,f a n f i c t i o n stories ~

{[CoMe iL SeSsO Ti cAmBiA]}, Fluff, Adult Content, Language, Smut, Voyeurism.

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ragasimpa
icon4  CAT_IMG Posted on 22/3/2009, 19:19




Questa storia è sotto licenza dalla Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia License,quindi:
Non puoi usare quest'opera per fini commerciali.
Non puoi alterare o trasformare quest'opera, ne' usarla per crearne un'altra.


Come Il Sesso Ti Cambia by ragasimpa/Helly_Kaulitz is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License.

Creative Commons License


Autore: ragasimpa/Helly_Kaulitz
Rating: NC17
Avvisi: Fluff, Adult Content, Language, Smut, Voyeurism.
Genere: Introspettivo,Generale, Molto, (Molto) Soft Romantico


Salve ragazze! Voglio fare una piccola premessa prima di postare il primo capitolo^^
Questa è la mia prima FF sui Cinema Bizarre e c'ho pensato molto prima di postarla... Comunque... Io spero che la leggiate e commentiate in tante... Per me è importante e... Scusate se non posterò con costanza, ma scrivo 7 storie contemporaneamente, faccio il 4° liceo purtroppo, ho tanto da fare sia a casa che con la mia tipa e quindi... Spero porterete pazienza... ^^
Spero vi piaccia, ho riletto il tutto 3000 volte!!
Vi mando un bacio e... Grazie se siete arrivate a leggere fin qua!
Buona Lettura, *HeLLy


{*xXx[CoMe il sEsSo tI CaMbIa]xXx*}



CHAPTER 1


Avevo solo 13 anni quando lui se n’è andato.
Non avrei mai pensato che potesse provocare un trauma così grande.
Credo che sia causato dal fatto che non avevo mai conosciuto qualcuno come lui prima di allora.
Era il mio migliore amico e l’unica persona con la quale io avessi mai legato così tanto.
Prima di partire mi aveva detto: “ Non ci perderemo mai, ci sentiremo tutti i giorni”, e io come una stupida ci avevo creduto.
Ma si sa, sono quelle promesse che non valgono niente alle quali tu credi sempre.
Dopo la separazione dei suoi genitori niente era più stato lo stesso; avevo sentito Tim tutti i giorni nel primo mese, ma poi la lontananza aveva iniziato a dare i suoi problemi, la scuola era diventata impegnativa, soprattutto per me che dovevo ancora sostenere l’esame di terza media e oltretutto lui aveva iniziato le prove col suo nuovo gruppo, finalmente, e l’impegno era cominciato a diventare una cosa seria.
Aveva sempre avuto una gran passione per la batteria sin da piccolo e se già a 15 anni era davvero bravo, ora lo sarebbe stato ancora di più, ne ero certa.
Erano passati circa quattro anni dall’ultima volta che ci eravamo sentiti. Non sapevo più nulla di lui, ma tutte le notti prima di andare a dormire lo pensavo, pregando che nella sua vita stesse andando tutto bene, che era riuscito, almeno lui, a realizzare i sogni di cui avevamo parlato così tanto.
Io avevo 17 anni e ormai mi sentivo di non poter fare più niente della mia vita.
Vivevo ad Hannover, a nord della Germania e la mia famiglia non aveva nessun ruolo nella mia vita: quando i genitori di Tim vivevano ancora qui, i nostri avevano un legame come il mio e il suo e si sentivano molto tranquilli a lasciarci insieme, forse perché aveva due anni più di me e gli attribuivano una maggiore responsabilità... o forse era dovuto al fatto che si interessava più ai maschi che alle femmine; loro lo chiamavano omosessuale, ma io sapevo bene che non lo era.
Ne avevamo sempre parlato di questo e lui trovava l’amore come una forza inarrestabile, senza controllo, alla quale non si può impedire nulla. Per questo motivo non c’erano stati problemi tutte quelle volte che Tim aveva provato attrazione per altri maschi! Era il motivo per il quale si dichiarava pansessuale e non gay. Ero sempre stata una persona aperta a tutto,anche se non avevo mai visto due maschi...baciarsi, e nemmeno due ragazze. Forse sarebbe stato istruttivo entrare in quel mondo, almeno avrei capito per cosa ero nata. Quando lui mi raccontava di un ragazzo che gli piaceva o di uno che aveva baciato, a me venivano le farfalle dentro lo stomaco e non era difficile immaginare ogni suo racconto nella mia testa.
Allora avevo solo 13 anni, ma ancora adesso le cose che tutti gli adulti catalogavano come “strane” a me affascinavano tantissimo, e a volte credevo di farne parte anch’io.
Se Tim fosse stato qui avrei di certo avuto una risposta adesso.
Lui si era trasferito a Stoccarda e per me era stato sin dall’inizio impossibile raggiungerlo.
Erano più di cinque ore di macchina e l’avevo visto soltanto tre volte... poi... era sparito.
Ero sparita io, era sparito lui e quello che rimaneva della nostra amicizia stava infondo ai nostri cuori, almeno lo speravo. Lo pensavo sempre, non sapevo come stessi facendo ad andare avanti senza di lui... Tim mi aveva insegnato tutto quello che i miei genitori avrebbero dovuto insegnarmi!
Mi aveva trasmesso la passione della musica, in particolar modo il canto, tecnica che avevo affinato da sola...
Era divertente cantare mentre lui batteva con le mani sul tavolo, sul divano, sulle pentole di casa sua...
Ricordavo ogni pomeriggio passato in sua compagnia.
Non vi è davvero mai capitato di trovare la persona della vostra vita, la persona che siete sicuri ci sarà per sempre e vedervela portare via dalle mani?
Quando l’attimo prima è assieme a te e l’attimo dopo ti scivola fra le dita....
È qualcosa che io non credo avere mai accettato...

La mia vita sarebbe stata perfetta se fossimo rimasti insieme, infatti prima avevo iniziato a pensare che questa non facesse così tanto schifo come dicevano “i grandi”, ma non appena successe ciò non ne fui più tanto sicura; che senso aveva per me continuare? Non facevo niente che mi impegnasse sul serio. Ascoltavo buona musica, per maggior parte tedesca e giapponese, e cantavo in giro per casa! Solo una volta avevo partecipato ad una serata karaoke, ma ero svenuta prima di arrivare al microfono.
Ero sicura che Tim si ricordasse bene di quella serata!
Mi aveva portata in giro per una settimana intera!
Erano bei tempi quelli.. ero una ragazze allegra e felice, molto aperta con tutti a suo contrario, ci completavamo abbastanza... ma ora mi ero chiusa in me stessa tenendo le distanze da tutte le altre persone e non permettendo a nessuno di avvicinarmi.
Avrei voluto solo vederlo ancora una volta, avevo bisogno di lui...



Era il 27 settembre 2008. Me ne stavo in soggiorno a poltrire sul divano, con indosso il mio pigiama blu, in compagnia di un buon libro: non avevo voglia di studiare e presto avrei smesso del tutto, quindi...
<< Hai già finito i compiti?>>, mi chiese mia mamma. Ero consapevole che sarebbe iniziato un vero e proprio interrogatorio.
<< Si ho fatto...>>, mentii.
<< Di già? Cos’hai per domani?>>
<< Non ho nessun compito scritto Mutti>>
<< Sei interrogata?>>
<< Mamma che palle! Ho detto che non c’è niente! Perché insisti? Che palle!>>
<< guardare che se non vai bene neanche quest’anno, il prossimo ti mando a lavorare!>>. Cosa avevo detto io?
<< Senti non rompermi il cazzo>>, scontrosa come sempre mi alzai controvoglia dal divano e salii le scale dirigendomi in camera mia.
Avevamo una bella villa in mattoni con giardino, la casa era troppo dispersiva persino per me e di certo non conteneva una famigliola felice. Non era la sua grandezza a farne la felicità.
Il telefono squillava ininterrottamente anche quassù, ma io ora non avevo voglia di rispondere.
Mia madre alzò la cornetta e disse: “ Pronto?”. Ci fu un lungo istante di silenzio seguito da un “Cosa? Davvero?”, io incuriosita come poche mi alzai dal letto sulla quale ero seduta avvicinandomi alle scale, cercando di seguire quella conversazione ambigua. Non capii molto di quanto stavano dicendo, ma parlava con papà e gli diceva “ Congratulazioni”.
Quando la chiamata terminò scesi velocemente le scale e la raggiunsi!
<< Mamma che succede?>>, dissi calma. Con un sorriso si girò verso di me e disse:
<< Tuo padre ha ottenuto quella promozione! Ci trasferiamo!>>
<< Che cosa?!>>, rimasi spiazzata. Trasferirci?
<< Non sei contenta tesoro? Dici sempre che questo posto non fa per te!>>
<< Si, ma... perché adesso? Proprio ora che incominciavo a farmi una vita...>>, mentii. Volevo saperne di più di tutta questa storia.
<< Ma tesoro... non sei contenta per tuo padre? E poi una volta trasferiti anche tu sarai più felice!>>
<< Si certo come no...>>
<< Non sei felice di rivedere Tim?>>. Il mio cuore perse un battito.
<< Che c’entra Tim con tutto questo?>>
<< Tuo padre lavorerà a Stoccarda!>>
<< Che... cosa?>>
<< Sono sicura che si ricorda ancora di te!>>
<< Ma certo che si ricorda di me! Come potrebbe? Sono la sua migliore amica!>>
<< Helen sono passi quattro anni dall’ultima volta che...>>
<< Senti smettila di rovinare tutto! Andremo a Stoccarda fine! ... Quando?>>
<< Tuo padre deve presentarsi lì lunedì questo...>>
<< Ok...>>.
Mancavano solo tre giorni a lunedì. Io non avevo niente da perdere.
Non avevo alcun tipo di legame qui, ma Stoccarda era grande, come potevo avere la certezza di vederlo?
Avrei dovuto sorridere a questa opportunità che il destino mi stava offrendo, ma per qualche motivo mi sentivo come se niente sarebbe stato uguale a prima! Mia madre forse aveva ragione: erano passi ben quattro anni, non era tutto come una volta... sicuramente non sarebbe stato così.
Chissà che cosa stava facendo, con chi usciva... non sapevo se stava bene, non avevo più il suo numero, il telefono di casa non ce l’aveva... era stato impossibile per me rintracciarlo e adesso lo sarebbe stato doppiamente.,
la sera non mangiai molto, ero preoccupata per quel trasloco.
Come ho già detto, negli ultimi anni non avevo fatto altro che pensare a lui, come amico, ogni sera a pensarlo, ogni cosa mi riportava a lui e me lo metteva continuamente in mente... Che cosa significava questo trasferimento? Sarebbe stato importante o no? Ma soprattutto, ci saremo visti? Perché se così non fosse stato, era pressoché inutile preoccuparsi.
Mia madre mi aveva messo un’altra idea in testa; se lui non si fosse davvero ricordato di me? Io non avrei potuto accettarlo.
Andando a letto mi addormentai con quei pensieri tormentati, sperando che il giorno dopo la mia mente sarebbe stata più lucida che in quel momento.


Sabato 28 settembre.

Tirandomi su dal letto svogliatamente aprii le serrande: Hannover si era innevata durante la notte. Questo mi fece sorridere.
La neve era sempre stata qualcosa di magico, una proiezione di un mondo perfetto difficilmente raggiungibile... il modo in cui scendeva dal cielo per raggiungere la terra, la luce che emetteva facendo brillare i nostri occhi... era tutto come una magia.
Perché avrebbe dovuto scendere dal cielo infondo? Si rovinava solamente a cadere... rimaneva perfetta per così poco tempo... ogni movimento dall’esterno la infrangeva... e questa era proprio la dimostrazione di come niente durasse per sempre; era come quando il cielo piangeva... dove andavano a finire quelle lacrime? Il giorno dopo si sarebbero già asciugate e pensandoci questo non aveva senso: una volta cadute sarebbero dovute perdurare in eterno... invece niente era così.
Come la nostra vita: perché dovevamo morire? Non sarebbe stato bello poter vivere per sempre?
Il rischio della morte non era tanto l’essenza che andava a perdersi, ma non riuscire a fare ciò che è più importante per te prima di andartene.

L’esempio vi sta parlando adesso: non potevo andarmene prima di rivederlo.
So bene che potrebbe sembrare una scialba dichiarazione d’amore, ma non è da confondere con l’amicizia.
Contrariamente a quanto tanti pensino, esiste un abisso enorme tra le due cose: entrambi sono dei legami forti, se veri, ma c’è differenza: l’amicizia significa prendersi cura l’uno dell’altro, sacrificandosi per la felicità dell’amico che la chiede.
L’amore è questo assieme a elementi come la passione e la gioia.
Quando si è innamorato si arriva allo sconvolgimento totale della persona, scoprendo parti di sé stessi che mai si è immaginato di avere. Ecco cos’è l’amore: è mettere a nudo se stessi e questo non lo fai in amicizia quanto in amore, perché tu senti la necessità di essere amato e un amico spesso non ti basta più.

Tim mi bastava però. Ma per bastarmi sul serio io dovevo vederlo, dovevo riaverlo.


Passavano i giorni e ben presto si arrivò a domenica.
Il giorno seguente avrei già iniziato a “studiare” nella scuola nuova: nuovi insegnanti, nuovi compagni... non credevo di esserne pronta, ma era soltanto il pensiero di raggiungere Stoccarda che non mi faceva avere paura.
Io avevo iniziato a fare le valige già da un po’ e stavo per finire... però, non credevo di avere così tante cose! Sette borse e avevo svaligiato quasi tutta la camera! Nemmeno fossi un componente di un gruppo continuamente in movimento!
Quella notte andai a letto tardi, terminando i miei lavori e pensando a lui.
Chissà che aveva da pensare lui nella sua testa al posto mio...
Mi addormentai riflessiva, non sapendo ancora che cosa sarebbe successo.
In meno di un mese sarebbe cambiato tutto e per allora... sarei stata pronta.


END OF CHAPTER 1
WATING FOR CHAPTER 2...
 
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Lonely ~
CAT_IMG Posted on 22/3/2009, 19:23




Come inizio è carino, anche se per un attimo mi sembravano pagine di un diario
Aspetto il continuo per vedere come si evolve ^^
 
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ragasimpa
CAT_IMG Posted on 22/3/2009, 19:29




Ok, grazie mille ^^
 
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CryForTheMoon
CAT_IMG Posted on 23/3/2009, 13:45





Anche io trovo interessante l'inizio e sono curiosa di leggere come andrà avanti la storia. Più che altro, sono contenta che l'oggetto dei desideri sia Shin, se ne parla sempre troppo poco del cucciolo dei CB^^
 
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ragasimpa
CAT_IMG Posted on 23/3/2009, 14:31




Grazie, sono contenta ti sia piaciuta! *-*
 
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ragasimpa
CAT_IMG Posted on 26/3/2009, 22:13




Posto <333

CHAPTER 2



Suonarono le 5 della mattina del 30 settembre.
Dovevamo arrivare a Stoccarda per mezzogiorno, così ci alzammo abbastanza presto.
I pensieri della notte prima non mi avevano abbandonata, presenti anche la mattina della partenza.
Impiegai un’ora a preparare la mia persona, e in casa i miei genitori trafficavano già da tempo. Mio padre scaricava le valige nel bagagliaio, entusiasta dell’opportunità che la ditta gli stava offrendo; non avevo un buon rapporto con lui. Parlavamo di rado e ogni volta sottoforma di litigio. Mio padre, Franzisco, era un tipo all’antica, che anche non volendo dettava regole severe e pretendeva che io fossi come le altre ragazze, come l’altra gente.
Non ero mai stata così. E non lo sarei stata mai.
Anche se lui mi aveva trasmesso il suo sangue, i suoi geni, noi non ci assomigliavano per niente. Idee diverse, concezioni diverse, pensieri abissali... Se non fosse stato per i lineamenti che ci accomunavano, nessuno avrebbe potuto mai pensare fossimo strettamente parenti.
Comunque furono le sei e mezza quando uscimmo di casa: speravo almeno che la prossima sarebbe stata accogliente come questa, l’unico luogo in cui mi sentivo me stessa.
Partimmo prima perché ci sarebbe voluto un po’ di tempo ad ambientarci. Papà doveva mollarci a casa, in quella nuova, e doveva recarsi al suo nuovo ufficio, per la prima riunione.
Salutai mentalmente Hannover quando ce ne andammo, mi sarebbe mancata tanto come città, il resto lo avevo già scordato.
Pensai molto nei sedili posteriori, in compagnia del mio mp3.
La musica di Miyavi mi faceva riflettere parecchio, e pensare tanto anche a Tim...
Chissà come andava con quel suo gruppo... Se ancora ce l’aveva... Le uniche volte che lo avevo sentito, inizialmente, mi aveva informato che erano in cinque, lui incluso, e gli altri erano belli e bravi ragazzi... Mi confessò avere una cotta per uno di loro... un certo Kristian mi pare, ma era finita lì: insomma, non poteva già sfasciare il gruppo con una love-story!
Gli altri ragazzi non avevano la sua stessa età: il tipo che stava alle tastiere e faceva la seconda voce ne aveva tre più di lui, era quindi già maggiorenne, Kristian al tempo ne aveva 17 e suonava il basso, il cantante 16 e il chitarrista aveva la sua stessa età.
Diciamo pure che mi erano sembrati essere un gruppo equilibrato; poi insomma, lui era appena arrivato a Stoccarda e aveva conosciuto uno della band partecipando ad una di quelle Convention sui manga che a lui piacevano tanto e quindi... chissà se ancora esisteva quel gruppo.
Il tempo coi pensieri in circolazione scorse veloce, e arrivammo a Stoccarda senza nemmeno accorgercene. Beh, perlomeno io.
Quando oltrepassammo il cartello “ Wilkommen im Stoccarda” ebbi una stretta al cuore, non sapendo con precisione il perché, anche se una mezza idea ce l’avevo.
Dopo un po’ di giri, aiutati dal navigatore, ci appropinquammo dinanzi la nostra nuova casa: era poco più piccola dell’altra e non sembrava male a vederla da fuori. Anch’essa con un grande giardino e costruita in mattoni.
Mio padre lasciò lì me e mamma, aiutandoci a scaricare i bagagli. Si fecero le 11.45 quando si recò in ufficio.
Portammo in quattro volte tutte le borse dentro.
In quel momento della casa non mi fregava nulla; chissà dov’era Tim...
<< Abbiamo fatto proprio bene a trasferirci qui, eh? La casa è fantastica!>>, delirava mia madre.
<< Si, si...>>
<< Ah! Dobbiamo passare subito alla scuola, non puoi perdere troppi giorni, altrimenti non recuperi più!>>
<< Mamma siamo appena arrivate... Dai...>>
<< Tesoro bisogna sbrigarsi con queste cose!>>
<< Ma come fai già a sapere tutto di questa città?!>>, sbottai io.
<< Sono una donna molto informata!>>. Decisi di non darle corda: chissà quante ricerche si era fatta su internet...
Facendo un giro per la casa avevo già trovato la mia nuova camera: al secondo piano, salendo le scale, l’ultima porta a sinistra.
Non ero consapevole di quali persone sarebbero entrate in quella porta un giorno. Uno non molto lontano.



Arrivò presto la sera. Era incredibile vedere quante cose si potessero fare in nemmeno metà giornata! Mio padre era tornato a casa con lo spumante per brindare, mia madre aveva già arredato ogni angolo di ogni stanza, chiamato la scuola per “sistemarmi” e fatto amicizia coi vicini! Io ovviamente non ero ancora nemmeno uscita di casa, ma non mi tangeva chissà quanto. Non abitavamo in centro, ma nemmeno fuori città. Beh diciamo pure fosse periferia... Alla fine non era male.
Dopo cena mia madre disse che mi avrebbe accompagnata a scuola per il primo giorno. Non che mi importasse tanto, ma almeno era stata gentile.



Andai a letto presto. Non avevo voglia di farmi altre duemila preoccupazioni per questa nuova vita. Ero in ansia per Tim, ora che abitavamo nella stessa città l’esigenza di vederlo non mi dava pace. Sapevo di avere una possibilità e non volevo sprecarla vagabondando senza una meta.
Morfeo mi chiuse gli occhi col suo canto e cullandomi dolcemente venne assieme a me nel mondo dei sogni molto presto.

**



1 ottobre.
Ero certa che il suono della sveglia fosse il più odioso che esistesse.
Così metallico... disturbava i tuoi pensieri proibiti che per la maggior parte delle volte dimenticavi tu stesso. Chissà perché poi.
Pensandoci era incredibile quanto poco conoscessimo di noi stessi. Se eravamo una sorpresa per gli altri, figurarsi per noi.
Era un po’ come il mio vecchio rapporto con Tim: lui sorprendeva me, io lui, senza conoscersi davvero, ma abbastanza per stare bene assieme.
Quella mattina andai a scuola. Non avevo voglia di mischiarmi in mezzo a quella gente... Essendo la nuova arrivata mi avrebbero fatto tutti troppe domande... Domande alla quale io non avevo voglia di rispondere.
Mia madre in tutta velocità mi accompagnò dopo un’ ora e un quarto a scuola... Ci eravamo entrambe preparate velocemente e poi eravamo sfrecciate via come fulmini.
Quando arrivammo dinanzi l’edificio lo trovai fantastico!
Aveva... Un aspetto giovanile insomma, anche se è importante ricordare quanto le apparenze ingannino.
Io l’avrei saputo bene più avanti.

Nella mattinata di scuola mi diedero il benvenuto nella nuova classe, fui costretta a starmene di fianco ad una rompiscatole che non la finiva più di parlare, Trina si chiamava.
<< Quindi vieni da Hannover! Che bella città! È fantastica!>>, mi disse quando stavamo aspettando il bus per tornare a casa.
<< Si... Ci sei mai stata?>>, le dissi fissandola. Non nutrivo chissà quale simpatia nei suoi confronti. Mi sembrava , apparentemente, una di quelle ragazze che ficcavano il naso negli affari altrui. Non era di bello aspetto: aveva i capelli mossi, neri con dei ciuffi color rosso in qua e in là, era cicciotella, aveva un trucco nero pesante e in quel viso paffuto aveva parecchie lentiggini, concentrate in maggior modo sulle guance e meno sul naso. Ma non era l’estetica che mi importava in una persona, era l’essenza.
<< No purtroppo, ma Shin è nato lì!>>
<< Ah...>>, le risposi io ignara di ciò di cui stava parlando. << E chi è? Il tuo ragazzo? È giapponese?>>, Trina aprì la bocca sgomenta e nel momento in cui stava per rispondere, l’autobus arrivò e incominciò una corsa sfrenata verso esso per prendere il posto. Mi chiesi quanti anni avessero per fare quelle scenate.

Il primo giorno di scuola era andato mediamente bene. I maschi erano tutti molto timidi e io di certo non sarei andata a cercarli; le femmine che si erano interessate a me erano quella Trina, la sua amica Brenda, una biondina insulsa e una certa Kristal che faceva gruppetto con loro.
Non mi aveva rivolto tanto la parola, nonostante fosse quella di cui mi importava di più.
Quel giorno stavo per andare contro una strabiliante verità, peccato che ero stata sottratta troppo presto dal conoscerla.

**



2 ottobre.
Ero in pace con me stessa quel giorno.
Non sapendo perché, ero felice. Forse senza sentirne la fatica l’inconscio lavorava più di noi. Sigmund aveva fatto proprio un bel lavoro!
Mia madre, Pauline, non mi accompagnava più a scuola e questo non poteva che rendermi contenta. Erano due giorni che stavo a Stoccarda e non aveva ancora avuto il tempo di uscire.
Passandoci col bus avevo visto una via piena di negozi very cool, non era affatto lontana da casa mia, quindi...
Non appena arrivati a scuola le due ochette giuliva più una, mi vennero appresso.
<< Helly, Helly!>>, starnazzarono. Pensai subito che si fossero prese un po’ troppa confidenza.
<< Ciao...>>
<< Come va? Hai fatto i compiti di matematica?>>
<< Trina! È appena arrivata, lasciala respirare!>>, ribatté Brenda.
<< Avrei dovuto farli?>>, chiesi sarcasticamente. Le due risero e io fissai Kristal.
<< Ehy ciao...>>
<< Ciao...!>>, rispose timidamente. Credei all’istante che fosse stata contenta del mio interessamento.
Rimanemmo a parlare del più e del meno davanti l’aula fino a che la campanella non suonò.
Durante le ore di scuola pensai a Tim, e non so perché mi venne in mente il suo amico, Kristian, cercandomi per tutto il tempo di ricordare che aspetto avesse e quale fosse stata la sua descrizione...
Ricordo di aver pensato che li vedevo bene insieme.
Oddio, lui era qui, abitava qui, perché non potevo vederlo???
<< Helly? Helly! È suonata, andiamo!>>, inaspettatamente ero arrivata all’ultima ora non avendo fatto un emerito ca...volo. Brenda mi aveva aspettata e noi quattro uscimmo fuori dall’edificio con molta svogliatezza. O forse lo ero solo io?
<< Dio il tuo stile mi piace troppo ragazza!>>, sbottò d’un tratto Trina.
<< Grazie...>>
<< Non trovate ragazze? Non assomiglia un po’...>>
<< Si, si, si... Lo stile è quello, guardala>>. Le tre sempre più stupite cominciarono a farmi una radiografia. A chi assomigliavo?
Poggiai lo zaino a terra nel frattempo, estraendone la mia tracolla.
<< Ragazze mi dite che state facendo?>>. Trina e Brenda sbarrarono gli occhi indicando la mia borsa. Kristal stentava a contenersi.
<< Dove... Dove l’hai presa?>>, balbettò una di loro.
<< Questa? Oh è vecchia... È un regalo di... Beh, un amico>>
<< Ce l’ha Shin uguale e identica...>>
<< Shin? Scusa Trina, ma non era il tuo ragazzo?>>. Ci fu una risata generale, finchè lei disse:
<< Magari lo fosse! Shin è il batterista dei Cinema Bizarre!>>. Contrariamente a quanto potrebbe sembrare, la loro affermazione non mi disse proprio niente.
<< Ah...>>, ribattei io. Kristal parlò spontaneamente forse per la prima volta.
<< Un momento... Tu non sai chi sono i Cinema Bizarre?>>. Feci di no col capo e tutte e tre mi fissarono sbalordite.
<< Bene! Trina, Brenda, abbiamo un grandissimo lavoro da fare! Diventerai a breve una di noi!>>. Ma loro non si immaginavano nemmeno lontanamente quanto io fossi diversa rispetto a loro, quanto io avessi di più... No, loro non se lo immaginavano affatto e io... nemmeno.
Dentro l’autobus le ragazze incominciarono a spiegarmi tutto di questi fantomatici Cinema Bizarre: la loro data di formazione ( 2005), i componenti ( Strify,Kiro,Shin,Yu,Luminor), i loro album ( Final Attraction), le canzoni che contenevano e i loro significati, gli inediti, i Tour che avevano fatto e ai quale le mie nuove “amichette” avevano preso parte e, infine, i caratteri di ogni individuo. Quello che più mi aveva impressionato era quello a cui mi avevano associato all’inizio: Shin, il batterista del gruppo. Forse proprio perché aveva quel ruolo e mi ricordava Tim... Nel momento stesso in cui Trina stava per mostrarmi una loro foto, il bus si fermò e lei e Brenda dovettero scendere. Salutandomi e complimentandosi ancora con me per il mio stile, rimasi sola con Kristal a parlare.
<< Ehy... non mi dici più niente del tuo gruppo preferito? Le altre sembrano totalmente impazzite a riguardo...>>. La ragazza arrossì e disse:
<< Si, è che non volevo annoiarti ulteriormente...>>
<< È sempre bello farsi un po’ di cultura in più... anche la musica commerciale arricchisce!>>
<< Oh, ma loro non sono ancora totalmente commerciali... Si stanno facendo conoscere in tutta la Germania e... Se il tour va bene forse andranno anche in Italia! E lì si che diventeranno commerciali!>>, rise.
<< Perché dici questo?>>
<< Perché le italiane prendono su quello che passa e commercializzano di tutto... Però vabbeh, l’importante è che diventano famosi!>>
<< Non so molto dell’Italia... Preferisco il Giappone!>>
<< Oh allora saprai di certo dell’esistenza del Visual Key!>>
<< X Japan, Kuroyume, Moi dix Mois, Dir en Grey e The Gazette sono i primi che mi vengono in mente!>>
<< Anche i CB si ispirano alla Visual... Sono fenomenali!>>
<< Uh allora non vedo l’ora di vedere una foto per giudicare!>>. Mi piaceva parlare con lei, stava nelle sue e interveniva solo se interpellata: saremo diventate grandi amiche!
Non eravamo molto simili come stile, ma è la differenza a creare tra due persone quei legami perenni e duraturi.
Lei era molto più... Normale di me. Si vestiva casual e quello stile comune era rotto soltanto da un sottilissimo strato di matita e una passata di smalto nero sulle unghia.
Aveva un polsino a scacchi e lì finiva. Io ero molto più... Spinta.
Vestiti scuri, smalto nero che ricopriva interamente le unghia, matita pesante, ombretto rosso sugli occhi, catene, polsini e anelli con i teschi, capelli spesso cotonati e un animo ribelle. Ero fiera di essere così. Non mi sarei mai cambiata per nessuno.
La mia giornata passò velocemente tra un pensiero e un altro: Tim, la scuola, i miei genitori... E mai avrei pensato che il giorno dopo, il 3 ottobre, sarebbe diventato un giorno così importante per me. Un giorno in cui sarebbe cambiato tutto e niente sarebbe più stato come prima: il giorno della mia rivincita.

END OF CHAPTER 2
WAITING FOR CHAPTER 3
...
 
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CAT_IMG Posted on 29/3/2009, 10:48
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o(≧∀≦)o
....

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wow!!!!! è la prima volta che leggo il mio nome da qualche parte!!!!! molto interessante come si evolve ^^
SPOILER (click to view)
si scrive evolve??????
 
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ragasimpa
CAT_IMG Posted on 29/3/2009, 19:35




Si xD
Comunque, grazie ^^
Scrutando la tua provenienza, posso dedurre che questa storia ti piacerà assai!
Posto il 3 capitolo per chi vuole leggere, forse l'ultimo prima di partire per la gita (dall'1 al 4 a Napoli) ^^

CHAPTER 3



3 ottobre.
Apparentemente un giorno come un altro, ma molto più di una semplice giornata da passare in compagnia a scuola.
Mi stavo trovando bene a Stoccarda, le amiche che mi ero appena fatta mi mettevano su un piedistallo e senza che io lo sospettassi, ci sarei rimasta per sempre, o comunque per molto tempo.
Il pomeriggio scorso ero andata a fare un giro in quella via very cool... Ricordate?
Comunque era diventata la mia preferita! Mi ero comprata una maglia di lana a righe rosse e nere e una nuova cravatta dello stesso disegno della maglia: ne ero entusiasta!
Nella mia zona non circolavano ragazzi carini, e nemmeno ragazze... Però presto me ne sarebbe importato ben poco di quella comune e omologata... Io sarei andata ben oltre e non mi sarei fermata ad uno.
Alzandomi dal letto mi diedi una bella svegliata recandomi in bagno. Mi sciacquai il viso e cominciai i lavori di restaurazione.
Quando ne uscii ero truccata, sveglia, sistemata e stupenda, come sempre del resto. Uscii di casa ancora mangiando e camminai una decina di minuti per raggiungere la fermata dell’autobus.
Eravamo sempre le solite cinque persone e io, come di routine,non parlavo con nessuna di loro.
Salii nell’autobus e mi trovai un posto; entro un breve lasso di tempo sarebbero salite anche le mie Giuliva e io sarei stata costretta ad ascoltare i loro discorsi futili, ma non mi dispiaceva poi più di tanto: mi facevano ridere e questo era un bene. Con poco tentava di riaccendersi in me quel sorriso che da tanto tempo non prendeva forma.
Alla quinta fermata salirono tutte e tre, dal momento che sapevo che Kristal avrebbe dormito da Trina... Non capivo che cosa ci trovasse di interessante in lei. Era una sciacquetta qualunque.
<< Helly! Ciao!>>, cominciarono tutte a salutarmi calorosamente e io mi concentrai su Kristal non appena le due si misero a blaterare sul loro gruppo preferito: i Cinema Bizarre.
<< Ehy... Ci sei andata alla fine a fare spese?>>, mi domandò lei.
<< Oh si! Mi sono comprata un bel po’ di cosette! Anche questa!>>, dissi indicando la maglia.
<< Wow! Very cool!>>
<< Grazie...>>
<< Senti domani sera i miei amici fanno un concerto qua vicino... Vuoi venire?>>
<< Che genere musicale è?>>
<< Non so dirti con precisione, ma sono Visual!>>
<< Allora conta su di me! Come si chiamano i tipi?>>
<< TNS, sono un gruppo esordiente, amici miei...>>
<< Ci sarò sicuramente! Ti lascio il numero!>>, io e Kris ci scambiammo il numero di cellulare e mentre stavamo ancora parlando, Trina si intromise dicendo:
<< Ehy te l’ho portata la foto dei Cinema! Dopo te li faccio vedere, ok?>>
<< Si magari a ricreazione... C’è quella strega le prime tre ore!>>
<< Ah già... Beh però dovrai sederti perché sarà una visione epica e ti sarà difficile respirare!>>
<< Si, si... Come vuoi>>,” Non sono fissata come te”, continuai fra me e me... Una visione epica... Mah, chissà come sarebbero stati epici quei cinque ragazzi.
Arrivammo a scuola e ci sorbimmo le prime tre noiose ore di quella mattinata; pensai che, purtroppo, non avevo avuto la fortuna di capitare nella stessa scuola di Tim... Chissà come sarebbe stato bello e divertente passare le ore in sua compagnia, come da bambini. Anche se ora per lui era finita da un pezzo la scuola...
Ma io ancora non sapevo, non sapevo quale fortuna mi stesse capitando sotto mano.
<< Helly? Sveglia! È suonata! Quando ti interrogano come fai?!>>, scherzò Brenda. Le tre ragazze mi vennero accanto, sedendosi attorno a me. Trina tirò fuori il suo diario, spalancandolo come una finestra chiusa in una delle tante pagine, poi disse:
<< Questi sono i Cinema Bizarre!>>, quando lei me lo passò io non mi ero immaginata niente di tutto ciò che poi sarebbe stato.
L’occhio mi era caduto subito sulla destra, ma per non andare in paranoia cominciai ad osservare la foto da sinistra.
C’era una persona alta, di sesso non definito... apparentemente una ragazza, ma di sicuro era un maschio, anche se... Beh se fosse stato una femmina così sbianco, secco e coi capelli corvini sarebbe stato una gran figa!
Al suo fianco stava un tipo pieno di piercing, come piacevano a me, dei ciuffi rossi davanti, in mezzo agli altri neri e una sgargiante maglia gialla che gli illuminava quel viso da Dio greco, ecco a che cosa era paragonabile: era bellissimo.
Al centro c’era un ragazzo biondo che io catalogai all’istante come omosessuale, dati i lineamenti del viso effeminati, e questo aveva dei capelli stupendi, a caschetto e biondi! Anche se per qualche strano motivo mi stava molto sulle palle.
Accanto all’effeminato c’era un altro ragazzo, poggiato alle sue spalle: era bellissimo e... Com’era dolce all’apparenza... Era biondo e anche se a me di quel genere non piacevano, lui... Era fantastico. Era il più basso di tutti, secco anch’esso, vestito divinamente, quegli occhioni scuri e quel nasino all’insù così buffo... Si, lui mi piaceva.
Ma poi... Girai lo sguardo dove l’avevo posato già la prima volta e lo vidi: era un ragazzo troppo bello e somigliante a Tim per non essere lui.
Il mio cuore cominciò a battere velocemente: no, non poteva essere vero.
<< Belli eh?>>
<< Lui chi è?>>, domandai subitamente io senza nemmeno badare alla squillante voce di Trina.
<< Lui è Shin! Il batterista!>>. L’ennesimo colpo al cuore.
<< Scusa puoi dirmi i loro nomi?>>
<< Allora... Da destra eh? Shin, Kiro, Strify, Yu e Luminor...>>
<< Kiro... Bellino, ma no dico... I loro veri nomi, questi saranno d’arte no?>>
<< Perché ti interessa tanto saperlo adesso? Ti senti bene Helly? Sei bianchissima...>>
<< Mi sta prendendo un attacco di panico, per favore.>>
<< Ok... Allora... Lui è Felix, Dirk, Sebastian, Kristian e Tim>>. Il mio cuore perse un colpo. Ora ne ero ancora più sicura: era il mio Tim, e il nome Kristian vicino al suo me l’aveva solo che confermato.
<< Oh mio Dio...>>, dissi passandomi una mano sui capelli.
<< Che c’è? Te l’avevo detto che sarebbero stati una visione epica!>>
<< Sai dirmi altre cose sul suo conto? Quando è nato, dove, gli anni...>>
<< Ehy bella Shin è mio, non ti attaccare tanto!>>
<< Senti, Tim è il mio migliore amico quindi non rompermi le palle e dammi quelle cazzo di informazioni!>>, cominciai a diventare aggressiva con lei. “ Shin è mio” , ma oh! Come si permetteva? Nemmeno lo conosceva, io si! Era... Era lui...
<< Cosa vuol dire che è il tuo migliore amico? Helly stai bene?>>
<< Dimentica quello che ho detto! Non vuoi dirmi la storia della sua vita? Ok! Lo farò io! Nato ad Hannover, il 12 dicembre dell’89 e trasferitosi a Stoccarda quattro anni fa! Suona la batteria da quando era piccolo! E sapete con chi? La suonava con me! Con me che cantavo sopra le sedie! E voi non ne sapete un cazzo della sua vita, ok? Perché non lo conoscete tanto quanto me! Noi siamo una cosa sola!>>, sbottai tutto d’un fiato. Le ragazze erano sbalordite nel vedermi parlare così. Non mi credevano, lo sapevo e questo faceva ancora più male. I miei occhi sinceri cominciarono ad inumidirsi e scesero lacrime taglienti come spade, prima che io potessi rinchiudermi nel bagno della scuola a piangere sul serio.
Questo no, non sarebbe dovuto capitare così. Ero impazzita o cosa? Quel ragazzo era lui, non poteva essere diversamente... Come avrei potuto dimenticarlo? Anche solo... Scordare quei suoi occhioni verdi...
Non riuscirei mai a dimenticare quella volta che avevamo litigato: io mi ero arrabbiata con lui perché aveva fatto lo stronzo e non c’eravamo più parlati per una settimana. Avevo 12 anni, o forse 11, quando è successo, ma dentro di me già sapevo che cosa avrebbe significato per la mia vita.
Tim mi prese le mani quel lontano novembre e, guardandomi dritto in faccia, disse: “ Scusa, mi dispiace tanto...”, e mi aveva fissata dolcemente col rammarico segnato da quegli occhi lucidi.
Non dimenticherei mai quell’espressione, i suoi occhi sui miei... Provai qualcosa quel giorno, ma passò subito: Tim era il mio migliore amico.

Mi dondolavo con le gambe incrociate sulla tavoletta del cesso quando qualcuno bussò alla porta.
<< Helly...? Sei qui dentro?>>, era la voce di Kristal, ma io non avevo sufficiente respiro per risponderle. << Senti lo so che sei qui dentro...>>, mi morsi le labbra e continuai a stringermi... Nemmeno il mio stesso abbraccio mi consolava.
<< Sfondo tutte le porte se non mi apri! Sono piccola, ma stronza!>>, abbozzai un sorriso leggero e mi decisi ad ascoltarla. << Era ora!>>, esclamò lei. Non alzai il capo quando entrò: non volevo mi vedesse così...
Kristal mi passò una mano sulla schiena.
<< Io ti credo>>, affermò lei, prima che io potessi dire anche solo mezza parola.
Nella mia testa stavo facendo una miriade di discorsi, ma non riuscii a far uscire niente che somigliasse ad un suono.
<< È possibile che tu lo conosca,... Lui è nato ad Hannover, tu anche presumo... Se ti sei trasferita da lì. Sai quando è nato e non puoi essertelo inventato non sapendone niente dei CB... Ti credo, ma allora... Perché piangi? Io non credo che tu sia il tipo di ragazza che si deprime perché due ochette dicono di non crederle... Allora parlami, dimmi cosa c’è>>, non sapevo se fosse il tono dolce della sua voce a calmarmi o il modo in cui l’aveva detto, ma sta di fatto che riuscii finalmente a parlare.
<< Non mi interessa... Niente di loro se non mi credono, ma... Quattro anni fa Tim si è trasferito qui a Stoccarda e io sono rimasta sola, senza di lui... Eravamo sempre stati assieme e... Facevamo progetti di noi fin da piccoli... È stato un trauma per me... Il primo mese...>>, dissi tirando su col naso. << C’eravamo sentiti...Sapevo che aveva un gruppo e che lui aveva una cotta per il bassista, Kristian, ma poi... Più niente... Solo vuoto, solo ricordi...>>, confessai. Alzai il viso sciupato dal dolore e vidi che Kristal aveva un’aria pensosa.
<< È stato il tuo ragazzo?>>, fu l’unica cosa che chiese.
<< Cristo no! È stato... È solo il mio migliore amico!!!>>
<< No è che da come ne parli>>
<< Perché nessuno ha mai creduto a questa amicizia? Non cè stato niente tra noi! Neanche un bacio!>>, mi arrabbiai.
<< No, non ti incazzare! Io chiedevo solo, non so la storia... Dai, dimmi di più!>>. Mi limitai a fissarla prima di sparare a zero sulla mia vita. Quella era una cosa frequente.
Raccontai a Kristal tutta la mia storia con Tim: ne era estasiata, non riusciva a credere, diceva, che io ero l’amichetta del cuore di “Shin”. Purtroppo non potemmo finire il discorso in bagno, la ricreazione terminò col suono acuto della campanella e fummo costrette a ritornare in classe, ma questo non ci impedì di continuare la nostra confidenza, o meglio... la mia.
Kristal mi chiese un sacco di cose, fece molte domande e non a tutte riuscii a dare risposta.
<< Ma lui lo sa che sei qui?>>, bisbigliò.
<< No! E io non so come farglielo sapere...>>
<< Senti, abbiamo avuto una soffiata... Domani i CB tornano da Brema e... Tanto ritornano a casa prima di ripartire per Monaco... Questo perché sono stupidi a parer mio, ma... Beh tornano a casa e... Potremmo accamparci dinanzi casa di Shin, magari se ti vede ti riconosce...>>
<< Certo come no... Ma come fate a sapere tutto queste cose?>>
<< Siamo fans...>>
<< Mmh... Passami qualche canzone domani, e ti faccio anche sapere come posso fare, cioè... Se voglio venire...>>
<< Certo che vuoi venire Helly! Non vuoi rivedere la tua unica ragione d’andare avanti??>>

<< Geiser e Wents! Volete andare avanti voi a spiegare?>>
<< Ci scusi prof...>>, dissi io prima che potesse iniziare una conversazione spiacevole con la racchia che avevo davanti. Chimica era inutile. E poi odiavo quando mi chiamavano per cognome... Geiser, non mi si addiceva.

<< Ehy Hell... Vedrai che quando incontrerai il tuo Tim, non avrai più bisogno di andare a scuola!>>, io sorrisi evitando di parlare, dal momento che la stronza mi stava ancora fissando. Non potevo nemmeno immaginare quanto cazzo fosse vero...
<< Dio come mi fa strano chiamarlo per nome!>>, sorrisi ancora e feci finta di prendere appunti, mentre la mia mano stava già disegnando la sagoma di un nome a me così tanto noto: Tim.


Il giorno dopo sarei andata davanti casa sua.
Poco importava che mi vedesse, a me bastava che fossi io a vederlo, almeno un attimo.
Mi chiesi, quella notte, che cosa avrei provato nel vederlo a distanza di così tanto tempo... Se gioia, se tristezza, se dolore, se felicità... Pensai se il mio cuore avrebbe accelerato o se si sarebbe fermato per qualche secondo...
Non avevo detto nulla di ciò ai miei genitori, gli doveva bastare sapere che sarei tornata per l’ora di cena.
Perché mi stesse succedendo tutto ciò proprio adesso, non lo sapevo. Ma ciò che mi era chiaro, era che il destino stesse architettando un futuro per me dalla quale non sarei potuta tornare indietro, e questo pensiero... Mi permise di dormire sogni tranquilli in compagnia del mio angelo custode: Tim.


END OF CHAPTER 3
WAITING FOR CHAPTER 4...
 
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CAT_IMG Posted on 30/3/2009, 13:53
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voglio il continuooooooo!!!!!!!!!!! non puoi lasciarci cosììììì
 
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CryForTheMoon
CAT_IMG Posted on 30/3/2009, 13:56




Ma come mi piace questa storia!
Ti adoro, perchè è interessante, ben congeniata, scritta bene e, nei momenti in cui lei parla di Tim, sento tanta dolcezza.
Brava, continua presto!
Cry
 
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ragasimpa
CAT_IMG Posted on 30/3/2009, 15:44




*______*
Come sono felice *_____*
Che bello, domani sera posto! Sarà l'ultimo capitolo perchè poi il 1 parto per la gita a Napoli, comunque vi lascerò un capitolo e poi dovrete aspettare perchè avevo solo 4 capitoli pronti, e scrivo 7 FF contemporaneamente e ho bisogno di tempo! xD
Grazie per i complimenti, sul serio *___*
 
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ragasimpa
CAT_IMG Posted on 31/3/2009, 21:02




Come promesso <3
Ciao raga, ci sentiamo dopo la gita.
Bacino *-*

CHAPTER 4



4 Ottobre.
Ero in macchina con Kristal e i suoi genitori. Ci stavano portando nel posto e io ero completamente fatta.
Fatta non nel senso che mi fossi veramente drogata, ma il sol pensiero di poterlo vedere mi fece entrare una certa adrenalina in corpo.
Tutto ciò appariva così strano. Tim era sempre stato una persona semplice, adesso invece me lo ritrovavo ad essere una rockstar, era strano come tutto fosse cambiato in così poco tempo, Tim era una stella e io parevo essere un’invasata ragazzina rimasta vittima dei quartieri bassi.
<< Credi che ti riconoscerà?>>.
<< Non mi vedrà nemmeno...>>.
<< Dovrai sbracciarti come un’idiota!>>.
<< Non voglio sembrare un’idiota...>>.
<< Vuoi vederlo o no?! Lui non deve vederti?>>.
<< Non mi riconoscerà mai...>>.
<< Ci daremo da fare! Stermineremo ogni bimbaminchia ci troveremo davanti!>>.
<< Finalmente qualcuno che sa cosa sono e la pensa come me!>>. Io e Kristal ci dilettammo a deridere la diffusione in massa del fenomeno bimbominkiese, esprimendo più o meno uguali, opinioni su tale argomento.
Io e lei ci trovavamo spesso d’accordo, ed io ero felice di aver trovato nel mio quartiere una ragazza così tanto in gamba.
Non avevo mai avuto una migliore amica femmina ed ero certa che se tutto fosse continuato così, ce l’avrei avuta molto presto.
Per tutto il viaggio pensai a che cosa avessi fatto se davvero mi avesse vista.
Che cosa avrei fatto? Sarei rimasta immobile a fissarlo, travolta tanto da un’ondata di gente, quanto di emozioni? Oppure avrei chiamato il suo nome fino a farmi morire la voce? Non lo sapevo, e non l’avrei saputo finchè non sarei stata sul posto.

Dovevamo essere nei pressi di casa sua, dal momento che i parcheggi laterali erano occupati da una lunga fila di macchine.
Il mio cuore accelerò notevolmente al sol pensiero di essergli così vicina. Almeno, in quel modo, avrei saputo dove abitava.
Deglutii ansiosa dopo che, parcheggiato, scendemmo dalla macchina.
<< Tornaci a prendere verso le 7 papà!>>, esclamò Kristal salutandolo. Io lo ringraziai, senza aggiungere nient’altro: ero troppo agitata e nervosa.
<< Stai bene?>>, si rivolse a me Kris mentre stavamo camminando sul marciapiede.
<< Tu non hai la minima idea di come io mi senta...>. Lei sorrise.
<< No, posso soltanto immaginarlo... O forse neanche! Comunque te ne devi stare calma, andrà tutto bene...>>. Mi guardai attorno.
<< Come fa ad esserci così tanta gente se sono ancora così poco famosi? Guarda che file...>>.
<< Lo so, ma Shin è bellissimo e le ragazzine gli vanno tutte dietro! Per quanto possano essere limitate le fan, se ognuna di loro porta un’amica...>>. Sbuffai e abbassai il capo.
<< Lo so che è bellissimo...>>. Mi sentii lo sguardo di Kristal addosso, ma non dissi niente.
<< Sicura che...>>.
<< Non mi piace Tim, te l’ho già detto!>>.
<< Non te l’ho chiesto Helly!>>, insinuò lei. La nostra conversazione fu bruscamente interrotta dall’avvento di Trina e Brenda.
<< Ciao tesoro! Ciao Hell!>>. Ci scambiammo rapidi baci sulle guance e né io né la mia amica avemmo più modo di parlare, scavalcate dalle voci isteriche delle due arrivate. Alcune volte erano così insopportabili da non riuscire nemmeno per un po’ a... sopportarle veramente. Chiacchierarono tra loro di quanto bello sarebbe stato rivedere “Shin”. Mi chiedevo perché dovessero per forza correre dietro a lui, ce n’erano altri quattro, cavolo! Ad esempio, Kristian non era male... A me piaceva molto. Con quella faccina buffa... Mi faceva soltanto venir voglia di ridere e questo per me era... fondamentale.
Insomma, quando ti piace qualcuno credo sia importante che ti faccia divertire, no? Altrimenti non ci sarebbe gusto a starci insieme.
Comunque pensai tutto il tempo a cosa dovessi fare con Tim; sicuramente ci sarebbero state un po’ di ragazze nei dintorni e io mi sarei dovuta piazzare in “prima fila”.
<< Scusate l’interruzione>>, dissi d’un tratto confondendo i pensieri di tutte, ma un’idea mi era balenata in testa e ora dovevo assolutamente esprimermi.
<< I Cinema Bizarre faranno qualche concerto qui?>>.
<< Devono fissare le date in questa settimana e poi a fine ottobre-inizio novembre iniziano un nuovo tour, e noi andremo a tutti i loro concerti! Capirai, il più lontano che faranno sarà a Monaco!>>.
<< E quanti ne faranno circa?>>.
<< Non so, contando che saranno solo in Germania... sei o sette>, esultò Trina. Mi misi a pensare a come fare per rimediare i biglietti e per riuscire a partecipare ad ogni evento, ma io non sapevo quanto possibili sarebbero state tutte quelle date. Io non immaginavo neanche lontanamente cosa sarebbe accaduto di lì a breve: la mia vita sarebbe stata sconvolta nuovamente e sempre dalla stessa persona: Tim. Chissà quanto era cambiato dall’ultima volta. Nonostante io desiderassi che fosse rimasto uguale, era disperante sapere di non conoscere più niente di lui.
Mi chiedevo quando avesse avuto la sua prima volta. E con chi. Forse era stato con un maschio, magari quel Kristian... Che culo! Ci sarei andata volentieri io... Nonostante non l’avessi mai fatto con nessun altro.
Sì, io ero vergine, almeno fino a quel momento...
<< Oddio raga! Guardate! Cazzo c’è moltissima gente, dai!>>, esclamò Brenda.
<< Penso che morirò a breve!>>.
<< Trina tranquillizzati, non è la prima volta per te!>>.
<< No, ma è come se fosse la prima...>>. Trina respirava affannosamente, mentre Kristal tentava di tranquillizzarla. Non ricordavo più come fosse provare quella sensazione nel vedere uno del proprio gruppo preferito.
Era da tanto che non andavo ad un concerto, ma una voce dentro di me, mi diceva che presto quegli eventi sarebbe diventati parte integrante della mia vita, della mia realtà.
C’erano una trentina di ragazze davanti la presunta casa di Tim: era bellissima, accerchiata da un modesto cancello di legno color panna, dipinta da un verde prato inglese e costruita anch’essa, come la mia, in mattoni: le nostre madri erano sempre state concordi in fatto di arredamento e abbinamento dei colori in casa.
Viveva ancora con la sua famiglia, era ovvio. Ma presto entrambi ce ne saremmo andati e non saremmo affatto stati soli.
Ci piazzammo poi, come in un accampamento, fuori casa sua, mescolandoci con le altre ragazze e cominciammo a parlare di questi grandiosi Cinema Bizarre.
Le canzoni che Kristal mi aveva passato erano molto carine; “ Forever or Never” era la mia preferita, in particolar modo dopo averne visto il video! Stupendo.
Comunque né Trina né Brenda tirarono fuori il discorso che la mattina precedente avevo riferito loro; forse si aspettavano di vedere, come nei film, qualche scena strappalacrime del tipo io che gli saltavo addosso e lui che mi riconosceva.
Sarebbe stato davvero stupendo, ma la vita non è un film.
<< A me piace da morire Yu, quando diventeranno famosi farò la sua groupie!>>.
<< Guarda che non è così facile fare la groupie, devi seguirli ovunque e soprattutto, devi piacergli!>>.
<< Non sarà un problema con questo bel faccino>>.
<< Yu non mi piace, fa troppo l’esaltato... Preferisco Shin, solo soletto, timido timido... scaldalo un po’ e si scioglie come uno zuccherino!!!>>.
<< Lui non è così>>, dissi io d’un tatto, interrompendo i discorsi idioti di quelle ragazze.
<< Come scusa?>>.
<< Non è che se gli vai a fare due moine cade ai tuoi piedi... Ehm... Si vede che è un ragazzo che crede molto nella fiducia>>. Tutte le altre ragazze mi fissarono basite: sapevo di stare loro molto sulle palle facendo la santarellina, ma io quelle cose le sapevo, conoscevo il mio migliore amico. << Quindi non pensare che se gli vai a fare la puttana davanti e gli mostri le tette lui ci sta, perché non è così.>>.
<< Starai facendo un po’ la “capisciona”?>>.
<< Dico solo quello che penso...>>.
<< Io la penso come lei!>>, disse un’altra. << Tu ti chiami?>>.
<< Helly, tu?>>.
<< Piacere, Ida! Comunque Shin non è Strify, non è che se gliela fai vedere ci sta, non è una puttana!>>. Ci fu una risata generale e io rimasi leggermente infastidita da tutti quei commenti, non soltanto su Tim, ma anche sugli altri. Insomma, li trattavano come se fossero degli oggetti.
<< Arriverà verso le 18, ne abbiamo da parlare!>>, continuavano a blaterare. A me sembravano solo bimbeminkia, solo ragazzine arrapate che correvano dietro a cinque ragazzi androgini. Non avevo sentito un solo commento su come suonassero, o su come cantassero, a loro non interessava nulla in quanto a prestazione sul palco, gli importava solo quella sessuale.
Speravo vivamente che non la ottenessero mai.
<< E Kiro? Non ti sembra un gran figo? È il mio preferito!>>.
<< Secondo me fa schifo, con quel naso... Sembra un maiale!>>.
<< A parer mio suona poco il basso>>, dissi dopo un po’. Ricevetti gli stessi, gelidi, sguardi di prima.
<< Ah, perché suona il basso? Io credevo che suonasse la chitarra!>>, la guardai basita dopo tale affermazione. E quella era una fan?
Brenda e Trina se n’erano rimaste in silenzio per tutto il tempo, perché sapevano benissimo che avrei potuto annientarle in un secondo: le mie conoscenze musicali erano altamente superiori alle loro. Non è importante quale genere di musica si ascolti, per intendersene un po’ basta saper riconoscere che cosa sa fare un gruppo e che cosa no.
Una band può essere la tua preferita e non saper fare un cazzo; eppure a te piace per ciò che ti trasmette.
Ho sempre ritenuto che non è importante ascoltare la musica che ha fatto la storia, perché può non piacere, ma riconoscere delle abilità a questi musicisti che a te possono non dir niente, è simbolo di enorme grandezza, ed è questo valore che si deve tenere stretto, perché nei tempi odierni quasi non esiste; si tende solo a giudicare chi ascolta cosa, ma la musica non è prima di tutto sentimento? Emozione? Ognuno ascolta, deve ascoltare, ciò che sente di voler ascoltare, senza essere tassativamente giudicato. È così che dovrebbe funzionare, ma purtroppo non tutte le favole sono reali.

Tornando a noi, cominciò un vero e proprio diverbio con le ragazze che mi stavano attorno; ero talmente nervosa da aver quasi dimenticato il motivo della mia presenza lì.
Kristal si era nettamente schierata dalla mia parte e io ero sconvolta dal comportamento di qualche fan: non riuscivo a concepire come potessero definirsi tali e nemmeno quanto fossero stupide, accampate lì davanti solo per vedere “un ragazzo figo” che per giunta non era nemmeno loro.
Sentii Trina bisbigliare a Brenda qualcosa su di me, sul fatto che fossi gelosa di Tim. Non sapevo ancora se mi credessero, ma quel “pettegolezzo” mi aveva alquanto infastidita; da una parte non vedevo l’ora di tornare a casa, ma dall’altra... ero impaziente di vederlo, volevo testare se mi riconoscesse.


Erano le 17.30 e cominciava a fare un po’ freddo; desideravo solo arrivasse e vederlo. Solo il pensiero di perdere il mio sguardo nel suo, mi faceva tremare.
Tutto ciò mi continuava ad essere strano, mi venne da ridere tra me e me pensando a quelle sensazioni.
<< Cosa ridi?>>, mi chiese Kristal vedendomi divertita.
<< Non lo so... La situazione, mi fa ridere!>>. Lei mi fece un sorriso di circostanza e si girò verso le altre.
<< Quante volte lo avete visto? Ogni volta vi accampate qui?>>.
<< Tante volte, e comunque sì, veniamo spesso; pensa che una volta abbiamo anche visto sua madre!>>.
<< Non mi piace sua madre...>>, esortai io.
<< Come fai a... Ah, giusto, giusto!>>, si corresse Kristal. Doveva essere altrettanto strano per lei avermi come amica in queste vesti.
<< Aaaaaaaaaah! Oddio! Oddio!>>.
<< Shiiiin! Shiiiin! Oddiooo!>>.
<< Aaaah, Arrivaaaaa Arrivaaaa!>>.
Erano le 17.50 del 4 ottobre quando la mia vita ricominciò veramente.
Le ragazze con la quale parlavo poco fa stavano urlando e scalpitando come galline. Non facevano altro che spingermi e io non ci stavo capendo più niente. Mi sentivo mancare.
All’orizzonte faceva capolino una limousine nera e tutte sapevamo bene chi ci fosse dentro.
Anche deglutire per me cominciò a diventare difficile: niente era più meccanico.
Quando la macchina arrestò, scesero cinque bodyguards, con la loro tenuta in nero e i visi duri.
Bloccarono il gruppo di scalpitanti ragazzine che cercava di assalire la voiture.
Continuarono a spintonarmi fino a che non mi ritrovai addosso ad una guardia del corpo che mi rimproverò con lo sguardo. Non riuscivo a parlare, a fare nulla e giurai di morire quando Tim scese dall’auto.
Stavo davanti, lui era lì, dinanzi a me: era stupendo.
Aveva i capelli lisci che gli scendevano davanti al viso, erano davvero lunghi e nascondevano un viso cresciuto che io non avevo mai dimenticato.
Nonostante ci fosse tanto rumore, io non sentivo niente.
Ero rimasta a fissare la sua ascesa in terra, dal momento in cui aveva posato il piede sull’asfalto, al momento in cui i miei occhi si erano posati su di lui.
Aveva delle zeppe nere ai piedi, jeans attillati dello stesso colore e poi una giacchetta di pelle bianca a copertura dell’ennesima maglietta nera con disegno.
Tim era vestito misticamente e aveva addosso tutti gli accessori di sempre: collane, polsini e catene, soprattutto; non mi sembrava vero, tutto attorno a me pareva nullo e la scena che ho appena finito di descrivere, per quanto strano possa sembrare, durò solo un secondo.
Tim, sorridente, cominciò a camminare verso di me, di noi, e credetti per l’ennesima volta di perdere conoscenza quando vidi che in mano teneva la nostra borsa. Con il suo abbigliamento non c’entrava un cavolo, ma questo poteva voler dire solo una cosa: non mi aveva affatto dimenticata. Solo il pensiero mi scaldò il cuore.
Le fan vicino a me, trepidanti, allungarono le loro mani verso di lui, tenendo strette fra le dita un foglio per l’autografo e un Uni Posca nero o rosso, a seconda delle preferenze.
Continuavano a gridare il suo nome d’arte e a chiedere autografi; lui partì dal fondo con le firme, mentre io rimasi lì a fissarlo. Avevo così tanto cose da dire, ma non ce la feci a dire niente.
Avevo anche io un blocco tra le mani, non ci pensai più di un secondo a mettere in pratica l’idea che come un lampo mi era balenata in testa.
Scrissi sul bianco foglio: “ Tim+Helly=F.F.I”, se fossi riuscita a dargli quel cartaceo, avrei avuto un’ottima probabilità che lui si sarebbe ricordato di me,anche se per qualche strano motivo, io sapevo che non mi aveva dimenticata, aveva anche la borsa!
Nessun’altra persona, se non io e lui, avrebbe mai potuto sapere cosa significasse quell’abbreviazione.
Ci avevamo riso un giorno intero con quel “ Freunde fur Ibanez” e non ricordo con esattezza come ci fossimo arrivati. Ibanez era una marca che produceva chitarre, il che è strano dal momento che nessuno dei due suonava davvero la chitarra! O meglio, io strimpellavo qualcosa, ma non era nulla di così tanto serio.

<< Sei bellissimo Shin!>>.
<< Grazie...>>, rispose timidamente ad una fan appena dichiaratasi. Era vicino. Troppo vicino a me. Quando arrivò davanti io lo fissai intensamente senza parlare. Non sapevo se mi avesse riconosciuta, ma il suo sguardo era così profondo.
<< Vuoi un autografo?>>.
<< Si, Tim...>>. Credetti di essere stata la prima a chiamarlo per nome. Gli porsi il foglio e lui continuò a guardarmi stranamente. Il mio viso faceva lavorare parecchio il suo cervello: potevo vedere i suoi ingranaggi girare.
<< Ecco...>>.
<< No, tienilo ti prego>>. Lui non disse niente e nemmeno io, sperai solo che leggesse ciò che gli avevo lasciato. Quel codice valeva molto più di un numero di telefono.
Riuscii a vedere Tim soltanto per cinque minuti perchè poi lui entrò in casa e le fan più annoiate se ne andarono.
Non ero riuscita a dirgli nient’altro. Avrei dovuto? Probabilmente sì, ma qualcosa me l’aveva impedito.
Ero rimasta lì, immobile. Quando gli avevo lasciato il biglietto, le nostre mani si erano sfiorate e io avevo come avuto un dèjà-vu. Forse quel momento era già capitato in una mia qualche vita passata, e per forza doveva ricapitare.

<< Tesoro, allora? Com’è andata?>>.
<< Non mi ha riconosciuta...>>.
<< Che cosa?>>.
<< Cioè, mi ha guardata... intensamente, ma non ha detto niente>>.
<< Oh cara, ma sicuramente era perché c’era molta gente e non poteva trattenersi! Aveva la borsa!>>.
<< L’ho vista...Uff...Boh,è tutto così confuso... È che quello sguardo... Forse invece...>>.
<< Faranno un concerto a fine mese, gliel’abbiamo chiesto e tu verrai con noi. Saremo in prima fila e l’ avrà l’occasione di parlarti!>>.
<< È un concerto, non vedo come potrebbe....>>.
<< Helly, ricollega il cervello! Esistono apposta i backstage!>>.
Io e Kristal eravamo in macchina, di ritorno, e stavamo parlando di me. Colloquiare con lei mi piaceva, perché potevo rivelarle cose che a lei interessavano senza che avesse un secondo fine
Lei era certa che mi avesse riconosciuta, e in realtà anche io, ma preferivo negare l’evidenza perché non volevo illudermi.
Riconoscerei quello sguardo fra mille: non potevo essergli passata inosservata.
Prima di arrivare a casa riuscii a parlare con lei di tutto: Tim, me, il biglietto, lo sguardo... Speravo tanto che succedesse qualcosa a breve.

Arrivata a casa, feci giusto in tempo a cenare che dovetti subito ripartire per il concerto dei TNS, mi sarebbe passata a prendere Kristal per la seconda volta.
Litigai coi miei prima di uscire, ma di loro in quel momento non mi interessava niente.
Il concerto fu divertente, i musicisti di molta compagnia, ed io ero quasi certa che la loro conoscenza mi sarebbe tornata utile un giorno.

Tornata a casa, riflettei molto sulla giornata.
Mi aveva riconosciuta, non poteva essere altrimenti.
Non mi restava altro che aspettare che uscissero le date dei concerti dei Cinema Bizarre, perché non appena io mi sarei trovata sotto quel palco, sarebbe cambiato tutto.
 
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CryForTheMoon
CAT_IMG Posted on 1/4/2009, 13:14





Mi sono emozionata!
Mentre leggevo, mi sono veramente emozionata!
Mi è sembrato come quando li ho visti per la prima volta ... *sospira*

Buona gita^^
torna presto
ti aspettiamo
*smuck*

 
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ragasimpa
CAT_IMG Posted on 4/4/2009, 22:31




Che bel commento *-* Mi piace ciò che mi dici *.*
Grazie!!!
Bacinooo *-*
 
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ragasimpa
CAT_IMG Posted on 12/4/2009, 20:58




CHAPTER 5



Fu il 3 ottobre quando rividi Tim per la prima volta dopo anni, non lo credevo possibile. Ora eravamo a fine mese e i Cinema Bizarre avevano fissato già le date dei loro concerti. Esattamente cinque: due a Stoccarda, una terza a Dortmund e le altre due a Würzburg. Per Stoccarda non c’erano problemi, ai miei avevo già detto che sarei andata a due concerti in città, ma per le altre tre date... Fui costretta ad organizzare un piano ben studiato!
Dortmund, la data più lontana, era circa quattro ore di viaggio, mentre Würzburg soltanto un’ora e mezza. Per quell’ultima data avevo già progettato di dire ai miei genitori che sarei rimasta a dormire da Kristal, per la prima invece mi ero limitata a comprare il biglietto.
Quelli non erano tanto dispendiosi, quindi non avevo avuto problemi a prendermeli tutti cinque, anche se dall’inizio alla fine fui colpita dall’ansia di non riuscire ad averli!

Da quel giorno era nuovamente cambiato tutto, dal giorno dell’incontro col mio migliore amico: l’avevo sognato tutte le notti, stavolta più del solito e il luogo dell’incontro era cambiato; continuavo a sognarmi davanti al concerto e, in un modo o nell’altro, mi vedevo portata via nel backstage. Era tutto così bizzarro, non riuscivo a credere che stesse succedendo davvero e che io ero proprio la protagonista di questo evento così ambiguo.
La mattina seguente andai a scuola, avevamo tre ore buche e io non feci altro che parlare con le mie amiche degli orari dei concerti: non riuscivo ancora a concepire che sarei andata a tutte quelle date.
Trina e Brenda non credevano ancora che io lo conoscessi, e ben gli stava perché non appena Tim Reumann mi avrebbe riconosciuta, loro se la sarebbero presa letteralmente nel culo.
<< Quando pensate di passare?>>, chiesi io.
<< Non lo so, dobbiamo partire un po’ prima se dobbiamo arrivare alle prime file...>>. Rispose Kristal.
<< Io non voglio arrivare nelle prime, voglio arrivare alla prima fila!>>, ribattè Trina.
<< Non sarà un problema... Non sono mica un gruppo di fama mondiale, forse è questa la volta buona che si fanno conoscere...>>.
<< I cancelli aprono alle 20, e noi dobbiamo essere lì minimo per le 10!>>.
<< Che cosa?! Ma non ci sarà nessuno!>>, risposi io a Trina.
<< L’ultima volta eravamo già in troppe alle 15 del pomeriggio, credevo di non arrivarci! I locali sono piccoli, e noi stavolta saremo lì alle 10!>>.
<< Non posso saltare tutte quelle ore di scuola... Mia madre mi uccide>>.
<< Vuoi vederli o no?>>.
<< Vedremo come organizzarci Hell>>, disse Kristal incoraggiandomi.
<< Ok...>>, non mi andava di stare lì già dalla mattina, ancora non li conosceva quasi nessuno e non avevo voglia di stare ad aspettarli al freddo: era inutile. Ero stata a molti concerti e quello, credetemi, non era uno di quegli show da presentarsi in fila dal mattino. Bastavano sì e no due ore dall’apertura dei cancelli per arrivare davanti, ma non credo che quelle due pazze scatenate l’avrebbero capito tanto facilmente.
<< Shin sarà fantastico, come al solito, entrerà per primo come in tutti i concerti e tra la folla si farà l’onda!>>, esclamò Brenda.
<< Dato che sarà vicino al suo compleanno potremmo cantargli la canzone!>>.
<< Strify si unirà di sicuro!>>. Lei e Trina non aspettavano altro che vederlo e questo mi innervosiva ulteriormente. Tentai di sviare il discorso.
<< Kristian quando entrerà?>>.
<< Kiro? Subito dopo Shin! Seguito poi da... Yu, Luminor e Strify credo!>>.
<< Quindi qui qualcuno ha una cotta per Kiro eh...>>, la buttò lì Brenda.
<< No, cioè... È carino...>>.
<< Lo sapevi che è bisessuale?! Dev’essere stato con molti uomini!>>.
<< Mmh... Un’altra cosa che abbiamo in comune allora!>>.
<< Sei stata con così tanti uomini?>>, disse Trina.
<< No idiota, intende che è bisessuale!>>, ribattè Brenda.
<< Davvero?>>, disse Kristal tranquillamente.
<< Beh ecco...>>.
<< Quanto sareste carini insieme! Se fossi uomo per lui sarebbe meglio!>>. Le ragazze andavano avanti a parlare, in realtà io non sapevo bene cosa fossi, ma l’idea di andare con una donna non mi dispiaceva, cioè... Per me era indifferente, forse ero sempre stata come Tim. Pansessuale come lui.
<< Io non credo starebbero bene insieme...>>, mi disse Trina guardandomi di traverso.
<< Secondo me sì, sono dolci, stareste bene tu e Kiro, Helly!>>.
<< Kris...>>, arrossii involontariamente. Non sapevo bene perché, ma negli ultimi tempi mi ero informata sul gruppo di Tim e... L’avevo trovato molto interessante. Sorrisi al pensiero che io e il mio amico avessimo la stessa cotta per quel ragazzo, lui prima, io in questo momento.
<< Comunque saremo lì per le 10, è deciso>>, annunciò Trina.
<< Io e te staremo lì alle 17, dai...>>, mi disse Kristal, ero contenta che almeno lei mi capisse.

3 novembre.
Quella sera ci sarebbe stato la prima data del concerto dei Cinema Bizarre.
Non avevo problemi perché erano a Stoccarda.
Un altro 3 era segnato nel calendario delle cose importanti. Sentivo che sarebbe presto successo qualcosa, la sera stessa sarebbe capitato qualcosa.
C’erano troppi indizzi, troppe cose e giorni fa, quando io non c’ero, i genitori di Tim avevano chiamato a casa mia! Chi gli avrebbe potuto dire che ero in città se non lui stesso? Il quadro filava, lui mi aveva riconosciuta e ora non mi restava altro che farmi prelevare dal pubblico per godermi l’abbraccio dell’amico perso, ma successivamente ritrovato.
Durante tutta la giornata sembravo impazzita, non connettevo affatto e fortunatamente a scuola non avevo chissà quale compito importante. Già, la scuola, come se più avanti me ne fosse davvero importato.
<< Hell tutto ok?>>, mi chiese Kristal.
<< Sì è che... Sono agitata, loro sono già lì. E se davvero avevano ragione? Se veramente c’è troppa gente e non riusciamo a passare avanti a nessuno?>>. Mi stavo facendo assalire dal panico e questo non poteva aiutarmi.
<< Trina e Brenda sono troppo ansiose, si piazzerebbero lì anche settimane prima se potessero. L’hai detto anche tu, e lo so anche io, non è un gruppo di fama mondiale, non ci sarà problema>>.
<< È che non vorrei perdere la mia occasione di vederlo, capisci? È importante per me... Credo che ormai sappia che sono qua e si aspetti di vedermi anche lui... Non voglio dargli buca; lo so che è stupido, ma a volte io e Tim abbiamo pensato come gemelli: le stesse cose senza bisogno di dire niente e io adesso sento che lui sa, si aspetta di vedermi a questo concerto...>>.
<< E ti vedrà Helly! Dobbiamo solo aspettare qualche ora!>>.
<< Mi sembra che il tempo non passi mai...>.
<< Vuoi che ci andiamo prima? Per mio padre non è un problema!>>. I miei occhi si illuminarono.
<< Tuo padre è un santo! Solo qualche ora prima, solo... Due ore prima!>>.
<< Per me non è un problema e nemmeno per mio padre, lui mi porta sempre dappertutto!>>.
<< Beata te...>>.
<< Che hai da lamentarti? Tu conosci Tim Reumann santo Dio!>>.
<< Già... Non sai che fortuna!>>, dissi io, ridendo. Infatti lo era, Tim era la persona migliore del mondo, almeno per il momento, perché ancora non conoscevo Kristian Goll, quando sarebbe successo, e sarebbe successo non tanto tardi, avrei avuto seri problemi a distinguere i due sentimenti. Non posso aggiungere altro...
Suonò la campanella di fine lezione e io e Kristal ci appropinquammo all’uscita, quando una ragazza mi strattonò per un braccio.
<< Ehy!>>.
<< Scusa posso chiederti una cosa? È vero che tu conosci il batterista dei Cinema Bizarre?>>, rimasi sconvolta da tale domanda e risposi semplicemente:
<< Sì...>>, con faccia confusa.
<< Ma, direttamente? So che andate al concerto, senti non potresti... Dargli questo da parte mia? Ti ringrazio tanto... Ehm... Helly!>>.
La ragazza un po’ cicciotella mi porse un biglietto col suo numero di telefono.
“ Kelsey, chiamami”, era scritto sul cartaceo, assieme al numero.
Non credevo l’avrebbe fatto, anche se io il numero gliel’avrei dato lo stesso.
<< Come sa che lo conosco?>>, domandai a Kristal ancora confusa.
<< Le notizie girano in fretta qui dentro!>>.
<< Ma sa addirittura il mio nome!>>.
<< Non c’è da stupirsi tesoro, questa scuola era sicuramente più grande della tua devo dedurre!>>.
<< Già...>>.
Una volta fuori dall’edificio, chiamai i miei per avvisarli che non sarei tornata a casa, ma che io e Kris saremmo andate direttamente nel luogo; chiusi il telefono prima che le corde vocali di mia mamma si alterassero troppo.
<< Si è arrabbiata?>>.
<< Un po’, le passerà!>>.
<< Sono contenta che dormirai da me stasera... Sono contenta che sei venuta a vivere qua!>>. Io sorrisi. Kristal era una ragazza molto dolce e premurosa, la sua compagnia era piacevole.
Quando suo padre ci venne a prendere, lo salutai cordialmente. Era un tipo in gamba, come la figlia, molto calmo e giovanile, disse che sarebbe voluto venire anche lui a vedersi il concerto, gli piacevano i gruppi emergenti! Era totalmente pazzo a parer mio!
Mentre fummo per strada ci accompagnò a prenderci qualcosa da mangiare, nel caso più tardi ci fossero venuti i crampi allo stomaco.
<< Quando ero ragazzino io non aspettavo il tardo pomeriggio per mettermi in fila, mi ci piazzavo dal mattino!>>.
<< Davvero?>>, esultai io, incredula.
<< Ovviamente!>>.
<< Papà te l’ho detto, sono un gruppo emergente!>>.
<< I gruppi emergenti sono i migliori, puoi conoscere i musicisti e se gli stai simpatico ti portano a fare un giro di bevute!>>.
<< Le è successo davvero?>>, chiesi io sporgendomi davanti.
<< Ovviamente, erano gli anni 70 quando...>>. Hilbert iniziò a raccontare della musica di quei tempi, la vera musica, i concerti, le groupie dei musicisti... Queste mi affascinavano parecchio e col tempo avrei scoperto quanto ci fossi dentro.
Cullate dalle storie di papà Wents, arrivammo sul posto e mi consolai perché ci saranno state sì e no 150 persone, quindi passare avanti sarebbe stato estremamente semplice.
<< Grazie Hilbert!>>.
<< Grazie Papi, ci vediamo stasera!>>.
<< Divertitevi ragazze! Helena? Cerca di fare colpo su quel Kristian, una ragazza bella come te gli piacerà sicuro!>>. Lo ringraziai e assieme alla mia amica scesi dalla macchina: avrei tanto voluto avere un padre come il suo, era fenomenale.
<< Tuo padre è un genio!>>.
<< Vuoi sposarlo?! Cerca moglie da quando mia madre l’ha mollato!>>.
<< Non sapevo che i tuoi fossero divorziati!>>.
<< Nemmeno io, l’ho scoperto dopo anni che erano separati!>>.
<< Non sembri scontenta!>>.
<< No è che... Sai quando ci sono persone fatte apposta per stare insieme?>>.
<< Sì>>, risposi io mentre il mio pensiero automaticamente e inspiegabilmente andò a Tim.
<< Ecco, loro non erano quelle persone>>.
<< Capisco>>, dissi continuando a camminare verso la fila.
Erano le 14.30 quando arrivammo appunto, c’avevamo messo di più con la sosta e il traffico, ma in men che non si dica eravamo passate avanti a ben 50 persone; le più piccole non componevano un’effettiva fila e noi, senza pudore, le avevamo sorpassate.
Furono le 18 quando riuscimmo a raggiungere Brenda e Trina, che avevo detto io?
<< Ragazze! Siete arrivate?>>.
<< Sì, ce l’abbiamo fatto! Siete qui dalle 10 allora?>>.
<< Sì, circa, con qualche minuto di ritardo...>>, disse Brenda quasi non respirando. Non la ritenevo una che sapesse stare ai concerti.
Durante tutte le ore di fila che facemmo fui costretta a sorbirmi i discorsi infantili di qualche ragazzina e a spingere per ottenere il posto che volevo: stavo davanti la transenna, ormai niente poteva fermarmi.
Che avrei fatto quando l’avrei visto? Quando avrei visto tutti loro? Ora ero una fan? Davvero lo ero? O ero lì solo per Tim? Decisamente non ero solo lì per Tim... ( A buon intenditore, poche parole), ma sicuramente era il mio principale interesse.
<< Che cazzo, quando si decidono ad aprire?! Sono stanca, è dalle 6 del mattino che sto qua!>>, gridava qualcuna, lamentandosi. Io dentro me ridevo a crepapelle.
La gente urlava, esasperata, mentre la mia testa lavorava secondo su secondo. Gli ingranaggi giravano come se gli avessi appena aggiunto dell’olio e non mi accorsi nemmeno quando i tipi della security si piazzarono davanti alle transenne.
Me ne resi conto solamente quando mi sentii schiacciata contro la barra di ferro.
<< Ahia cazzo! Che merda spingete? Cazzo!>>, ero molto “violenta” in quei casi, lo ero sempre stata, era un modo per liberare lo stress accumulato.
Le persone cominciavano a spingere sempre di più, a schiacciarmi, io non facevo altro che gridare parolacce a destra e a manca, la security ripeteva di calmarci, urlando di non spingere, ma nessuno ascoltava, tutte volevano entrare. Il momento prima dell’apertura dei cancelli è sempre il più devastante, non vedi l’ora di entrare e non appena li aprono è come se tu abbia ripreso a respirare ossigeno.
Così fu.
Aprirono i cancelli e, a gruppi di due, ci fecero passare. Non appena solcata la transenna, iniziai a correre a più non posso verso il palco, fu una corsa breve, nonostante la lunga distanza.
Piedi di ragazzine sclerate si erano trasformati in zampe di bufali impazziti, come succedeva ogni volta a eventi di questo tipo, tali i concerti.
Credetti di resuscitare quando con entrambe le mani toccai la transenna che divideva la folla dal palco.
Ero in prima fila.
Guardai il palco dritto davanti a me: una batteria con un ripiano rialzato, centrale, accanto ad essa, più dietro, sulla sinistra, ci stava una tastiera e estremamente a manca c’era una chitarra. Dinanzi i miei occhi, poco spostato a destra c’era un basso e io credetti non ci fosse posto migliore che quello. Al centro il microfono e, allungando le mani, toccavo il palco.
Mi chiesi perché i bassisti li trovavo sempre alla mia destra.
Quel momento così breve, era stato di una così immensa intensità da farmi rabbrividire...
È sempre così ogni volta che tocchi il ferro della transenna: ti senti potente, ti senti una dea. Tu sei lì davanti, non c’è un davanti più davanti del posto dove ti sei piazzata! È il massimo, e lotti per quel posto perché non oserai mai farti passare avanti da nessuno. Tu sei dove volevi essere e ti senti l’adrenalina prendere possesso del tuo corpo, è per questo che in ogni concerto succedono cose inspiegabili; come arrivare un’ora prima del concerto e ritrovarsi in terza fila, come essere talmente vicina al palco da riuscire a colloquiare col bizzarro bassista dai capelli viola, come essere dalla parte opposta del tuo desiderio e non appena questo entra in scena spostarsi, quasi volando, tra la folla compatta e ritrovarti improvvisamente dove volevi stare.
I concerti sono la cura più efficace se una persona ha bisogno di sognare, nessuno ti può rovinare quel momento, perché tutte le volte che parte la musica, la tristezza, i rimpianti e i rimorsi cessano di esistere.
Era per questo motivo che avevo scelto tale stile di vita: non riuscirei più ad immaginarmi senza stare ad un concerto. Mai.
In meno di un secondo comunque le ragazze erano arrivate dietro di me, Kristal alla mia sinistra.
<< Ci siamo!>>, disse esasperata e col fiatone. << La corsa più lunga della mia vita!>>.
<< Io direi la mia più corta... Cazzo stiamo in prima fila, non ci credo! Se allungo una mano, arrivo a toccare il palco!>>.
<< È come te l’eri immaginato?>>.
<< Pensavo peggio! Ora non ci resta altro che aspettare!>>.
Il tempo passò mentre tutto il locale si riempì, non potevo credere di essere così vicina. Ogni volta che andavo ad un concerto me lo ripetevo, era magnifico e appagante.
I minuti scorrevano lenti, le ragazze più centrali richiedevano l’acqua, ci fu un momento dove tutte sentimmo un gran calore addosso: era l’ora che stava pervenendo.
Tutto si amplificò nella mia mente quando le luci si spensero.
Grida, gente che spingeva, luci che, come comete, andavano e venivano: era il momento.
E poi, come un miraggio, Tim entrò sul palco, sedendo alla batteria.
Una parte di me si attaccò alle sue mani, quando prese a suonare e tutto ebbe inizio per la seconda volta.
Così com’era cominciata, continuava.
E io non sapevo ancora per quanto tempo, ma forse lo sarebbe stato per sempre.

FINE CHAPTER 5
WAITING FOR CHAPTER 6
...








PS:
CITAZIONE
è per questo che in ogni concerto succedono cose inspiegabili; come arrivare un’ora prima del concerto e ritrovarsi in terza fila, come essere talmente vicina al palco da riuscire a colloquiare col bizzarro bassista dai capelli viola, come essere dalla parte opposta del tuo desiderio e non appena questo entra in scena spostarsi, quasi volando, tra la folla compatta e ritrovarti improvvisamente dove volevi stare.

Per questo pezzo mi sono ispirata, rispettivamente, al concerto dei Cinema Bizarre di Roma, al concerto dei dARI al Velvet di Rimini e, ancora, al concerto dei CB ^^
 
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64 replies since 22/3/2009, 19:19   1120 views
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