Luna della NotteCapitolo 4.Mi hai portato via la sua compagnia
Mi hai portato via i suoi sorrisi
Mi hai portato via tutto quello che di lei mi era più chiaro.
Ora ti chiedo, Morte...
Perchè lei?
Perchè non me?
Perchè non un altro?
Una poesia egoistica probabilmente.
Ma comunque sia, ormai, della mia mamma...
non ne è più niente.
Continuava a guidare. Continuava a fissare la strada. Fino a poco prima continuava a girarsi per guardarmi mentre parlavo.
Non riuscivo a capire questo suo repentino cambiamento. Che avessi detto qualcosa di male?
-C'è qualcosa che non va?-
-No.- Risposta che voleva dire tutto il contrario.
-Ti posso fare una domanda?-
-Come ti pare.- ma perchè diavolo si comportava così?
-Senti guarda... lasciami scendere perchè se no veramente perdo la pazienza...- cominciai a sbraitare.
Mi ero irritata, da un momento all'altro, aveva cambiato atteggiamento verso di me. Non gli avevo di certo chiesto io di accompagnarmi!
Continuava a guidare. -Ho detto fammi scendere!- ripetei.
-Perchè?- chiese.
-Assurdo... Te lo domandi anche?- scossi la testa.
-Scusa... è che stavo pensando...- si difese.
-Ah.. e tu quando pensi diventi così maleducato?- mi ero offesa per bene. Non c'era niente da fare.
-A quanto pare.- sorrise.
Arrossii. Ma perchè diavolo, ogni volta che sorrideva, annullava tutte le mie certezze?
-Cosa mi volevi domandare?- si voltò verso di me.
-...sei un ipnotizzatore?-
Mi guardò come se fossi un'aliena. -E questa da dove ti è uscita?- rise.
Dopo che ci pensai, dovetti ammettere che era una domanda abbastanza strana. Assolutamente assurda.
Entrai nello spogliatoio e mi cambiai.
Quella sera il reparto era più affollato del solito. Mi guardai intorno.
-Ma... Ma... Ma sono tutte DONNE!!!- esclamai scioccata.
Continuavano a suonare i campanelli di chiamata per le infermiere. Tutti i pazienti erano disturbati dagli urletti e dai brusii di tutte quelle oche starnazzanti che si facevano chiamare donne.
Ecco perchè siamo sottovalutate, pensai.
Presi il microfono e cominciai a parlare alle presenti.
-
Allora. Tutte in fila qui davanti perfavore. Darò un'occhiata ai vostri problemi e se ce ne sarà bisogno chiameremo un medico.- Un urlo collettivo riecheggiò in tutto l'atrio.
-Signore basta!!!- urlai. Si zittirono.
-Ok. La prima!-
Nemmeno una di quelle donne aveva un problema serio. Io credevo che Derrik mi avesse presa in giro.
-Ma signore... nessuna di voi ha niente di niente.!- dissi.
-Vogliamo essere visitate dal Dottor Hunter! Ovviemente lei non ha abbastanza requisiti per capire i nostri problemi.-
A voi serve uno psicologo, pensai.
-Allora mettiamola così... se non ve ne andate vi citerò tutte in giudizio per occupazione di un edificio pubblico.- si dileguarono.
Tirai un sospiro di sollievo. Sentii un piccolo applauso.
Mi voltai e vidi il medico più ambito dell'ospedale.
-Non potevi apparire circa due ore fa?- chiesi ormai distrutta.
-Avevo un intervento importante.- sorrise. -Ma sono arrivato in tempo per assistere alla fuga di quelle donne... Non pensavo che mi venissero a cercare anche di notte...-
-Oh si... e non sai come sono state fantasiose...- sghignazzai. -la cosa è gravissima! Stavo stendendo i panni e mi sono rotta un'unghia- rise.
Parlammo per un po' di questa storia e poi si scusò di nuovo per il comportamento tenuto nella sua macchina.
Passò mezz’ora e le porte dell’ascensore si aprirono facendo entrare un gelo disumano, del tutto innaturale.
Una donna con un lungo abito nero, di pelle, aderente entrò nell’atrio.
Aveva i lineamenti dolci e perfetti. La pelle era bianca perlata, lucida e senza neanche una impurità, gli occhi erano grandi e azzurri intensi. I capelli lunghi e biondi le cadevano sensuali sulle spalle, caratterizzando le labbra rosse come il fuoco.
Ci vide. Le pupille le si dilatarono. Ma non aveva paura.
Io tremavo, quella donna mi rendeva inquieta.
-Ti serve qualcosa?- chiese Derrik.
-Sono qui per una... trasfusione di sangue.- rise dopo. Inquietante risata.
Derrik digrignò i denti. –Certo... da questa parte.- disse indicandogli la strada.
Quando se ne furono andati, una forza dentro di me mi diceva di seguirli. Così lo feci.
Costeggiai il muro del corridoio che collegava tutte le stanze fino ad arrivare alla stanza dove tenevamo il sangue.
Entrai nella stanza vicina. Sentivo la voce della donna parlare con Derrik.
-Che cosa stanno dicendo?-
-Vuoi dissetarmi tu?-
-Vattene da qui.- esclamò gelido.
-Perchè mai? Ci sono abbastanza pazienti moribondi che potrebbero bastarmi per l’eternità.-
Cosa voleva dire? Mi affacciai leggermente per vedere cosa succedeva. La donna sorrise. Tremai.
Aveva lunghi denti aguzzi. Pensai che stessi sognando. Mi schiaffeggiai. Ma ancora li vedevo.
Lui sapeva, Derrik sapeva cosa erano.
La donna corse verso di lui e quasi gli addentò il braccio. Lui la spinse via.
Io mi rintanai di nuovo dietro al muro quando sentii un rumore sordo. Ed un qualcosa di viscido cadere per terra.
Mi affacciai nel corridoio nuovamente e vidi quello che mai mi sarei aspettata.
Derrik, girato di spalle, impugnava una pistola argentata con la scritta “The Hunters” sopra.
I capelli erano sporchi di sangue, come i suoi vestiti ed il suo camice da dottore.
Per terra, proprio davanti a lui, una massa informe di carne e sangue giaceva inerte.
-Fottiti, bastardo di un vampiro.- esclamò mentre altri due colpi colpirono quella cosa che prima era la bellissima donna dai capelli biondi.
Corsi nell’atrio.
Respiravo a malapena.
-Vampiri?- feci mente locale. –Ma è assurdo!-
Derrik ritornò stranamente ripulito dai segni del suo “omicidio”.
Mi sorrise ma al posto di arrossire, un brivido mi corse dietro la schiena per la paura. Era pericoloso?
Si sedette vicino a me e con un movimento che mi riuscii abbastanza meccanico, mi allontanai.
Mi guardava scioccato. –Perchè ti allontani da me?-
-Perchè io non ti conosco.- dissi.
-Mi stai prendendo in giro?!- rispose.
-Tu sei un assassino.- esclamai. Gli si sbarrarono gli occhi.
Continuavamo a guardarci senza dire una parola. Lui mi afferrò e mi fece distendere con la forza sul divanetto, mettendosi sopra di me, bloccandomi qualsiasi via di fuga.
-Hai visto?-
Annuii.
-Non puoi dimenticare?-
Negai.
-Cosa vuoi sapere?-
-Chi sei tu?-