| Poiché non posto da due miliardi di millenni e non riesco mai a finire di buttare giù le mie idee, ho deciso di postare un qualcosa. Premetto che mi fa schifo ed è anche un po' incompiuta. Quando l'ho scritta avevo in mente qualcosa di più lungo... ma poi mi sono fermata qui. Non sono soddisfatta del lavoro, non sono convinta sia scritto bene. E' scritta al maschile, no ricordo perché...
Insomma, la posto e basta, e poi si vedrà.
Vorrei dedicarla al fottuto schifo di mondo che mi circonda e ai miei amatissimi genitori.
When you are feeling empty.
Ogni tanto mi succede di guardarmi intorno e sentirmi solo.
Quando accade, è come se fossi intorpidito. Le parole della gente che mi circonda diventano voci ovattate, e all'improvviso smettono di riguardarmi. Come se di colpo facessero parte di un altra dimensione, come se fossero sussurri troppo flebili e troppo insignificanti per essere uditi. Le immagini mi arrivano spente, scolorite.
All'improvviso ho come la capacità di giudicare davvero ciò che ho intorno, perché è come se nulla di tutto ciò mi riguardi. Come se io non fossi realmente lì e stessi guardando semplicemente un foglio pieno di lettere scritte alla rinfusa. Un foglio insignificante eppure importante. Quelle lettere scritte a caso su quel foglio significano qualcosa.
Quando mi sento solo, quando il mondo non mi appartiene più, ciò che succede mi arriva ovattato, sfocato. Come dei vecchi ricordi consumati dal tempo, dei quali ciò che è rimasto è un'immagine sfocata e dei suoni distorti. Voci imprecise, frasi confuse.
E vedo lo sporco nelle strade di ogni bella città, il vuoto negli occhi della gente. Vedo gli abbracci privi d'affetto vero, i baci privi d'amore, le parole vuote e insignificanti.
Provo distacco e una piacevole sensazione di estraneità, di assenza di sentimenti. Ma allo stesso tempo provo un vuoto incolmabile, come se il mondo volesse mostrami che nonostante la gente sia triste ha qualcuno accanto a sé. Come se volesse dirmi: “Lo vedi? Tutti hanno qualcuno da amare. E tu? Tu sei solo.”.
Quando poi di colpo il rumore torna, la consapevolezza di ciò che ho intorno mi cade addosso. Sento tutto il dolore, più di prima. Sento la solitudine farsi strada dentro di me e svuotarmi, mangiando tutto ciò che ho dentro. Lo stomaco inizia a farmi male e si stringe, si contorce sul nulla che contiene. Anche il cuore sembra che mi faccia male, ma di un dolore che non sa di nulla. Di un dolore vuoto.
Perché io non amo nessuno. Non c'è nulla che possa ferirmi, ma neppure nulla che possa rendermi felice. Ci sono soltanto io, i miei sogni, le mie speranze, le mie illusioni. Ci sono solo io e questo mondo che non vuole accettarmi.
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