| Buongiorno donne ^^ Questa stupidissima fic oscena è nata dalla mia fissa per lo yaoi e dall'attento studio di Emo e Gabriele, i ragazzi che cito ogni tre parole nel mio pseudo-blog.
Vi adoro
AVVISO: qua una volta c'era una foto, ma ora non c'è più. Ignoratemi.
CAPITOLO PRIMO – I wanna feel your body
Giulio strinse un lembo della coperta con tutta la sua forza e tentò di ricacciare indietro le lacrime. Non poteva assolutamente piangere per lui. Non doveva. Affondò il viso nel cuscino e cercò disperatamente di pensare a qualcosa che non riguardasse né Gabriele né quello che il suddetto lo aveva costretto a fare quella mattina. Oddio, costretto era una parola grossa… Ricordava benissimo quando Gabriele gli aveva confidato di essere omosessuale. Era una cosa che non si sarebbe proprio mai aspettato. Gabriele era…era l’immagine del ragazzo stronzo che se ne frega di tutto…uno che non daresti mai per gay! Superato il primo momento di stupore ed incredulità, Giulio gli aveva chiesto perché lo avesse rivelato proprio a lui, visto che non erano poi così amici. “Secondo te perché?”, aveva risposto Gabriele sorridendo. Giulio aveva alzato le spalle, mentre uno strano sospetto s’infiltrava nella sua mente. “Perché mi piaci, ovvio.”, aveva detto Gabriele con naturalezza, come se fosse stata la cosa più normale e ragionevole del mondo.
Giulio scivolò sotto le coperte ancora di più, cercando quasi di soffocarsi con esse. Perché si era lasciato così andare? Gabriele non era mica il povero sfigato di turno che ha bisogno di amore e compassione, anzi… Nonostante non fosse bellissimo, piaceva a molte ragazze, anche più grandi, era pieno di amici ed era il fratello del popolarissimo rappresentante d’istituto. Allora per quale assurdo motivo quella mattina si era concesso a lui? Non ci voleva neanche pensare. Era stato…orribile. No, non era vero. Non era per niente vero.
Flashback “Lele, ho pensato a quello che mi hai detto...Noi siamo amici, giusto?” La voce gli morì in gola ancor prima che potesse terminare la frase. Non sapeva il motivo per cui lo stava facendo e non sapeva come sarebbe finita. Tutto era incerto. Gabriele lo fissò con occhi curiosi. “Cosa vuoi dirmi, Emo?” “Se tu vuoi che noi facciamo qualcosa è ok.”, disse tutto d’un fiato. Gabriele sorrise. “Dimmi che ti stai seriamente concedendo a me.” “Lo sto facendo.”, mormorò Giulio.
Quando l’intervallo terminò ed i ragazzi dovettero tornare in aula, Giulio trovò sul proprio banco un bigliettino. “Guarda l’orologio. Quando saranno le 10:25 precise, tu fingi di sentirti male e vai in bagno. Aspetta cinque minuti. Se non arrivo, torna in classe.” Il ragazzo si morsicò un labbro con tutta la forza che aveva e si domandò se valesse davvero la pena farlo. Senza quasi rendersene conto, iniziò a dimenarsi sulla sedia fingendo un tremendo mal di pancia, facendosi notare da tutta la classe. Alle 10:25 in punto alzò la mano e disse alla professoressa che non resisteva più e che doveva correre subito in bagno. Lei lo lasciò andare. Giulio si sedette sul davanzale ed attese… Esattamente cinque minuti dopo, Gabriele fece la sua trionfale entrata nel bagno. “Allora, come va il mal di pancia?”, ridacchiò. Giulio si astenne dal rispondere. “Scusa, era per alleggerire la tensione…Comunque in classe sei stato davvero bravo: per poco non ci cascavo anche io.”, disse Gabriele con un tono estremamente dolce, prima di prenderlo per mano e trascinarlo dentro la prima stanzetta da bagno. “Scusami, so che come posto fa schifo, ma non saprei proprio dove andare altrimenti.” Giulio tacque, mentre l’altro lo spingeva gentilmente contro una parete. “E’ la prima volta che lo fai con un ragazzo, vero?” Giulio rabbrividì. In realtà, non l’aveva proprio mai fatto, né con un ragazzo, né con una ragazza. Stupidamente aveva pensato che Gabriele volesse solo toccarlo o cose simili, non credeva volesse direttamente passare a quello. Annuì, cercando di tenere a freno la paura. “Stai tranquillo, farò piano.” Delicatamente Gabriele lo fece voltare di spalle, gli circondò la vita con le braccia e sganciò la fibbia della sua cintura. “Ti piacerà, vedrai.” Gli abbassò lentamente i pantaloni e gli sfilò la maglietta. “Ora ti preparo un po’, ok?” Non si aspettava una risposta, era ovvio. Gli fece scivolare piano un dito tra le natiche. “Vado.” Con calma infilò il dito nell’apertura stretta di Giulio e in un istante il grido strozzato di quest’ultimo gli giunse alle orecchie. “Tranquillo, è tutto ok, adesso ti ci abitui.” Giulio si morse il labbro inferiore fino a farlo sanguinare e si conficcò le unghie nei palmi delle mani, cercando di respirare il più profondamente possibile. Gabriele infilò un secondo dito, seguito poi subito da un terzo e iniziò a muoverli dentro il corpo dell’amico. “Va un po’ meglio?” Giulio annuì, totalmente preso dall’eccitazione. “Bene…allora ti va se entro?” Senza nemmeno attendere la risposta, Gabriele sfilò le dita e le sostituì con il suo membro eretto. Giulio sussultò, tendendo disperatamente il braccio in cerca di una sporgenza a cui aggrapparsi. Intanto, Gabriele gli prese delicatamente i fianchi e iniziò a spingersi dentro di lui, strappandogli il primo di una lunga serie di gemiti. Fine flashback
Giulio decise che non si sarebbe mai più alzato da quel letto e che sarebbe morto lì. Tanto cosa cambiava tra apatico a scuola e apatico a casa? “Giulio, il telefono!”, urlò sua madre dall’altra stanza. Il ragazzo non prese nemmeno in considerazione l’idea di alzarsi. Lui sarebbe morto lì, altro che telefono! “Giulio, mi hai sentita?” Giulio sospirò, deciso a non dare alcun segno di vita. “Scusa Gabriele, ti faccio richiamare, ok? Penso che oggi Giulio sia un po’ depresso…” E l’unico pensiero che Giulio riuscì a formulare dopo aver udito quelle parole fu: “Oh, cazzo.”
Edited by *Étoile° - 29/3/2009, 19:09
|