ed eccomi con un nuovo capitolo transitorio, dal prossimo invece inizieranno un pò i "guai".
Capitolo 04 - Latin & literature's private lessons
{Ripetizioni di latino e letteratura}
Lilith POV
Era passato un mese da quando mangiavo e avevo fatto amicizia con Cain, sua sorella Faith e Vlad.
Non mi sembrava ancora vero, chissà quanto tempo era passato da quando avevo avuto degli amici,
sicuramente anni, tantissimi anni in cui mi ero dannata per non aver fatto nulla per salvarli.
Dannata perché era colpa mia se erano morti e perché ero stata io ad uccidere mio padre, anche se era
troppo tardi.
Ero stata sola per chissà quanto tempo e ormai mi sentivo morta: era per questo che ero sempre apatica.
Ma ora, dopo che Cain mi aveva offerto il suo aiuto, mi sentivo di nuovo viva: potevo sentire i battiti
del mio cuore, il sangue che scorreva nelle vene, la mia vita era stata cambiata: mi era stata donata
una seconda possibilità. E stavolta non avrei commesso lo stesso errore di tanti - non tenevo più il
conto come facevo - anni prima.
Anche a scuola iniziava a cambiare qualcosa: dopo una settimana da
quel giorno Esther Brown iniziò a
parlarmi. Era una ragazza molto timida e riservata ma anche molto gentile, mi confessò che neanche lei
credeva che io fossi un’assassina - la versione “pubblica” la conoscevano tutti - ma il suo ragazzo le
impediva di rivolgermi la parola.
Ma dopo “l’esempio” di Cain si era decisa scusandosi per non averlo fatto prima. Non m’importava molto,
anche perché non ero sicura che
prima avrei accettato con piacere di rivolgerle la parola. Dopo di lei,
anche il suo ragazzo, Tristan Hill, iniziò a rivolgermi la parola e a poco a poco anche tutti gli altri.
Ogni tanto pranzavo o uscivo con tutti loro e ne ero felice, perché all’inizio pensavo che lo facessero
solo per Cain, ma a volte lui non poteva venire e loro venivano lo stesso.
Sembrava che chiunque avesse dimenticato il passato, o meglio chiunque tranne Cloe e Roxane: ovviamente
quelle due adesso mi odiavano più di prima, perché Cain aveva iniziato a ignorarle completamente e
credevano che fosse colpa mia così ogni tanto facevano qualche battuta su quello che tutti avevano
deciso di lasciar perdere, e così neanche io ci facevo più caso.
Qualcuno, già sapevo chi era, suonò il campanello ed io uscii immediatamente fuori casa. Da un po’ di
tempo Cain, Faith e Vlad si erano offerti di darmi un passaggio per andare a scuola e per tornare a
casa dopo le lezioni. Io ne ero abbastanza felice, sempre meglio di farsela a piedi, soprattutto tra
poco che sarebbe arrivato un caldo torrido che io non sopportavo. Ma per fortuna ancora era inverno e
potevo godermi quegli ultimi giorni freddi che mi avrebbero abbandonato per un anno.
Il freddo, a contrario di molte altre persone, mi piaceva molto ed il motivo è principalmente uno: se
senti freddo puoi indossare qualcosa per scaldarti mentre se c’è caldo potrai solo attenuarlo
momentaneamente.
Arrivammo a scuola, Faith e Vlad andarono nelle loro classi mentre io e Cain ci dirigemmo verso le
nostre. Era ancora presto ma ci mettemmo a parlare del più e del meno e a poco a poco la classe si
riempì fino ad arrivare all’inizio delle lezioni.
Le prime ore di lezioni trascorsero in fretta ed infine arrivò l’ora di latino, temuta da tutti perché
la prof riportava i compiti in classe. Io sapevo di essere andata bene perché quando ero sola senza
nessun amico non facevo altro che studiare e quindi alla fine prendevo sempre buoni voti.
Come immaginavo avevo preso un 9, c’era una parte della versione che non avevo capito bene così ascoltai
solo quella parte della spiegazione.
Cain non amava molto il latino e si era sorpreso sapendo che in questa scuola si doveva studiare perché
in quella che frequentava prima non c’era come materia.
Era rimasto indietro di 4 anni e in un mese aveva recuperato parecchio ma non abbastanza: il 5 in rosso
sul foglio confermava la mia teoria.
Tutti esultarono di gioia quando finì l’ora e si diressero verso la mensa.
<< Se vuoi ti posso aiutare a studiare latino >> proposi a Cain
<< Davvero? >> i suoi occhi verde scuro brillavano di felicità a quella proposta
<< Mi faresti un grandissimo favore!! Non voglio tornare a studiare latino quest’estate >>
Assunse un tono di disgusto pronunciando quella frase e mi sfuggì una risata.
<< Che hai da ridere? >>
<< Nulla scusa... ma avevi un espressione troppo buffa >>
<< Vorrei vedere la tua immaginando un’estate
intera a studiare latino. >>
<< In effetti non è una prospettiva molto allettante >>
Iniziammo a mangiare come al solito insieme a Vlad e Faith. Sua sorella lo rimproverò per aver preso
un votaccio proprio come farebbe una madre, mentre Vlad lo prendeva in giro. A volte mi sembrava
impossibile che quei due stessero insieme. Per molti aspetti erano uguali ma per altri erano uno
l’opposto dell’altra.
<< Allora quando posso venire? >> capii immediatamente che Cain si riferiva alle ripetizioni di latino.
<< Quando ti pare... tanto sono sempre a casa >>
<< D’accordo... allora mi vedrai a casa tua tutti i pomeriggi >>
<< Mh... va bene... ma ad una condizione >>
<< Quale? >> Dalla sua espressione sembrava un po’ spaventato. Erano così terribili le mie idee?
finsi di pensarci un po’ su ma avevo già qualcosa in mente fin dall'inizio.
<< Mi aiuti con letteratura? >> Lui odiava latino mentre era una materia che io amavo.
Io odiavo letteratura mentre lui l’adorava. Non mi andava di avere un 6 in mezzo a tanti voti alti:
rovinava la mia media.
<< Ok. Affare fatto >>
Dopo la pausa pranzo andammo tranquillamente a lezione poi Vlad e Faith ci accompagnarono a casa mia e
poi andarono via.
Iniziammo subito quella tortura: avevamo scelto il giorno “giusto” -se così si poteva definire -,
la prof di latino e quello di letteratura ci avevano dato un compito combinato, ovvero leggere un brano
latino e poi dovevamo fare un tema su quello che ne pensavamo.
<< Nessun giorno migliore di questo per fare ripetizioni >> affermai ironica, e Cain sembrava d’accordo
con me.
Iniziammo a leggere e l’aiutai a tradurre tutto il testo spiegando passo per passo cosa doveva fare per
riuscire a tradurlo. Il testo parlava di vampiri e come avevo fatto io con latino, lui mi spiegò
letteratura.
<< Credi nell’esistenza dei vampiri? >> mi chiese con stupore mentre stavo svolgendo l’esercizio
notando che stavo scrivendo appunto questo.
<< Si... perché? >> sospirai perché ogni volta che lo dicevo qualcuno -o meglio tutti- si mettevano a
ridere. E la risata non tardò ad arrivare.
Senza accorgerci che a poco a poco il tempo passava erano arrivate presto le otto di sera. Infondo non
era stato così terribile studiare un intero pomeriggio letteratura e finalmente -cosa più importante-
ci avevo capito qualcosa.
<< Perché non rimani a cena? >> gli chiesi senza nemmeno pensare. Ero stata troppo diretta ma da quando
mi aveva offerto il suo aiuto ci vedevamo spesso e mi sentivo male quando tornavo a stare da sola anche
se erano solo pochi momenti di breve durata.
Accettò senza chiedermi il motivo -ormai glielo chiedevo spesso- e ne fui felice. Cain capiva
perfettamente quando poteva chiedermi qualcosa o quando doveva stare zitto -come appunto quel
pomeriggio- e prima o poi l’avrei dovuto ringraziare per questo.
Mi misi a cucinare ma ogni tanto lo vedevo guardare l’orologio e mi irritai leggermente.
<< Hai qualche appuntamento per caso? Potevi anche rifiutare il mio invito >>
<< Niente del genere... pensavo solo che... >> si fermò un attimo prima di continuare, il suo viso era
tormentato da qualche suo pensiero.
<< Solo che? >> lo esortai comunque a proseguire.
<< vivi da sola in questa casa? Voglio dire... >> sembrava indugiare su quello da dire << Non hai
nessuno? Sei sola? >>
<< Ti ho già detto che ho ucciso mio padre... no? >> la calma con cui lo dicevo mi sorprendeva.
<< Si ma... tua madre? >>
<< Ho perso entrambi i genitori nel giro di pochi mesi >> “mesi”, anche questa era la versione
ufficiale del mio passato, ma nessuno poteva sapere quanto fosse sbagliata. << ed è ovvio che nessuno
vuole prendersi cura di me dopo quello che ho fatto. >>
<< Da quant’è che abiti da sola? >> la sua voce era piena di... dolore?! Soffriva per me? Io non soffrivo più,
o meglio, soffrivo ancora ma ormai era qualcosa a cui ero abituata, e poi da quando c'era lui era tutto
più sopportabile.
<< In verità solo da qualche anno... i primi tempi abitavo con mio zio >> mi fermai un attimo prima di
continuare << ma anche lui è morto. >> Anche questa era una bugia, quell’uomo non era mio zio ma questa
era sempre la versione ufficiale ed io continuavo a raccontare quella. << E così dato che tutti pensavo
o che io sono un’assassina o che chiunque mi sia attorno muoia, mi stanno lontani. >>
Mi stupivo di come parlavo con tanta calma di qualcosa che per anni mi aveva torturato ma che ora
non mi scalfiva più. Certo, ne soffrivo ancora, ma non più come prima e prima o poi questo sarebbe
finito. Lo sapevo.