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Dirt! - Capitolo 1, Not The Picture Perfect Movie [...]

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,denni.RingTheAlarm•
CAT_IMG Posted on 23/8/2009, 18:10




Salve ragazze ~

Ho deciso di fare una crossover un po’ particolare tra i Cinema Bizarre e una serie televisiva che in America ha riscosso un buon successo. Poche di voi, se non nessuna, potrebbe conoscerla, perché qua in Italia è stata trasmessa su La7 alle 23.30 in Aprile causa, come l’hanno definita le critiche, “pesantezza e cinismo troppo presente”. Appunto per darvi un’idea di come è la trama del telefilm, ve la riporto.


TRAMA: Lucy Spiller è una spietata direttrice di due magazines, Dirt! (giornale scandalistico) e Now (un comune mensile) che poi fonderà in un unico giornale, DirtNow. Nella scuderia di Lucy compare Don Konkey , un fotografo schizofrenico, ma abile nel suo lavoro. Tra le fonti di Lucy troviamo anche Holt McLaren , attore affamato di successo e fidanzato con una delle attrici più promettenti di Hollywood, Julia Mallory. Holt vende le storie dei suoi amici attori a Lucy, e lei ricambia scrivendo buoni articoli su quest' ultimo. Per colpa di Holt però, molte persone finiranno nei guai; la migliore amica di Julia muore di overdose, dopo aver letto un articolo sul suo conto nel giornale di Lucy. Holt, con i sensi di colpa per aver venduto la migliore amica di Julia, non appena viene a sapere della morte, provoca un incidente stradale dove Julia rimane segnata. La ragazza infatti, sarà soggetta a sbalzi psicologici, che la faranno cacciare dalla sit-com di cui è protagonista; Julia poi inizia a drogarsi e frequentare la sua spacciatrice, Garbo. Iniziano cosi i problemi della coppia che non riuscirà più a ritrovare la serenità. Intanto Holt inizia una storia (segreta) proprio con Lucy.

EDIT: Probabilmente non sarà molto lunga, massimo tre capitoli. E se magari vi fa schifo l’idea o non vi piace com’è scritta, non la continuo proprio, sarebbe inutile. Vabbè, fatemi sapere.

~ Dirt!



Capitolo 1 - Not The Picture Perfect Movie Everyone Would've To Saw


Nella sala riunioni c’era un sacco di confusione. Fogli che volavano, foto che venivano passate da assistente a assistente, cellulari che squillavano e via dicendo. Se fossi stata in me avrei minacciato tutti di licenziamento, ma c’era qualcos’altro che mi passava per la testa. «Io avrei un’idea per la copertina!» esclamò la nuova assistente. Io tornai nel mondo dei vivi e la guardai. Capelli biondi e mossi, grandi occhi castani e pelle chiara. Mi pareva si chiamasse Becki, quella trasferita da Elle. Si, era lei. Feci un gesto distratto con la mano, come per dire che poteva andare avanti, e mi preparai ad un’altra delle stupide trovate dei novellini. «Potremmo metterci una foto di Paris in cella. Sapete quanti ne cercano una? Saremo l’unica rivista che ha l’esclusiva!» squillò, con quella sua vocettina irritante. Io mi raddrizzai, sgranando gli occhi. «Diamine, perché non ci avevo pensato!» dissi, mettendomi una mano sulla fronte. Dick, mio assistente più devoto, mi guardò incuriosito. «Lucy, sicura di sentirti bene? Di solito questo tipo di idee ce le hai tu» chiese. Io scrollai le spalle. «Oggi il direttore mi ha assegnato un compito alquanto seccante» risposi. Poi mi rivolsi a tutti i presenti, appoggiando le mani sul bancone. «L’idea della copertina è andata. Manderò Don per le foto, sarà facile per lui andare in cella e scattarne un paio. Per quanto riguarda la terza pagina, voglio almeno quattro idee a testa entro le undici, altrimenti siete fuori» ringhiai. Calò il silenzio più assoluto, ma potevo sentire il panico che si diffondeva nella sala. Kirsten alzò la mano, titubante. «Ma tra dieci minuti saranno le undici» protestò debolmente. Fino a prova contraria sapevo ancora leggere l’ora, piccola biondina rompiscatole. Le feci un ampio sorriso e lei sembrò rilassarsi. «Sei fuori» tagliai corto. Lei rimase a bocca aperta e si alzò senza dire niente. Tutti mi conoscevano e tutti sapevano che avevo questo piccolo difetto nel licenziare la gente al primo impatto. Ma in fondo, essere la migliore nel campo delle riviste scandalistiche doveva portare a rinunciare a qualcosa, anche se si trattava di cinque assistenti in meno alla settimana. Tamburellai sul tavolo con le unghie fresche di manicure, aspettando che qualcuno dicesse qualcosa. Non avrei voluto fare altri tagli al personale, ma ero nervosa ed eravamo in ritardo di una settimana con la pubblicazione. «Beh, ci sarebbe James McKenzie, quello di Soap. Tempo fa aveva comprato alla sua ragazza una Rolls Royce interamente coperta da diamanti e smeraldi, le sue pietre preferite. Ecco la foto» propose Katie. Lei era l’arrampicatrice egoista, pronta a pugnalare le spalle pur di arrivare in alto. Esattamente come me una volta. Me la inviò sul Mac e io le diedi un’occhiata. Notevole il tipo, sapeva come conquistare una donna. «Non mi piace» replicai secca. «Fanne una con loro due sul cofano, venderà di più. Ormai qui si va dietro solo al sesso» aggiunsi. In fondo, l’idea non era niente male. La ragazza fece no con la testa, affranta. «Si sono lasciati l’altro giorno».
«Non nella mia rivista» ribattei. Presi la borsa e il cellulare e mi alzai. «Io chiamo Don per quella maledetta foto, poi dovrò andare alla CherryTree Records» li avvisai. Prima ancora che mi potessero chiedere perché, li zittii con un dito. «Niente domande, è un lavoro da schifo» conclusi. Imboccai la porta e li lasciai nel loro brodo.

Se vi steste chiedendo come mai ero così nervosa e irascibile, la risposta era ovvia. Quella mattina il direttore della casa editrice mi aveva convocato nel suo ufficio e mi aveva dato una notizia che non avevo, per dirla in termini più eleganti, preso bene. «Capiscimi, sono loro il nostro nuovo scoop» aveva detto, aprendo le braccia come se si fosse rassegnato. «Tutti vogliono sapere cosa nascondono dietro ai quei baci per il fan service. Sono abbastanza ambigui da meritarsi la prima pagina».
Cazzate. Figurarsi se cinque ragazzini di vent’anni potevano far salire le vendite più del normale.
Telefonai a Don, pensando all’altra prima pagina.
Avanti, rispondi, non sono qui ad aspettare te.
«Pronto Lucy?». Finalmente, avevo la tentazione di chiudergli il telefono in faccia. «Don, hai le foto della Hilton in carcere?» domandai, scendendo le scale in velocità. «Non ancora, c’è troppa gente ed è in una cella isolata. Non posso entrare come catering perché ha pasti diversi, né come guardia perché è in un’altra ala, e le hanno dato un’uniforme differente, quindi scordati la lavanderia» rispose piatto.
Cazzo, cazzo, cazzo! Le foto di quella viziata miliardaria ci servivano a tutti i costi. Presi un respiro profondo e uscii dall’edificio. Mi feci dare le chiavi della macchina da Janice e montai. «Nulla è impossibile Don. A costo di farti salire sul tetto di quel carcere, voglio quella foto. Chiaro?» gli ordinai. Lui deglutì e disse di sì, chiudendo la chiamata. Quella copertina avrebbe fatto scalpore, e non me la sarei persa per niente al mondo.

Entrai nell’enorme edificio della CherryTree Records, un'altra casa discografica dal dubbio successo. Avrei dovuto incontrare quei cinque ragazzi alle dieci, ma ero venuta mezz’ora prima per studiare il territorio. Non avevo ancora capito cosa Leonard ci trovava in loro, ma dovevo farlo. Era la prima volta che mi diceva cosa fare o chi intervistare in cinque anni di rivista, e questo mi faceva pensare che, forse, poteva essere una buona idea. Mi sedetti sui divanetti rosso scarlatto della sala d’attesa e nel mentre controllai le ultime notizie sul palmare. Tutta roba vecchia che noi avevamo già. Non avevano ancora capito che io ero la regina del gossip sporco, quella che trovava tutto e ovunque. Quella che non si faceva scrupoli a pubblicare la foto di un cadavere all’obitorio pur di far salire le vendite. Che mi definiscano cinica, che mi definiscano fredda ed emotivamente indisponibile, non me ne frega un cazzo. Io ero Lucy Spiller, la direttrice di Dirt!, la migliore in assoluto. E se questo significava intervistare una band appena conosciuta in America, lo avrei fatto al meglio. Non avrei tirato fuori le solite parole, perché a questo punto contavano poco se non si aveva un’ immagine. Io avrei delineato quei cinque nel modo più convincente possibile, che si trattassero di santarellini o ragazzacci. E se non c’era alcun tipo di pettegolezzo, lo avrei tirato fuori io. Anche dal nulla.
Rilessi i fogli che mi aveva dato Leonard e cercai di imparare i nomi. L’aspetto non lo conoscevo, ma in fondo poco importava. Il cantante si chiamava Strify, aveva ventun’anni da pochi giorni ed era, come dire, la sgualdrina del gruppo. Il secondo concorrente era Yu, il chitarrista, vent’anni. A seguire, Shin, batterista, e Kiro, bassista. Infine Romeo, il nuovo arrivato, il tastierista. Certo che dovevano essersi proprio fatti per aver trovato dei soprannomi del genere. Il cellulare squillò e io, con tutta la calma di questo mondo, lo tirai fuori dalla borsa e controllai il numero. Don. Perfetto.
«Dimmi che hai quella foto» risposi pacata. Una pausa dall’altro capo della cornetta.
«Non solo. Ho anche quelle in cui Paris viene trasferita dal carcere di massima sicurezza di Los Angeles» disse. Io mi esibii in un ampio sorriso, mordendomi il labbro. «Don, sei un mito, ti adoro!» esclamai, pregustando già il momento in cui la prima pagina avrebbe attirato milioni di lettori.
«C’è qualcos’altro che posso fare?» domandò. Controllai la lista stilata per il nuovo numero e risposi positivamente. «Ho bisogno delle foto del matrimonio di Shawn Carter. Ti rendi conto che quei due hanno rimandato la cerimonia due volte per non farsi beccare dai paparazzi? Prima in Francia, poi ai Caraibi. Una fonte sicura mi ha detto che si sposeranno in casa, quindi mercoledì prossimo prenderai un aereo per andare a Miami e intrufolarti nel catering» sorrisi. Al diavolo la sicurezza, la futura signora Carter avrebbe fatto vedere il suo vestito, i suoi parenti e il suo nuovo marito a tutta l’America. Finché c’ero io, nessuno aveva segreti. «Catering? Non mi faranno entrare, l’ho già usata per la Bilson» protestò. Diamine, non ci voleva. Per colpa di quei cinque ragazzini quel giorno non avevo la testa a posto. Cercai un’idea in meno di un minuto, riuscendoci a fatica. «Allora contatta la House Of Déreon. La madre le farà sicuramente l’abito e avrà bisogno di assistenti. Sai che la signorina “sono in cima alle classifiche da settimane” conterà sull’aiuto di Tina per il vestito. Ormai è un affare di famiglia» dissi. Lui accettò e io feci per chiudere la chiamata, ma mi fermai.
Cercai di assumere un tono dolce, ripensando agli anni di college passati con il fotografo. «Don, hai preso le medicine?» gli domandai. Ci fu un’altra pausa, poi rispose flebilmente. «Le prenderò subito».
«Perfetto. Mi raccomando, voglio quelle foto e quelle degli invitati, così ci prendiamo lo scoop anche sulle damigelle Kelly e Michelle. Tutti sappiamo che saranno loro, che diamine!».
Spensi il cellulare e guardai la segretaria. Mi stava fissando insistentemente, affascinata delle mie conoscenze su cosa stava succedendo in questi giorni. Dopo averle rivolto un sorriso saffico per farla smettere, mi concentrai sui cinque ragazzi che stavano entrando nella enorme hall. Feci una smorfia, già da lontano non mi sembravano succulenti come articolo. Il più alto fu il primo che mi vide seduta nella saletta e richiamò l’attenzione degli altri idioti. Contemporaneamente, come quattro cloni bilingue con le idee abbastanza confuse, si girarono per vedere chi aveva indicato il moro a ciocche rosse.
Si avvicinarono più velocemente, sorridendomi. Quello al centro, un ragazzino biondo e castano, mi strinse la mano cordialmente. «Piacere, lei deve essere Lucy Spiller, è qui per l’intervista» sorrise di nuovo, sedendosi insieme agli altri di fronte a me. Io annuii, colta da un’illuminazione. Questi bambocci venivano dalla Germania, avevano appena messo piede in America e non sapevano un’acca di come girava la vita nella splendente Los Angeles. Non conoscevano Dirt! e non conoscevano la mia fama di cinica svela scoop.
Mi avrebbe aiutato moltissimo la loro ignoranza. «Salve, il piacere è tutto mio. Tu devi essere Strify, giusto?» domandai, sperando di aver azzeccato il nome giusto. «Sì, sono io, e questi sono Yu, Kiro, Shin e Romeo» mi presentò. Perfetto, mi aveva tolto una seccatura. Cominciai con un paio di domande semplici, come le solite “cosa vi ha spinto fin qui?” o “siete contenti del successo che avete avuto?”. La maggior parte delle volte rispondeva sempre il frontman, raramente lasciava uno spazio agli altri. Era logorroico all’ennesima potenza, per fortuna avevo un registratore e non dovevo riportare ogni singola parola. Mi annoiavo a fare quell’intervista da strapazzo. Mentre il ragazzo parlava, però, notai una cosa alquanto bizzarra: il chitarrista non gli staccava gli occhi di dosso e lo guardava come se avesse voluto spogliarlo con la sola forza di volontà.
A volte si scambiavano qualche sorrisino languido, ma durava una frazione di secondo. Qua c’era puzza di bruciato, anzi, di scoop. Volevi vedere che quei due erano più che amici?
Finalmente avevo trovato qualcosa, e quei ragazzi sembravano più interessanti del previsto. Osservavo ogni piccolo particolare: il movimento delle mani, i loro atteggiamenti, il modo di comportarsi, la mimica facciale. Erano semplicemente affascinanti. Erano loro quelli che avrebbero trainato il numero successivo. Ma non per l’intervista di oggi. Bensì per qualcosa di più succulento.
«Beh, ragazzi, sono contenta di avervi conosciuto. Se avete bisogno di qualsiasi cosa, questo è il mio numero» dissi, porgendo loro il mio biglietto da visita. «Grazie a lei» replicò Strify. Io lo fermai, prima che si alzasse. «Avete un appartamento qua?» domandai curiosa.
Ero certa che qualcuno ci avrebbe fatto una scappatina.
«Oh, no, per ora stiamo in un albergo, al Royal» mi sorrise. Perfetto, avrebbero ricevuto visite. Dopo che si furono congedati, tirai fuori il palmare e annullai alcuni impegni, poi telefonai nuovamente a Don.
«Lucy, è la terza telefonata oggi. Stai tranquilla che andrò al matrimonio della ex DC» sbuffò, distrutto.
Io risi di gusto, divertita dalla sua reazione. «Stai tranquillo, so che andrai da loro, solo che prima ho qualcosa più importante da farti fare in questi due giorni. Ci vediamo all’hotel Royal tra un quarto d’ora» dissi fulminea. Lui staccò la chiamata, segno che si era già messo in marcia. Uscii ticchettando con gli stiletti sul marmo della hall e lasciai l’edificio soddisfatta. Aveva ragione Leonard, quei ragazzi erano oro per me.

«Lucy, Lucy, Lucy. Cosa ti è passato per la testa ora?» domandò Don, sedendosi al mio stesso tavolo. Io abbassai gli occhiali da sole per guardarlo meglio. «Nemmeno si saluta più?» chiesi. Lui fece spallucce, facendo dondolare la Canon appesa al collo. Gli feci vedere le foto dei Cinema Bizarre che avevo appena scaricato dal palmare. Don aggrottò la fronte, confuso. Non capiva proprio quello che gli volevo far fare. «Si, ecco, carini…che vuoi da loro?»
«Guarda il chitarrista e il frontman. Ricordateli bene, per sono loro quelli che apriranno il nuovo numero di Dirt!, tesoro» dissi, bevendo ancora un po’ dell’aperitivo. Lui alzò la testa da quelle foto. «Ma…Leonard aveva detto che l’intervista era per Now, non per Dirt!» replicò. «Lo so, infatti l’intervista andrà a Now, ma il prossimo scoop andrà a Dirt!, perché il mio sesto senso ha captato qualcosa che farà aumentare le vendite» ghignai. Io sapevo che quelli mi nascondevano qualcosa. Io sapevo che il fan service non era solo scena. Io sapevo che quelli erano il mio prossimo successo. «Perfetto, li ho memorizzati. Cosa devo fare?» chiese nuovamente. E di nuovo la tesi del “gira tutto intorno al sesso” fece la sua apparizione. Tirai fuori dal portafoglio una banconota da venti per l’Aperol e una carta d’identità falsa con tesserino per il fotografo. «Quei due hanno probabilmente una relazione. Tu ti intrufolerai in camera loro o nella terrazza di fronte e scatterai le foto di loro due in atteggiamenti intimi» spiegai, soddisfatta.
«Ne sei sicura? E se invece fosse veramente fan service?»
«Il chitarrista si porterebbe comunque qualcuna a letto. Tu ti fidi del mio intuito, vero? Io so per certo che quei due se la fanno, eccome. Entro domattina voglio le foto di Yu e Strify che mettono le mani dove non dovrebbero» dissi decisa. Il mio sguardo parlò per me, ammutolendo definitivamente Don.
Mi dispiaceva fare l’autoritaria con lui, ma ero così in fibrillazione per questa colata d’oro sulla prima pagina che ero impaziente di vedere il risultato. Solo dopo un paio di minuti si riprese.
«Se dicono qualcosa di compromettente, come l’inizio della loro ipotetica relazione, registro tutto? Di solito lo fa Chase» chiese. «Sì, il compito è tutto nelle tue mani. Mi fido di te, Donnie. Non sai quanto» sorrisi, prendendogli le mani. Lo guardai negli occhi e lui distolse lo sguardo. Riuscivo a capire sempre cosa provava e avevo notato che, sebbene avesse preso le medicine per la schizofrenia, era ancora impanicato. L’effetto tardava ad arrivare. «Ora vado, c’è una prima pagina che mi aspetta. Conto su di te» lo salutai, alzandomi dal tavolo. Lo vidi armeggiare con il tesserino falso da addetto all’albergo e me ne andai. Cavolo, quei ragazzi erano la mia fortuna. Ambigui, disinibiti e bisessuali. Il mix perfetto per un nuovo articolo che avrebbe steso tutti. La loro reputazione era ancora fragile qui, perché non movimentarla un po’?


NOTE FINALI: Il primo capitolo sarà corto nel caso non piaccia e non dovessi continuare. In più il titolo della prima parte stranamente non è stata inventata da me, ma è l'ultimo verso della prima strofa di "Ring The Alarm", di Beyoncé. C’è stata una puntata della seconda serie, “The Perfect Cover Girl” in cui hanno usato tutti i gossip su Paris Hilton, con un attrice identica a lei. Purtroppo non potevano usare il suo nome, quindi hanno utilizzato l’escamotage cambiando Paris in Milan (molto astuto, due nomi di città), mentre il cognome con Hilton in Carlton. Lo spiego per chi volesse vedere la puntata e non capisse che quell’oca bionda , stupida e senza talento è lei. In più, credo che le più affezionate a Nothing Else abbiano notato che l’hotel Royal è lo stesso di quando erano in tour. Che dire, sono sentimentale!
Vi prego, siate sincere, sfacciate, schiette e meschine nei commenti!


Edited by ,denni.dangerously;; - 24/8/2009, 11:35
 
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© t i k a ;
CAT_IMG Posted on 23/8/2009, 22:19




Bellissima, amo questa fanfiction alla follia! ** Continuala, ti prego, mio unico amore! Ti prego, ti do tutto quello che vuoi!

Soltanto un'errore non ti perdonerò, MAI:
CITAZIONE
Gli feci vedere le foto dei Cinema Bizzarre

 
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CAT_IMG Posted on 24/8/2009, 10:21

...Would you dance?
.......

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Un ottimo inizio, Denni, davvero!
Ho il sospetto che questa sarà una fanfic moolto coinvolgente!! :rolleyes:
 
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,denni.RingTheAlarm•
CAT_IMG Posted on 24/8/2009, 10:35




CITAZIONE (© t i k a ; @ 23/8/2009, 23:19)
Bellissima, amo questa fanfiction alla follia! ** Continuala, ti prego, mio unico amore! Ti prego, ti do tutto quello che vuoi!

Soltanto un'errore non ti perdonerò, MAI:
CITAZIONE
Gli feci vedere le foto dei Cinema Bizzarre

Me l'ha corretto automaticamente il Word di mia madre, nel mio è già nel dizionario XD
Mi manca il mio computer ç_ç
 
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Lady bizarre
CAT_IMG Posted on 15/9/2009, 16:26




Mi piace moltissimo!
scrivi così bene...è un piacere leggerla!
Bellissima<3
 
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~Crystalemi
CAT_IMG Posted on 17/12/2009, 21:19




Buondì. O dovrei dire buona sera?
Forse commento un po' in ritardo, ma mi conosci: fra impegni e pigrizia, non me la cavo molto bene, ultimamente. Ma non sono qui per scusarmi ~

Giuro di averla letta appena uscita e di non aver commentato *mea culpa* ma sono qui per rimediare!

La fic mi piace, è un crossover innovativo e Lucy mi piace (anche se come sai non conosco l'originale). Dei Cinema non si è visto molto, ma sono certa che andando avanti la situazione cambierà.

Come idea, davvero, può essere sviluppata tanto e bene, sono quasi sicura che potrai farcela.

La Narrazione è fluida, per quanto io detesti il narratore in prima persona, non è affatto male.
Ho notato qualche disattenzione e qualche errore lessicale:
CITAZIONE
Lei era l’arrampicatrice egoista, pronta a pugnalare le spalle pur di arrivare in alto.

Credo sia più giusto dire "pugnalare alle spalle"
CITAZIONE
«Don, hai le foto della Hilton in carcere?» domandai, scendendo le scale in velocità.

Sinceramente, non sono sicura di questo ma non credo si usi "in velocità", ritengo sia più opportuno "velocemente".
CITAZIONE
Dopo averle rivolto un sorriso saffico per farla smettere, mi concentrai sui cinque ragazzi che stavano entrando nella enorme hall.

Credo che non esista un sorriso "saffico". Questo aggettivo deriva dalla poetessa(?) di un'isola greca chiamata Saffo, e di solito "saffico" si riferisce a baci o amore. Mai sentito parlare di un sorriso. Forse intendevi serafico?
CITAZIONE
«Guarda il chitarrista e il frontman. Ricordateli bene, per sono loro quelli che apriranno il nuovo numero di Dirt!, tesoro»

C'è un per di troppo, e Dirt! non è in corsivo come le altre volte =P

Mi spiace aver fatto un commento così stirato, ma non so cosa dire. E' un po' corto per giudicare con sicurezza, promette tanto come inizio e mi ha davvero incuriosita.
Credo che se ci lavorerai adeguatamente potrebbe venire una bella fanfic, dato che finora è la prima di questo genere sui CB che leggo.

Kisù,
Ako.


 
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5 replies since 23/8/2009, 18:10   156 views
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