Scritta durante una giornata di pioggia, la smetterà di piovere, prima o poi?
Non può durare per sempre ...
la pioggia. L'Amore è eterno
Tears
“Non ti voglio più”
Sono poche parole.
Affilate.
Graffianti.
Mi hanno ferito, profondamente.
Sono giunte inaspettate, taglienti come un rasoio e senza alcuna ragione apparente.
Dopo avermi spaccato il cuore, Strify è uscito di casa.
Ed io sono rimasto qui, nel corridoio.
Ho visto la porta chiudersi dietro di lui, ma non sono riuscito a fare un passo.
Non sono riuscito a fermarlo e a farmi spiegare il perché di tale decisione.
Le ginocchia si sono piegate sotto di me, come se non riuscissero più a sostenere il mio peso.
Sono crollato sul pavimento freddo.
All’improvviso lo stomaco mi fa male.
E’ come se delle mani enormi lo stessero strizzando, senza pietà.
I conati si fanno sempre più frequenti.
Mi sento soffocare.
Apro la bocca e tutto quello che ho mangiato durante la giornata esce con violenza.
La gola mi brucia.
Gli occhi mi bruciano.
Grosse lacrime rigano le mie guance.
Ho sporcato tutto il pavimento.
Strify si arrabbierà di sicuro.
Forse anche Kiro.
Mi sento stupido a pensare a queste cose.
Che importanza può avere un pavimento sporco, in questo momento.
Con fatica mi alzo in piedi e mi appoggio alla parete.
Ho la vista offuscata dalle lacrime.
Vado verso il bagno, cerco di risciacquarmi la bocca con l’acqua fresca.
Mi vedo riflesso nello specchio.
Sono veramente sconvolto.
Il trucco si è sciolto nelle lacrime e lunghe strie nere mi solcano il viso.
E dire, che fino a qualche minuto fa, stavo bene.
Ero felice.
Ero amato dall’unico ragazzo che ho mai desiderato.
L’unico.
Perché, improvvisamente, non mi vuole più?
Ancora ieri sera abbiamo fatto l’amore.
Stamattina ci siamo svegliati insieme, mi è sembrato contento.
La giornata è trascorsa tranquillamente, fino a poco fa.
Ed ora ... il mondo mi è crollato addosso.
Senza una ragione apparente.
Senza una spiegazione sensata.
In un moto di rabbia sferro un pugno allo specchio, che va in frantumi.
La mano mi fa un male cane.
È tagliata in più punti, alcune ferite sembrano profonde.
Il sangue scorre dalle nocche e gocciola nel lavandino.
Piccoli fiori rossi nel bianco della porcellana.
Non sento nemmeno dolore, è’ talmente forte quello che ho nel cuore che offusca qualsiasi altra sensazione.
Ma perché?
Perché non mi vuole più?
Non riesco a trovare una valida ragione.
Non ho fatto nulla di male.
Non ho più guardato una ragazza da quando stiamo insieme.
E non faccio nemmeno fatica.
Non ho occhi che per lui.
La sua presenza mi riempie il cuore.
Sulle mie labbra c’è solo il suo nome.
Avvolgo la mano ferita in una salvietta.
Devo assolutamente trovarlo.
Devo farmi dare una spiegazione.
E se ho fatto dagli sbagli, deve darmi la possibilità di rimediare.
Lotterò con tutte le mie forze, per questo amore.
Non gli permetterò di gettarlo via.
Asciugo le lacrime, togliendo alla meglio le macchie nere del trucco.
Esco dal bagno barcollando, arrivo fino alla porta di casa.
Esco sul pianerottolo e scendo per le scale.
Il portone dello stabile si chiude alle mie spalle.
Rabbrividisco dal freddo.
Addosso ho solo una maglietta.
Non ho pensato ad indossare una giacca.
L’aria è veramente pungente.
Il vento gelido mi scompiglia i capelli.
Mi sento stupido, non ho nemmeno le chiavi di casa.
Sono chiuso fuori, sotto la pioggia e al freddo.
E non so dove cercarlo.
Non c’è nessuno per la strada.
Cerco il cellulare nella tasca dei jeans.
Sono veramente stupido ... l’ho dimenticato in camera.
Forse mi merito davvero tutto questo.
Mi appoggio con la schiena al muro bagnato e scivolo a terra.
Mi rannicchio su me stesso, cercando un minimo riparo dalla pioggia e dal freddo.
Ricomincio a piangere un po’ per colpa di Strify e un po’ per la mia scempiaggine.
Abbasso la testa fra le ginocchia.
Non so quanto tempo è trascorso da quando sono seduto a terra.
Qualcuno mi sta scuotendo con vigore.
“Yu!” sento chiamare il mio nome.
Apro piano gli occhi.
Il bel viso di Shin è a pochi centimetri dal mio.
“Che ci fai seduto qui?”
“S-sono chiuso fuori ...” balbetto.
Sto letteralmente battendo i denti dal freddo.
Shin mi aiuta ad alzarmi e mi copre con il suo cappotto.
Poi apre il portone.
“Meno male che Kiro mi ha dato la chiave di casa vostra.”
Entriamo.
Lui mi sostiene sempre.
Saliamo le scale fino all’appartamento.
Il calore comincia a rinfrancarmi.
Appena dentro, Shin scansa il vomito sul pavimento e mi guarda preoccupato.
Mi lascia sul divano, dopo avermi coperto con un plaid.
Lo sento andare in bagno, probabilmente a cercare uno straccio per pulire il pavimento.
Impreca sottovoce, vedendo il casino che ho combinato.
Mi rannicchio di più sotto la coperta.
Non voglio vedere né sentire niente.
Sono infreddolito, disperato, impaurito.
Dopo qualche minuto Shin si viene a sedere vicino a me.
“Lo so che non sono affari miei” inizia timidamente “ma cosa cazzo è successo in questa casa?”
Non rispondo, anzi mi nascondo ancora di più sotto il lembo della coperta.
Non mi va farmi vedere mentre piango.
Ma lui non si da per vinto e tira via la coperta, scoprendomi il viso.
“Yu ...” mi accarezza il braccio nudo e freddo.
“Non mi vuole più ...” sussurro con la voce rotta dal pianto.
“Strify?” esclama stupito.
Annuisco lentamente con la testa.
“Ma cosa hai fatto, stavolta?”e mi sembra di scorgere nel suo sguardo una futura nota di rimprovero.
“Niente. Te lo giuro.” Cerco subito di difendermi da qualsiasi insinuazione.
“Sei sicuro?” insiste lui
Annuisco con forza.
Mi siedo sul divano, avvolgendomi nella calda coperta.
Nello stesso momento la porta d’ingresso si apre e sento Strify entrare.
Va direttamente in cucina e posa il sacchetto della spesa sul tavolo.
Si toglie la sciarpa e la giacca e finalmente si gira verso la sala.
Rimane ammutolito, mentre guarda Shin e me, avvolto nella coperta.
“Ma ... cosa sta succedendo?” chiede, innocentemente.
Shin si alza e va verso di lui, lo prende per un braccio e gli racconta quel poco che sa.
Ogni tanto sbircio i due ragazzi in cucina.
Non ho il coraggio di guardare Strify, ho paura di quello che potrei leggere nei suoi occhi.
Lo vedo agitarsi, passarsi la mano nei capelli e poi voltarsi nella mia direzione.
Nascondo la faccia nelle pieghe della mia fida coperta.
“Guardami.” Mi ordina, e il suo tono non ammette repliche.
Sento il cuore perdere un battito.
Gli occhi sono di nuovo umidi di lacrime.
“Vorrei sapere cosa hai in quella testa ... ma hai visto che casino hai combinato in casa?” grida esattamente come avevo previsto.
Raccolgo quel poco coraggio che mi è rimasto e sollevo lo sguardo su di lui.
“Hai detto ... che non mi vuoi più ...” sussurro “perché?”
Strify sospira pesantemente, si gira a guardare Shin che sta mettendo a posto la spesa, in cucina.
Poi guarda di nuovo me.
“Certe volte mi domando perché sto insieme a te, testone.” Scuote la testa, pensieroso.
Si siede accanto, scosta la coperta e mi accoglie tra le braccia.
“Non stavo parlando con te. Ero al cellulare ... e non mi sono nemmeno accorto che tu eri li.”
Mi stringe forte e mi bacia la guancia, ridacchiando divertito.
Adesso sono veramente sicuro di essere stupido.
Sono stato male, mi sono tagliato, ho rischiato di morire assiderato ...
Strify mi scompiglia i capelli affettuosamente.
“Ti voglio bene, scemotto.”
Edited by CryForTheMoon - 1/1/2009, 15:43