mi dica, dottore!”
“Vede… il ragazzo mi ha detto che ultimamente non dorme la sera e mangia anche poco… Dice che… ehm… ogni notte fa sesso con varie ragazze per non pensare a qualcosa di spiacevole… Ma non ha voluto dirmi cosa… Oltretutto, ha detto anche di essere stressato in questo periodo”
“…Idiota…” mormorò David scuotendo la testa.
“Non se la prenda con lui, signor Jost. In fondo ha solo diciassette anni, è un ragazzino… E a quest’età si commettono degli errori. Io direi che gli farebbe bene parlare con suo fratello…” commentò il medico tornando a guardare verso la porta.
Bill, al di là di questa, tremava da capo a piedi. Si voltò a guardare Tom con le lacrime agli occhi.
Qualcosa di spiacevole…?
Scosse la testa, cercando di non saltare a conclusioni affrettate. No, Tom non poteva parlare di lui. Non poteva usare il termine “spiacevole” accanto al nome “Bill”. Non lo aveva mai fatto prima d’ora…
Si avvicinò al letto, rendendosi conto che non sarebbe stato poi così strano. Sentì lo stomaco contrarsi nel ricordare la frase del medico: ogni notte fa sesso con varie ragazze…Strinse la coperta con rabbia e fissò il viso di Tom.
“Sei uno stupido…”
Fece il giro del letto e si stese dall’altra parte, proprio sul bordo, cercando di non pensare a ciò che aveva appena sentito.
Ma era più forte di lui.
Tom lo aveva definito qualcosa di spiacevole…
E quindi si era dato a quella sottospecie di pazza gioia per non pensare alla sua dichiarazione… Ed era svenuto. Due volte.
Un senso di colpa improvviso si impadronì di lui. Era solo colpa sua. Se non si fosse dichiarato tutto quello non sarebbe successo…
Forse, dopotutto, stare lontano da Tom non era un’idea così sbagliata.
Ma stavolta non lo avrebbe fatto per ripicca.
Semplicemente, per vederlo tornare a sorridere come una volta...





 
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darklady^^
CAT_IMG Posted on 16/10/2008, 18:15




noooooooooooooooooooooooo
continuaaaaaaaaaa ti prego!
curiosaaaaaaaa
 
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1 replies since 16/10/2008, 15:27   107 views
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