,f a n f i c t i o n stories ~

Nightsun

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CAT_IMG Posted on 20/5/2009, 17:53

...I drove for miles and miles...
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Questa storia l'ho iniziata e finita lo scorso dicembre (inverità avrei dovuto continuarla ma non ho più trovato il tempo e l'ispirazione, forse in futuro farò la "2° serie"). Spero sia di vostro gradimento. Ogni capitolo lo pubblicherò in questo topic in cui inserirò una lista che riporta ad ogni capitolo. Se vi trovate male con questo metodo, avvertitemi che inizierò a postare uno per topic.
I punti di vista ogni tanto cambiano, quindi ogni volta scrivo di chi è (POV sta per Point of View ovvero punto di vista).

INDICE CAPITOLI
Capitolo 01 - The life in a new city {La vita in una nuova città}
Capitolo 02 - Mistery {Mistero}
Capitolo 03 - Exclusion {Emarginazione}
Capitolo 04 - Latin & literature's private lessons {Ripetizioni di latino e letteratura}

Capitolo 01 - The life in a new city
{La vita in una nuova città}
Cain POV



Stavo andando con mia madre verso la scuola dove avrei dovuto frequentare le lezioni fino al diploma. C'eravamo trasferiti dal centro ad una piccola periferia di Belmont: Jahweh, perché la mamma è diventata capo della sezione scientifica di questa piccola città.
Il cancello della scuola era aperto e c’erano già diversi alunni che entravano o rimanevano lì davanti a chiacchierare. Parcheggiammo ed entrammo per dirigerci in segreteria, dove già eravamo stati qualche giorno prima per fare l’iscrizione.
La segretaria ci vide e riconobbe subito: ovvio! Come poter dimenticare una bellezza ultraterrena? Gli esseri umani erano irrimediabilmente attratti da noi.
Cercò di ricomporsi come meglio poteva e mi diede il mio orario con un altro foglio.
<< A volte dovrete cambiare aule, quindi se vuoi questa è la mappa della scuola >>
Non mi serviva quella mappa, perché sapevo orientarmi benissimo, ma dato che dovevo fingere non avevo altra scelta.
<< Grazie >>
<< La prima ora inizia alle 8:30, per favore rispetta l’orario. Ah dimenticavo! Forse anche questo potrebbe esserti utile. >>
Un altro foglio: il regolamento della scuola... Ma a che mi serviva? Tanto sono tutti uguali in tutte le scuole.
<< Grazie mille >>
Io uscii dalla segreteria e mi diressi verso l’aula della prima ora di lezione, mentre mia madre continuava a compilare e firmare dei moduli. Salii le scale, le luci del secondo piano erano ancora spente, ed entrai nell’aula credendo di essere arrivato per primo, le luci erano spente anche nell’aula.
Una ragazza era seduta al primo banco con un libro davanti ma il suo sguardo era rivolto fuori dalla finestra. Probabilmente era soprappensiero perché non si voltò minimamente per vedere chi era appena arrivato in classe ed aveva acceso la luce.
Anch’io mi sedetti al primo banco, ma della fila opposta perché non sapevo ancora se gli altri posti erano occupati e aspettai che anche gli altri studenti arrivassero.
Le prime ad arrivare furono due ragazze, che si fondarono subito addosso a me per caricarmi di domande.
<< Perché non ci hanno avvertite che avremmo avuto un nuovo compagno? >> mi chiese quella bionda che si chiamava Cloe.
<< Mi sono iscritto ieri pomeriggio, probabilmente non ne hanno avuto il tempo >>
<< Da dove ti sei trasferito? E poi perché proprio a metà dell’ anno scolastico? >> stavolta fu la ragazza mora, Roxane, a chiedermelo.
<< Dal centro >>
<< Cosaaaaaa? E perché dal centro a Jahweh?? Siete impazziti? >>
<< Mia madre si doveva trasferire per il lavoro e così l’ho dovuta seguire >>
A poco a poco la classe si riempì e di nuovo le stesse domande a cui dare le stesse risposte. Ogni tanto guardavo al primo banco della fila opposta per vedere la ragazza di prima: sembrava fosse un fantasma, chiunque era entrato in classe l’aveva totalmente ignorata ed in più il banco di fianco al suo era vuoto.
Suonò la campanella ed arrivò la professoressa di algebra. Di sicuro in quella materia era più avanti di tutti e non avrei avuto problemi.
<< Tu devi essere Cain Evans, giusto? Mi hanno avvertito stamattina del tuo arrivo >>
<< Esatto >>
<< Se non hai i libri potresti... >> Non ebbe il tempo di finire la frase che già Roxane la interruppe << Potrei mettermi io vicino a lui!! >>
<< Ecco veramente io volevo... >> Neanche stavolta la mora la fece finire che già si era seduta di fianco a me e la prof sospirò esasperata e ormai arresa.
Quel giorno riconsegnò le verifiche che avevano fatto giorni prima, Roxane guardò il suo voto ed arrossì parecchio, probabilmente perché non voleva fare brutte figure davanti il sottoscritto. Guardai la ragazza del primo banco, aveva dato un occhiata veloce al compito e poi l’aveva scostato non ascoltando minimamente la spiegazione della prof degli esercizi del compito. In verità neanche io ascoltai perché era un programma che già avevo fatto più volte ma feci comunque finta di ascoltare.
<< Prof ma io non ho capito! >> Interruppe Roxane per l’ennesima volta la spiegazione.
<< E ti pareva >> Fu un bisbiglio quasi impercettibile, che probabilmente avevo sentito solo io, proveniva dal primo banco dell’altra fila.
* Bhè... almeno non è muta, iniziavo a preoccuparmi *
Quando la ragazza riconsegnò il suo compito sbirciai un po’ per vedere che voto aveva preso: 10 e neanche un errore segnato, adesso capisco perché non aveva rivolto la minima attenzione alla spiegazione della prof fino alla fine dell’ora.

Le lezioni continuarono e dovemmo cambiare classe molte volte, molti litigavano per i posti in fondo mentre le ragazze litigavano per sedersi accanto a me.

L’unica a cui non importava nulla di me era sempre la stessa, un po’ mi diede fastidio perché non capivo come mai “il mio fascino da vampiro” non contagiava pure lei: dovunque ero andato anche le ragazze più timide erano diventate delle iene, quindi esclusi questa opzione, di più quella ragazza sembrava apatica a tutto ciò che la circondava.
Mi chiesi perché mi incuriosisse tanto e perché mi desse tanto fastidio il fatto che sembrava non accorgersi di me. Che diavolo me ne importava? Infondo era un’umana come tutte le altre... tranne la sua esclusione da tutto il resto...

Arrivò l’ora di pranzo e ci dirigemmo a mensa, come al solito le ragazze della mia classe non fecero altro che seguirmi come leccapiedi, sedersi al mio stesso tavolo e lottare per avere un posto.
Controllai tutta la stanza per vedere quella stessa ragazza di cui, mi accorsi, non sapevo neanche io nome. Durante l’appello neanche i prof l’avevano fatto. E come al solito era seduta in un tavolo a mangiare da sola e a guardare fuori.



Tornai a casa a piedi, e naturalmente senza farmi notare perché correvo troppo velocemente per un comune essere umano. Già da fuori sentii che c’erano due persone in più in casa ma immaginavo già chi fossero.
Non ebbi il tempo di entrare in casa che lei mi assalì.
<< Ciao fratellinoooooooooooooooooooo!! Come va? >>
<< Tutto ok, grazie! Ma se ti staccheresti da me andrebbe un po’ meglio >>
<< Uff! Ma che antipatico!! Non sono neanche pesante! >>
<< Ehi ciao!! >> stavolta era una voce maschile che ovviamente sapevo a chi appartenesse. Era il ragazzo di mia sorella Faith, nonché il mio migliore amico da... sempre!
Lo salutai come al solito e ci dirigemmo in salone a parlare mentre Faith andava in cucina.
<< Preparo qualcosa da mangiare, voi volete? >>
<< Mh... si... basta che non ci avveleni >> Rispondemmo in coro io e Vlad.
<< Sempre i soliti!! Come se noi potessimo morire per un po’ di veleno... >>

<< Come mai qui? >> Gli chiesi
<< Ci abitiamo ovvio!! >>
<< E da quando? >>
<< Da ora! Siamo arrivati solo poche ore fa... Mi dispiace amico ma ci dovrai sopportare qui... e anche a scuola. Praticamente non avrei un minuto di pace >>
Ridemmo e continuammo il discorso finché Faith non chi chiamò per andare a mangiare.
Che sciocchezza quella dei vampiri che non possono mangiare il cibo umano! Possiamo tranquillamente farlo anche se è totalmente inutile perchè Primo: non ci serve di certo mangiarlo perché non ci “nutre” e Secondo: Il veleno che ci scorre nelle vene elimina il cibo appena arriva nello stomaco.

<< Quindi frequenterete la mia scuola?? >>
<< Si... anche se frequenteremo l’ultimo anno. Non sembriamo per niente 17enni, già ci abbiamo provato in un’altra città ma pensavano che avevamo carte d’identità false >> Mi rispose mia sorella.
<< E ci credo >>
<< Allora, hai provato a leggere la mente di qualche adolescente? >> Ed ecco che il mio migliore amico non perdeva l’occasione di sfottere.
<< No... non mi andava, tanto so già cosa pensano >>
<< Sempre il solito noioso!! Vorrà dire che domani ci penserò io a divertirmi >>
Un ruggito feroce arrivò in meno di un secondo da parte di mia sorella.
<< Ehi!! Non dicevo in quel senso! Non ti preoccupare non ho intenzione di tradirti! >>
Cercai di trattenere la risate ma non ci riuscii e così scappai via per non farmi mettere in mezzo in quel litigio o forse solo per non assistere alle loro solite scene troppo romantiche per i miei gusti.
<< Non distruggete casa mi raccomando!! >>
Mi allontanai un po’ da casa ed esplorai il paesaggio che ci circondava: abitavamo in campagna, un po’ lontano dalle altre abitazioni per non farci sentire. Appena avrebbero visto un muro crollato sarebbero sicuramente corsi in tanti a vedere che non ci eravamo fatti un graffio o che era stato proprio uno di noi a farlo crollare. Perché succedeva spesso quando ci arrabbiavamo, ed ora che c’erano anche Vlad e Faith quella casa non avrebbe resistito per molto tempo...
Invidiamo un po’ quei due ma ero anche felice per loro: avevano trovato la persona con cui avrebbero condiviso l’eternità mentre io ero da solo.

Passai tutto il giorno ad osservare il cielo e le nuvole che si muovevano lentamente e ripensai alla mia compagna di classe: ero curioso di sapere cosa pensasse quando osservava quel cielo e non prestava attenzione a nient’altro. Ma perché ero tanto curioso? Non riuscivo a darmi una risposta.
Per fortuna a riportarmi con i piedi per terra fu il mio amico.
<< Noi andiamo... domani non vorrei azzannare qualcuno per la sete. Vieni con noi? Non mi sembra che oggi tu abbia già bevuto. >>
<< Giusto... non vorrei combinare casini... anche se a quelle oche servirebbe un po’ di spavento >>
Vlad e Faith risero e iniziammo a correre verso le nostre vittime.

Edited by BlackIceCrystal - 14/6/2009, 10:43
 
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CAT_IMG Posted on 22/5/2009, 19:04

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Sperando che qualcuno legga, ecco il secondo capitolo:

Capitolo 02 - Mistery {Mistero}
Cain POV


Tornammo a casa dopo aver bevuto quel tanto che bastava per resistere alla mattinata a scuola. Ma appena arrivai a casa non potei credere ai miei occhi: davanti la casa c’era una meravigliosa Bmw nera e rossa e mia madre di fianco che ci stava aspettando.
<< Vi piace? Dato che non vi posso accompagnare sempre io a scuola, ho pensato di comprarvi una macchina >>
<< Meravigliosa >> Rimasi a bocca aperta.
<< Perfetta!! Vlad guidi tu?? >>
Faith era già seduta nel posto accanto a quello del guidatore, Vlad aveva annuito e si era messo al volante.
<< Ehi Cain che fai? Non rimanere lì impalato!! Muoviti! >>
Mi avviai in macchina e mi sedetti dietro, neanche il tempo di chiudere lo sportello che Vlad era già partito.
<< Non puoi aspettare almeno che chiuda lo sportello? >> Imprecai
<< Come se ti facessi qualche danno >>
<< Non capisci... >> sospirai << oggi a scuola non fare niente di anormale!! >>
<< Certo certo!! Non ti preoccupare! >>

Arrivammo davanti la scuola e parcheggiamo tranquillamente, io mi avviai subito in classe mentre Vlad e Faith andarono in segreteria come avevo fatto io il giorno prima.
Era ancora molto presto e pensavo che non avrei trovato nessuno invece eccola lì, come al solito nello stesso banco a fare sempre la stessa cosa.
* Ma questa torna a casa a dormire?? *
Come avevo pensato di fare il giorno prima provai a leggere quello che pensava ma... non ci riuscii. Com’è possibile?? Noi vampiri non riusciamo a leggere solo nella mente dei vampiri, e quella ragazza di sicuro non era una di noi... L’unica spiegazione possibile è...
<< Caaaiiiiin! >>
La voce di Roxane mi risvegliò dai miei pensieri. Ehi!! Chi diavolo le aveva dato il permesso di avvinghiarsi in quel modo al mio braccio?!
<< Lasciami in pace per favore >> La scostai bruscamente e lei fece una faccia delusa. Stavo per uscire dall’aula quando mi ricordai che il professore era in ritardo e non potevo uscire altrimenti mi avrebbe beccato.
Ritornai così al mio posto e Roxane si incollò di nuovo a me per tutto il resto delle lezioni. Era insopportabile, mi faceva venire i nervi, avevo una voglia matta di ringhiarle contro e spaventarla a morte, ma non potevo farlo altrimenti addio copertura.... Maledizione!!

Cercando di ignorare completamente le ragazze che mi ronzavano attorno peggio di api inferocite e di isolarmi completamente da tutto, le lezioni passarono in fretta ed arrivò l’ora di pranzo: avevo assolutamente bisogno di parlare con Faith e Vlad.
Infatti mia sorella e il mio migliore amico avevano preso posto in un tavolo per tre, e naturalmente il terzo era “prenotato” per me. Quindi potevamo parlare tranquillamente in pace... sembrava mi avessero letto nella mente!! Cosa impossibile ovvio! Un vampiro non può leggere nella mente di un altro vampiro sempre per lo stesso motivo per cui le nostre doti a volte non funzionano su alcuni esseri umani.

Mentre pensavo non mi accorsi di essermi seduto già nel tavolo e rimasto immobile per una decina di minuti.
<< Mh... >> Nulla di buono... il tono di Vlad sembrava preannunciare qualche battuta per sfottermi ancora.
<< Cosa c’è? >> Iniziai a sudare freddo, ovviamente in senso metaforico dato che noi vampiri non possiamo farlo.
<< Caro il mio Cain... ti sei finalmente innamoratoooooooooooooo!! >>
<< Eh? >> Solo questo?? Eppure ero pronto a qualche battuta peggiore... ha detto solo che sono inna... Capii finalmente il senso di quella frase...
<< E di chi? >> Chiedemmo all’unisono io e Faith cercando nella mensa la traccia o l’odore di qualche vampiro. << Qui vampiri non ci sono >>
<< Che c’entrano i vampiri?! Io intendevo quella fanciulla laggiù!! >> Mi voltai insieme a mia sorella nel punto che indicava Vlad.
Che diavolo si era messo in testa?
Solo dopo pochi minuti riuscii a riprendere a parlare. << Ma sei scemo o cosa? >>
<< Tu non capisci... fidati di un esperto in materia! >>
<< E... perché sarei innamorato di quella ragazza >>
<< Ma perché anche un cieco si accorgerebbe di come non le stacchi mai gli occhi di dosso... e soprattutto di come la guardi >>
<< E sentiamo un po’: come la guardo? >>
<< Con lo sguardo di chi è innamorato ovvio!! >>
Lo sapevo lo sapevo lo sapevo!! A volte Vlad fa veramente imbestialire!! Ma come si fa ad essere così... non riesco nemmeno a trovare un aggettivo per descriverlo... Lo detesto quando fa finta di essere scemo, anche se ormai mi vengono i dubbi che ormai lo sia, e quindi lo detesto il 99% del tempo che passo con lui.
<< Ma che assurdità!! La guardo solo perché sono curioso!! >>
<< Curioso di cosa?? >> Finalmente diventò serio ed ora era lui curioso di sapere perché io ero curioso.
<< Primo: in classe la trattano come un fantasma che non esiste. E’ sempre assente, con lo sguardo fisso nel vuoto, o meglio, al cielo, proprio come ora. >>
Mi fermai un attimo per riprovare a fare quello in cui non ero riuscito quella mattina ma anche questa volta l’esito fu negativo.
<< E secondo: prova a leggerle la mente >>
Vlad mi guardò stranamente ma fece come gli avevo chiesto ed insieme a lui anche Faith.
Poco dopo entrambi avevano una faccia tra il terrorizzato e lo stupito.
<< E’ impossibile >> Iniziò Faith
<< Lei è umana quindi vuol dire che... >> continuò Vlad
<< Esatto! >>
<< Questo non va bene... hai provato a parlare con la mamma? >> Mi chiese Faith.
<< No... non è ho avuto il tempo!! >>
<< Ma come è potuto accadere?? Ieri riuscivi a leggerle la mente? >>
<< Non lo so... non ci ho provato >>
<< Maledizione!! In quel caso potevamo sapere quando era successo... >>
Soprattutto: come era successo? Non avevo fatto nulla e neanche lei sembrava non essersi accorta di nulla... che fingesse?
Ma no! no! no!! La spiegazione deve essere per forza un’altra!
<< E se invece... >>
<< Cosa? >> Vlad mi incitò a continuare
<< E se invece fosse successo prima? >>
<< Come pensi sia possibile?? Non potrebbe essere mai sopravvissuta!! >>

<< Faith, puoi farmi un permesso per uscire prima ? >> Le chiesi
<< Non ci facciamo prendere dal panico... se parleremo con la mamma quando torniamo a casa... per ora fai come se non fosse successo nulla >>
La pausa pranzo finì in quel preciso istante e così ognuno di noi dovette ritornare nelle rispettive aule a fare lezione normalmente.
A volte mi ritrovai a fissare quella ragazza così dannatamente misteriosa.... perché i nostri poteri dovevano avere un limite?? A quest’ora il segreto sarebbe già stato svelato.

Edited by BlackIceCrystal - 26/5/2009, 17:14
 
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CAT_IMG Posted on 23/5/2009, 19:33
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ehi, ehi, mi ispira!
 
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CAT_IMG Posted on 26/5/2009, 16:15

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ho aggiunto l'indice nel primo topic ed ora anche il 3° capitolo:

Capitolo 03 - Exclusion {Emarginazione}
Cain POV



La sera avevamo chiesto alla mamma se ne sapesse qualcosa e se secondo lei fosse possibile la seconda opzione: aveva risposto che forse quella ragazza era particolarmente fortunata. Che diavolo di risposta era??
Passarono diversi giorni, o forse anche settimane, in cui Vlad e Faith mi davano tutti i giorni del deficiente perché non chiedevo nulla di quella ragazza.
Provai a “parlarle” durante l’ora di pranzo o in classe ma non mi voleva rispondere e i nostri compagni di classe mi allontanavano subito da lei dicendo << lasciala stare >>.
Provavo a leggere nella loro mente ma sembrava non pensassero a nulla tranne al fatto di starle lontano.
Quel giorno mi decisi: avrei chiesto direttamente a loro il motivo, ormai la curiosità aveva preso il sopravvento e io ero intenzionato a sapere tutto.
Entrato in classe aspettai che arrivassero Roxane e Cloe: di sicuro se le avrei pregate di rispondermi non avrebbero fatto resistenza.
<< Mi spiegate perché quella ragazza >> mi accorsi che non sapevo ancora il suo nome << sta sempre da sola e voi non volete avvicinarla? >> cercai di essere il più persuasivo possibile ma ancora evidentemente non era molto.
<< Ecco...Non ti conviene lasciarla stare? >>
Non capivo perché non mi volevano rispondere.
<< Ma io sono davvero curioso... di cosa avete paura? >>
<< L’ultimo studente che è venuto, dopo aver scoperto cosa aveva fatto, ha voluto cambiare scuola... >>
<< In effetti neanche io vorrei stare con lei in classe... capisco benissimo >>
<< Uh? Come mai? >> sapevo che non mi avrebbero risposto così aggiunsi << Non me ne andrò da questa classe, promesso! >> adesso non avrebbero potuto più resistere.
<< Allora... vedi... quella ragazza è pericolosa >> Iniziò Cloe
<< Non capisco. Cosa ha fatto di preciso per essere definita “pericolosa” ? >>
Roxane si decise a rispondere, la sua faccia era disgustata << Ha ucciso suo padre e... >> si girò verso di lei e con un sorriso maligno, soddisfatto, continuò << e la sua “migliore amica” >> disse mimando con le mani.
Rimasi paralizzato... non dalla paura, perché era ovvio che a me non poteva neanche scalfirmi, la mia pelle era più dura dell’acciaio, ma perché non mi sarei aspettato mai una cosa del genere da quella ragazza. Era misteriosa, solitaria ma non sembrava un’assassina. No! Non ci potevo credere.
Sentii una sedia muoversi: quella ragazza si era alzata ed era corsa via dall’aula con un’espressione davvero cupa.
Capii finalmente perché Roxane aveva quel sorriso stampato in faccia. Probabilmente questa scena si era ripetuta altre volte.
Volevo rincorrerla ma proprio in quel momento suonò la campanella che segnava l’inizio delle lezioni... avrei solo dovuto aspettare qualche minuto e poi avrei potuto seguirla.
Arrivò finalmente la prof, all’inizio fece l’appello normalmente ma si accorse della sua assenza.
<< Lilith >> finalmente conoscevo il suo nome << E’ assente? >>
<< No è... >> sicuramente Roxane aveva qualcosa in mente, ma io le impedii di continuare.
<< E’ in infermeria, si è sentita poco bene, posso andare a vedere come sta? >>
Vidi la prof sorpresa e non capivo se lo era di più perché Lilith si era sentita poco bene, le leggevo nella mente pure questo dubbio, o se era perché volevo andare da lei.
<< D’accordo >> rispose infine.

Uscii finalmente dall’aula sotto lo sguardo arrabbiato di Roxane: le avevo rovinato il piano.
Ma adesso non sapevo dove si trovava Lilith, provai a seguire la scia del suo odore e per la prima volta notai quanto mi piacesse, era agrodolce, tra il profumo d’arancia e di lavanda.
Continuai a seguire la scia: scesi le scale, aprii la porta del retro. La trovai lì, seduta nel giardino con la testa tra le ginocchia e sentii i suoi singhiozzi. Stava piangendo.
Mi avvicinai a lei e naturalmente non si accorse di me, camminavo troppo silenziosamente per l’orecchio umano, finché non le sfiorai un braccio con la mia mano fredda come il ghiaccio.
<< Tutto a posto? >> le chiesi
<< Vattene! >> cercò di sembrare aggressiva, ma il pianto e le lacrime la tradivano così ignorai la sua richiesta e le porsi un fazzoletto.
<< Non mi serve grazie >> ancora una volta lo stesso tono.
<< Non mi va di vedere l’espressione di vittoria di Roxane quando si accorgerà che hai pianto >> Cercai di convincerla anche perchè non sapevo il motivo per cui mi ritrovai lì: la volevo seguire e così avevo fatto seguendo il mio istinto.
Le sfuggì una risata ed accettò il fazzoletto, che avevo ancora in mano, con cui asciugò le lacrime. Fui immensamente felice di essere la causa per cui lei aveva sorriso. E vedere quel meraviglioso sorriso per la prima volta mi disorientò. Perché in classe era così apatica e nascondeva qualcosa di così stupendo? Quando sorrideva era come se illuminasse se stessa e tutto ciò che la circondava.
Avrebbe potuto anche uccidere qualcuno, cosa a cui ancora non credevo, ma tutti sarebbero stati travolti da quella meraviglia.
Mi ricordai cosa volevo sapere, ma avevo paura di chiederglielo perché ero certo che avrebbe riavuto quell’espressione cupa che iniziai a detestare.
<< Come mai mi hai seguita? >> Mi domandò ed in quel momento, in cui cercavo di cogliere qualsiasi particolare di lei, mi accorsi anche di quanto fosse melodiosa la sua voce.
Come poteva essere possibile che non me ne fossi accorto prima? Ero stato cieco... sordo e non so cos’altro.
<< Come mai sei qui? >> Chiese ancora una volta.
Non volevo rispondere a quella domanda perché pensavo che si sarebbe rattristata ancora una volta e forse avevo anche paura della sua risposta.
<< Perché sono sicuro che non sia stata tu >>
Comprese immediatamente quello che avevo tralasciato in quella frase e con mia grande sorpresa sospiro alzando lo sguardo verso il cielo: nei suoi occhi non vedevo ombra di tristezza e ne ero felice.
<< Ah >> La sua risposta mi lasciò spiazzato.
<< Ah. >> Ormai rispondevo anche io a monosillabi.

Passarono un paio di minuti in cui nessuno dei due fiatò, gli unici rumori che si sentivano era la pioggia che cadeva, eravamo bagnati fradici, e i rumori proveniente dalle classi, molti dei quali potevo sentire solo io con il mio udito.
<< E’ stato un omicidio? >> Mi pentii subito della domanda solo dopo averla fatta, ma la curiosità prese ancora una volta il sopravvento.
<< Mh... si... >> il suo viso si contrasse in una smorfia di dolore. Per lei probabilmente era davvero doloroso ricordare.
<< Ma non sei stata tu, giusto? >>
<< Come fai a dirlo? >>
<< Se tu li avresti uccisi veramente, adesso non soffriresti al ricordo. Quindi sono sicuro che non sia stata tu. >> Era solo per quello? Non ero sicuro di questo... ma sentivo dal profondo che non era stata lei. Non poteva essere stata lei.
<< Bhè allora ti sbagli... almeno in parte >>
<< Uh? >>
<< Mio padre l’ho ucciso veramente io >>
<< E’ stato lui ad ucciderla? >>
<< No... >>
Mi diedi mentalmente dello stupido, come potevo farla soffrire in quel modo? E come potevano, gli altri, non vedere quanto soffrisse?
<< Allora perché...? >>
<< Importa veramente qualcosa? >> Non riuscivo a capire e probabilmente mi leggeva in faccia la mia confusione e continuò. << L’ho ucciso. Che importa il perché? Ho comunque tolto la vita a qualcuno... non importa quanto m’implorasse >> Si morse un labbro pentita di essersi fatta sfuggire qualcosa di troppo. Non continuai con il mio interrogatorio frenando la mia curiosità.
<< Mi sa che tocca andare a cambiarci, siamo bagnati fradici >>
<< Già, hai ragione >>
Andammo a chiedere un’altra uniforme, o almeno andai io a prenderne due per entrambi dato che sembrava che in quella scuola tutta la volessero tenere il più lontano possibile.
<< Stupidi, non capisco perché fanno così >> Borbottai a bassa voce, ma lei mi sentì comunque.
<< Non ti terresti anche tu lontano da... un’assassina? >> Cercò di sorridere ma si poteva vedere comunque che si stava sforzando.
<< Di sicuro per come ti comporti tu in classe... si. >>
<< Mhh...si, forse hai ragione... ma ormai è troppo tardi >>
<< Non è mai troppo tardi... Se vuoi io ti aiuterò >>
Si voltò verso di me con un’espressione tra lo stupito e il felice ed io le sorrisi, lei contraccambiò e ci dirigemmo verso la mensa, avevamo perso la concezione del tempo e ormai le lezioni erano finite.
Stava per andare a sedersi da sola al solito tavolo ma la presi per un braccio e la accompagnai a quello dove solitamente sedevo con Faith e Vlad. Sorrisi nel vedere le loro facce sbalordite.
<< Lilith da oggi mangia con noi >>
 
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CAT_IMG Posted on 14/6/2009, 09:41

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ed eccomi con un nuovo capitolo transitorio, dal prossimo invece inizieranno un pò i "guai".

Capitolo 04 - Latin & literature's private lessons
{Ripetizioni di latino e letteratura}
Lilith POV


Era passato un mese da quando mangiavo e avevo fatto amicizia con Cain, sua sorella Faith e Vlad.
Non mi sembrava ancora vero, chissà quanto tempo era passato da quando avevo avuto degli amici,
sicuramente anni, tantissimi anni in cui mi ero dannata per non aver fatto nulla per salvarli.
Dannata perché era colpa mia se erano morti e perché ero stata io ad uccidere mio padre, anche se era
troppo tardi.
Ero stata sola per chissà quanto tempo e ormai mi sentivo morta: era per questo che ero sempre apatica.
Ma ora, dopo che Cain mi aveva offerto il suo aiuto, mi sentivo di nuovo viva: potevo sentire i battiti
del mio cuore, il sangue che scorreva nelle vene, la mia vita era stata cambiata: mi era stata donata
una seconda possibilità. E stavolta non avrei commesso lo stesso errore di tanti - non tenevo più il
conto come facevo - anni prima.
Anche a scuola iniziava a cambiare qualcosa: dopo una settimana da quel giorno Esther Brown iniziò a
parlarmi. Era una ragazza molto timida e riservata ma anche molto gentile, mi confessò che neanche lei
credeva che io fossi un’assassina - la versione “pubblica” la conoscevano tutti - ma il suo ragazzo le
impediva di rivolgermi la parola.

Ma dopo “l’esempio” di Cain si era decisa scusandosi per non averlo fatto prima. Non m’importava molto,
anche perché non ero sicura che prima avrei accettato con piacere di rivolgerle la parola. Dopo di lei,
anche il suo ragazzo, Tristan Hill, iniziò a rivolgermi la parola e a poco a poco anche tutti gli altri.
Ogni tanto pranzavo o uscivo con tutti loro e ne ero felice, perché all’inizio pensavo che lo facessero
solo per Cain, ma a volte lui non poteva venire e loro venivano lo stesso.
Sembrava che chiunque avesse dimenticato il passato, o meglio chiunque tranne Cloe e Roxane: ovviamente
quelle due adesso mi odiavano più di prima, perché Cain aveva iniziato a ignorarle completamente e
credevano che fosse colpa mia così ogni tanto facevano qualche battuta su quello che tutti avevano
deciso di lasciar perdere, e così neanche io ci facevo più caso.

Qualcuno, già sapevo chi era, suonò il campanello ed io uscii immediatamente fuori casa. Da un po’ di
tempo Cain, Faith e Vlad si erano offerti di darmi un passaggio per andare a scuola e per tornare a
casa dopo le lezioni. Io ne ero abbastanza felice, sempre meglio di farsela a piedi, soprattutto tra
poco che sarebbe arrivato un caldo torrido che io non sopportavo. Ma per fortuna ancora era inverno e
potevo godermi quegli ultimi giorni freddi che mi avrebbero abbandonato per un anno.
Il freddo, a contrario di molte altre persone, mi piaceva molto ed il motivo è principalmente uno: se
senti freddo puoi indossare qualcosa per scaldarti mentre se c’è caldo potrai solo attenuarlo
momentaneamente.

Arrivammo a scuola, Faith e Vlad andarono nelle loro classi mentre io e Cain ci dirigemmo verso le
nostre. Era ancora presto ma ci mettemmo a parlare del più e del meno e a poco a poco la classe si
riempì fino ad arrivare all’inizio delle lezioni.

Le prime ore di lezioni trascorsero in fretta ed infine arrivò l’ora di latino, temuta da tutti perché
la prof riportava i compiti in classe. Io sapevo di essere andata bene perché quando ero sola senza
nessun amico non facevo altro che studiare e quindi alla fine prendevo sempre buoni voti.
Come immaginavo avevo preso un 9, c’era una parte della versione che non avevo capito bene così ascoltai
solo quella parte della spiegazione.
Cain non amava molto il latino e si era sorpreso sapendo che in questa scuola si doveva studiare perché
in quella che frequentava prima non c’era come materia.
Era rimasto indietro di 4 anni e in un mese aveva recuperato parecchio ma non abbastanza: il 5 in rosso
sul foglio confermava la mia teoria.

Tutti esultarono di gioia quando finì l’ora e si diressero verso la mensa.
<< Se vuoi ti posso aiutare a studiare latino >> proposi a Cain
<< Davvero? >> i suoi occhi verde scuro brillavano di felicità a quella proposta

<< Mi faresti un grandissimo favore!! Non voglio tornare a studiare latino quest’estate >>
Assunse un tono di disgusto pronunciando quella frase e mi sfuggì una risata.
<< Che hai da ridere? >>
<< Nulla scusa... ma avevi un espressione troppo buffa >>
<< Vorrei vedere la tua immaginando un’estate intera a studiare latino. >>
<< In effetti non è una prospettiva molto allettante >>

Iniziammo a mangiare come al solito insieme a Vlad e Faith. Sua sorella lo rimproverò per aver preso
un votaccio proprio come farebbe una madre, mentre Vlad lo prendeva in giro. A volte mi sembrava
impossibile che quei due stessero insieme. Per molti aspetti erano uguali ma per altri erano uno
l’opposto dell’altra.
<< Allora quando posso venire? >> capii immediatamente che Cain si riferiva alle ripetizioni di latino.
<< Quando ti pare... tanto sono sempre a casa >>
<< D’accordo... allora mi vedrai a casa tua tutti i pomeriggi >>
<< Mh... va bene... ma ad una condizione >>
<< Quale? >> Dalla sua espressione sembrava un po’ spaventato. Erano così terribili le mie idee?
finsi di pensarci un po’ su ma avevo già qualcosa in mente fin dall'inizio.

<< Mi aiuti con letteratura? >> Lui odiava latino mentre era una materia che io amavo.
Io odiavo letteratura mentre lui l’adorava. Non mi andava di avere un 6 in mezzo a tanti voti alti:
rovinava la mia media.
<< Ok. Affare fatto >>

Dopo la pausa pranzo andammo tranquillamente a lezione poi Vlad e Faith ci accompagnarono a casa mia e
poi andarono via.
Iniziammo subito quella tortura: avevamo scelto il giorno “giusto” -se così si poteva definire -,
la prof di latino e quello di letteratura ci avevano dato un compito combinato, ovvero leggere un brano
latino e poi dovevamo fare un tema su quello che ne pensavamo.
<< Nessun giorno migliore di questo per fare ripetizioni >> affermai ironica, e Cain sembrava d’accordo
con me.
Iniziammo a leggere e l’aiutai a tradurre tutto il testo spiegando passo per passo cosa doveva fare per
riuscire a tradurlo. Il testo parlava di vampiri e come avevo fatto io con latino, lui mi spiegò
letteratura.

<< Credi nell’esistenza dei vampiri? >> mi chiese con stupore mentre stavo svolgendo l’esercizio
notando che stavo scrivendo appunto questo.
<< Si... perché? >> sospirai perché ogni volta che lo dicevo qualcuno -o meglio tutti- si mettevano a
ridere. E la risata non tardò ad arrivare.
Senza accorgerci che a poco a poco il tempo passava erano arrivate presto le otto di sera. Infondo non
era stato così terribile studiare un intero pomeriggio letteratura e finalmente -cosa più importante-
ci avevo capito qualcosa.

<< Perché non rimani a cena? >> gli chiesi senza nemmeno pensare. Ero stata troppo diretta ma da quando
mi aveva offerto il suo aiuto ci vedevamo spesso e mi sentivo male quando tornavo a stare da sola anche
se erano solo pochi momenti di breve durata.
Accettò senza chiedermi il motivo -ormai glielo chiedevo spesso- e ne fui felice. Cain capiva
perfettamente quando poteva chiedermi qualcosa o quando doveva stare zitto -come appunto quel
pomeriggio- e prima o poi l’avrei dovuto ringraziare per questo.


Mi misi a cucinare ma ogni tanto lo vedevo guardare l’orologio e mi irritai leggermente.
<< Hai qualche appuntamento per caso? Potevi anche rifiutare il mio invito >>
<< Niente del genere... pensavo solo che... >> si fermò un attimo prima di continuare, il suo viso era
tormentato da qualche suo pensiero.
<< Solo che? >> lo esortai comunque a proseguire.
<< vivi da sola in questa casa? Voglio dire... >> sembrava indugiare su quello da dire << Non hai
nessuno? Sei sola? >>
<< Ti ho già detto che ho ucciso mio padre... no? >> la calma con cui lo dicevo mi sorprendeva.

<< Si ma... tua madre? >>
<< Ho perso entrambi i genitori nel giro di pochi mesi >> “mesi”, anche questa era la versione
ufficiale del mio passato, ma nessuno poteva sapere quanto fosse sbagliata. << ed è ovvio che nessuno
vuole prendersi cura di me dopo quello che ho fatto. >>
<< Da quant’è che abiti da sola? >> la sua voce era piena di... dolore?! Soffriva per me? Io non soffrivo più,
o meglio, soffrivo ancora ma ormai era qualcosa a cui ero abituata, e poi da quando c'era lui era tutto
più sopportabile.
<< In verità solo da qualche anno... i primi tempi abitavo con mio zio >> mi fermai un attimo prima di
continuare << ma anche lui è morto. >> Anche questa era una bugia, quell’uomo non era mio zio ma questa
era sempre la versione ufficiale ed io continuavo a raccontare quella. << E così dato che tutti pensavo
o che io sono un’assassina o che chiunque mi sia attorno muoia, mi stanno lontani. >>
Mi stupivo di come parlavo con tanta calma di qualcosa che per anni mi aveva torturato ma che ora
non mi scalfiva più. Certo, ne soffrivo ancora, ma non più come prima e prima o poi questo sarebbe
finito. Lo sapevo.
 
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4 replies since 20/5/2009, 17:53   79 views
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