,f a n f i c t i o n stories ~

Nella buona e nella cattiva sorte., Capitolo 1.

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stellina.tokiohotel
CAT_IMG Posted on 16/9/2010, 21:43




Note Iniziali: Beh, posso dire solo grazie a colei che ha letto ed ecco il primo capitolo. Lo so, è corto. Però, ora non posso priprio cambiare la lunghezza. Più in la inizieranno ad avere più corpo. Saranno più lunghi e consistenti. Promesso ^_^
Kuss e buona lettura!

Era appena finita un'altra giornata perfetta.
Era appena finito il loro ennesimo concerto.
Tutto era stupendo. Sul palco era andato tutto magnificamente. I suoi amici erano stati, come sempre, perfetti.
Le fan riuscivano ogni volta a farli sentire in paradiso tra nomi urlati, pianti a volte anche esagerati e un tono in decibel notevolmente alto.
Però, questa volta, c’era qualcosa che non andava.
Stava andando in albergo, aveva deciso di voler camminare un po’ prima di festeggiare ancora una volta con Georg, Gustav, David e Tom. Si, Tom.
Questa volta, su quel palco, aveva provato nuove emozioni, nuove sensazioni. Non sapeva nemmeno lui dire il perché, ma era stato così.
Questa volta, su quel palco, avvicinarsi a Tom voleva dire crampi allucinanti allo stomaco. E ora che camminava da solo, vicino alla tour Effeil, sentiva che c’era effettivamente qualcosa di strano. Era lui che si sentiva strano. Non ne sapeva il perché, ma era così. Era come se avesse l’influenza.
Qualcosa in lui non andava e ora voleva seriamente capire cosa.
Le energie sicuramente non gli mancavano. Da com’era andato il concerto ne era certo. Sicuramente era stanco, d’altronde succedeva dopo ogni concerto. Però sentiva che aveva bisogno di una pausa.
Ormai aveva camminato senza pensare alla destinazione ma era comunque arrivato all’albergo.
Prese l’ascensore e salì al suo piano. Quella sera, com’era successo altre volte, non condivideva la stanza con suo fratello, ma le loro stanze erano adiacenti. Se fosse rientrato Tom l’avrebbe sentito e si sarebbe fiondato da lui. Lui però, in quel momento, non voleva andare da lui e non lo voleva vedere.
Si diresse verso la stanza di David e una volta giunto a destinazione bussò.
Dopo due battiti la porta venne aperta.
Un David sorridente aprì la porta.
- Ciao Bill! Che succede? – chiese facendolo entrare.
Bill lo guardò con gli occhi pieni di lacrime - Sto male David. Non capisco che mi succede -. Disse mettendosi a sedere sul letto.
Un David alquanto preoccupato chiuse la porta avvicinandosi al cantante.
- Che hai? Che succede?? - Bill lo guardò e sospirò … - Non lo so. Non riesco a capirlo -. Le lacrime erano incontenibili. Per Bill era proprio impossibile ricacciarle indietro.
- Già sul palco non andava bene. Avevo continui crampi allo stomaco. David, ti prego, chiama qualcuno. Fa malissimo - riuscì a dire, tra le lacrime e con il fiatone, portandosi le mani sulla pancia e cercando di far cessare quel dolore stringendo la pancia più che poteva.
David lo guardò esterrefatto. Cosa stava succedendo a quel ragazzo? L’aveva sempre visto forte. Certo, aveva crisi come tutte le persone del mondo, ma non l’aveva mai visto in quelle condizioni.
- Bill, stai fermo qui. Io vado a chiamare Tom e decidiamo che fare tutti e tre insieme -.
A David era venuto spontaneo quel pensiero. Se si trattava di Bill, la prima persona che doveva sapere era proprio Tom. Non solo perché erano fratelli, ma perché tra loro c’era un legame particolare. Tra loro c’era un unione speciale.
Mentre tutto ciò passava per la testa di David si era formato un silenzio gelido. I singhiozzi di Bill facevano male anche a lui.
Tutto d’un tratto il silenzio venne interrotto da una sola frase di Bill - NO! Tom no! Ti prego David, non dire nulla a Tom! -.
David lo guardò ancora più stupito di prima. Bill non voleva far sapere a Tom che stava male. Perché? Era successo qualcosa con suo fratello??
L’unica cosa che David era in grado di fare al momento, oltre a impazzire sommerso dalle domande, era prendere il telefono in mano e chiamare un medico.
Bill ascoltò tutta la chiamata dal letto in una posizione tra il disteso e il seduto. Appena David mise giù il telefono qualcuno bussò alla porta.
- Chi è? – chiese Bill, mentre si tirava su dal letto, agitato poiché i crampi già fortissimi allo stomaco si stavano trasformando in qualcosa di peggiore.
- Cucciolo, sei tu? Sono Tom. -
Quella voce. L’amava tremendamente quella voce, eppure in questo momento gli faceva battere il cuore fortissimo e gli creava delle fitte ancor peggiori dei crampi che fino a poco prima stringevano in una morsa brutale il suo stomaco.
Ansia, agitazione, preoccupazione presero il controllo di Bill. David lo vide. Era sbiancato. Da quando Bill reagiva così a suo fratello?
- Non farlo entrare David, ti prego! - disse Bill in preda alla paura.
Doveva capire. Si avviò alla porta, l’aprì sentendo Bill sussultare. Si avvicinò alla porta e pregò Tom di andare in camera. Gli disse che doveva parlare con suo fratello e lo doveva fare ora. Sentendo Tom preoccupato lo rassicurò e gli disse di stare tranquillo. Così agendo riuscì ad ottenere un Bill meno agitato ma molto dolorante e un Tom che si allontanava pregandolo di non trattenere tantissimo Bill e di dirgli che lo voleva il prima possibile in camera sua.

Una volta allontanato Tom sperò che nel momento in cui il medico fosse arrivato quel dolce ragazzo che era Tom Kaulitz se ne stesse in camera sua aspettando suo fratello. Sapeva che era difficile raggirarlo così facilmente, ma sperava con tutto il cuore di esserci riuscito almeno questa volta.
Se Bill diceva che non voleva vedere Tom ci doveva essere un motivo.
Se Bill sbiancava e si agitava in quella maniera al solo sentire la voce di Tom, qualcosa ci doveva essere sotto.
Solitamente, quando David cercava di parlare, da solo, con uno dei due gemelli, sapeva che non sarebbe riuscito a tenere lontano l’altro. ormai ci era abituato. Erano passati anni e ormai si era abituato.

Note Finali: Alla prossimaaaaaaaa :)
 
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