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| Buonasera ^^ Posto questa cosa. Non so perchè lo faccio, però lo faccio. [Che introduzione furba!] Bene, la pianto e vi lascio alla storia, che è troppo lunga, ma non importa. Ok, sto zitta.
I'm in love with a lemur
AUTRICE: *Nativity* RATING: PG GENERE: comico, romantico AVVERTIMENTI: Yaoi, OOC
Shaka si guardò intorno confuso, chiedendosi perché mai Atena lo avesse convocato con una tale urgenza. “E’ una cosa della massima importanza!- gli era stato detto –Ne va della vita di un cavaliere d’oro!” La cosa che più lo incuriosiva era che Atena si era rivolta solamente a lui, non aveva chiamato nessun altro cavaliere. Perché? Non ebbe tempo di porsi altre questioni perché venne interrotto dall’arrivo di Atena, che teneva tra le braccia un animaletto di piccole dimensioni. Il suo corpicino era grigio ed era dotato di una lunga coda bianca striata di nero; il musetto era candido, ma gli occhi erano cerchiati di nero e sopra di essi vi erano due strane macchioline viola. Al seguito di Atena c’era Kiki, l’allievo di Mu. La dea carezzò dolcemente il capo dell’animaletto e si rivolse a Shaka. “Shaka, ti ho fatto chiamare perché è tuo dovere soccorrere un tuo compagno.” “Ditemi il suo nome ed io vedrò di fare ciò che è in mio potere.”, rispose Shaka, celando con maestria la sua curiosità. “Si tratta di Mu.” Il cavaliere ebbe un tuffo al cuore. Mu? “Che cosa gli è accaduto?” “Si è innamorato.” Shaka fissò Atena sconcertato. Era forse una burla? “Mi spiace, ma non riesco a comprendere.”, disse con tono piatto. “Mu, cavaliere dell’ariete, si è innamorato.” La mano destra di Shaka si serrò in un pugno. Per quale motivo Atena si stava prendendo gioco di lui? “Non riesco comunque a capire dove sia il problema.”, ribattè. “Abbiamo scoperto che i lemuriani, se in preda alle pene d’amore, possono mutare il loro corpo in quello di un lemure.” Lo sguardo di Shaka volò alla bestiola che Atena teneva tra le braccia e solo in quel momento notò una buffa medaglietta argentata appesa al suo collo che recava la scritta ‘Mu’. “Purtroppo il peggio deve ancora venire- continuò la dea –perché, se non ricambiati, nel giro di dodici giorni periscono. Se invece il loro amore viene corrisposto, dopo dodici mesi il loro corpo torna alla forma normale.” “Mi state dicendo- domandò Shaka incredulo –che Mu si è trasformato in un lemure e tornerà ad essere umano solamente se la persona da lui amata ricambierà i suoi sentimenti?” “Precisamente.”, rispose la dea fissando negli occhi il cavaliere d’oro. Kiki, nascosto dietro Atena, ridacchiò e tirò un orecchio al povero lemure. “Muuu!”, piagnucolò quello. “Muuu?”, ripetè Shaka sconvolto. “E’ il suo verso.”, spiegò Kiki. “Ah.”, si limitò a dire Shaka, convinto di trovarsi in un universo parallelo o in un qualche improbabile sogno. “Shaka, acconsenti quindi ad aiutarci?”, domandò Atena. “Ma…di preciso in cosa consiste il mio compito?” “Muuu!”, gemette il lemure con aria implorante. “Posso tenerlo io?”, chiese Kiki estasiato. “No!”, intervenne una voce forte ed autoritaria. “Gran sacerdote!”, esclamò Shaka, inchinandosi al cospetto di Sion, che aveva in quell’istante fatto la sua trionfale entrata. “Shaka, vorrei parlare in privato con te, se sei d’accordo.” “Certo.” Atena adagiò il lemure sul pavimento e lasciò la stanza, trascinandosi dietro un incontentabile Kiki, che tentava disperatamente di afferrare la coda dell’animaletto. “So che Mu non vuole che nessuno te ne parli, ma preferisco annientare il suo orgoglio che vederlo perire davanti ai miei occhi.”, iniziò Sion. “Muuu!”, singhiozzò il lemure disperato, sentendosi impotente ed umiliato. “Sapevo che prima o poi sarebbe successo: Mu era troppo instabile perché si potesse evitare un simile evento. Accadde anche a me, nella mia giovinezza, ed io riuscii a risolvere tutto nel migliore dei modi, grazie all’aiuto del mio compagno.”, continuò il sacerdote. Compagno? Shaka era certo che da un momento all’altro sarebbe svenuto. “Beh, non sto a tediarti ulteriormente con i miei racconti, ti dico solo che confido nella tua comprensione e nell’affetto che provi per Mu.” “Sì, però io non ho…” In quel momento Kiki riapparve sulla soglia della stanza con un ridicolo broncio dipinto sul volto. “Come fai a non aver ancora capito?- urlò –Mu è innamorato di te!” “Muuu!”
Shaka, ritiratosi nella sua dimora, ripensava agli sconcertanti avvenimenti di quella mattina. Mu era innamorato di lui. Mu si era trasformato in un lemure. Mu sarebbe morto entro dodici giorni, se lui non avesse ricambiato i suoi sentimenti. Mu sarebbe tornato umano in dodici mesi, se lui lo avesse fatto. E, soprattutto, Mu gironzolava per la sesta casa in forma animalesca e con una medaglietta per cani appesa al collo. Che cosa avrebbe dovuto fare? Lui voleva bene a Mu, certo, ma dal semplice affetto all’amore c’era un distanza incolmabile. L’ultima cosa che desiderava era la morte del suo amico, ma avrebbe potuto salvarlo solo con sentimenti sinceri, che non era sicuro di provare. “Mu?”, chiamò. “Muuu.” La risposta del lemure non fu altro che un lieve sussurro. Forse stava già iniziando a perire lentamente. Shaka si agitò ancora di più a quel pensiero: era necessario agire subito. Avrebbe dovuto innamorarsi di Mu, era l’unica soluzione! “Mu, io proverò ad aiutarti, va bene? Non ti prometto che ci riuscirò, ma farò tutto il possibile.” La bestiola si strusciò teneramente contro il suo braccio, come per rassicurarlo. Il problema era solo uno: come si faceva ad innamorarsi di un lemure?
Shaka si ritirò in meditazione, certo che la preghiera l’avrebbe aiutato. Per la prima volta nella sua vita, però, non riuscì a concentrarsi: nella sua mente continuavano a susseguirsi le immagini di tutte le avventure che aveva passato al fianco di Mu e un solo suono lo assordava: Muuu! “Muuuu!” Un muggito più forte degli altri lo distolse dai suoi malinconici pensieri. “Mu, che succede?”, esclamò il cavaliere della vergine, precipitandosi a soccorrere il lemure. Forse Mu stava morendo. Forse, siccome lui non era stato in grado di ricambiare i suoi sentimenti, la durata della sua vita si stava accorciando. “Muuu!” Mu spalancò la bocca e muggì nuovamente. “Amico mio, non riesco a comprenderti! Cosa vuoi che faccia?” “Muuuu!” Il lemure s’indicò goffamente le fauci aperte. E ad un tratto Shaka capì. “Hai fame!”, esclamò, colto da un’improvvisa illuminazione. “Muuu!”, rispose Mu soddisfatto. “Provvederò subito!”, disse Shaka con tono rassicurante, mentre si domandava disperatamente da cosa fosse composta l’alimentazione di un lemure.
Quella notte, Shaka e Mu dormirono insieme. Kiki gli aveva procurato una confortevolissima cuccia, ma il cavaliere della vergine non si era sentito di abbandonare il suo amico, così l’aveva fatto accoccolare sul suo stomaco e l’aveva accarezzato, prima con gesti un po’ forzati e poi con naturalezza, fino a quando non era crollato in un sonno profondo. Nel cuore della notte, il lemure si svegliò di soprassalto. Annusò con fare circospetto il suo giaciglio improvvisato e si strusciò appagato contro il petto di Shaka, interrompendo così il suo sonno. “Mu, c’è qualcosa che non va?”, domandò il cavaliere con tono apprensivo. Mu emise un rassicurante muggito e tornò a dormire, lasciando così interdetto e insonne Shaka. “Mu, ti farò tornare normale, te lo prometto.”, sussurrò il cavaliere della vergine, sfiorando teneramente il capo del lemure.
Tredici giorni dopo la trasformazione di Mu Mu era vivo.
Shaka ce l’aveva fatta. Non avrebbe mai ammesso a se stesso di amare Mu, come non lo aveva mai fatto nemmeno in precedenza, ma era così, senza dubbio. “Vedo così che alla fine hai scoperto di provare per Mu ciò che lui prova per te.”, commentò Sion. “No. Io non sono innamorato di Mu.”, affermò con convinzione Shaka. “Ma lui è ancora vivo.”, ribattè il sacerdote. “Sarà un caso.”, taglio cortò il cavaliere della vergine.
Ormai Shaka aveva imparato ad interpretare in maniera infallibile i muggiti del lemure ed era costantemente a sua disposizione, come se sperasse in una guarigione meno lenta. Passavano tutte le notti insieme, Shaka sdraiato e Mu accoccolato sopra di lui, e ovunque Shaka andasse, il lemure era assieme a lui, appollaiato sulla sua spalla. Andando avanti con il tempo, il cavaliere della vergine rimosse tutti i ricordi in cui Mu era umano iniziò a provare una certa fatica nell' immaginarselo in una forma differente da quella animale. La sua vita ormai era insieme a quel lemure e non l'avrebbe cambiata per nulla al mondo.
Dodici mesi dopo la trasformazione di Mu
Era una notte come tutte le altre: Shaka aveva preso tra le braccia Mu e l'aveva adagiato sul proprio petto, per poi cominciare ad accarezzarlo. Dopo pochi minuti, entrambi si erano addormentati, pregustando un numero considerevole di ore di sonno tranquillo. A metà nottata, una luce abbagliante aveva invaso la stanza, svegliando sia il lemure che il cavaliere. “Non ci vedo più!”, mugugnò il cavaliere dell'ariete, visibilmente irritato. “Cosa sarà mai stato?”, si domandò Shaka, rendendosi conto poco dopo di ciò che le sue orecchie avevano udito. “Mu?!?” “E' vero, non ci vedo quasi più: quella luce era accecante!”, ribattè Mu. “Mu?!?” “Oh, se a te non crea problemi non c'è bisogno di assumere quest'aria sconvolta!”, bofonchiò imbronciato il cavaliere dell'ariete. “Mu, tu sei...cioè, tu non sei...cioè...” Mu fissò sconcertato l'amico: mai era successo che Shaka rimanesse senza parole, era un evento memorabile! “Shaka, tutto bene?” Una luce strana si accese negli occhi del cavaliere della vergine, che, come posseduto, prese tra le braccia Mu e lo strinse forte a sé. “Shaka...”, sussurrò Mu, piacevolmente sorpreso. “Mu, sei veramente tu...”, bisbigliò Shaka emozionato, avvicinando il volto a quello del compagno e baciandolo appassionatamente. Tutti i ricordi gli tornarono alla mente, tutti i momenti vissuti con Mu gli riapparvero con chiarezza e si stupì di aver potuto pensare di preferire il cavaliere dell'ariete in forma di lemure. Interruppe repentinamente il bacio e si fermò a fissare l'altro negli occhi. Mu lo osservava sconvolto. “Shaka, che ti prende?” “Mu, mi sono accorto di ciò che provavo per te solo quando ho rischiato di perderti, e nemmeno allora sono riuscito ad ammetterlo a me stesso. Ti imploro di perdonarmi, farò tutto ciò che vorrai in cambio. Mu, io ti amo.” Il cavaliere dell'ariete per poco non svenne. Aveva voglia di chiedere all'amico se quello che stava vivendo era solamente un sogno, un bellissimo sogno, ma sapeva che avrebbe solo rovinato quel magico momento, reale o fantastico che fosse. “Shaka...”, riuscì solo a balbettare. “Ti prego, dimmi che non hai smesso di amarmi, non lo sopporterei!”, lo implorò Shaka. Quella non poteva essere la realtà: doveva per forza essere un sogno, altrimenti Shaka non gli avrebbe parlato in quel modo. “Mu, ti prego...” Mu tacque ancora. “Tu non hai idea di come sia stato difficile per me ammettere quello che ti ho appena detto: ho dovuto accantonare il mio orgoglio e sai quanto sia complicato per me. Almeno rispondimi.”, disse Shaka, fissandolo negli occhi con sguardo penetrante. Mu mise da parte tutti i suoi timori e gli prese le mani. “Vuoi una risposta? Secondo te rischio di morire e passo un anno intero trasformato in un primato per un sentimento che smetto di provare da un minuto all'altro? Ti amo, Shaka della vergine. Ti amo e non potrei mai smettere di amarti.” Shaka socchiuse gli occhi, assaporando il sapore di quelle parole che erano state in grado di togliergli la vita e di ridargliela in un solo secondo. Quando li riaprì, Mu era davanti a lui, più bello che mai. “Shaka, metti un'altra volta da parte l'orgoglio e baciami.”, disse il cavaliere dell'ariete. Shaka sorrise e lo accontentò, avvicinando il proprio volto al suo e beandosi del gusto di quelle labbra che, anche non volendolo ammettere, aveva sempre desiderato. Lo strinse possessivamente, accarezzandogli ogni centimetro di pelle per godere a pieno quel momento e tuffando le mani tra i suoi capelli fluenti e setosi. Si allontanò nuovamente per ammirarlo e colse uno sguardo malizioso. “Shaka?” “Sì?”, sussurrò Shaka con aria di assoluta devozione. “Senti, prima hai detto che se ti avessi perdonato avresti fatto tutto ciò che volevo...” “Sì...”, rispose il cavaliere della vergine con espressione sconcertata. “Ecco, io avrei un'idea...”
Edited by *Nativity* - 21/7/2009, 19:11
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