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Your Hands Over Me, Bedtime stories Capitolo 6 NC17

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CryForTheMoon
CAT_IMG Posted on 27/12/2008, 18:11




Your Hands Over Me





Bedtime stories capitolo 6



La mano candida si posò sulla spalla di Yu.
“Che cosa ci fai qui?” chiese Luminor all’amico, sedendosi sull’alto sgabello al bancone del bar dell’hotel.
“Mi schiarisco le idee” rispose laconico l’interrogato, “e tu?”.
Giocherellava con la bottiglia di birra che aveva ordinato.
Era quasi finita ed era la terza.
Luminor era sceso ad ordinare la cena in camera; dopo aver fatto l’amore con Shin, aveva sempre fame ed anche il suo biondo amante non era da meno, in quanto ad appetito.
E poi, c’era anche Kiro che doveva mangiare.
Quello aveva sempre fame.
Il cuoco dell’hotel avrebbe avuto il suo bel daffare per quella sera.
“Te le schiarisci bevendo?” Luminor indicò le bottiglie vuote.
“Cosa hai combinato? Perché sei qui, quasi ubriaco, invece di essere a letto con Strify?”
“Cosa ho combinato?” gridò Yu rabbiosamente.
Poi, di colpo, abbassò la voce e guardò Luminor.
“Io . non . ho . fatto . niente “ scandì bene le parole, non accettava repliche.
“Voleva la sua privacy. Capisci?” bevve un sorso dalla bottiglia, si terse la bocca con il dorso della mano.
“Ho aspettato. Volevo che fosse indimenticabile. E lo sta diventando.”
La voce gli tremava un poco.
“Ogni volta che faccio o dico qualcosa, lui mi uccide con lo sguardo. Ed ora questo ... “ guardò la bottiglia, era vuota.
“Maledizione!”
Luminor fece cenno al barista di non servire altra birra al suo amico.
“Vieni con me” Luminor gli cinse le spalle, il bel volto vicino alla sua guancia.
“Andiamo di sopra” lo guidò gentilmente verso l’uscita del bar.
“Non voglio tornare su ...” biascicò Yu, la voce impastata dalle troppe birre.
“Fai il bravo” Luminor lo spinse dentro l’ascensore. “Ed ora ascoltami attentamente.”
Yu appoggiò la schiena alla parete e si lasciò scivolare sul pavimento, la testa tra le mani.
Quando Luminor diceva così, sapevano tutti che sarebbe stata una cosa lunga e sofferta.
Invece il discorso fu incredibilmente breve ed incisivo.
“Non devi fare soffrire Strify. Anche se ora ti sembra ingiusto il modo in cui ti tratta, capirai perché lo fa. Sarà lui stesso a dirtelo, quando lo riterrà più opportuno. Sappi solo che Strify ... no, non Strify, Sebastian ha sofferto molto per amore. Quindi ...”
Luminor lo prese per i capelli e gli sollevò il volto “stai attento a quello che fai.”
“Io ... non lo sapevo ...” mormorò Yu “però, adesso, sembra che io sia il cattivo ...”
“No, sei solo troppo impulsivo. Ti sei sentito respinto ed hai reagito di conseguenza. Vedrai, col tempo, imparerai a capirlo. Sarà il tuo cuore a guidarti.”
Le porte dell’ascensore si aprirono, Luminor porse la mano a Yu e lo aiutò ad alzarsi.
“Andiamo, che ognuno ha le sue gatte da pelare!”

Davanti alla porta della sua camera, Luminor salutò Yu e si raccomandò ancora una volta.
Certe volte gli sembrava di essere peggio di sua madre.
Dall’interno proveniva un vociare allegro.
Risate.
Strilli.
Aprì la porta lentamente.
Sul letto c’erano Shin e Kiro.
Stavano giocando a Resident Evil 4 a turno.
Quando il protagonista Leon moriva in qualche modo atroce, i due si scambiavano i ruoli ed uno manovrava il gamepad e l’altro faceva da spettatore.
E tutti e due strillavano dallo spavento ogni qualvolta i cattivi spuntavano da dietro l’angolo.
“Questa sarà, veramente, una lunga, lunga nottata.” Sospirò Luminor nell’ingresso.
Sapeva benissimo come sarebbe andata.
Avrebbero mangiato insieme, giocato di nuovo con qualche videogame ed alla fine Kiro si sarebbe addormentato.
E loro gli avrebbero fatto posto nel letto perché era un cucciolo smarrito ed, in fondo, si erano abituati a quella pacifica invasione.
Scuotendo la testa e sorridendo a se stesso, Luminor si lanciò nella mischia.

Yu entrò nella camera.
Era buia, tranne che per la fioca luminosità emanata dalla televisione accesa.
Si avvicinò al letto.
Strify dormiva a pancia sotto, la testa appoggiata al braccio, il respiro regolare.
Tornò indietro.
Prese dal suo bagaglio gli slip, la canottiera e andò in bagno.
Entrò nella doccia, il getto di acqua fredda cancellò l’effetto delle birre e gli tolse da dosso l’odore. Rimase sotto gli aghi pungenti finché la pelle non gli fece male.
Si asciugò e rivestì.
La parte più facile era fatta, ora gli rimaneva quella più difficile.
Rimase ancora qualche secondo in bagno, poi prese un bel respiro ed uscì.
Strify non si era mosso, la televisione era sintonizzata su un programma musicale.
Si sedette sul letto, appoggiandosi alla spalliera e sistemandosi il cuscino dietro la schiena.
Non trovava il telecomando, poi lo vide.
Era sul comodino opposto al suo.
In equilibrio su un braccio, Yu si sporse per prendere quello stupido telecomando.
Stava attento a non toccare Strify, non voleva svegliarlo.
Non sapeva come avrebbe reagito, non voleva essere di nuovo rimproverato, non voleva niente.
“Sei tornato ... “ la voce di Strify era assonnata.
“Scusa, non volevo svegliarti”, Yu si ritrasse dalla sua parte del letto.
Improvvisamente sveglio, Strify si sedette sul letto.
I capelli erano leggermente spettinati, indossava la sua maglietta grigia preferita che arrivava fino ai fianchi.
Aveva incrociato le belle gambe glabre nella posizione del loto.
“Non volevo essere sgarbato, prima” continuò il biondino “mi spiace se te la sei presa”.
“E’ passata, Seb, non ti preoccupare.” Yu lo guardò.
Era incredibilmente bello, le luci colorate del televisore danzavano sul suo viso ed accendevano di scintille gli occhi azzurri.
Avrebbe voluto prenderlo tra le braccia, baciarlo, non lasciarlo andare mai più.
Ma qualcosa lo bloccava.
Il timore di essere respinto frenava il suo desiderio ardente.
Rimasero qualche minuto in silenzio, guardandosi reciprocamente nella penombra della camera.
Strify si inginocchiò sul letto e si sporse in avanti, verso Yu.
Avvicinò il volto a quello del moro e mormorò “Amami, come non hai mai amato nessuno, prima di me.”
Yu sentì la passione crescergli dentro, il cuore battere come un forsennato nel petto.
Lo cinse con le braccia ed iniziò a baciarlo.
Prima lentamente e dolcemente, poi sempre più avido.
Sembrava un assetato che aveva trovato una sorgente di acqua limpida ed ora si abbeverava ad essa.
Le mani di Yu scesero al bordo della maglietta e la tirarono verso l’alto.
Strify docilmente se la tolse e la gettò a terra, poi si alzò in piedi sul letto e si sfilò lentamente gli slip.
Sorrideva, gli occhi brillanti nella penombra.
Si inginocchiò di nuovo di fronte a Yu, lo accarezzò sul viso, scese sul petto, gli sfilò la canottiera. Ricominciò la carezza, dal petto scese sul ventre piatto e liscio, insinuò due dita sotto l’elastico degli slip.
Yu se li tolse, rivelando la possente erezione.
Vide gli occhi di Strify offuscarsi, divenire liquidi di desiderio.
Le mani e la bocca del biondo erano un tutt’uno sul suo corpo.
Carezze languide e labbra calde ed umide.
Per Yu vedere il proprio pene entrare in quella bocca magnifica, tra il balenio dei denti, gli fece provare un piacere mai conosciuto prima.
Si lasciò coccolare per qualche minuto, cercando di resistere meglio che poteva alla marea che gli cresceva dentro.
Ad un certo punto fermò le mani e la bocca di Strify.
“Vieni qui” e gli indicò il letto “lascia che sia io ad amarti, me lo hai chiesto tu, no?”
Strify, obbediente, si sdraiò a fianco del moro.
Come uno strumento musicale attendeva di essere accordato, così Strify aspettava che le mani sapienti del suo amante toccassero le sue corde segrete.
Yu fu molto dolce e delicato, ma anche meticoloso.
Non lasciò un solo centimetro della sua pelle senza un bacio o una carezza.
Gli baciò le palpebre chiuse, la punta del naso, le guance arrossate, la bocca schiusa in un ansito di piacere, la gola e il petto glabro.
Si soffermò sui capezzoli, lappandoli delicatamente e soffiandoci sopra.
Gli piaceva guardarli mentre si inturgidivano.
Scese più in basso, gli baciò l’ombelico, seguì una linea immaginaria con la punta della lingua disegnando umidi arabeschi sulla pelle serica.
Sentì le dita di Strify attorcigliarsi ai capelli.
Invece di guidarlo, come avevano già fatto una volta, gli sollevarono la testa.
“Voglio sentirti dentro di me” la voce gli tremava un poco, e non era solo eccitazione.
“Sei sicuro, Seb?” replicò Yu, guardandolo dritto negli occhi, che ormai erano di un blu infinito. “Non voglio farti del male ...”
“Ti voglio” continuò Strify, come se non l’avesse nemmeno sentito.
Si sporse verso il comodino e dal cassetto estrasse un barattolino di lubrificante.
Lo porse a Yu.
Era alla fragola, un gusto che si addiceva ad una vera Diva.
Strify si girò sulla pancia e sistemò un cuscino in modo che gli sollevasse i fianchi, si appoggiò sui gomiti e si voltò a guardare.
Yu aveva intinto le dita nel barattolo, il forte profumo di fragola aleggiava nella stanza.
Era inginocchiato tra le gambe aperte di Strify, gli accarezzò leggermente la schiena fino alle natiche.
Le dischiuse leggermente ed inserì l’indice nella stretta fessura.
Sentì il muscolo contrarsi intorno al dito, un gemito di dolore sfuggì dalle labbra di Strify.
Yu rimase fermo, aspettando che l’altro si abituasse all’inusuale invasione.
Dopo qualche secondo iniziò a muovere il dito, piano, avanti e indietro.
Ne inserì un secondo.
Questa volta, Strify non riuscì a trattenere un grido, si contorse cercando quasi di scappare dalla fonte di tanta sofferenza.
Yu estrasse le dita, lo prese per i fianchi e lo accarezzò dolcemente.
“Non posso farlo, Seb” gli sussurrò “Ti faccio troppo male. Magari un’altra volta ...”
Strify si volse a guardarlo, aveva le guance rigate dalle lacrime.
Non erano solo lacrime di dolore, ma anche di delusione.
Non voleva deludere Yu e non voleva deludere neanche se stesso.
“Riprovaci” disse, la sua voce era strana “non griderò più.”
“Non è questione di gridare o meno,” replicò il moro “il fatto è che io so di farti male e non voglio!”
Strify non accettò la decisione di Yu, allungò la mano in cerca del barattolo di lubrificante, ci ficcò le dita dentro.
Si sollevò e cercò di violare da solo la sua stretta apertura.
Yu lo fermò, scuotendo la testa.
“No” gli disse con voce roca “non così.”
Lo spinse di nuovo a pancia sotto sul cuscino.
“Faremo come vuoi tu, Seb “ continuò Yu “ma lo faremo a modo mio.”
Strify chiuse gli occhi.
Cercò di cancellare ogni tensione e di essere il più rilassato possibile.
Qualcosa di morbido ed umido toccò la sua parte più intima, gli ci vollero parecchi secondi per realizzare quello che stava sentendo.
Non erano dita.
Erano le labbra di Yu, era la lingua di Yu che si insinuava dentro il suo corpo.
La mente di Strify esplose a quella rivelazione, non aveva più un pensiero coerente, non controllava più un solo muscolo del suo corpo.
Gemette forte, questa volta di piacere.
Strinse le mani alle lenzuola, inarcò la schiena, offrendosi ancora di più alla bocca del suo amante. Yu era stordito dal gusto di fragola che gli invadeva la bocca, dai gemiti di Strify che si facevano sempre più alti, dal pensiero che stava facendo l’amore con l’unica persona che gli aveva fatto battere il cuore.
Staccò la bocca e si alzò sulle ginocchia.
Prese Strify per i fianchi e lo fece voltare.
Voleva vedere il suo viso, leggergli negli occhi il desiderio, il piacere che provava ad ogni suo tocco.
Gli mormorò parole dolci nell’orecchio.
Il biondo annuì con la testa.
Si dispose meglio sul morbido letto, le gambe appoggiate sulle spalle di Yu.
Lentamente Yu spinse la punta del pene dentro la tenera apertura, attese qualche istante.
Spinse di nuovo, guadagnando altri centimetri.
Attese di nuovo.
Strify prese un bel respiro e si spinse avanti facendosi penetrare completamente.
Iniziò una sorta di danza, lenta e sensuale, poi, via via, più frenetica, fra ansiti, gemiti e parole soffocate.
Yu sentì di essere arrivato al limite.
“Sto ... per venire ...” gemette piano, “vieni con … me, Seb …”.
Strify ansimò ancora più forte, si lasciò sfuggire un gridolino eccitato.
Yu insinuò la mano tra i loro corpi e l’accarezzò, là dove sentiva quel calore che gli bruciava il ventre.
Si guardarono e videro entrambi che il momento era giunto.
La passione era al culmine, stava traboccando dai loro corpi.
L’estasi li prese insieme.
Yu vide la tenera bocca di Strify divenire una “o” di stupefatto piacere, mentre il seme bianco gli bagnava la mano.
Nello stesso istante, con quell’immagine marchiata a fuoco nel cuore, il moro sprizzò il suo seme nelle calde profondità del suo amante.
Si abbandonò esanime sulla spalla di Strify, che giaceva con gli occhi chiusi ed un espressione beata sul viso.
“Lo sai che ti amo?” Yu lo guardò, aspettando la reazione del biondino.
“E tu sai che anche io ti amo?” Strify si alzò sul gomito per guardare meglio il moro. “Da morire”.



Edited by CryForTheMoon - 25/2/2009, 20:46
 
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