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[Capitolo 1] Città Animalesca ~, Para Obtener Un Sì

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, d e n n i ~
CAT_IMG Posted on 20/1/2010, 20:58




Eccomi qua con una nuova fic, questa volta Crossover!
Premetto che a me i TH non piacciono, però per una mia amica questo ed altro.
Spero di intrattenervi, non sarà molto lunga ed è a tratti introspettiva.
Ogni commento è ben accetto, ovviamente, mi farebbe proprio piacere riceverne alcuni.
L'attesa è astiosa, lo so, ma spero ne valga la pena. Buona lettura!


Città Animalesca ~


Capitolo I




Perché tutti i miei amici
adesso vogliono essere i tuoi amanti?
La tua famiglia si è allargata
quando hanno pensato che tu fossi ricco.



«Non ci credo. Non ci credo. Non ci credo»
«Calmati, dannazione. E’ tutto il pomeriggio che lo ripeti, non ne posso più»
«Scusami, è che non…»
«…ci credi!»

Se c’era una cosa che i Cinema Bizarre desideravano più di ogni altra al mondo, era quella di partecipare agli European Music Awards. Da due anni cercavano di “imbucarsi” tra le nomination, magari strappare qualche premio, una presenza, qualche assegnazione, ma niente. Ora non potevano credere al fatto che ce l’avevano fatta. Strify si calmò, cercando di non dire di nuovo che non ci credeva.
Si ricordava benissimo quando, nel 2007, avevano cercato di rientrare nella categoria “Best New Artist”.
Oppure nel 2008, quando sul sito di Mtv c’era un sondaggio in cui potevano essere votati per partecipare all’evento. Ma ora, proprio ora, stavano per partecipare agli Mtv European Music Awards 2009. Il cantante si lasciò sfuggire un gridolino eccitato, entrando nel backstage insieme agli altri, e la scena che gli si parò davanti lo stupì: ballerini, costumisti, truccatori, manager.
Tutti correvano all’impazzata, cercando di gestire la situazione al meglio.
Yu strinse la mano di Strify, che era già in iperventilazione.
«Piccola Diva, stai bene o hai bisogno di un dottore?» domandò, facendo il finto premuroso.
Il frontman gli diede una gomitata tra le costole, guardandosi in giro per cercare la sua beniamina bionda.
«Dov’è Lad…» fece per domandare, ma Eric e Tilo gli si pararono davanti, impedendo al gruppo di fare anche un solo, misero passo. Si sentivano rinchiusi, tutti e cinque.
I due manager li guardarono come se fossero stati bambinetti dell’asilo: esatto, come piccole pesti che si trovavano ad un ricevimento nuziale e stavano per mandare in frantumi la torta degli sposi.
Strify arretrò, in modo che Shin fosse quello più visibile.
Tim si accorse del trucchetto di Andreas e lo guardò male.
Stette per minacciarlo, ma Eric lo interruppe.
«Ragazzi, questa è un’occasione che non si ripeterà. Dobbiamo fare una performance incredibile, capito? Dobbiamo stenderli, chiaro?» li incitò, stringendo i pugni ossessivamente.
Kiro si tirò indietro per parlare a Strify, cercando di non ridere.
«Dobbiamo fare una performance incredibile. Certo, infatti lui ci segue sul palco. Ma te li immagini quei due a suonare con noi?» domandò.
Il cantante non si trattenne e si fece sfuggire una risatina, che però fu subito colta da Tilo.
«TU! Strify, vieni qua!» ordinò, e il cantante sobbalzò.
Si fece spazio tra gli altri tre, deglutì e si presentò all’appello del manager.
«Hai provato?» chiese. Lui rispose fulmineo.
«Sì!»
«Hai fatto i vocalizzi?»
«Ovvio!»
«Riposato la voce?»
«Certamente!»
«Lavato i denti?»
«Cosa?» domandò perplesso. I due uomini si bloccarono, guardandosi per un attimo, poi il signor Wolff si schiarì la voce.
«Bene, come stava dicendo Eric, noi dobbiamo fargli capire chi sono i Cinema Bizarre, chiaro? Non voglio nemmeno una stonatura, un accordo sbagliato o una nota non azzeccata, questa sera rasenterà la perfezione. Ah, e niente fan service, non siamo Adam Lambert!» esclamò.
Con la coda dell’occhio, Strify vide Yu e Kiro scambiarsi uno sguardo dispiaciuto.
Avevano in mente di fare un fan service niente male se ci erano rimasti di sasso dall’ultimatum di Tilo.
Il discorso dei due manager durò un’altra ventina di minuti, nei quali il gruppo si impegnò a guardare alcuni cantanti famosi attraversare il backstage e nello stesso tempo fare finta di ascoltarli.
Una volta che i due uomini ebbero lasciato la stanza, loro si rilassarono.
«Diamine, ora sì che sono in crisi da prestazione!» esclamò Romeo, cominciando a sudare.
«Già, non parlare di me. Mi è passata la voglia di scop…ehi, salve ragazze, posso esservi utile?».
Yu aveva adocchiato due ragazze, che dovevano far parte dei ballerini di una delle esibizioni. Erano vestite interamente di rosso e portavano una mascherina da notte nera.
La ragazza mora ce l’aveva sugli occhi, mentre la bionda la teneva scialbamente appoggiata sulla fronte.
Il chitarrista le seguì entrambe, cercando un argomento di conversazione, e lasciò i quattro superstiti da soli.
«Ti pareva che non trovava qualcuna che gli interessava…bah» commentò Shin, dirigendosi nella direzione opposta del chitarrista. Kiro e Romeo invece rimasero con Strify e si sedettero sugli scalini.
«Siamo fottuti» commentò il cantante, mettendosi la testa fra le mani. Kiro gli baciò i capelli, in modo affettuoso, e gli diede una pacca sulla spalla. «Tranquillo, ce la faremo, sai benissimo che tutto andrà bene» sorrise.
Andreas scosse la testa.
«No invece. Guardatevi in giro: ci sono solo cantanti o gruppi famosissimi. Quella deve essere Leona Lewis» disse, indicando una ragazza alta seduta in una poltroncina all’angolo.
Romeo la squadrò bene e arricciò le labbra, rivolgendosi poi al cantante:
«Eh sì, è lei. Non diciamolo a Shin altrimenti impazzisce e corre da lei a fare figuracce. Ma consolati con il fatto che anche lei l’anno scorso era tra i nuovi artisti» commentò.
Stranamente, Strify non si sentiva affatto tranquillo. Non aveva mai partecipato ad un evento di quel genere, il massimo era stato il The Dome 51, nulla di più.
Kiro tirò fuori una sigaretta e l’accendino, ma il frontman lo fermò prima che potesse fare qualsiasi cosa.
«Lo sai che odio le sigarette. Fuma dove vuoi, quando vuoi e quanto vuoi, ma non farlo con me perchè odio quando mi espiri quel cazzo di fumo in faccia» ringhiò.
Il bassista prese un colpo, stupito.
Deglutì e si alzò, dandosela a gambe per evitare di dar fastidio al cantante.
Romeo decise di restare, a suo rischio e pericolo. «So che sei nervoso, ma sappi che se vuoi ti farò compagnia fino a che non tornano» gli sorrise, ma subito dopo arrivò una ragazza che li interruppe.
«Scusate, siete seduti accanto alla nostra roba» disse in inglese, con un forte accento coreano.
Entrambi scattarono in piedi e lasciarono la mora prendere le sue cose.
Non si erano proprio accorti di essere seduti vicino a degli strumenti.
Romeo la guardò bene, interessato, e Strify gli diede una gomitata.
A quanto pareva, era proprio fissato con le coreane.
Lui ignorò il suo avviso e si presentò, sorridente.
«Piacere, Romeo Nightingale, tastierista. Tu come ti chiami?» disse, porgendogli la mano.
La ragazza sorrise dolcemente e gliela strinse.
«Mi chiamo Rie Tsuji, tastierista anche io» replicò.
Oh bene, pensò Strify, si erano proprio trovati.
Ascoltò le loro chiacchiere per mezz’ora, annoiato. Romeo era l’unico che lo sopportava quella sera e non gli sembrava il caso di mandarlo a cagare.
L’altra tastierista arrivò poco dopo, dando a Strify la possibilità di salvarsi da quelle ammorbanti conversazioni.
«Rie, andiamo, l’esibizione è tra le prime, dopo i Green Day!» esclamò la più alta.
Nera di carnagione, sembrava la copia di Rihanna ai tempi dei primi cd, solo molto più bella.
Indossava un vestito identico a Rie e sembrava impaziente.
La coreana si alzò e si affiancò all’altra.
«Brittani, questo è Romeo, anche lui è un tastierista!» esclamò.
Brittani ci squadrò, come se avesse avuto degli occhiali ad infrarossi.
«Piacere, Brittani Washington, seconda tastierista. O prima, dipende da dove ci posizionano!» rise.
Ecco, questa sembra anche più amichevole dell’altra. Si metteranno a ciarlare dei fatti loro.
Il cantante si alzò e sbuffò, scazzato. Cercò Shin per il backstage, ma vide che era occupato a parlare con la Lewis. Di nuovo. Come l’anno prima. Era proprio fissato con quella cantante.
Un’altra ragazza lo superò e per sbaglio lo urtò, dandogli una pesante spallata.
Fece per cadere a terra, ma due braccia lo ressero prima della caduta.
Strify si rialzò, scombussolato, e guardò il suo salvatore.
«Stai attento ragazzino. E non per la caduta, ma per Katy Perry: adesso che presenta gli EMA per il secondo anno di seguito è più isterica e nervosa del solito, non sei il primo a cui va addosso» lo avvisò l’uomo.
Doveva avere all’incirca quarant’anni, era piuttosto robusto e portava un giubbotto di pelle nera e degli occhiali, altrettanto scuri.
Dal suo accento, poté constatare che era americano.
Anzi, afroamericano, ma questo lo notava da ben altro.
«Beh, grazie, signor…» titubò un attimo.
L’altro rise. «Non mi conosci?» domandò.
Strify fece no con la testa, desolato.
L’uomo ridacchiò di nuovo e gli diede una pacca sulla spalla.
«Lo vedrai dopo. Ora scusa, ma mia moglie mi aspetta. E’ piuttosto nervosa quando si esibisce agli EMA. A volte è difficile starle dietro!» disse, e lo lasciò in mezzo alla stanza, leggermente confuso.
Yu arrivò con una ballerina sotto braccio, e Andreas alzò gli occhi al cielo. «Yu, possibile che non puoi…»
Il chitarrista lo zittì. «Strify, ti presento Felicia. Si esibirà come background dancer con la moglie di quello là» disse, indicando l’uomo che lo aveva aiutato.
Ma era possibile che tutti sapessero chi era “quello là” e lui no?
Ed era possibile che tutti sapevano pure chi era la moglie?
Sospirò e abbozzò un saluto alla tipa.
Deciso a riconquistare almeno uno dei suoi compagni di band, andò da Kiro, che aveva finito la sua amata sigaretta.
«Ma per cosa hanno preso questo backstage? Per un posto dove socializzare?» domandò.
Il bassista rise, poi indicò Shakira. «Ci ho parlato, sai?» disse.
Andreas strabuzzò gli occhi. «Davvero? E perché?» chiese. Kristian sorrise. «Eddai, un bel ‘ciao, come va? Sai, è il mio primo evento musicale’ ‘Ah sì, davvero?’ ‘Eh già’, e così discorrendo» fece spallucce.
Strify ridacchiò, divertito dal bassista. Era sempre stato aperto con la gente e riusciva a intavolare discorsi senza avere problemi. Quella sera era fantastica, tutto era incredibile: gente famosissima che si muoveva in giro per il salone, truccatrici pronte, ballerini che provavano e costumiste che lavoravano incessantemente dietro agli abiti dell’isterica presentatrice. Un vestito rosso e scollatissimo stava passando di ago in ago per una riveduta dell’ultimo minuto, mentre un uomo, alquanto bassetto, stava osservando interessato tutte le manovre. Strify si sentì un colpo al cuore quando lo vide. Non era una persona qualunque, era lui.
Brian Molko. Gli mancò il fiato, tanto che Kiro dovette accertarsi che cosa aveva il cantante.
Poi si accorse del frontman dei Placebo e sospirò.
«Che aspetti? Vai da lui, va» lo incitò.
Fece per eseguire l’ordine, quando una donna sulla cinquantina gli si parò davanti.
«Cosa credi di fare tu? Tra poco si inizia! Vai con il tuo gruppo» lo sgridò.
Ecco, perfetto, ci mancava la babysitter. Diede un’occhiata alla scaletta e sospirò.
«Voi dovete uscire per la terza porta a sinistra, nella zona est dell’arena. Siete con Leona Lewis, i Muse, Miranda Cosgrove e i Kings Of Leon. Muovetevi!» li rimproverò di nuovo.
Kiro e Strify sobbalzarono e tagliarono la corda, terrorizzati dalla donna.
Certo che se tutti gli EMA erano così, tanto valeva fare finta di niente e saltare l’evento.


E adesso come maniaci
ti grattano la schiena
anche quando non prude.


 
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