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Your Hands Over Me, It’s not a bed of roses Capitolo 5

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CryForTheMoon
CAT_IMG Posted on 27/12/2008, 18:06




Your Hands Over Me





It’s not a bed of roses capitolo 5



La lunga giornata di trasferimenti era giunta a conclusione.
I cinque ragazzi dei Cinema Bizzarre stavano aspettando nella hall dell’albergo che qualcuno dello staff assegnasse loro le camere.
Erano partiti al mattino da Berlino, si erano imbarcati sull’aereo ed erano volati a Parigi.
Tutto era filato liscio, solo qualche ragazzina aveva lanciato gridolini estasiati vedendoli in fila al check-in.
Avevano firmato qualche autografo, fatto foto e sorriso alle fans.
Persino una signora di una certa età, aveva voluto una foto insieme a Kiro, perché gli ricordava tanto la sua nipotina.
“Hai fatto colpo” disse ridendo Shin, rivolto al biondino.
“Be’, anche tu non scherzi!” rispose sarcastico Kiro.
In effetti, Shin non se la passava meno bene del bassista, circondato com’era dalle mamme delle ragazzine vocianti.
Lo squadravano da capo a piedi, cercando di capire cosa ci trovassero di interessante le loro figlie, in quello strano tipo alto, con i capelli lunghi e truccato come una bambola.
Luminor e Yu se l’erano cavata meglio perché erano già dal banco del check-in e stavano facendo impazzire l’impiegata.
O meglio, Luminor aveva disposto ordinatamente i biglietti aerei ed i passaporti chiedendo che i posti sull’aereo fossero tutti vicini.
Yu continuava, invece, a scompigliare il tutto finché una gelida occhiata lo fermò con la mano a mezz’aria.
“Ok ok, era solo per divertire un po’ la signorina ...” e le fece un vistoso occhiolino. Lei arrossì fin dietro le orecchie, cercando di mantenere un atteggiamento professionale.
“La signorina ha ben altro da fare, che stare a vedere e sentire le tue insulsaggini” sibilò Luminor verso Yu “e poi, guarda che coda, che si è formata. Possibile che dobbiamo sempre farci notare?”
“E’ il nostro mestiere, farci notare, Lumi. “gli sorrise il moro, appoggiandosi al banco, stando attento però a non toccare nulla.
Meglio non far arrabbiare sul serio Luminor, o sarebbero stati guai.
Disinteressato all’assegnazione dei posti sull’aereo, Yu si volse indietro per vedere cosa facevano gli altri.
O meglio, voleva vedere cosa faceva Strify.
Lo cercò con gli occhi in mezzo alla gente che si era avvicinata incuriosita al check-in.
Non lo vedeva.
Improvvisamente attento, ed anche un po’ preoccupato, guardò di nuovo nella folla. Non lo vedeva, ma sentiva la sua voce, era un tono più alto del solito ma sempre melodiosa e carezzevole.
Seguendo la voce, alla fine, lo vide.
Era insieme a cinque ragazze che pendevano letteralmente dalle sue labbra.
Lui parlava, parlava ... e loro stavano lì, con occhi adoranti, davanti al loro idolo, reputandosi fortunate di poterlo vedere così da vicino e in così poche.
Una di loro prese coraggio, ed allungò la mano in una carezza.
Strify si spostò di lato, evitandola.
“No, scusa, mi spettini. Se vuoi facciamo una foto insieme.” Il biondo si mise in posa con il viso vicino alla ragazza e lei sorrise estasiata alla fotocamera.
Yu decise che era venuto il momento di salvarlo, anche perché ormai Luminor era riuscito ad ottenere tutte le boarding pass e quindi potevano andare al gate di imbarco e magari, stare un po’ tranquilli.
“Scusate, ragazze, ma dobbiamo andare.” Prese Strify per un braccio e lo tirò verso il corridoio che portava ai gates.
“Andiamo, Diva.” Gli sussurrò nell’orecchio e gli diede una pacca sul sedere.
“Non farlo mai più” sibilò inviperito Strify “non quando siamo in pubblico.”
Una lama di ghiaccio trafisse il cuore di Yu.
Perché non riusciva a farne una giusta?
Aveva sempre scherzato con tutti, anche pesantemente, perché adesso, qualunque cosa facesse, Strify lo rimproverava?

Finalmente le camere vennero assegnate.
C’erano disponibili due doppie e una singola.
Fulmineo come un cobra in agguato, Luminor afferrò la chiave della camera doppia.
“Bene, bene” annuì soddisfatto, quasi avesse conquistato un tesoro.
Si rivolse a Shin che era stravaccato su una poltrona, facendogli dondolare la chiave davanti agli occhi.
“Stasera dormi con me, tesoro. Sei contento?”
Shin si alzò mollemente dalla poltrona.
Poi, con uno scatto repentino, rubò la chiave al moro e lo sbeffeggiò.
“Chi arriva per ultimo, paga pegno.” E si precipitò verso le scale ridendo.
Luminor non fece una piega.
Si girò verso l’ascensore, dove lo attendeva il facchino dell’albergo con le valigie. “Possiamo andare.” Inarcò il sopracciglio, pensando alla faccia di Shin quando lo avrebbe trovato davanti alla porta della loro camera.
La seconda chiave se la prese Yu.
Facendo finta di niente, il moro aveva allungato la mano e, casualmente, gli era capitata la camera doppia.
Si voltò verso Strify e gli fece l’occhiolino.
Il biondo, nel frattempo, si era appropriato di un altro facchino e lo tiranneggiava senza pietà.
Si avviarono anche loro verso l’ascensore, con il povero facchino che armeggiava con le valige e lo zaino di Yu.
Kiro, che fino a quel momento si era disinteressato di tutto, si ritrovò con l’ultima chiave.
La singola.
“Ma ... io non voglio dormire da solo!” si disse con tono lamentoso. “Ragazzi, non potete farmi questo!”
Ma non c’era più nessuno ad ascoltare le sue lamentele.
Si guardò attorno, la hall era improvvisamente vuota e silenziosa.
A testa bassa e strascicando i piedi, Kiro si avviò anche lui verso l’ascensore.
“Non è giusto, però!” una smorfietta triste gli deturpò la bella bocca.
Le porte dell’ascensore si chiusero con un sibilo e la cabina iniziò a salire.

Strify e Yu erano molto contenti della loro camera.
Ampia e spaziosa, con un piccolo salottino vicino all’entrata, la camera da letto con la televisione al plasma ed un grande balcone dal quale si vedeva un bel panorama di Parigi.
Era quasi sera e la città era illuminata da mille luci colorate.
Strify rimase a guardare dalla finestra lo sfavillio delle luci delle automobili che passavano sulla strada, poi uscì fuori nell’aria fresca del tramonto.
Si appoggiò alla balaustra.
“Che bello spettacolo! Yu vieni a vedere,“ gridò Strify dalla terrazza.
Non si era reso conto che il moro era già dietro di lui, per niente preso dal fascino della città.
Yu era perso, letteralmente, nell’adorazione di Strify.
Aveva occhi solo per il biondino che si appoggiava languidamente al parapetto.
“Come sei bello, amore mio.” Yu lo avvolse nelle sue braccia forti ed appoggiò il mento sulla spalla di Strify.
Il suo profumo era inebriante, Yu ne rimase quasi stordito.
Iniziò a baciarlo delicatamente sul collo, sollevò piano i capelli e prese tra le labbra il lobo dell’orecchio.
Il biondo sospirò e si liberò dell’abbraccio.
Yu lo lasciò andare di malavoglia.
“Devo farmi una doccia. Più tardi farò tutto quello che vuoi.” Gli occhi di Strify erano carichi di promesse, se ne avesse mantenuto anche solo una, la notte sarebbe stata veramente bollente.
Rientrò in camera, prese dalla valigia un cambio di biancheria e la sua maglietta preferita e andò verso il bagno.
Yu lo aveva seguito svelto.
“Anche io devo fare la doccia ...” disse speranzoso di essere invitato anche lui sotto il getto d’acqua calda.
Ma Strify aveva già chiuso la porta del bagno.
“La fai dopo, ho bisogno di rilassarmi”.
“Potrei aiutarti io, a rilassarti ...” propose Yu attraverso la porta, provò ad aprire ma Strify l’aveva chiusa a chiave.
“Per favore ...” la voce del biondo si alzò di un tono, leggermente isterica, “ho bisogno della mia privacy!”
Yu era stato molto ragionevole, fino a quel momento, aveva accettato i rimproveri di Strify senza batter ciglio, addirittura divertito per come il ragazzo gli teneva testa, cercando di farsi rispettare.
Ma questa volta, non riuscì a mandare giù l’amaro boccone.
Aveva aspettato quel momento per un’infinità di tempo ed adesso LUI voleva la sua privacy?
Che se la tenesse la sua privacy!
Ci poteva anche dormire insieme!
“Tienitela la PRIVACY! Ne avrai fin troppa!” gridò Yu di rimando e uscì dalla camera sbattendo la porta.
Chiuso in bagno, Strify si era spogliato e si era dedicato a se stesso.
Dopo la discussione con Yu aveva davvero bisogno di rilassarsi.
Era stato forte, non aveva pianto, solo la voce troppo alta aveva tradito il suo stato d’animo.
In realtà non lo voleva trattare male, voleva solo la certezza di essere veramente amato.
Quella era una prova e Strify era ragionevolmente sicuro del fatto che Yu l’avrebbe superata.
Bastava aspettare.
Finita la doccia, il cantante indossò gli slip nuovi e la maglietta che usava per pigiama.
Si sdraiò sul letto ed accese la televisione.
“A questo punto,” si disse “aspettiamo e vediamo se mi ama veramente come dice.” Volse gli occhi verso la porta d’entrata, immaginando Yu che tornava da lui, gli chiedeva scusa, lo ricopriva di baci, lo amava teneramente.
Si addormentò quasi subito.

Luminor rise fino a quando non gli spuntarono le lacrime agli occhi.
Era troppo bella l’espressione, prima stupita e poi corrucciata, di Shin.
C’era rimasto d’avvero male, quando lo aveva trovato di fronte alla porta della camera, seduto su una valigia.
“Ma ... come ...?” balbettò Shin.
“Sai, hanno inventato gli ascensori.” Luminor aveva cercato di mantenere un certo contegno, ma poi non ce l’aveva più fatta ed era scoppiato a ridere.
Shin fece spallucce ed aprì la porta della camera.
Portarono dentro le valige.
Luminor si sedette sul letto, le guance rigate di nero dal rimmel che colava dagli occhi insieme alle lacrime.
Il biondino si mise davanti a lui, le mani sui fianchi e le gambe leggermente divaricate.
“L’ho fatto apposta.” Disse seriamente.
“Ah si?”, Luminor si terse le lacrime con un fazzolettino di carta. “E perché, di grazia?”
“Perché stasera voglio essere il tuo schiavo…” e saltò agilmente sul letto, mettendosi a cavalcioni su Luminor. “... d’amore” concluse Shin.
“Se sopravvivo, volentieri”. Ribattè il moro, continuando a ridere di gusto. “Comunque non c’era bisogno di fare cinque piani a piedi,” continuò Luminor “se volevi perdere la scommessa ...”
“Zitto, Lu.” La bocca di Shin quasi sfiorava quella di Luminor, “e baciami.”
“Ma non dovevo essere io a comandare …” il moro venne zittito dalla bocca calda e umida del biondo.
Gli aveva preso il viso tra le mani ed aveva iniziato a baciarlo, prima delicatamente e poi con passione crescente.
Erano bellissimi a vedersi, uno abbagliante di luce e l’altro ammantato di tenebra. Sembrava quasi una dolce lotta tra luce e oscurità, quella che si svolgeva sul grande letto.
I vestiti caddero come le foglie in autunno.
La passione salì come la marea in una notte di luna piena.



Edited by CryForTheMoon - 23/2/2009, 14:19
 
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