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*_Der Rest geh von Allein_*, Capitolo 7

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Memy_kaulitz
CAT_IMG Posted on 2/11/2008, 13:17




Questa FanFiction non mi appartiene è di una mia carissima amica

CAPITOLO 7

Quella camera con un letto solo era stata la mia principale fonte di preoccupazione.
Non riuscivo a dormire nello stesso letto di Bill.
Non riuscivo a farmi la doccia nello stesso luogo in cui la faceva anche Bill.
Non riuscivo a vivere nella sua stessa stanza…!
Mi comportavo come un ragazzino e lo sapevo benissimo…
L’unica cosa che non riuscivo a capire era perché non riuscissi a restare nella sua stessa stanza per più di dieci minuti. Mi ero ritrovato spesso nel corridoio, con la vergogna sul volto, senza fare ritorno in camera per ore.
Mi sentivo davvero stupido, in quel senso.


“Tom! Che ci fai qui fuori?” Georg fissò perplesso il ragazzo, seduto nel corridoio. Aveva la schiena poggiata alla parete e fissava il pavimento con sguardo vacuo.
“Cos’è, Bill ti ha cacciato dalla stanza?” domandò ironico l’altro, sorridendo appena. Tom si limitò ad alzare la testa per guardarlo, poi tornò a fissare il suolo.
“…Non mi ero accorto che questo pavimento fosse così interessante” commentò Georg chinandosi accanto a Tom.
“Che hai? L’astinenza è così terribile?”
Tom voltò lentamente la testa verso di lui.
“No… non è quello…” mormorò sconsolato, gettando un’occhiata alla porta al suo fianco.
“Dov’è Bill?”
“In camera” rispose il rasta tornando a guardare per terra.
“Avete litigato?” chiese perplesso il ragazzo cercando di ottenere una risposta concreta.
Tom scosse la testa.
“No, no… Voglio solo starmene un po’ per conto mio”
Georg non rispose e sospirò rumorosamente, alzandosi da terra. Era strano vedere Tom così… e nonostante il suo diniego, era sicuro che fosse successo qualcosa tra lui e Bill. Qualcosa che non voleva dirgli.
Tornò nella stanza sua e di Gustav e chiuse la porta.
Erano ormai le cinque del pomeriggio e non sapeva se rientrare o meno. Era rimasto in quel corridoio per due ore intere a fissare il pavimento, con il cuore in gola e il timore che Bill potesse uscire dalla stanza e vederlo lì. Si sentiva patetico, triste e stupido.
Sì, forse stupido era l’aggettivo che gli si addiceva di più in quel momento.
Si alzò da terra pulendosi i vestiti e si avvicinò alla porta, poggiando una mano sulla maniglia.
Chissà cosa stava facendo Bill? Di certo era sdraiato sul letto con le cuffie dell’I-Pod nelle orecchie... e canticchiava qualche canzone distrattamente. Abbassò la maniglia di scatto e aprì la porta, entrando nella stanza.
Gettò un’occhiata al letto vuoto. Dov’è era Bill?
Chiuse la porta e si guardò intorno, notando suo fratello inginocchiato a terra che stava prendendo i vestiti dalla valigia.
“Che fai?” chiese.
“Sistemo i vestiti” rispose lui freddo alzandosi e riponendoli nell’armadio vuoto.
“Ti… ti serve una mano?” domandò Tom avvicinandosi.
Bill lo squadrò e scosse la testa vigorosamente, allontanandosi, al che Tom lo bloccò per un braccio.
“Bill…!”
“Hai detto che devo starti lontano, no?” lo aggredì il moro. “Bene, lo sto facendo!”
“Non capisco perché debba essere tu quello arrabbiato!” esclamò Tom stringendo la presa sul braccio del fratello.
“E tu? Perché dovresti essere arrabbiato?” domandò Bill sprezzante, spostando lo sguardo dalla mano di Tom al suo viso.
“Ma io non sono arrabbiato!”
“La tua mano dice il contrario. Mi stai facendo male”
Tom mollò subito la presa, notando il rossore che le sue dita avevano lasciato sul braccio di Bill.
“Io… non sono arrabbiato…” ripeté inspirando profondamente.
“Sono… sono rimasto solo un po’ sorpreso…” ammise mestamente, ma Bill scoppiò a ridere.
“Sorpreso? Tom, ti ricordo che te ne sei andato incazzato nero sbattendo la porta e urlandomi di starti lontano! Direi che eri un po’ più che sorpreso!” ironizzò tornando poi serio.
“Ma…” protestò Tom aggrottando le sopracciglia. “Mi hai colto alla sprovvista, come avrei dovuto reagire?!”
“Se ti avessi avvertito sarebbe cambiato qualcosa?!” chiese Bill sempre con lo stesso tono ironico. Tom strinse i denti. Odiava quando Bill faceva così.
“Non prendermi in giro!” esclamò alzando il tono della voce. La sua pazienza stava scemando poco a poco.
“Mi risulta che tu stia prendendo in giro me, piuttosto! Vieni qui e spari delle frasi alla rinfusa! Dici che ti ho colto alla sprovvista, Tom, ma l’amore è un sentimento che o si prova o non si prova!!”
“Lo so, non farmi la paternale sull’amore!”
Bill scosse la testa, leccandosi le labbra e mordendosi il labbro inferiore.
“Basta, è inutile continuare a discuterne. Mi sono dichiarato e mi hai respinto. Ho cercato di evitarti per risparmiarti quello che tu stesso hai definito qualcosa di spiacevole” esclamò voltandosi. Tornò accanto alla valigia per recuperare altri abiti, ma Tom lo seguì.
“Come… come fai a saperlo?” domandò balbettando.
“Non deve interessarti. Dopotutto è una cosa che hai detto tu e voglio rispettarla… E lasciami!!” commentò mentre il rasta gli poggiava una mano sulla spalla.
“…No che non ti lascio” rispose cauto lui.
In pochi secondi, e Bill quasi non se ne era reso conto, il moro era steso sul letto con gli occhi sgranati e la bocca spalancata dallo stupore.
“…Ora te lo chiedo io Tom. Che cavolo vuoi fare?” chiese ironico tentando di rialzarsi, ma Tom fu più veloce.
Salì sul letto e si mise a cavalcioni sopra Bill, bloccandogli ogni possibile via di fuga.
Che cazzo sto facendo…?
Si ritrovò a pensare il rasta. Bill lo fissò perplesso, scuotendo la testa.
“Non voglio. Fammi scendere”
“No”
“Fammi scendere!”
“NO!” gridò Tom per tutta risposta. Fissò con sguardo duro il fratello, indeciso sul da farsi.
“Tom… non voglio farti fare ciò che non vuoi… quindi lasciami andare…” mormorò cauto Bill.
“…Chi ti ha detto che io non voglio?” chiese Tom sprezzante. Che cavolo ne poteva sapere Bill di quello che gli passava per la testa, dato che non era chiaro neanche a lui?
“…I tuoi occhi…” rispose Bill con voce tremante, mentre la sicurezza acquistata poco prima spariva pian piano.
Tom non rispose. Rimase lì, immobile, seduto sul basso ventre del fratello cercando di ignorare il rigonfiamento dei suoi jeans attillati…
Era una posizione davvero equivoca e chiunque fosse entrato in quel momento avrebbe potuto benissimo fraintendere.
“Perché sei tornato?” domandò Tom all’improvviso. Bill corrugò le sopracciglia, perplesso.
“Tornato dove?” chiese.
“”In hotel, due giorni fa. Durante l’incendio”
“Ah…” sussurrò Bill. Allora lo sapeva…
“Non farmi questa stupida domanda, Tom, perché la risposta già la conosci… Lo sai che sei la persona più importante per me. Non ti avrei lasciato morire per nulla al mondo” rispose arrossendo leggermente. Tom si dimostrò alquanto sorpreso. Sapeva che Bill provava un affetto spropositato nei suoi confronti e più volte glielo aveva confessato… Ma possibile che gli volesse ancora bene dopo tutto quello che era successo…?
Dopo che gli aveva urlato contro, dopo che gli aveva letteralmente sbattuto la porta in faccia e dopo averlo ignorato per giorni interi?
…A quanto pareva, sì.
Sospirò, voltando la testa di lato e mordendosi il labbro inferiore.
“Tom…” lo chiamò Bill attirando di nuovo la sua attenzione.
“Che c’è?”
“Scendi, per favore? Sembriamo due idioti a parlare così”
“Ah… sì… scusa…” il rasta si spostò velocemente scivolando di lato e ricadendo pesantemente sul materasso. Ora erano stesi l’uno accanto all’altro, entrambi con lo sguardo rivolto verso il soffitto.
“E ora…?”
“Ora cosa?” chiese Tom continuando a guarda in alto.
“Dobbiamo continuare a ignorarci?”
“…No…”
“Bene”
Piombò di nuovo il silenzio. Bill non sapeva che dire. Tom neanche. Eppure di cose da dire ne avevano, e anche parecchie. Forse anche troppe.
“Senti Bill…”
“Sì?”
“Da quanto tempo è che… insomma… che io ti…”
“Da quanto tempo ho capito di essere gay e per di più incestuoso?” ridacchiò Bill cercando di sdrammatizzare.
Tom si voltò verso di lui, poggiando la testa su una mano.
“Sì… anche se avrei usato altri termini per definirti”
“Beh… Non so esattamente quando sia cominciato… So solo che ad un certo punto mi sono reso conto che essere semplicemente tuo fratello non mi bastava più” rispose schiettamente Bill.
Tom deglutì.
“Per questo mi sono dichiarato. Non potevo continuare a stare zitto. Ora che abbiamo chiarito mi sento molto meglio… E poi non è la prima volta che vengo respinto” continuò imperterrito il moro.
Cercava di sdrammatizzare con quelle piccole battutine, ma non servivano poi a molto. Era vero, era stato respinto già da alcune ragazze anni prima - ora chi mai si sognerebbe di rifiutare Bill Kaulitz, il famoso cantante dei Tokio Hotel? - ma non aveva mai provato vero amore per nessuna di loro. Attrazione, forte simpatia… i suoi sentimenti non si erano mai spinti oltre. Solo ora, con Tom, era sicuro di provare qualcosa di diverso. Qualcosa di molto simile all’amore e che poteva benissimo diventarlo, con una piccola spinta.
Ma era proprio quella spinta che mancava… ed era Tom a dovergliela dare. Ma, purtroppo, a quanto pareva non ne aveva la minima intenzione.
Sorrise amaramente al gemello, mentre Tom ricambiava incurvando leggermente gli angoli della bocca. Bill si ritrovò a fissare il piercing sul labbro inferiore del fratello e si costrinse a pensare ad altro. Meglio cambiare discorso...
“E tu? Perché non mi hai detto che non sei svenuto a causa del fumo dell’incendio?”
“…Io quel dottore lo faccio licenziare” commentò Tom ironico mettendo il muso. Bill ridacchiò, scuotendo la testa.
“No, no, il dottore non mi ha detto niente, ho sentito mentre parlava con David”
“Ah… beh, comunque avrebbe dovuto starsene zitto!” esclamò agitandosi.
“D’accordo, d’accordo… ma dirmi perché non me l’hai detto” tagliò corto il moro in attesa di una spiegazione.
“…Non volevo che vi preoccupaste… Però sto bene, davvero”
“Sicuro?”
“Ti ho mai mentito…?”
Bill ci rifletté su un attimo, poi si alzò dal letto, voltandosi verso suo fratello a braccia conserte.
“Meglio che non ti risponda. Su, forza, ora vai”
“Dove?” domandò Tom alzandosi a sua volta.
“A mangiare qualcosa giù alla mensa. Io devo farmi la doccia e non voglio che resti qui… Potrei saltarti addosso” proferì ridendo, ma Tom scosse la testa.
“Smettila di scherzare…”
“Non sto scherzando…!” protestò Bill offeso. Possibile che mai nessuno lo prendesse sul serio? (Ti capisco Bill… ç__ç NdRanpyon).
“Lo so! Quello che volevo dire… è… che devi smetterla di sforzarti”
“Io? Sforzarmi?”
“Sì, Bill, sforzarti! Se mi odi perché ti ho rifiutato non trattenerti dall’urlarmi contro solo perché sono tuo fratello! Puoi anche prendermi a calci se vuoi, ma voglio che ti sfoghi!” esclamò un po’ agitato.
Bill chinò il capo. L’aveva capito…
“Scusami…”
“Non devi scusarti…”
“Sì invece. Per favore, lasciami solo…”
Tom, un po’ titubante, annuì e uscì dalla stanza richiudendosi la porta alle spalle.
Non aveva la minima intenzione di mangiare, così si diresse verso l’ascensore. Entrò nella cabina e premette l’ultimo tasto in alto, quello dell’ultimo piano. Forse andare su in terrazza a prendere un po’ d’aria gli avrebbe fatto bene.
Quando arrivò, si poggiò alla ringhiera ammirando il panorama circostante. Tutta Berlino era di fronte a lui. Immensa, caotica, ma allo stesso tempo tranquilla… Lo faceva sentire in pace sapere di trovarsi lontano da quel caos…
Rimase lì per una buona mezzora, perdendosi in quell’immensa distesa di edifici e strade…
Dopo un po’, infilò una mano in tasca, prendendo il cellulare. Con un tasto scorse la rubrica alla ricerca della lettera M.
Il primo nome dell’elenco.
Mamma.
Schiacciò il tasto verde e si portò il telefono all’orecchio.
Uno squillo. Due squilli. Tre squilli. E poi la voce squillante di sua madre che rispondeva entusiasta.
“Tom?” chiese allegra come al solito. Era una vera forza della natura sua madre, proprio come Bill…
“Ciao ma’…”
“Tesoro, come stai?”
“Tutto bene…”
“Ti sento un po’ strano, Tom. Cosa c’è, hai litigato con Bill?”
Tom sbuffò, leggermente incavolato.
“Ma perché tutti pensate che io abbia litigato con Bill?”
“Beh… perché fin da piccoli” spiegò la donna con tono di voce pacato. “…ogni volta che litigavate venivi da me e mi dicevi che andava tutto bene… Ma poi non era vero niente, perché poi scoprivo che tu e Bill vi eravate azzuffati”
“Ma sono cresciuto!” commentò offeso il rasta.
“Sì, è vero… ma il rapporto tra te e tuo fratello non è mai cambiato. Vi volete sempre troppo bene, voi due” rispose lei sorridendo.
Tom sentì una fitta al cuore.
…Vi volete troppo bene, voi due…
Era vero, lui e Bill erano stati sempre insieme da piccoli… Per loro era una cosa naturale stare insieme e pensare di non parlarsi era follia allo stato puro. Come aveva fatto a resistere senza rivolgergli la parola per più di una settimana?
“…Scusa, ma’, devo andare”
Spense il cellulare senza dare tempo alla madre di rispondere. L’avrebbe richiamata per scusarsi… Ma non ora. Forse più tardi.
Percorse a grandi falcate i pochi metri che lo separavano dalla porta che dava sulle scale e si precipitò al terzo piano, aprendo di scatto la porta della stanza 352.
Bill, che si stava frizionando i capelli con un asciugamano, sobbalzò.
“Tom! Mi hai messo paura!” esclamò lanciando l’asciugamano sul letto.
Tom fissò suo fratello. Indossava solo un paio di jeans attillati - troppo attillati per i suoi gusti - ed era a torso nudo. Le goccioline che cadevano dai capelli scivolavano lungo il petto, fino a giungere all’orlo dei pantaloni…
Chiuse la porta.
“…Tom?”
Mosse un passo in avanti. Poi un altro.
Non si rese neanche conto di afferrare Bill per la vita e spingerlo sul letto, facendolo cadere supino.
“Tom? Che… che ti prende?” domandò il moro con voce tremante. Tom non rispose, ma il suo respiro si fece più accelerato. Si chinò lentamente su Bill, portandosi sopra di lui. Lo fissò senza staccargli gli occhi di dosso, mentre le lenzuola si bagnavano a causa dei capelli del moro che erano bagnati. Tom portò una mano sul bordo dei pantaloni del fratello ed esitò, indeciso se fermarsi lì o andare oltre.
Proprio in quel frangente, Bill parve capire ciò che stava succedendo.
“Lo sai… che è immorale?” chiese.
“Sì” rispose l’altro imperterrito.
“E sconveniente”
“Sì”
“E osceno”
“Sì”
“E… che saremo condannati a vita per questo?”
Tom sembrò riflettere su quell’ultima frase… Condannati a vita… non era certo una prospettiva allettante per un ragazzo come lui che doveva vivere ancora tutto della vita.
“…Ti crea problemi?” chiese fermamente. Non voleva avere ripensamenti. Non in un momento come quello.
Bill non rispose e portò una mano il alto, sfilando il cappello e successivamente la fascia dalla testa di Tom.
“A me no…” mormorò affondando la mano tra i dread. Quante volte avrebbe voluto farlo… Non ne aveva mai avuto l’occasione, se non quando erano bambini… Ma ora i capelli erano cresciuti… Tom era cresciuto.
Il rasta sorrise, chinandosi.
Bill chiuse gli occhi.
Un secondo dopo, una scarica elettrica gli percorse l’intero corpo. Le calde labbra di Tom premute contro le sue, il freddo piercing così fastidioso ma allo stesso tempo così eccitante…
Schiuse le labbra, mentre la sua lingua vagava alla ricerca di quella del fratello - e diciamolo, non dovette attendere molto.
Un bacio, prima leggero, poi più possessivo.
Era quello l’amore?
Non lo sapevano, ma era comunque qualcosa di meraviglioso…
 
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darklady^^
CAT_IMG Posted on 2/11/2008, 18:21




ma io adoro la tua amicaaaaaaa
aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
continuaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
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1 replies since 2/11/2008, 13:17   93 views
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