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Be A Streetwalker in Berlin - Capitolo 1, Another Story, Another Time, Another Trouble

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tikagnam™
CAT_IMG Posted on 2/1/2010, 00:53




Nuovo anno, nuova fanfiction (con la promessa di finirla).
Grazie a Denni per il titolo del capitolo <3

Titolo: Be a Streetwalker in Berlin
Avvertimenti: Slash, Lemon, Shonen-ai, Language
Pairing: Yu/Strify; Yu/Thea(OCF); Shin/Thea(OCF)
Rating: Rosso.
Note: Dal 2002, in Germania, la prostituzione è legale ed è quindi un vero e proprio mestiere, con contratti di lavoro, assistenza sanitaria e fondo pensione e non nessun obbligo di prestarsi a pratiche sessuali non gradite. Essendo un vero e proprio mestiere le prostitute possono scegliere di lavorare in pub, bar e bordelli oppure come libere professioniste e, nel caso lavorino come dipendenti, possono anche rivolgersi alla legge in caso di sfruttamento da parte del loro datore di lavoro. Mediamente lavorano cinque giorni a settimana e hanno un mese di vacanza l’anno.
Tuttavia non tutte le prostitute hanno deciso di regolarizzarsi con la legge e quindi sono una percentuale minima gode di questi vantaggi.
Visto l'argomento non proprio semplice, mi scuso di non poterlo narrare approfondendolo come vorrei. Spero vi piaccia lo stesso.


Be a streetwalker in Berlin.



- Capitolo 1 -
Another Story, Another Time, Another Trouble ~



Quella sera, Thea era molto pensierosa.
Era ormai tardi – erano circa le due – e ben presto sarebbe potuta tornare a casa a riposare. Ann continuava a parlare di un ragazzo che le faceva la corte e che le aveva mandato un mazzo di rose. Thea non ne aveva afferrato ancora il nome ma, in fondo, non le importava. Le bastava annuire o fare un'espressione incuriosita perché l'altra continuasse a parlare.
Intanto, rifletteva. Forse il suo lavoro non era dei più dignitosi, ma si era trovata costretta a praticarlo dall’urgenza della situazione: niente soldi e necessità di comprare materiale per l’Università e soprattutto, di pagarsi gli studi. Senza contare che Ann l'aveva convinta a forza, facendole notare tutti i vantaggi che potevano esserci, dal fatto che avrebbe lavorato cinque giorni a settimana a quello che avrebbe potuto vendere qualche notizia sulla gente che veniva lì, restano in anonimato e beccandosi pure la propria percentuale per lo scoop. Da che era restia a farlo, alla fine aveva mollato il lavoro part time come commessa e aveva accettato di seguire Ann in quel lavoro tanto antico quanto diffamato e alla fine era arrivata alla conclusione che non ci fosse nulla di male nel guadagnarsi da vivere con un po’ di sano e naturale sesso.
Capiva che non tutti potessero condividere il suo pensiero, infatti evitava sempre di parlare del proprio lavoro, anche se i suoi amici sapevano benissimo quale fosse e non avevano mai detto nulla a riguardo.
Quando qualcuno aprì la porta (non badò neppure a chi fosse) lei uscì subito, senza neanche rivolgere un cenno di saluto alla sua amica: non poteva sopportare un'altra parola. Voleva solo andarsene a casa.
Il ragazzo che si trovò dinanzi era poco più alto di lei ed aveva i capelli neri, lunghi, con un taglio particolare e alcune extention rosse. Gli occhi verdi, bellissimi, erano contornati da una spessa linea di matita nera e percorrevano il suo corpo dall'alto verso il basso. Aveva lo sguardo un po' vacuo, sembrava ubriaco. Indossava un paio di pantaloni neri, una canottiera dello stesso colore ed un giubbotto di pelle.
Thea restò incantata alla vista di quel ragazzo che pareva così insolito e lo seguì in nella prima camera libera senza una parola.
Non fece neanche in tempo a sedersi sul letto, che a lui suonò il cellulare.
Lei non fece alcun cenno né disse nulla, come se non l’avesse sentito, e lo guardò uscire sul balcone. Cercò di origliare la conversazione.
«Ciao Andreas.» disse il ragazzo al proprio interlocutore.
Dopo una breve pausa, durante la quale aveva camminato avanti e dietro sullo stretto balcone, riprese a parlare. «Sì… Ti avrei avvertito! Sono a casa di mia sorella e resto a dormire qui, torno domani mattina.» mentì lui. «Lo so, mi dispiace. Ci vediamo domani mattina, arriverò prima che ti svegli. Ti amo, piccolo.» disse, e poi chiuse la breve chiamata.
Thea si sistemò meglio sul letto e sbuffò. Bene, doveva giusto aggiungere alla lista dei tipi di uomini con cui era mai stata a letto “il finto gay”. Non aspettava altro che quel ragazzo tornasse dentro e si sbrigassero, così avrebbe potuto tornare a casa e mettersi a dormire.
Non che lui gli desse fastidio, anzi, le faceva anche un po' tenerezza. Forse se fosse stata meno stanca avrebbe prestato più attenzione a quel ragazzo che sembrava diverso da quelli che solitamente frequentavano quei posti. Anzi, sembrava non averlo mai frequentato, un bordello.
Il moro rientrò e poggiò il cellulare sul comodino destro. Lei gli sorrise, sembrava piuttosto confuso, come se non sapesse cosa fare.
Thea si alzò, gli si avvicinò e gli tolse il guibbino di pelle, che poggiò sulla sedia.
«Come ti chiami?» domandò.
«Hannes de Buhr» rispose lui, quasi freddamente.

* * * * *

Strify aveva appena saputo che Yu non sarebbe stato con lui quella sera: dormiva dalla sorella.
Scosse la testa annoiato e si sedette sul divano. Chiese a Kiro cosa aveva in mente per quella sera, visto che Hannes non c’era.
«Per stasera nulla. Pensavo a domani mattina: verso le otto, io Shin e Luminor andiamo in un negozio di musica per comprare corde, bacchette e altre cose che ci servono. Speravo venisse anche lui…» disse Karsten, un po’ dispiaciuto.
«Chiamalo e chiedigli cosa gli manca, ti aiuterò io a scegliere se ne avrai bisogno.» rispose Strify con un sorriso e gli porse il telefono di casa.
Kiro chiamò Yu sul cellulare, ma non era raggiungibile.
Strify ne rimase stupito, era stranissimo: ci aveva parlato lui pochi minuti prima! Pensò che si era spento perché si era scaricata la batteria, così provò lui stesso a chiamare a casa di Annika, strappando di malo modo il telefono dalle mani di Kiro, che se ne andò sbuffando.
«Ciao Annika!» esclamò quando la ragazza rispose.
«Oh, Andreas! Ma che sorpresa! Come mai mi chiami?» chiese la ragazza.
«Nulla, volevo parlare con Yu: domani i ragazzi vanno a far compere in un negozio di strumenti musicali e volevamo sapere cosa gli serve.» rispose, un po’ in ansia.
«Hannes? Ma… non è a casa mia.» disse la ragazza, stranita.
Strify sbuffò, certo che fosse uno scherzo.
«Dai Annika, non sono in vena di scherzi, stasera. Gli devo parlare.» rispose, innervosito.
«Andreas, sono seria, non sto scherzando: mio fratello non è qui con me.»
«No, lui mi aveva detto che dormiva da te stasera. Ne sono certo, non mi mentirebbe mai.» disse Strify, anche se non era affatto vero che ne fosse certo. In realtà non credeva neppure lui alle sue parole. Sperava solamente che fosse uno dei soliti scherzi, che Yu fosse lì accanto alla sorella e soffocasse le risate, facendole cenno di continuare la finta.
«Strify, te lo giuro, a casa mia non c’è per davvero.»
«Finitela con questo scherzo. Non è divertente.» insistette il ragazzo, seriamente preoccupato.
«Andreas, cazzo, non è uno scherzo! Non c’è!» sbottò Annika, innervosita.
Strify chiuse la comunicazione e respirò profondamente. Non c’era. Non era a casa della sorella, come gli aveva detto. Aveva il cellulare spento. Dov’era? In giro per Berlino? Perché era andato via senza dirgli nulla? Perché aveva spento il cellulare? Dove avrebbe dormito? E soprattutto, con chi?
«Kiro!» urlò, a metà tra la rabbia e la tristezza, le lacrime che combattevano per uscire.
Il telefono squillò, ma lui lo ignorò. Il piccolo Karsten si precipitò in salotto, preoccupato dal tono con cui l’amico l’aveva chiamato. Fece per rispondere al telefono, ma Strify glielo impedì, alzandosi e prendendogli entrambe le mani per costringerlo a prestargli attenzione.
«Ascoltami.» disse, quasi pregandolo «Yu non è dalla sorella e ha il telefono spento. Kiro, dove cazzo sta il mio ragazzo? Dove starà fino a domani mattina? Perché non mi ha detto nulla?» urlò.
Kiro rimase sorpreso dalla notizia, ma evitò di darlo a vedere. La sua prima preoccupazione era far stare meglio quel ragazzo che letteralmente supplicava per avere un aiuto. Lo abbracciò e Strify iniziò a piangere: era preoccupato, spaventato e anche un po’ arrabbiato.
«Stai tranquillo, sarà andato a comprarti un regalo, non pensare subito male!» Karsten cercò di consolarlo, anche se era molto poco convinto delle proprie parole.
«Kiro, quello è andato con una ragazza e non vuole dirmelo. Te lo dico io, lo conosco bene!» disse Strify tra i singhiozzi, abbracciando l’amico, il quale non poté far altro che abbracciarlo e cercare di tranquillizzarlo, seppur senza successo.
«Forse è meglio che tu vada a dormire. Io chiamo Shin e ne parlo con lui, può essere che ne sa qualcosa.» propose Kiro, accompagnando l’amico in camera e incoraggiandolo a star tranquillo, dicendogli che era stato tutto un equivoco.
Prese il telefono, nervoso, e chiamò Shin.
«Shin, dove sei?» chiese, sperando fosse con Yu.
«Ehm… devo proprio scendere nei particolari o basta una risposta generica?» rispose il ragazzo, ridacchiando.
«Senti, è una cosa seria! C’è Hannes lì con te?» chiese Karsten, irritato.
«No, e non ho idea di dove sia. Non è a letto con la diva?» disse, e rise ancora.
«Marcel, Dio mio, come devo fare a farti capire che è una cosa seria? È uscito, nessuno sa dov’è andato perché ha detto a Strify che era dalla sorella, ma lì non c’è, torna a casa domani mattina e Strify è in piena crisi di gelosia!» replicò Karsten tutto d’un fiato «E tu cosa fai? Ridi!» gli urlò poi.
«Scusa, ma non so dov’è e non m’interessa. Probabilmente avrà combinato uno dei suoi soliti casini. Ora, se non ti dispiace, avrei altro da fare.» disse, e Kiro sentì qualcuno ridere. Evitò di chiedersi di chi si trattasse.
«Fottiti.» disse, chiudendo la comunicazione.
Cercò di inventare una scusa, un qualcosa da dire a Strify per tranquillizzarlo, ma non gli veniva in mente nulla. Sbirciò nella camera dell’amico e lo vide steso sul letto, fermo. Pareva addormentato. Entrò a controllare sperando che fosse così, ma appena varcò la soglia della porta, Strify gli chiese cosa avesse scoperto.
Karsten non ce la faceva a vederlo così e si ripromise di strangolare Yu appena fosse tornato a casa.
«Nulla, non è con Shin.» rispose e poi, guardando l’espressione di Strify, sospirò «Ti prego non pensare male di lui. Ti ama, o almeno questo è ciò che ti dice.»
«Lui non mi tradirebbe mai, vero?» chiese Strify, e a Kiro sembrò tanto un bambino.
«No, non lo farebbe mai.» rispose, anche se aveva la sensazione che fosse una bugia. «Andreas, facciamo così: ora io vado nella mia camera e mi metto il pigiama, poi vengo qui e mi metto nel letto con te. Lasciamo i cellulari accesi sul comodino, così magari lui o Shin ci chiamano stanotte. Avvertirò anche Luminor, sperando che possa aiutarci. Ti fa stare più tranquillo?» Kiro ce la stava mettendo tutta per farlo star meglio.
«Va bene.» rispose Strify, poco convinto.
Karsten mandò un SMS a Luminor, erano quasi le due e mezza e non voleva disturbare più nessuno. Si mise il pigiama e si lavò i denti, cercando di fare più velocemente possibile. Cinque minuti dopo ricevette la risposta del tastierista:
“Va bene, tranquillo. Appena so qualcosa di quell’idiota ti avverto subito. Stai vicino a Andreas, come al solito è sempre lui che paga per le cazzate che fa Hannes.”
Kiro tornò in camera di Strify, spense le luci e si stese accanto a lui, sperando di dormire almeno un po’.
«Karsten…» sussurrò Strify.
«Dimmi.» rispose lui dolcemente.
«Luminor sapeva qualcosa?» chiese, con un tono di voce tanto basso che Kiro dovette concentrarsi per capire le parole.
«Credo dorma, non mi ha risposto» mentì. Non poteva dirgli che non lo sapeva neanche lui, sarebbe stato troppo per il vocalist. «Strify, dormi, non preoccuparti. Non è nulla di grave, ne sono certo, quindi domani mattina lo prenderemo a bastonate perché sa combinare solo casini.» sdrammatizzò Kiro, con una risata finta.
«Hai ragione.» concordò Strify, ridendo anche lui. «Buonanotte, e grazie.»
«Buonanotte anche a te.»

* * * *

Quando Yu usci dal bordello, si sentì schifosamente lucido... e fottutamente consapevole.
Non poteva tornare a casa in quello stato, avrebbe confessato tutto! Senza contare che in teoria avrebbe dovuto essere dalla sorella. Si avvicinò alla propria macchina e pensò a come sarebbe stato se quella sera non fosse uscito con degli amici a ubriacarsi e a fare stronzate, se non avesse detto di essere single per non confessare di amare un ragazzo. Perché, poi, trovandosi a mentire non lo aveva fatto anche sulle prostitute? Perché non aveva detto “Certo che ho pagato almeno una volta una donna per fare sesso, per chi mi avete preso!?”. Forse perché non avrebbe mai mentito su quello, no. Non era così sfigato da pagare una donna per far sesso. Lo trovava squallido, davvero, e l'esperienza di quella sera non aveva fatto altro che confermare la sua idea. Senza contare che quella ragazza sembrava troppo inadatta a quel posto... O chissà, era stata la sua impressione? Forse erano tutte inadatte a quel lavoro. Le ragazze sono fatte per essere amate, non per essere scopate, o no?
Si mise in macchina e decise di farsi due o tre ore di sonno lì. Non aveva dove andare, non voleva tornare a casa, non voleva spiegare a nessuno dove era stato né cosa aveva fatto. Socchiuse il finestrino dalla parte del sedile del passeggero, in modo che entrasse un po' d'aria, poi si mise seduto e abbassò un po' il seggiolino, per stare più comodo.
Chiuse gli occhi e cercò di rilassarsi. Sentì una porta chiudersi e qualcuno salutare, poi il suono di alcuni passi.
Thea uscì dalla casa chiusa di fretta. L'autobus passava intorno alle tre meno un quarto, quindi nei seguenti dieci minuti e non poteva perderlo, altrimenti avrebbe dovuto tornare a piedi. O magari dormire lì, sulla panchina della fermata.
Proprio davanti a lei era parcheggiata un'auto. Osservò l'interno senza darlo a vedere e scorse degli inconfondibili, lunghi ciuffi rossi. Si guardò intorno e prese un foglietto ed una penna nella borsa.
Non voleva farsi sfuggire l'opportunità di conoscere qualcuno fuori dagli standard, diverso dal solito, opposto alla gente che conosceva.
Hannes socchiuse gli occhi e sbirciò fuori. La riconobbe per i lunghi capelli scuri, una delle poche cose che si distinguevano a causa del buio. Indossava un cappotto lungo e dei jeans ed era ferma accanto alla sua macchina. La vide frugare nella propria borsa e poi lasciar scivolare un piccolo pezzo di carta all'interno dell'abitacolo, attraverso finestrino semiaperto. La seguì con lo sguardo mente attraversava e si sedeva ad aspettare l'autobus. Yu, per un attimo, ebbe paura.
Subito dopo iniziò a ragionare con razionalità. Non era in un film dell'horror, e su quel foglio non c'era una minaccia. Lo prese muovendosi poco, per evitare che lei lo notasse: c'era un numero, un semplice numero di telefono. Cosa voleva quella ragazza? Perché gli aveva dato il suo numero? Cosa cercava?
Rifletté: non aveva nulla da fare, avrebbe potuto chiederglielo. Era curioso di sapere che cosa voleva da lui. Non gli avevano mai dato il numero di telefono in un modo così strano! Uscì dalla macchina, attraversò la strada e le andò incontro. La vide cambiare nervosamente posizione sulla panchina e aggiustarsi i capelli.
«Vuoi un passaggio fino a casa?» Si buttò.
«Non c'è problema, passerà l'autobus. Casa mia non è vicinissima.» rispose lei, aggiustandosi il cappotto, sempre a causa del nervosismo. «Dove abiti? Se mi trovo a passare ti do uno strappo.» Era proprio una persona che quel quartiere non lo frequentava mai, pensò Thea: non aveva mai incontrato qualcuno così gentile, da quelle parti.
«Vicino al Tiergarten.» rispose brevemente. «Ma è vicino! E poi abito nello stesso distretto, non è un problema darti un passaggio.» Thea lo guardò nervosamente. Doveva fidarsi? Che ne sapeva di quel ragazzo, di quello che aveva davvero in mente? Tutto quello che sapeva di lui era che si chiamava Hannes de Buhr e che aveva un fidanzato di nome Andreas. Poteva fidarsi? Lo guardò negli occhi e alla fine decise che ci avrebbe provato.
«Non volevo dar fastidio, ma se proprio insisti, è OK.» accettò, seguendolo in auto.
Si sedette al posto del passeggero, silenziosamente, sperando che lui non le facesse alcuna domanda.
Yu mise in moto l'auto e partì proprio mentre passava l'autobus. «Perché mi hai lasciato il tuo numero di cellulare?» domandò.
Thea iniziò a sudare. Probabilmente la stanchezza l'aveva totalmente abbandonata dopo tutto quel nervosismo. «Perché sembri una persona interessante...» iniziò lei, esitante «e io non conosco molte persone interessanti.»
Yu la guardò, sospettoso. «Mi hai riconosciuto?» domandò, pensando ad una fan. Sperava che si stesse sbagliando, non gli andava giù di essere andato in un bordello ed essere andato a letto probabilmente con una delle uniche loro fan che facevano le prostitute. Insomma, sarebbe stata sfiga – o fortuna, dipende dai punti di vista.
«Riconosciuto?» ripeté, senza capire «Perché, chi saresti?»
Hannes fece un sospiro di sollievo. «Il chitarrista dei Cinema Bizarre.» disse, con orgoglio.
La vide riflettere, confusa. «Cinema Bizarre... Dovrei averli sentiti...» disse, pensierosa. «Non sono un di quei gruppetti per adolescenti arrapate?». Ok, forse non era la cosa migliore da dire.
Yu la guardò storto. «Beh, tipo.» ripose, infastidito.
«Non era un offesa!» esclamò lei, cercando di riparare «Non vi ho mai ascoltati ne ho visto vostre foto, è solo quello che ho sentito dire!»
«Vuoi ascoltare una canzone?» propose allora lui.
Thea accettò, sperando di aver recuperato la brutta figura.

* * * *

L’indomani mattina, Kiro fu svegliato dall’amico.
Aveva dimenticato di essere nel letto di Strify e quindi batté le palpebre più volte prima di capire dove si trovava. Richiuse gli occhi, aveva troppo sonno.
«Che ore sono?» disse, la voce impastata di sonno.
«Sono le sei e mezza.» ripose lui tranquillamente. Resto seduto accanto al bassista, aspettando che quello si alzasse.
«Le sei e mezza? Ma sei pazzo?! Lasciami dormire…» sbottò, sbadigliando e girandosi dall’altro lato. Aveva giurato già che avrebbe preso a bastonate e strangolato Hannes? Era sempre più convinto di volerlo fare: tutta colpa sua se Strify era sveglio alle sei e mezza e stava cercando di svegliare anche lui.
«Ma sono in piedi dalle cinque, non riesco a dormire, non so cosa fare.» si lamentò il cantante.
Kiro pensò che se i figli erano fastidiosi quanto Strify, non ne avrebbe mai avuti. Si mise il cuscino sulla testa e borbottò di svegliarlo dopo una mezz’ora. Andreas non era intenzionato ad aspettare, così lo scosse ancora, chiamandolo per nome e minacciò addirittura di versargli una bottiglia d’acqua in faccia.
Kiro si alzò con un’aria scazzata e gli occhi semichiusi, uscì dalla camera facendo attenzione a non sbattere da nessuna parte ed andò in cucina.
«Ti faccio una bella camomilla, così magari ti tranquillizzi un po’, mentre io… credo di avere un urgente bisogno di caffè.» disse sbadigliando.
Strify gli si avvicinò e lo allontanò dalla cucina. «Ci penso io. Devo fare qualcosa, non ce la faccio a star fermo.» disse, e mise una tazza d’acqua nel microonde.
Accese la TV e lanciò il telecomando a Kiro. «Metti un po’ di musica.» propose, mentre preparava il caffè.
Cinque minuti dopo portò il caffè a Kiro e sorseggiò la sua camomilla.
Erano entrambi seduti sul divano, ma mentre Kiro pareva far fatica anche a bere il caffè, Strify sembrava immerso nei suoi pensieri e fin troppo sveglio, anche per i propri gusti.
«Kiro, Yu non ha ancora risposto al mio messaggio.» disse, nel bel mezzo delle sue riflessioni.
«Strify, sono le sei. Qualcuno nella nostra band si è mai svegliato prima delle otto senza essere obbligato? A parte tu oggi, non mi risulta che lo abbia mai fatto nessuno.» rispose il bassista sbadigliando, anche un po’ spazientito.
«Uffa. Neppure Luminor e Shin hanno chiamato né mandato SMS. Karsten, io sono preoccupato.» replicò l'altro, lo sguardo rivolto alla camomilla calda che si trovava nella sua tazza.
«Stai calmo e pensa ad altro. Vedrai che tra poco scopriremo che fine ha fatto.»
Ma Strify non riusciva a pensare ad altro. Provò ad immaginare dove fosse Yu in quel momento, magari lo stava pensando, o forse no, forse non gli importava niente di lui. Avrebbe tanto voluto essere nella sua testa, vedere quello che vedeva lui, capire cosa stava pensando. Invece era lì, su quel fottuto divano, la tv accesa senza che lui l’ascoltasse, il suo amico mezzo addormentato seduto accanto a lui e una tazza di camomilla calda in mano.
Che strana la vita.

Edited by tikagnam™ - 10/1/2010, 17:29
 
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,denni.
CAT_IMG Posted on 2/1/2010, 18:49




CITAZIONE
«Ciao Andreas.» disse il ragazzo al proprio interlocutore.

Tu sai che non lo accetto ancora come nome, vero?
XD

CITAZIONE
«Ehm… devo proprio scendere nei particolari o basta una risposta generica?» rispose il ragazzo, ridacchiando.

Idiota u.u

CITAZIONE
Subito dopo iniziò a ragionare con razionalità. Non era in un film dell'horror, e su quel foglio non c'era una minaccia. Lo prese muovendosi poco, per evitare che lei lo notasse: c'era un numero, un semplice numero di telefono.

Sì, certo, in realtà c'è il codice da Vinci.

CITAZIONE
«Non sono un di quei gruppetti per adolescenti arrapate?»

Sì, sono proprio loro

Wait for the second :shifty:


 
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tikagnam™
CAT_IMG Posted on 2/1/2010, 23:12




CITAZIONE (,denni. @ 2/1/2010, 18:49)
Tu sai che non lo accetto ancora come nome, vero?
XD

Sì, ma tanto lo chiamerò quasi sempre Strify u__u

CITAZIONE (,denni. @ 2/1/2010, 18:49)
CITAZIONE
«Ehm… devo proprio scendere nei particolari o basta una risposta generica?» rispose il ragazzo, ridacchiando.

Idiota u.u

Grande idiota... e non saprete mai dov'era u___u


CITAZIONE (,denni. @ 2/1/2010, 18:49)
CITAZIONE
«Non sono un di quei gruppetti per adolescenti arrapate?»

Sì, sono proprio loro

LOL
 
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CAT_IMG Posted on 9/1/2010, 21:51
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Yeah.
Innanzitutto... era questa che dovevo leggere, vero?
Sono vecchia, ho vuoti di memoria: se avessi sbagliato, indirizzami tu verso la retta via XD
Dunque...
Mi sembra interessante, sì.
L'inizio è originale e fuori dal comune, anche se questo soffio di gelido vento etero mi spaventa assai.
Comunque mi aggrada assai il nome Andreas e mi è piaciuta moltissimo l'apparizione di Luminor, che ormai nelle fanfiction compare poco.
E Kiro è puccio.
La mia mente malata potrebbe anche immaginare una Kiro/Strify.
Ci sarà una Kiro/Strify?
La voglio! La voglio!
Beh, in generale posso dire che mi piaccia, anche se c'è qualche errore qua e là.
Ti consiglio di prestare più attenzione ai congiuntivi, anche se ormai non vengono più molto considerati.
Comunque, congiuntivi a parte, penso che siano per la maggior parte errori di distrazione: si vede che sei a conoscenza delle regole grammaticali, quindi nulla di preoccupante.

CITAZIONE
«Nulla, non è con Shin.» rispose e poi, guardando l’espressione di Strify, sospirò «Ti prego non pensare male di lui. Ti ama, o almeno questo è ciò che ti dice.»

Questa parte mi ha molto colpita, è deprimente assai!
Fa riflettere, oserei dire.

Beh, a quanto pare, non era questa la storia che dovevo leggere&commentare.
Domani -sono una vecchina stanca che desidera scrivere un pochino- mi dedicherò all'altra fic.
With love

Liz

 
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tikagnam™
CAT_IMG Posted on 10/1/2010, 08:56




CITAZIONE (~Liz @ 9/1/2010, 21:51)
Ti consiglio di prestare più attenzione ai congiuntivi, anche se ormai non vengono più molto considerati.

Poveri congiuntivi, questa non ci voleva °-°
*rilegge la fanfic dall'inizio con la lente d'ingrandimento*

Era questa, Ma' XD Finiscila di farti le seghe mentali XD

 
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CAT_IMG Posted on 10/1/2010, 15:08
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E' colpa di Dee, io non c'entro XD
E' lei che mi ha detto che probabilmente era l'altra fic!
*insegue Denni con un mattarello in stile Shining*
Trallallero trallallà.
 
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tikagnam™
CAT_IMG Posted on 10/1/2010, 17:35




Lascia stare Denni XD



Ho dato una ricontrollatina ai congiuntivi, un paio li avevo sbagliati XD
E non mi fiderò mai più di papà, mi ha detto che era giusto avrebbe potuto andare e non sarebbe potuta andare -.-
 
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6 replies since 2/1/2010, 00:53   95 views
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