,f a n f i c t i o n stories ~

-La Legge Di Mendel-, capiolo 2°

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††Jasper_Hale††
CAT_IMG Posted on 2/3/2009, 16:40




Capitolo due
Toccata e fuga



"Su, ancora una volta, poi ti libero, solo per accertarci che tu riesca a farla sempre pulita." dice il mio insegnante incoraggiante.
Poi chissà a chi è riferito quel prurale, dato che di questo stupido concerto non potrebbe importarmente di meno, in questo momento. Ovvio, ci tengo al mio amato piano, così come ad ogni strumento che suono, non potrei vivere senza, ma non ho mai cercato la fama, in tutta sincerità. Mi hanno quasi costretto a suonare qualcosa per il Festival di musica classica, se qualcuno ci pensasse. Mi hanno infarcito di frasi fatte e finite tipo <ti divertirai> o <sarà molto importante per la tua crescita musicale>. Ovviamente dopo avermi già iscritto al Festival senza il mio permesso...
Poi, insomma, crescita musicale, ormai avevo girato tutta la Germania del nord in concerto, saltando talmente tanti giorni di scuola da farmi bocciare, cosa che non aveva aiutato affatto a socializzare, solo a diventare una specie di strano mostro, che aveva il comando su ogni cosa. Almeno ora ho Andreas...
"Ok..." rispondo dopo un attimo di silenzio; vorrei finirla qui, non c'è proprio nulla da migliorare nella melodia, ma se dicessi così mi giudicherebbero solo superbo, per quanto possa essere vero. Ormai credo di aver superato anche Bach, ma visto che proprio devo soffrire un pochettino di più andiamo, in fretta e indolore... Riescono a farmi provare talmente tanto che quasi detesto suonare, ora.
...
No, odiare la musica no, ma ci siamo vicini, molto vicini. Almeno non siamo molto lontani dallo stress nervoso. Appoggio le mani leggermente ricurve sulla superficie in avorio, sfiorando quei tasti lucenti, grazie ai quali riesco ad isolarmi da tutto e tutti. Le mie dita scorrono lentamente, per l'ennesima volta, sul piano che tanto significa per me. Ormai si muovono da sole, scegliendo i tasti, plasmando la melodia, facendo risuonare nel vuoto di questa grandissima stanza bianca le note che tanto vorrei poter distruggere, in questo momento. Mi sono esercitato talmente tanto che sarebbe quasi impossibile sbagliarla, andarebbe contro ogni mia forza o volontà... Potrei chiudere gli occhi, diventare sordo, cieco e muto e riuscire comunque a suonarla in modo impeccabile come il vecchio Joe voleva che fosse. "Bill sei bravissimo, continuo a chiedermi perché ti mandino ancora a lezione dovrei imparare io da te." Me lo chiedo anche io, ma almeno potresti dare un aiuto variandomi il pezzo ogni tanto, mi piacerebbe Chopin...
"Grazie... Abbiamo finito per oggi?" chiedo, sperando che non si faccia venire in mente un qualche errore inesistente nella mia esecuzione.
"Si, certo e continua a provarla per conto tuo!" dice con un sorriso smagliante, per poi afferrare la giacca e alzarsi dalla sedia posta vicino allo strumento lucente.
"Si fidi" ed ecco apparire il sorriso più finto del mondo sul mio viso. Ti pare che la proverò ancora dopo queto strazio?! Come minimo brucio lo spartito e corro fino a Lipsia a sputare sulla tomba di Bach.
Sorride di nuovo, visto che lo pagano per farlo, come gli altri,e se ne esce in fretta (troppo in fretta) dalla porta della sala.
Finalmente, non aspettavo altro. Come un forsennato mi strappo quasi la giacca di dosso, anche se stando sempre attento a non rovinare la divisa scolastica, lasciandola sull'orlo del mio letto dalle coperte nere, per poi slacciarmi quell'opprimente cravatta rossa che viene considerata tanto elegante, per poi scaraventare anche quella sulle coperte. Ben presto anche le scarpe li seguono, facendomi così rimanere solo con la giacca sbottonata ei pantaloni blu della divisa scolastica indosso. Non ho mai tempo di cambiarmi prima della lezione perché purtroppo, è subito dopo pranzo. "Almeno fai bella figura con uno dei direttori più importanti di Berlino!" dice sempre mio padre.
Poso leggermente l'orecchio al muro assicurandomi che non ci sia nessuno. Devo avere la massima cura, gli prenderebbe un colpo se scoprissero cosa combina il suo bel figlioletto quand'è solo. Sollevo piano la terza tavola di legno dalla porta bianca lucidata, per scoprire il nascondiglio del mio piccolo tesoro. Preservativi, sigarette, risposte ai compiti in classe... Tutta roba utile, potrebbe servirmi un giorno.
Non sono sicuro faccia piacere a papà, in particolare per le soluzioni ai test, ma lui mi ha sempre detto che se hai un talento lo devi sfruttare, percui se uso la mia intelligenza per fare in modo che qualche somaro sia promosso c'è qualcosa di male? Mah... Affero il primo pacchetto che capita, estraendo l'utlima sigaretta che c'è rimasta dentro.
"Merda, oltre a questa mi restano soltanto altri tre pacchetti. Tanto vale fumarmeli tutti oggi" borbotto tra me e me portandomi la sigaretta alle labbra, mentre scruto fuori dai vetri della mia gigantesca camera. Oggi c'è talmente tanta vita nel parco dopo il giardino, decine di bambini strepitanti e urlanti stanno correndo come dei mezzi pazzi sull'erba tagliata di fresco, beandosi del sole. E' in giorni come questo che mi sento un vero prigioniero...
Di colpo lo squillo del cellulare mi mi fa quasi sobbalzare, riuscendo però nell'intento di farmi cadere la stecca dalla bocca. "Cazzo..." sussurro pensando ce non possa andarmi peggio, oggi. Afferro il motorola (ultimo modello ovviamente) per leggere il nome di Andreas sul display.
"Pronto?" rispondo con voce annoiatissima. Chissà cos'altro è stato capace di farsi venire in mente... Una cosa sicura su Andreas era che se non chiamava col telefono del paparino, ma pagava lui, c'era qualcosa sotto. Si faceva venire in mente le idee e le trovate più astruse, solo per svagarsi un pò, dato che alla fine non ottenevamo nulla in più, visto che potevamo già avere tutto. Alla fine però una cosa in più ce la ritrovavamo: un bel bernoccolo e una ramanzina fresca fresca, che grazie al cielo non arrivava mai all'orecchio dei nostri, oppure quando arrivava loro l'ignoravano bellamente, non so se perché erano troppo impegnati o ricchi per metterci in punizione o perché eravamo i figli di cui tutti si volevano vantare e, vista tale qualità, non volevano perderci. Un pò ipocrita forse... Ma papà mi ha insegnato un sacco di cose importanti e la prima è proprio questa: l'ipocrisia non esiste, di fronte al raggiungere un obiettivo.
"Hei, Bill. Cosa pensavi di fare questa sera?" ovviamente la risposta che devo dare sarebbe nulla...
"Ho intenzione di deprimermi davanti ai rozzi programmi dela tv via cavo, per giocare al salariato medio... Cosa cazzo pensi che faccia chiuso qui dentro Andy!?"
"Insomma, calmati, era solo per chiedertelo... Tanto lo sai bene che se fossi stato occupato ti avrei obbligato ad uscire con me" risata "Che ne dici di fare una visitina al nuovo locale, quel Red Passion... Ci sono belle spogliarelliste."
"Hum... Va bene, tanto è venerdì dopotutto e nel week-end l'insegnante privato non rompe... Facciamo lì alle 23.00?" rispondo io.
"Ok, Bill... Ah, ma che fine ha fatto il giardiniere?"
"Cosa?" rimango leggermente basito. Come fa a saperlo?!
"Tuo padre ne cerca uno nuovo... Dì era di colore? L'hai picchiato ancora?" odio quando si impiccia.
"Lo sai bene quanto me che non sarò felice finché quei pezzi di merda non svaniranno dalla faccia del globo." non pensavo che mio padre ne stesse già cercando un altro, se prende un negro anche stavolta lo uccido.
"La tua non è vendetta Bill, è fissazione... Scommetto che hai ancora quel <diario> su cui ti segni tutti quelli che hai pestato, che hai quasi fatto fuori o che hai anche solo insultato."
"Proprio tu vieni a farmi la predica, quando li picchi insieme a me, infame!" ormai sto quasi gridando, detesto quando fa così.
"Dico solo che sei ossessivo, non è semplice bullismo... Bill picchiare qualunque nero ti trovi di fronte non resusciterà tua madre." Riattacco. Questo è troppo... Non può nemmeno osare dire cose del genere di fronte a me. Eppure lo sa, se quel negro del cazzo non fosse stato in vena di diverstirsi a quest'ora lei sarebbe ancora viva. E io avrei una madre e un fratello come quei mostriciattoli che giocano nel giardino, che non hanno problemi, né sono praticamente orfani, visto che almeno i loro padri se li filano... Ogni tanto m'illudo che Andy possa addirittura capire cosa ho sofferto, ma anche se è uno dei migliori amici che abbia mai avuto dubito che possa comprendere. Sospiro, per poi posare l'apparecchio sul tavolino.
Ha ragione: è meglio che mi distragga, forse quel locale è davvero ciò che mi serve. Una serata solo io, Andy e... Un pò di sano e vecchio rimedio tradizionale.
La Figa

Note finali: Hola, chiquite *.*
Ebbene scordatevi la storia del terzo capitolo, Tom noterà Bill solo nel quatro chappy... Per ora xD
Perdonatemi, ma sonon davvero molto indecisa, anche se so perfettamente cosa succederà dopo, non so come farlo succedere. Tornando al capitolo, Bill non è i classico figlio di papà che vuole fare il bulletto per sentirsi normale, per non pensare che tutti lo filino solo perché è ricco, è bello, è popolare... No, lui non picchia solo per il gusto di picchiare, soprattutto non è razzista e basta. Ha subito un trauma (che qui è solo accennato, ma penso che il ricollegamaneto Bill/Tom l'abbiate fatto xD) ed ha tutto il diritto di nutrire strane ossessioni o cose simili. Certo, forse avrebbe avuto bisogno di un aiuto, ma è quasi ovvio che a suo padre, così come non gli importa dei suoi pestaggi o delle scappatelle. In seguito capirete anche perché non lo tratti come un figlio... Rigurado al titolo del capitolo: no, non è una mossa tipo la mano morta bensì un pezzo di Bach e, si, lo so che dovrebbe essere suonata all'organo, ma non tutti ne hanno uno a casa per provarla xD Ho ricontrolalto e non dovrebbero esserci errori o ripetizioni, ma casomai doveste trovarle avvertite, senza paura ù.ù
Infine vorrei ringraziare tutte voi per aver letto, ragassuole. Baciotti, We RullaH *_*
 
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