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Your Hands Over Me, Leaving home Capitolo 4

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CryForTheMoon
CAT_IMG Posted on 27/12/2008, 18:02




Your Hands Over Me





Leaving home capitolo 4



“Che giornata campale!” si lamentò Shin “meno male che ci sei tu, Lu”.
Il cuore di Luminor si gonfiò d’amore, vedendo lo sguardo dolce che gli rivolgeva il biondino, riflesso nel grande specchio del bagno.
“Allora non mi ami solo perché sono un dio con la piastra!” scherzò Luminor.
“Quello è solo uno dei motivi ... nononono ... scherzavo, Lu ...”
Shin si alzò velocemente tenendosi con le mani le lunghe ciocche bionde.
Luminor fece finta di inseguirlo, rimase invece nel bagno e gridò: “Avanti il prossimo!”.
Era così da sempre, Shin lo metteva di buon umore.
Il caro, piccolo Shin dalle lunghe chiome bionde.
Adorava i suoi capelli, il suo viso gentile, il suo modo di essere.
Quando era solo con lui, gli piaceva ridere e scherzare, si mostrava com’era veramente.
Lo diceva anche il suo nome, era una luminosa creatura della notte.
“Sisi” pensò il ragazzo “sono una stella luminosa nel buio della notte e Shin è il mio pallido sole”.
Sicuramente quella sera avrebbe composto una nuova canzone, si sentiva particolarmente ispirato.
Per contro, il suo aspetto era plumbeo.
Neri capelli, neri abiti.
Erano il suo scudo, la sua protezione.
Niente poteva ferirlo, quando indossava la sua maschera oscura.
E questa lo trasformava nella persona più pacata del gruppo, quello che aveva sempre la mente lucida, che sapeva sempre cosa fare.
Quello a cui i suoi amici facevano riferimento.
I suoi amici ... Luminor guardò attraverso la porta del bagno.
Nel corridoio si aprivano le tre porte delle camere da letto, più avanti c’era l’ingresso della sala ed oltre la cucina.
Nella baraonda di zaini e valige colorate che invadevano il povero corridoio, li vide tutti e quattro affaccendarsi negli ultimi preparativi.
Era passato un giorno da quando c’era stata l’emergenza “aiuto stanno vomitando” e le cose si erano normalizzate.
Kiro si era ripreso dall’indigestione, Shin era stato male solo per solidarietà.
Yu gli aveva confidato di essersi dichiarato ed era felice.
Anche Strify gli aveva raccontato la serata e sperava di riuscire al più presto a trascorrere una notte intera con il suo amato.
Da quella sera, infatti, Yu e Strify erano riusciti a rubarsi solo qualche veloce bacio, lontano da occhi indiscreti.
Anche adesso che si stavano preparando alla partenza, Luminor poteva sentire la tensione erotica che c’era tra loro.
Uno sguardo fugace, un lieve tocco, dita che si sfiorano.
Gli sembrava quasi di vedere quello che sarebbe potuto accadere se loro tre non fossero stati presenti.
Quei due avrebbero dovuto aspettare ancora un po’, ma il momento, alla fine, sarebbe venuto ed allora ... “mi piacerebbe essere un moscerino ed assistere all’incontro, o meglio allo scontro!” pensò Luminor con un sorriso malizioso.
Di rado si sbagliava nel giudicare le persone e quei due avrebbero potuto essere felici insieme, ma anche distruggersi per il troppo amore.
Luminor abbassò gli occhi, improvvisamente triste.
Lui aveva amato intensamente, con tutto il suo essere Jetsam.
Era la sua vita.
Ma era stato anche la sua morte.
Quando si erano lasciati, il suo cuore si era frantumato in mille piccoli pezzi.
Pensava che non sarebbe riuscito a sopravvivere, non che gli importasse molto vivere.
Poi, dal fondo del pozzo in cui era precipitato, aveva scorto un chiarore.
C’era qualcuno lassù, che lo chiamava, che lo cercava.
Che stava faticosamente cercando i frammenti acuminati del suo cuore e li ricomponeva.
Shin era entrato nella sua vita a passi leggeri, in silenzio, solo fuggevoli occhiate e guance arrossate.
Si era ferito le mani un milione di volte, perché quel cuore spezzato non voleva saperne di rimettersi insieme.
Finchè una sera ...
Luminor sentì arrivare il groppo alla gola che tentava di soffocarlo.
Ogni volta che pensava a quel giorno, sofferenza e gioia si mescolavano in uno strano cocktail.
Ricordava tutto alla perfezione, non un solo istante si era perso nei meandri del tempo.
Era scritto con le lacrime e col sangue nella sua mente e nella sua carne.
Chiuse gli occhi per un momento, e la scena si presentò lì, nel buio dietro le palpebre, chiara e nitida come in un film.

- Shin guidava lo scooter.
Io ero dietro.
Il batterista si era offerto di accompagnarmi a casa dopo la giornata di lavoro trascorsa insieme con gli altri.
“Dai, sei di strada!” Mi sorrise Shin, invitandomi a salire.
Come al solito inarcai il sopracciglio, ancora indeciso, poi, con una scrollata di spalle, mi sistemai dietro il biondino.
Non c’era traffico a quell’ora, la strada anzi, era quasi deserta.
I negozi già chiusi, la gente a casa per cena.
Shin mi portò fino all’ingresso del palazzo dove abitavo.
C’era il cancello, un piccolo giardinetto e poi l’entrata vera e propria del condominio.
Scesi dallo scooter e restituii il casco.
“Visto? Non è stato così terribile, no?” Shin mi sorrise, “domattina ti passo a prendere”.
Il tono non ammetteva repliche.
Shin faceva di tutto per non farmi sentire solo, il problema era che IO volevo sentirmi solo, volevo sprofondare nel pozzo dell’autocommiserazione di me stesso, e non uscirne mai più.
“Allora io vado” gli occhi di Shin luccicavano, non gli risposi.
Partì.
Nessuno di noi due si era accorto dei tre che stavano appoggiati mollemente al cancello.
Erano vestiti alla moda, tre ragazzotti uguali a tanti altri.
Mentre mi avvicino all’entrata, cominciano a ridacchiare e farmi gesti osceni.
Li ignoro.
Mi insultano pesantemente.
Cerco di raggiungere il cancello, ma qualcuno mi strattona violentemente, mi fa cadere.
Mi tirano i capelli, cominciano a picchiarmi.
Non reagisco, non voglio reagire.
Il dolore mi fa bene.
E’ assurdo, ma il dolore fisico cancella l’altra sofferenza.
Loro si arrabbiano ancora di più.
Mi abbandono sul selciato, aspettando le botte.
Invece li sento gridare, il rumore di un motore, la lamiera che sbatte contro qualcosa di morbido.
Chiudo gli occhi.
Non so quanto tempo sia passato.
Ma ora sono nel mio letto.
Mi fa male dappertutto.
Shin è vicino a me.
Shin?
Il piccolo Shin si è battuto per me, mi ha salvato dai tre teppisti.
Le pareti del pozzo nel quale mi sono nascosto scorrono velocissime, sto uscendo fuori, nella luce.
E’ abbagliante.
E’ lo sguardo di Shin che mi abbaglia.
“Non dire niente” esordisce Shin e si china a baciarmi.
Finalmente i frammenti del mio cuore sono ricomposti in un meraviglioso mosaico. -


“Ehi, Lumi, tocca a me!” Kiro si sedette di fronte allo specchio.
“Tutto ok?”
“Certo.” Rispose Luminor, riprendendosi dai ricordi.
Da quel giorno tutto era cambiato in meglio.
Guardò ancora una volta verso il corridoio, erano sempre là indaffarati e sorridenti. “Vi voglio bene” pensò.
Dopodiché si armò del suo migliore ghigno e si dedicò ai capelli di Kiro.

“Mi sembra che abbiamo preso tutto. Giusto?” chiese Strify guardando i bagagli ammonticchiati disordinatamente uno sull’altro.
“Mi pare di si” rispose Shin, sistemando il beauty che lui e Luminor usavano abitualmente.
“Credo che invece ti sia dimenticato qualcosa, Diva” la voce di Yu proveniva dalla camera da letto di Strify. “Vieni un po’ a vedere ...”
“Ma ... mi sembra strano” il tono era di genuina sorpresa.
Si avviò verso la camera.
Shin sogghignava, cercando di non farsi vedere.
Strify era alquanto permaloso e si sarebbe sicuramente offeso.
Luminor gli aveva fatto promettere di essere discreto, di non fare commenti come suo solito, su quei due.
Di dargli un po’ di tempo, in modo che le cose si assestassero, poi avrebbe potuto sbizzarrirsi, sempre se ne aveva ancora voglia.
Strify aveva appena varcato la soglia della sua camera, due mani forti lo afferrarono per le braccia e lo trascinarono verso la parete.
Era bloccato contro il muro da Yu, lo teneva per i polsi, il ginocchio che premeva dolorosamente contro il suo inguine.
“Mi fai male, Yu” sussurrò Strify, non voleva che gli altri sentissero.
“Baciami” gli ordinò Yu.
“Ti darò tutti i baci che vuoi, al momento opportuno” rispose Strify, tenendogli testa.
La presa sui polsi si intensificò, Yu si avvicinò di più al biondino “Non è la risposta giusta, Diva”.
“Perché mi fai questo ...?” Strify sentiva le lacrime premergli dentro gli occhi, la voce rotta dal pianto imminente.
“Non mi piace ...” Guardò Yu, attraverso il velo delle lacrime.
“Nonono ... Seb, non così. Era un gioco.” Yu lasciò la presa ai polsi e gli prese il viso tra le mani, improvvisamente preoccupato dalla reazione di Strify.
“Non ti farei mai del male, ” gli accarezzò la guancia liscia, “volevo solo rendere un pochino più eccitante questa partenza. Non immaginavo che tu potessi reagire così. Perdonami”.
Yu aveva la stessa espressione di un cane bastonato, gli era parsa un’idea interessante all’inizio, ma ora si sentiva un po’ stupido.
Doveva stare attento a come si comportava con Strify, perché non era una delle solite ragazze che si portava a letto e che non rivedeva più.
Strify, anzi Sebastian, era molto di più, era l’amore della sua vita.
Gli doveva rispetto ed ogni tipo di attenzione, doveva essere forte per lui, ma anche dolce e gentile.
Lo baciò teneramente sulle labbra.
“Mi perdoni?” chiese il moro, usando l’espressione più contrita che conosceva.
“Per questa volta ...” Strify lo abbracciò e ricambiò il bacio, che divenne piano piano più passionale e profondo.
Una moltitudine di pensieri e sensazioni invasero le loro menti, ma mentre uno immaginava come sarebbe stata la loro prima notte d’amore, l’altro si compiaceva per come aveva gestito la situazione e, cosa più importante, per come aveva reagito Yu.
Significava solo una cosa:Yu era nelle sue mani, poteva manipolarlo a suo piacimento.
E di sicuro si sarebbe divertito molto.

Edited by CryForTheMoon - 22/2/2009, 20:18
 
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